Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Lotiel    03/02/2016    0 recensioni
(Sequel di "Dopo la Pioggia")
Erano passati poco più di due anni da quella triste notte. Dmìtrij lo aveva lasciato al porto di Tokyo agonizzante e aveva saputo poco dopo che era morto.
L’assassina si trovava in una delle zone più belle di Kyoto, sulle rive dello stagno che accoglie il Tempio del Padiglione d’Oro, con i suoi meravigliosi giardini.

REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 6
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
02
Banner by _marty
http://i.imgur.com/61B7aIT.jpg

19 - Prigioniera


Mosca
 
Era legata, imbavagliata e la situazione, che si stava ripetendo ormai troppe volte, stava risultando esasperante per l’assassina. Si era svegliata, ma il dolore alla testa non era cessato neanche dopo aver sicuramente dormito un’eternità o almeno così le era sembrato. Aveva le mani legate dietro la schiena e le spalle erano dolenti, riusciva a malapena a muoverle e i muscoli intorpiditi le lanciavano una scarica di formicolio che si irradiava per tutto il braccio. Non sapeva da quanto tempo era seduta e in quella posizione, ma sentiva freddo e aveva le mani gelide.
Dalle finestre rotte poteva ben vedere che era giorno, ma ancora la vista doveva mettere a fuoco ciò che la circondava. Le sembrava che le fosse passato sopra un rullo compressore.
Era sola al momento e scosse la testa per riprendere un po’ le facoltà perse. Sicuramente era stata drogata, perché non le sembrava affatto di essere intorpidita e stordita solo dal freddo.
Almeno Kajiro aveva avuto la buona coscienza di lasciarle una stufa con cui scaldarsi, anche se le stava arrostendo le gambe.
La donna sfiorò anche le proprie labbra con la lingua, sentì un profondo taglio e il sapore ferroso del sangue. L’unico pensiero che al momento la teneva cosciente era che gli avrebbe fatto pagare un caro prezzo per quel pugno, infatti senza accorgersene aveva digrignato i denti.
Non riusciva a capire bene dove si trovasse, ma riusciva bene a capire, dai rumori che provenivano dall’esterno, che doveva essere non lontana dal posto in cui l’aveva tramortita.
Un rumore improvviso di passi la fece trasalire dai suoi pensieri e voltare lo sguardo verso l’uomo che era appena entrato. Rinchiuso nel suo cappotto foderato in pelliccia, Kajiro le si avvicinò lentamente senza degnarla di uno sguardo, ma cercando di spostare la sua attenzione altrove. L’uomo sperava che fosse lei ad iniziare il discorso e un profondo silenzio ovattato dall’esterno, si era creato tra loro.
Gli occhi dell’uomo ricercarono infine quelli di lei. Non riusciva assolutamente a non guardarla e non sapeva come si riuscisse a restare impassibili davanti a Reila. Le di avvicinò, senza distogliere lo sguardo da lei.
-Non capisco come facciate a resistere a questo freddo.
Era così, per rompere il giaccio che aveva pronunciato la frase. Kajiro voleva sembrare impassibile davanti a lei, come se non gli importasse nulla; come se non gli provocasse nulla sul basso ventre.
L’uomo la guardava con quella malizia che non si preoccupava di nascondere e Reila sapeva bene o sperava di sapere ciò che passasse nella testa dell’assassino. L’uomo aveva lo sguardo da fiera e ciò che la spaventava a volte era il non sapere cosa le sarebbe successo.
Reila infine pensò che, dopotutto, morire non sarebbe stato una brutta cosa, avrebbe solo smesso di soffrire e di patire quella vita che stava diventando troppo stretta per lei. Aveva preso un respiro talmente lungo, da riempire i polmoni fino all’orlo.
Ma era da lei abbattersi a quel modo?
Arrendersi così, senza mostrare difesa ma soltanto mettere il collo in mostra in attesa di una lama? Sentiva freddo, ma non solo nel corpo, ma direttamente nel cuore e nella mente. Sentiva che tutto cominciava a girare anche senza di lei e che il mondo sarebbe stato un mondo migliore. Guardava il suo migliore esempio di buon cuore davanti a lei, trasformatosi in ciò che la donna avrebbe voluto evitare.
-Dovresti esserci abituato.
Aveva risposto secca, senza alcuna inflessione. Era stanca e il pensiero di dover macinare qualcosa nella mente per rispondere a tono la rendeva ancora più spossata. Legata com’era non riusciva neanche a muovere le mani dal freddo e il suo corpo era intirizzito talmente tanto da rispondere in ritardo agli stimoli.
Kajiro era invece avvolto in un cappotto foderato di pelliccia e sembrava non patire quel freddo di cui tanto si lamentava. I tratti non si erano ammorbiditi dall’ultima volta che l’aveva visto, ma anzi erano diventati più taglienti e scuri.
-Devi darmi un sacco di spiegazioni, quindi dovrai stare qui con me per molto tempo.
Reila aveva sollevato il capo, gli occhi semichiusi e la bocca sistemata ad esprimere la sua indignazione. Non riusciva neanche a fingere di provare compassione per lui.
-Per che cosa? Per il freddo che senti? Non c’è rimedio per quello.
La voce della donna era un semplice rantolo. Si sentiva come svenire di nuovo. Sicuramente le aveva dato qualcosa, una droga per sentirsi a quel modo.
-Ah, quasi dimenticavo. Ti ho iniettato del siero della verità, ma vedo che ancora non fa effetto.
Reila mostrò le labbra in un sorriso sbilenco.
-Sono stata addestrata per questo.
Detto questo le si annebbiò completamente la vista, scosse il capo ma le immagini cominciarono a farsi più confuse e meno nitide.
-C’era anche un po’ di sonnifero. Tanto per abbassare le tue difese.
L’ultima cosa che vide sulle labbra dell’uomo era un sorriso di vittoria.

