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Autore: casty    29/01/2016    4 recensioni
Cosa ci fanno Sherlock e John travestiti da Merlin e Arthur al Comicon di Londra? Cercano un serial killer, che domande! Se la dovranno vedere con un gruppo di fanciulle furbe, spietate e ossessionate da una strana passione...
[post stagione 3][rapimento]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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«Buonanotte» disse John spegnendo la luce.
Ormai si era rassegnato a condividere il letto con Sherlock.
A dire il vero le shipper non avevano più imposto loro di dormire insieme, quindi John e Sherlock avrebbero potuto dividersi il divano a turno (la camera di John non esisteva, il set della casa riproduceva solo il piano inferiore). Ma Sherlock lo aveva convinto che non era una scelta intelligente: il letto era matrimoniale, e comodo. Una notte sul divano avrebbe solo rovinato la schiena al malcapitato di turno. Quindi John, ignorando i commentini salaci di Midonz («E così sei riuscito a trovare una scusa per infilarti nel letto di Sherlock, oh oh oh!») aveva accettato la proposta dell’amico.
Il letto era matrimoniale e comodo.
Sì.
Certo, sarebbe stato ancora più comodo se Sherlock non avesse avuto la sciagurata tendenza ad agitarsi, scalciare e allargarsi a stella marina nel sonno costringendo John a:
  1. tirare dei calcioni a Sherlock per farlo rimettere al suo posto;
  2. rannicchiarsi in posizione fetale in prossimità del proprio cuscino;
  3. dormire in posizione distesa, ma con una gamba o altre parti del corpo di Sherlock sopra di lui.
Aveva tentato le prime due strategie: la prima era stata fallimentare (Sherlock si rimetteva composto, ma dopo pochi minuti le sue lunghe leve sconfinavano nuovamente nella zona letto di John); la seconda lo aveva fatto svegliare con le gambe intorpidite e il mal di schiena (e allora tanto sarebbe valso dormire sul divano); perciò aveva deciso di optare per la terza strategia: lasciare che Sherlock si allargasse in libertà. Dopo due notti un po’ tormentate ci aveva fatto l’abitudine e ora riusciva a dormire piuttosto bene anche con le gambe di Sherlock stravaccate sulle sue. O con una sua mano spiaccicata in faccia.
Doveva stare attento al momento del risveglio, però.
Proprio quella mattina era successo un episodio talmente spiacevole che John non aveva avuto il coraggio di guardare Sherlock in faccia per tutta la giornata.
La sera prima, dopo la faticosa e umiliante avventura nel bosco, era crollato nel sonno e aveva dormito come un sasso senza svegliarsi nemmeno una volta. La mattina, ancora intontito dal sonno e non perfettamente cosciente, aveva sentito la voce di Sherlock pronunciare delle strane parole: «Dannato Moriarty, ti ho detto che non sono armato, metti giù quella pistola!»
Le parole “pistola” e “Moriarty” nella stessa frase svegliarono John di botto, che si sorprese con un braccio buttato sul fianco di Sherlock e l’erezione mattutina ben premuta contro la sua schiena.
John era rimasto paralizzato per qualche secondo, in uno stato di imbarazzo annichilente, mentre Sherlock aveva continuato a biascicare parole incomprensibili nel sonno. Quando Sherlock, con un inconsapevole movimento ondeggiante del bacino, aveva strofinato il suo sedere contro la stoffa tesa dei suo boxer causando a John uno sgradevole brividino di piacere (poteva essere sgradevole un brividino di piacere?), John aveva capito che era arrivato il momento di spostarsi. Si era dapprima allontanato con un movimento delicato per non svegliare Sherlock, aveva ostentato uno sbadiglio a favore di telecamera shipper, sperando che nessuna di loro avesse capito perché Sherlock stesse sognando una pistola e si era rapidamente girato dall’altra parte, aspettando a occhi chiusi qualche minuto (parecchi minuti, a dire il vero) che la situazione in mezzo alle sue gambe tornasse alla normalità.

A distanza di mezza giornata John si rendeva conto di non aver smesso un istante di pensarci. Non aveva aiutato il fatto che non fosse successo nulla per tutto il giorno, a parte una decina di minuti dopo pranzo in cui Sherlock aveva avuto un secondo misterioso colloquio privato con Midonz, dieci minuti che John aveva trascorso da solo in camera con della musica classica sparata a tutto volume, ovviamente a ossessionarsi sull’episodio imbarazzante.
