Serie TV > Grey's Anatomy
Segui la storia  |       
Autore: Addison_for_life    04/02/2016    1 recensioni
Possono due persone lasciarsi, dimenticarsi, ritrovarsi e reinmamorarsi?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Derek Sheperd, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 5

Dopo due settimane da quel giorno, Addison era ancora lì. E, a quanto sembrava, non aveva intenzione di andarsene tanto in fretta. 

Mentre saliva, al solito, sull’ascensore, si chiese cosa stava facendo. Era la prima volta che si faceva quella domanda, dopo tanti giorni che viveva non alla giornata, ma al minuto. Che cosa stava facendo?

Era ricaduta nella sua più grande dipendenza, che aveva occhi di ghiaccio e capelli neri come la notte, e non riusciva neanche a respirare se Derek era a più di cento metri da lei. Ma stava bene così, nonostante tutto. Anche se era apparentemente vuota, sprecata a rincorrere un sogno che correva più velocemente di lei, in quel momento la sua vita era esattamente come la voleva. Cioè, quasi esattamente. Per essere perfetta avrebbe dovuto ritornare indietro fino a prima del tradimento con Mark, a sapeva che ciò era impossibile e aveva scoperto che l’unica cosa da fare, per non morire dentro, era sperare, e sperare e sperare ancora. 

Problema Derek a parte, per il resto era veramente felice come non lo era da tanto. In fin dei conti, le persone a cui in quel momento teneva di più erano lì, a Seattle, e si sentiva completa. Aveva Mark, che per quanto la esasperasse non smetteva mai di regalarle sorrisi. C’era Callie, che stava cominciando ad uscire con Erica e che le faceva dimenticare la sua travagliata vita sentimentale, c’era Miranda che con la sua decisione la sapeva spronare a fare ciò che riteneva giusto senza farsi troppi problemi. C’era Alex, con cui riusciva a parlare, per ragioni a lei del tutto ignote, come con nessun altro al mondo, e nonostante quel sentimento di completa fiducia verso lo specializzando la spaventasse non sapeva fare a meno di lui. E poi, c’era Derek Sheperd… ma lui era un caso a parte.

Ricevette una chiamata al cercapersone da Richard, e corse da lui pensando che ci fosse qualche emergenza. Ma il primario di chirurgia le chiese se poteva seguirlo nel suo ufficio.

-Allora Addison,- incominciò,-hai deciso… cosa fare?

-In che senso?

-Lavori qui da due settimane, pur non essendo dipendente dell’ospedale, e mantieni ancora saldo il posto a LA, ma ti conosco abbastanza bene da sapere che tornare  li non è tra le tue intenzioni più prossime. Quindi, cosa vuoi fare?

-Io…- voglio stare qui, pensò, -non lo so.

-Dovresti decidere. 

-Si, hai ragione. Dovrei farlo.

Webber le porse delle carte

-Che cosa sono?

-Sono i documenti d’assunzione. Se deciderai di firmarli sarai la benvenuta. 

-Oh… grazie… Richard

-Figurati! Ci vediamo più tardi.

 

-Il capo vuole che mi trasferisca definitivamente qua. Mi ha dato i documenti di assunzione, prima.

-E tu cosa vuoi fare?

-Voglio stare qui ma…

-Addison, se vuoi stare qui perché hai paura di firmare?- Alex Karev la guardò in maniera quasi divertita.

-Io voglio stare qui. Solo che, se firmo quei documenti, non avrò più via di scampo.

-Sei il chirurgo neonata più rinomato del paese. Gli ospedali farebbero a gare per averti nel loro team. Avrai sempre una seconda occasione, dottoressa Montgomery.

-Hai ragione, Karev, hai completamente ragione- si autoconvinse.- Hai una penna?-

Firmo quei documenti, salvo poi pentirsene.

-Oh mio Dio,adesso lavoro ufficialmente qua?

-Lavorerai ufficialmente qua solo quando avrai consegnato questi fogli a Richard.

-Si. Alex… potresti farmi un piccolo favore?

-Certamente.

-Conserveresti questi fogli per me almeno fino a stasera? Insomma… se dovessi ripensarci…

-Ok. Nessun problema.

-Come sta Av… Rebecca?