http://www.codenemesis.altervista.org/gallery/divisore8.png
Kajiro la stava guardando. Ciò che poteva solo pensare era la totale bellezza che avvolgeva quella donna e lo pensava fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata. L’aveva spostata in una sala più riscaldata ricavata in una stanza di quella fabbrica abbandonata. Era della famiglia di Karina, quindi nessuno li avrebbe disturbati.
In quel piccolo spazio non si era fatto mancare nulla, tanto da renderlo insonorizzato e difficile da individuare. Se avesse tenuto Reila all’esterno sarebbe sicuramente morta di freddo e questo non poteva permetterselo. Doveva sapere alcune cose di lei. Tutto quello che gli interessava.
Sempre seduta su quella sedia, ancora non si era ripresa dalla dose di sonnifero che le aveva dato. Forse aveva un po’ esagerato, ma non poteva farsela scappare, quella donna era bella quanto letale.
Ogni volta che la incontrava scatenava in lui un senso di possessione che non era normale neanche per lui stesso. Era abituato alle donne che lo cercavano senza neanche chiamarle, ma lei era diversa. Lei era colei che seguiva da quando l’aveva liberato, da quando aveva fatto di lui quello che era. Un uomo completo e sicuro di sé.
L’uomo non sapeva perché aveva scelto quella vita, non dopo quello che gli era successo. Forse per rendere fiera quella donna che l’aveva salvato da morte certa.
Il problema era che Reila non era mai stata una salvatrice o una donna con un briciolo di sentimento, semplicemente non gli aveva sparato perché non era il suo obiettivo, per questo l’aveva lasciato vivere.
Solo che non si sapeva spiegare per quale motivo la donna, per averlo salvato, aveva rischiato la sua stessa vita. Era stato un testimone scomodo, ma nessuno lo sapeva per fortuna.
Kajiro, rimuginando sul suo passato, aveva preso inconsapevolmente una sigaretta e si era accomodato su una delle due poltrone scure che vi erano in quella stanza. Aveva tutte le comodità che poteva desiderare in un luogo così angusto, ma era solo per alcuni periodi che passava a Mosca, brevi e intensi.
Guardò quella sigaretta tra le mani ma non l’accese. Non era sicuro neanche di voler fumare, però lo rilassava solo a sentirne l’odore e il sapore. Si era accomodato, stretto in quell’abito di fine fattura, dal taglio classico. Un gessato blu con tanto di gilet a tinta unita. Aveva tolto la giacca e l’aveva riposta da qualche parte, non ricordava neanche dove. In quel luogo faceva abbastanza caldo da sollevare anche le maniche della camicia fino al gomito.
Attendeva che l’assassina si svegliasse. L’attesa stava diventando alquanto monotona e noiosa e lui era ansioso di cominciare.
Un movimento della testa di Reila e un leggero mugolio lo fece sussultare. La donna aveva scosso leggermente il capo e aveva preso un profondo respiro. Teneva la testa china e i capelli le erano scivolati in avanti coprendole il viso. Reila sollevò il capo leggermente in modo da mettere a fuoco che si trovava in un altro luogo. Non sapeva ne il dove e ne il quando e per la prima volta si ritrovò completamente spaesata.
Gli occhi scuri dell’assassina avevano messo a fuoco, pian piano, la figura di Kajiro e gli aveva rivolto solo un ghigno di sofferenza. Era la posizione che cominciava a diventarle troppo scomoda, avrebbe preferito dormire distesa su un comodo letto e non nella posizione che era costretta da troppo tempo.
-Ben svegliata.
Era la voce di Kajiro che le era arrivata un po’ ovattata. La teneva sedata tanto da non avere neanche più le forze di sollevare il capo. Si sentiva incapace di provare a fare qualsiasi cosa per liberarsi. Era troppo imbottita da non riuscire neanche a collegarsi con la realtà circostante, però almeno non sentiva più freddo. Che stesse morendo?
-Ti senti pronta per le mie domande?
Reila annuì soltanto.
-Tu parla e io ti libero. Perché sei tornata a Mosca, Reila?
La voce era accattivante e volutamente bassa. Teneva un tono mellifluo che avrebbe fatto girare la testa a parecchie donne, ma con l’assassina non attaccava. Lei era abituata a sedurre non ad essere sedotta. Attese ancora per qualche istante.
-Avanti, perché sei tornata a Mosca? Era da tempo che non si sentiva più parlare di te.
-Sono stata occupata a riordinare la mia vita.
La voce bassa e sofferente.
-C’è qualcos’altro che ti ha spinta a tornare. Chi ti ha ingaggiata?
La donna cercava di resistere al siero che le aveva iniettato, ma debole com’era le difese mentali stavano crollando come un castello di carta dopo una folata di vento.
-Ero a Kyoto…
Una risposta sconnessa.
-… ho incontrato qualcuno. Qualcuno a cui non devo nulla.
Aveva preso un respiro profondo e poi un mugolio per il dolore che iniziava a farsi largo nel petto, non sapeva se per le corde o se per quello che aveva da dire. Cosa le faceva più male?
-Chi è questo qualcuno? Ti ha ingaggiata?
La voce iniziava ad essere incalzante, ma non concitata. Manteneva sempre quell’autocontrollo tipico di chi interroga per lavoro.
Reila era distante dalla realtà e dallo spazio. Non sentiva neanche le domande e rispondeva d’istinto, lasciando che le parole fluissero fuori dalla bocca a volte sconnesse a volte con un senso.
-No. Mi ha chiesto un favore.
-E chi è?
-Io non prendo più ingaggi. Io voglio decidere di testa mia.
Kajiro rimaneva impassibile, ma cominciava a vedere un segno di cedimento del corpo. Anche se la donna era stata temprata, tutto quello che le era successo fino ad allora l’aveva fiaccata nello spirito.
Era stato l’incontro con Dmìtrij che l’aveva indebolita e le aveva fatto abbassare le difese.
L’assassino le si era avvicinato e le aveva messo una mano sulla fronte. Era bollente e Reila iniziava a delirare e a sconnettersi completamente dal mondo. In quelle condizioni la donna non avrebbe potuto dire nulla di concreto e quello non poteva permetterselo.
Reila era svenuta nuovamente ed aveva chiuso gli occhi, abbandonandosi completamente alla sedia e alle corde che la tenevano ferma.
Kajiro la slegò cercando di fare attenzione a non farla cadere. Non voleva ucciderla, non ancora.
La prese in braccio, assicurandosi però di bloccarle le mani sul davanti, e la portò sul letto della stanza e la distese. Era febbricitante e respirava affannosamente. Aveva il volto rosso come le labbra, peccato per quel taglio che le aveva provocato, ma era stato necessario.
La coprì fino al collo e iniziò a somministrarle qualcosa contro la febbre. Non l’aveva previsto, non avrebbe mai pensato che una donna forte come lei avesse avuto bisogno di essere curata.
Kajiro tolse le scarpe e le si accoccolò accanto, stringendole la vita come si fa con un’amante sotto le coperte. Avvicinò il viso ai capelli di lei, lasciandosi inebriare dal profumo che emanavano. Reila aveva cominciato a tremare dal freddo e lui la strinse ancora di più per scaldarla con il proprio corpo. Ne sentiva la debolezza del corpo di una donna, ma la grande forza mentale che dopo tutto questo tempo l’aveva fatta diventare quella cinica e stupenda creatura che stringeva tra le braccia.

