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Autore: TheDarkLightInsideMe    31/01/2016    1 recensioni
Anno 2003.
Protagoniste: tre ragazzine incaute con uno spiccato senso di giustizia.
Egle Sasaki dice di aver girato il mondo insieme ai suoi fin quando non è nata Helen. Da allora la loro famiglia si è stabilita in Giappone.
Federica Capuano è italiana, ma vive nella Terra del Sol Levante da sei anni, ormai.
La loro storia è parecchio conosciuta nel mio mondo, c'è stato un passaparola generale che è arrivato perfino ai piani alti. E per questo voglio farla conoscere anche a voi.
Piacere, il mio nome è Yuryu, e sono uno Shinigami.
(Aggiornamento mesile!)
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Parole

 

 

 

Federica non aveva mai ubbidito ciecamente ad un ordine, né tantomeno avrebbe voluto farlo in quel momento: aveva ormai (e finalmente) ammesso di avere una cotta per Light Yagami, ma non al punto di uccidere l’uomo più intelligente del mondo, di cui peraltro sapeva il nome anche senza l’utilizzo degli Occhi dello Shinigami. E poi, certo, lei era una convinta sostenitrice di Kira, ma era anche una persona parecchio egoista che non avrebbe sacrificato metà della propria vita solamente per compiacere quel ragazzino viziato, per quanto fosse bello e geniale e ingannevolmente perfetto.
Proprio per questo, una volta che si furono separati, la ragazza iniziò a scervellarsi sul modo per continuare ad aiutare Light senza dover necessariamente ammazzare quel povero venticinquenne che rappresentava la giustizia per lei e le sue amiche…
Già, a tal proposito: Egle ed Helen. Quello con loro due era proprio un bel problema, e ormai neanche la minore rispondeva alle sue chiamate e a i suoi messaggi. Aveva più volte considerato l’idea di andare a bussare direttamente alla loro porta, ma –onestamente? –non ne aveva mai avuto il coraggio; il che era un grande passo avanti, visto che stava a significare che aveva capito di non essere nel giusto. Ma comunque, anche nel caso in cui ci fosse riuscita, nel caso in cui si fosse presentata a casa loro un bel giorno, con un cestino pieno di regali e di scuse, che avrebbe potuto dire per farsi perdonare? Che discorso avrebbe potuto fare, che parole avrebbe dovuto dire per non farsi richiudere la porta in faccia?
Il problema rimaneva privo di soluzione, e tale rimarrà ancora per poco, in realtà. Ma dato che sono tanto tanto buona, eviterò di farvi anticipazioni più sostanziose.
Continuò per un po’ a giustiziare criminali come prima, sperando che Light si dimenticasse della richiesta fattale, o almeno tornasse sui suoi passi (o crepasse)…
Ma, ovviamente, “Raito” rimase lì dov’era, con le stesse idee di sempre e quella richiesta molto poco praticabile. Per cui, spostiamo la visuale della nostra storia su Helen e sua sorella per un po’.