In seguito Sherlock non gli aveva detto nulla del colloquio (ovviamente), e John era ancora in attesa di capire quale fosse il suo piano.
E proprio mentre John si chiedeva questa cosa sentì la mano di Sherlock appoggiarsi sulla sua schiena.
Riuscì a trattenere un sussulto di sorpresa.
Erano entrambi stesi sul fianco, e John dava le spalle a Sherlock. John chiuse gli occhi fingendo di essere sul punto di addormentarsi, e rimase in attesa. Sapeva cosa stava per succedere. Sherlock avrebbe scritto un messaggio sulla sua schiena, come aveva fatto quella prima notte, per fargli sapere quali erano i suoi piani.
Ma questa volta la comunicazione sarebbe stata unidirezionale. La prima volta, infatti, si erano abbracciati per scaldarsi (colpa del freddo atroce che le shipper avevano fatto calare nella stanza), quindi John aveva potuto rispondere a Sherlock scrivendogli sul dorso del braccio mentre Sherlock scriveva sul ventre di John. Adesso invece il contatto avveniva a totale insaputa delle shipper, con Sherlock e John separati nel letto, e John non aveva modo di raggiungere con la sua mano quella di Sherlock: se si fossero abbracciati sotto le coperte sarebbe stato evidente dall’esterno.
Trascorse un tempo imprecisato, un minuto o forse due, e infine Sherlock, molto lentamente, sollevò la maglia del pigiama di John. Quando avvertì le sue dita calde sulla pelle, John non riuscì a sopprimere un brivido, che gli percorse ogni muscolo del corpo come una scossa elettrica.
Calmati John, si disse.
Era davvero troppo stressato, non ne poteva più. Anche un piccolo contatto come quello aveva il potere di metterlo in agitazione.
Sherlock iniziò a muovere il dito sulla schiena di John, disegnando le forme delle lettere dell’alfabeto.
T-O-S-S-I-S-C-I  S-E  S-E-I  S-V-E-G-L-I-O.
John diede un leggero colpo di tosse.
T-O-C-C-A-M-I  G-A-M-B-A  C-O-N  P-I-E-D-E  S-E  N-O-N  C-A-P-I-S-C-I.
E dopo aver scritto queste parole, che John aveva capito perfettamente, sentì la gamba di Sherlock spostarsi sotto le lenzuola e avvicinarsi alla sua.
Dopo qualche istante e Sherlock ricominciò.
H-O  F-R-E-G-A-T-O  M-I-D-O-N-Z.
John non aveva idea di cosa Sherlock avesse detto a quella donna, ma aveva fiducia in lui e si rallegrò intimamente dell’informazione. Naturalmente non fece trapelare la minima emozione sul suo volto, che spuntava dalle coperte ed era visibile alle telecamere a infrarossi delle shipper.
N-E-L-L-A  P-R-O-S-S-I-M-A  P-R-O-V-A  A-S-S-E-C-O-N-D-A-M-I  I-N  T-U-T-T-O.
La prossima prova. Sherlock sapeva già di cosa si trattava? John moriva dalla curiosità.
C-I  S-A-R-À  U-N  O-M-B-R-E-L-L-O  N-O-N  F-A-R-E  C-O-M-M-E-N-T-I.
Un ombrello? John non riusciva a immaginare una prova shipper che richiedesse l’uso dell’ombrello.
A meno che non si trattasse di qualche truculenta pratica sessuale.
O cielo.
Ma no, non era possibile. Sherlock avrebbe accennato a qualcosa, se così fosse stato.
Vero che avrebbe accennato qualcosa?
P-E-R  O-R-A  S-E-I  S-T-A-T-O  B-R-A-V-O.
Sì, ok, ma cosa diamine c’entrava l’ombrello?
D-O-M-A-N-I  T-I  B-A-C-E-R-Ò.
Mentre la parola “bacerò” si formava sulla sua schiena il cuore di John accelerò i battiti e l’ombrello passò immediatamente in secondo piano.
Cosa stava dicendo Sherlock? Perché? In che senso lo avrebbe baciato? Un bacio a stampo? Un bacio cinematografico? Un bacio alla francese con lingua, palpeggiamenti e tutto il resto?
Merda.
Il dito di Sherlock iniziò a sembrargli un marchio a fuoco sulla sua schiena.
F-O-R-S-E, aggiunse Sherlock.
Ah.
Forse mi bacerà.
Ok
.