http://www.codenemesis.altervista.org/gallery/divisore8.png


yin yang vettore

Angolo dell'autrice


Cari lettori e lettrici, devo dire che sono imperdonabile. Questa storia sta viaggiando molto a rilento e purtroppo la causa é la mia poca ispirazione in questi mesi. Non voglio scrivere tanto per portarla avanti, anche se non mancano moltissimi capitoli, ma voglio scriverli come si deve. Questo capitolo era fermo sul computer da non so quanto tempo e questo me ne dispiace ma non c'era la voglia di volerlo correggere, rivedere o semplicemente anche solo pubblicarlo. Ma c'era qualche errorino qua e là e l'ho corretto. Molto probabilmente non li ho visti tutti e quindi vi chiedo di segnalarmeli.
Come già detto questa storia vedrà la fine di tutto e quindi state sicuri che la continuerò.
Naturalmente se avete domande chiedete pure. Sono aperta a qualsiasi critica vogliate farmi. Fatemi sapere se i capitoli vanno bene così o volete che cambi qualcosa per leggere meglio la storia.
Rinnovo sempre il mio invito a farmi sapere come vi sembra, non credo vi porti via molto tempo una recensione, facendomi sapere cosa ne pensate di questa storia.
Vi inviterei infine a leggere "Dopo la pioggia" per poter capire un po' meglio l'intera vicenda. Infine vi ringrazio per chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio coloro che hanno recensito, facendomi sapere il loro parere.
Infine vi indirizzo verso la mia pagina che terrò sempre aggiornata con  curiosità, spoiler e quant'altro.
Lotiel  Scrittrice - Come pioggia sulla neve


   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Lotiel