Inutile dire che le due stavano continuando a collaborare con L e i suoi, che finalmente parevano fidarsi un po’ di più di quelle due svampite che erano arrivate all’improvviso nella loro vita, piombando nell’indagine e finendone al centro. Se non che, L teneva sotto controllo i registri telefonici di tutta la loro famiglia (alla faccia della fiducia!) e le frequenti telefonate di questa certa “Federica” (che aveva scoperto essere, risalendo al numero di telefono, proprio la Federica Capuano con cui Light Yagami si frequentava in quel periodo) non erano passate inosservate.
Aveva quindi, molto umanamente, iniziato a controllarla, ovviamente all’insaputa delle due sorelle –anche se dubito che loro avrebbero avuto qualcosa in contrario.
Dannazione, ogni volta che tento di parlare di questa parte dannatamente noiosa mi perdo nei miei ragionamenti sull’amicizia e l’amore e la stupidità umana e non riesco mai a continuare il discorso. Dicevo, Egle ed Helen.
Abbiamo ormai capito che non erano più in contatto con Federica, che si dedicavano anima e corpo alle indagini (e allo studio –maledetti insegnanti!) e ogni tanto, aggiungo, uscivano con qualche amica o ragazzo carino. Ogni tanto, eh, le indagini avevano la priorità. Almeno per Egle…
Comunque, Elle –non sono sicura di come scriverlo, nel caso in cui non si fosse notato –era una brava persona e decise, molto tranquillamente, serenamente, diligentemente e tutti gli avverbi di modo in –mente possibili, insomma decise di fare tutte le ricerche immaginabili su Federica Capuano, sul suo passato, presente e fut- no, il futuro no; su di lei e sui suoi affetti: il padre praticamente assente (e così si spiega il fatto che non venga quasi mai citato in questo manoscritto), una madre sempliciotta e –toh, coincidenza! –il ragazzo più intelligente del Giappone come fidanzato da poco dopo l’inizio dell’operato di Kira.
Mentre ragionava su queste cose, il detective ora divorava un pasticcino dopo l’altro, ora immergeva delle zollette di zucchero nella tazza di tea che aveva davanti, fino a far diventare il tea con zucchero zucchero con tea. E ci vogliono abilità da super-genio per fare cose del genere!
Ad ogni modo, dopo essere risalito anche alla taglia di pantaloni che quella povera vittima (eh, insomma…) portava, si staccò dalla scrivania con uno scatto della sedia munita di rotelle e percorse metà camera in tal modo, all’indietro, seduto nella sua solita posizione con le gambe al petto, senza cadere. Il fedele Watari lo guardava sconsolato girare così per la stanza, più volte, pensando che anche ai tre più grandi detective del mondo serviva la visita da uno psichiatra; ma ovviamente non lo disse. Quella, per il detective, fu l’ennesima notte insonne.
Ah beh, alla fine qui ho parlato di L. Non riesco proprio a capire perché non riesca a scrivere qualcosa sulle due Sasaki, come del nuovo fidanzato di Helen (un giapponesino niente male che somigliava, sebbene molto vagamente, a Light Yagami, ma che non era poi tanto intelligente) e della nuova migliore amica di Egle che (è assurdo; lo so che è assurdo ma credetemi) altri non era che una disperata Naomi Misora. Più che un’amica, per lei la ragazzina era “una che l’ascoltava”… ma, in cambio della sua sopportazione, bisogna dire che le insegnò a sparare al poligono di tiro di Tokyo. Bell’affare, insomma: vita sociale, svago e lavoro con la stessa persona, in modo da non essere più chiamata asociale e da avere un alibi per quando rimaneva dal detective fino a tardi (e anche un letto in cui dormire quando si faceva davvero tardi, come nella notte tra il 26 e il 27 maggio, una notte piuttosto importante dal punto di vista narrativo; uno degli snodi principali della vicenda).
Sono stanca di fare salti temporali così grandi, ma è davvero necessario, data la scarsa attività dei personaggi, in questo periodo: tutte indagini, omicidi, tentativi di ritardare la morte dell’investigatore e roba del genere. Così noioso, per un narratore! Un po’ di azione, miseriaccia! È davvero difficile descrivere una situazione così statica e ripetitiva!
L’unico avvenimento importante in questo periodo di tempo è l’incontro di Light Yagami e Ryuga Hideki all’Università, la presentazione di Elle come tale e, pochi giorni dopo, la partita a tennis dei due grandi geni. Ma questi sono eventi che tutti quelli che stanno leggendo questa storia dovrebbero già conoscere, e quindi non mi dilungherò ulteriormente nel dire quanto il detective fosse sicuro che quello che aveva davanti non fosse altri che la sua nemesi; mai era stato così convinto di una cosa del genere in vita sua, più per istinto, però, che basandosi su reali prove dato che, di fatto, non ce n’era nessuna.
Quel ragazzo era troppo perfetto per essere normale, e averlo vicino, come collaboratore per il caso, gli avrebbe di certo chiarito le idee. Per la prima volta stava rischiando davvero la vita, ma si sforzava di non dar a vedere la sua preoccupazione davanti ai collaboratori, a Watari e, soprattutto, a “Yagami-kun”, come aveva preso l’abitudine di chiamarlo.
Dunque, dicevo, la notte del 26. Non è una festività particolare, non un compleanno, non l’anniversario di Helen e Haruma. È un giorno come un altro.
E proprio in un giorno come un altro, L annunciò al suo ristretto gruppo di collaboratori di aver capito il tassello mancante del puzzle, o meglio, la variabile, mai tenuta in considerazione, del caso: la possibile presenza di un secondo Kira.