Quindi John sarebbe rimasto in tensione per tutta la durata della prova, in attesa del bacio che forse ci sarebbe stato, o forse no.
Bene.
S-O-L-O  S-E  S-A-R-Ò  C-O-S-T-R-E-T-T-O  A  F-A-R-L-O.
Ottimo. Quindi Sherlock era riluttante a baciarlo.
Giustamente riluttante.
Anche John era riluttante. No?
T-U  R-I-S-P-O-N-D-I  A-L  B-A-C-I-O.
Sì, certo. L’aveva dato per scontato dal principio, che avrebbe dovuto rispondere al bacio. Altrimenti perché gliel’avrebbe detto?
S-E-I  P-I-Ù  E-S-P-E-R-T-O  D-I  M-E  I-N  M-A-T-E-R-I-A .
Poi attese qualche secondo e aggiunse:
Q-U-I-N-D-I  G-U-I-D-A-M-I  T-U.
Poi attese qualche altro secondo e aggiunse:
S-O-N-O  S-I-C-U-R-O  C-H-E  S-E-I  B-R-A-V-I-S-S-I-M-O.
John stava iniziando a imbarazzarsi e sperò che le telecamere notturne delle shipper non avessero anche dei rilevatori di temperatura, perché sentiva il viso in fiamme. Sherlock stava forse cercando di lusingarlo?
L-E  S-H-I-P-P-E-R  D-E-V-O-N-O  C-R-E-D-E-R-C-I.
Ok, il concetto era chiaro, perché continuava a perdere tempo per ribadirlo? Non era certo il metodo di comunicazione più pratico e veloce del mondo e stava sprecando tempo per aggiungere precisazioni inutili.
Passò qualche lungo secondo in cui Sherlock continuò a tenere il dito premuto contro la schiena di John. Doveva ancora dirgli qualcosa? A cosa stava pensando? Al bacio forse? John si morse il labbro.
Ed ecco che il dito di Sherlock si mosse di nuovo:
T-I  S-E-I  A-D-D-O-R-M-E-N-T-A-T-O?  S-E  S-E-I  S-V-E-G-L-I-O  T-O-C-C-A  G-A-M-B-A.
John toccò per qualche istante la gamba di Sherlock con la punta del suo piede.
Avvertì un’altra ondata di calore al volto.
Era un contatto stupido. Piede contro gamba. Erano stati molto più in contatto di così, qualche sera prima, e quella stessa mattina si era svegliato con un’erezione (involontaria) premuta sulla sua schiena, accidenti! Ma l’intimità e il segreto di quel piccolo gesto diedero uno strano e incomprensibile turbamento a John.
Sono stressato, pensò, continuo ad agitarmi senza motivo.
H-A-I  C-A-P-I-T-O  C-H-E  F-O-R-S-E  T-I  B-A-C-E-R-Ò?  T-O-C-C-A  G-A-M-B-A  S-E  S-Ì.
Sì, cazzo, sì che l’aveva capito! John mosse per la seconda volta il piede e toccò di nuovo la gamba di Sherlock.
B-E-N-E  B-U-O-N-A-N-O-T-T-E, scrisse Sherlock.
E quindi si congedò. Staccò il dito dalla sua schiena e tirò giù delicatamente il lembo sollevato del pigiama di John, infilandolo dentro il pantalone.
John si stupì a pensare che era un gesto tenero. Avrebbe potuto lasciargli la schiena scoperta, John di lì a breve si sarebbe girato e sistemato il pigiama da solo. Ma Sherlock aveva avuto quella piccola premura, una piccola premura segreta di cui le shipper non sapevano nulla, e l’idea di Sherlock che si preoccupava se John sentiva freddo sul fianco lo intenerì.
Sto vaneggiando. Mi sto intenerendo per una stupidaggine che quasi certamente avrà fatto senza pensarci.
John prese un ampio respiro per calmarsi. Si stese a pancia in giù, sperando di rimanere in quella posizione per tutta la notte e non ripetere una situazione imbarazzante come quella della mattina precedente.
E si addormentò pensando alla mano sul fianco, al pigiama rimboccato, alle labbra di Sherlock.



Le utilissime note dell'autrice
Capitolo un po' più breve del solito. Inizialmente faceva parte del capitolo precedente, ma poi ho pensato che il POV doppio avrebbe creato confusione e ho preferito separarlo. Appuntamento tra una settimana o poco più per il proseguimento.
   
 
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