<< Dato che, come ha detto Misora-san, c’è un’alta percentuale di possibilità che Kira possa controllare le azioni precedenti la morte e addirittura il modo in cui la vittima debba morire, >> disse, e qui Misora era pronta a intervenire, affermando che non era “possibile”, ma “assolutamente vero” << noi non possiamo ricavare alcuna informazione su Kira. Sappiamo anche che è stato sull’autobus diretto a Space Land con Raye Pember, ma non ne abbiamo le prove concrete. Tuttavia, se teniamo ciò in considerazione, c’è l’87% di probabilità che Kira sia Light Yagami, la persona che Raye Pember stava pedinando. Ma, >> aggiunse, prima di essere interrotto da Soichiro Yagami, che aveva intenzione di proteggere suo figlio fino alla morte << con l’istallazione delle telecamere non abbiamo scoperto nulla di sospetto: Light Yagami non è che un ragazzo come un altro, più intelligente della media, ma pur sempre un ragazzo come un altro. Piuttosto, >> cacciò dalla tasca dei jeans un foglio spiegazzato, lo aprì e mostrò a tutti la foto che vi era stampata, estratta dal filmato di una videocamera di sicurezza di un qualche negozio relativamente vicino alla casa in cui abitava la famiglia Yagami. Alle sorelle Sasaki si gelò il sangue nelle vene nel vedere quella ragazza camminare tranquillamente per la via con un quadernino nero in mano. << a preoccuparmi è lei, Federica Capuano. >> e iniziò un discorso su di lei, sulla sua relazione col principale sospettato, sulla prova concreta che aveva tra le dita appiccicaticce di zucchero. Poi chiese ad Egle ed Helen di aggiungere qualcosa alla sua descrizione, dopo aver affermato che, senza ombra di dubbio, le tre si conoscevano e che ne aveva le prove.
<< Lei… >> iniziò Helen, senza sapere come continuare. << Lei è… una brava persona! >> divenne rossa dalla vergogna per la frase banale appena detta. Sua sorella la guardava tristemente, senza spiccicar parola. << Federica era una nostra amica e compagna di classe e… Egle, dì qualcosa anche tu! >> la incitò, ma non ricevette risposta.
<< Già, Egle Sasaki, dì qualcosa anche tu. >> ripeté L, con una sfumatura quasi canzonatoria nella voce.
Proprio quando nella testa della sorella minore iniziò a formularsi l’ipotesi che Egle avesse consegnato il Death Note al detective non per senso di giustizia, non per non essere tentata dal suo potere immenso, quanto più per dispetto o vendetta nei confronti dell’ormai confermato secondo Kira, la ragazza, contro ogni previsione, aprì bocca.
<< Non ero… non eravamo >> si corresse << al corrente del fatto che avesse un Death Note tutto suo, ma purtroppo lo temevo. Spiegare a tutti voi come stanno le cose sarebbe inutile: la nostra storia e quella di Federica sono più incredibili dell’esistenza degli Shinigami. >> Shuyo le lanciò un’occhiata tra il divertito e il confuso, sentendosi giustamente chiamare in causa. << In breve, quando abbiamo ricevuto questo Quaderno della Morte, a casa nostra c’era anche Federica e poiché Shuyo ci aveva spiegato che a Tokyo c’era un altro Quaderno, Federica si è offerta di cercarlo –giusto per curiosità! –arrivando a Light Yagami. La sua era una sorta di… copertura. >> spiegò, mentre la Dea della Morte tentava di ricordare quando e perché avesse detto quelle parole.
Elle parve crederci, ma domandò ugualmente cosa fosse accaduto dopo. Fu Helen, per aiutare la maggiore, a continuare. << Non lo sappiamo con certezza. A dir la verità, non sapevamo neppure che avesse un altro Death Note; potrebbe essere quello di Light Yagami, nel caso in cui lui sia Kira. >>
<< Propongo di ispezionare casa sua per confermare la possibilità che lei sia il secondo Kira. Ovviamente, Yagami-kun non dovrà venire a sapere di ciò. >> e così dicendo guardò a lungo il padre del sospettato numero uno, che si riscosse sotto lo sguardo di quegli occhi da panda e annuì. Di nuovo, le due sorelle percepirono brividi su e giù per la schiena, senza in realtà una ragione logica: le uniche cose che si erano trattenute dal dire al detective riguardavano il loro assurdo viaggio interdimensionale, di cui non c’era alcuna prova tangibile: l’unico modo per lui di venire a sapere di ciò era quindi dalle dirette interessate, che si rendevano abbastanza conto dell’assurdità della situazione da non aprirne bocca con nessuno.
Ovviamente, le due non potevano in alcun modo prevedere che, una volta arrivate davanti alla porta di casa, si sarebbero ritrovate davanti la sospettata numero due. Federica non poteva scegliere giorno migliore per trovare il coraggio per andare a chiarire la situazione con le sue ex migliori amiche. E quando dico “ritrovarsi davanti”, intendo proprio “davanti la porta”, bloccando loro il passaggio e costringendole ad ascoltarla.
Fu allora che Egle capì quanto sia inutile saper sparare, se non si possiede una pistola.





 

Angolo autrice.

E, finalmente, rieccomi. Sono davvero molto spiacente per l'inammissibile ritardo e ormai è inutile riscrivere quali siano i vari problemi che riscontro nella scrittura (che comunque non fanno altro che peggiorare).
Spero che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere questa fanfiction e, nel caso, li ringrazio immensamente.
Al mese prossimo,

DarkLight
   
 
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