-Mi piacerebbe dire che sta migliorando ma…- Da quando aveva saputo della gravidanza isterica, Rebecca non era più in grado di fare nulla da sola, malgrado Alex le stesse vicino in ogni momento era veramente depressa, e da un po’ di giorni era arrivata al punto di dover essere imboccata per mangiare,e a quanto pareva aveva anche fatto pipì nel divano di Meredith, facendo imbestialire la specializzanda, che nel frattempo era sempre impegnata nel progetto sperimentale con Derek, che però non sembrava funzionare.

-Capisco. Se vuoi parlarne, io sono qui.- Visto che aveva preso quell’abitudine di opprimere Karev con i suoi problemi, le sembrava giusto ricambiare il favore.

-Lo so. E, credimi, avrei veramente bisogno di sfogarmi con qualcuno. Ma c’è il dottor Sheperd che sta parlando con occhi da cerbiatto e non vorrei che mi facessi lo stesso scherzo di ieri, e ieri l’altro e ieri l’altro ancora…- Ribattè lui, facendo il finto offeso ma trattenendo un sorriso

-Te l’ho detto, non lo faccio apposta. Sul serio, mi piacerebbe non essere…

-Ossessionata?

-Ossessionata da quei due. No, non mi piace ossessionata. Mi fa pensare ad una ex moglie ancora innamorata di suo marito, e che non lo lascia in pace un secondo e non può fare a meno di fissarlo incessantemente e che è gelosa anche delle sue ex… e non dirmi che io sono così, perché non è vero.- Disse sorridendo vedendo la faccia dell’amico che sembrava dire ti sei appena autodescritta, dottoressa Montgomery

-A proposito…hai parlato con Meredith?- chiese speranzosa. Gli aveva chiesto se poteva chiedere alla coinquilina che cosa provava esattamente per Derek. Si, forse un po’ ossessionata lo era, a ripensarci meglio.

-Ci ho provato,ma era ancora furiosa per la storia del divano e certo non mi avrebbe detto la verità…-

-Meglio così!- Decise lei. -Non posso sopportare a lungo il ruolo della ex iper gelosa.-

-Comunque, stavo dicendo, l’ho sentita parlare con Cristina, e penso fosse sincerissima quando ha detto che non prova assolutamente nulla per Stranamore.

-Non chiamarlo Stranamore. E’ il soprannome che gli ha dato Meredith, e io non sono Meredith, capito?

-Alla faccia di quella che non era gelosa. Se smetti di guardare Sheperd per un attimo, potresti dare un’occhiata a questa radiografia della signora Rovely?

-Io non stavo fissando… ehm, certo, dammi pure. Che cos’è questa sorta di massa che c’è vicino nel cervello del bambino?

-Non lo so, ma parrebbe qualcosa che necessita di un consulto neurologico.

-E chiedi ad un neurochirurgo se può farti un consulto.

-Lo farei, ma si da il caso che il neurochirurgo in questione stia lavorando al suo progetto sperimentale… ha due interventi oggi, e non voglio essere io a chiedergli se può rimandarne uno…

-Ehm… e perché dovrei farlo io?

-Perchè tu sei sempre, e sottolineo il sempre, in cerca di una scusa per parlare con lui.

-Ti hanno mai detto che sei esagerato?

-Si, tu. E a torto.

-Comunque sia questa massa nel cervello del bambino ha la precedenza, direi. Quindi io adesso vado da Derek per motivi solamente di lavoro e gli chiedo se può dargli un’occhiata. 

-Contenta te. Il solamente mi da i suoi dubbi, ma se la metti così…- Dichiarò con un sorriso beffardo in volto.

-Alex! Stai diventando esasperante!- Replicò facendo la finta arrabbiata. Poi vide passare Sloan con sue tazze di caffè in mano.

-Mark! Per chi è quel caffè?

-Ehm… per me e per Derek…

-Bene, adesso è diventato per ME e per Derek.- Disse lei rubandogli le due tazze.

-E questo che significa?- chiese lui protestando.

-Devo chiedergli se può rimandare uno dei suoi interventi- spiegò -e mi serve un modo per addolcire la domanda. Kare è bravissimo a fare i caffè, chiedi a lui!- Concluse scappando via mentre i due uomini la guardavano perplessi.

 

-Derek.

-Addison. Che è quel tono preoccupato?

Sono i tuoi occhi che non mi lasciano respirare -Ehm… avrei un feto con una specie di massa nel cranio e mi servirebbe un consulto…- Provò porgendogli il caffè.

-Uh, grazie… che tipo di massa?

-Non lo so, sei tu il neurochirurgo. Sai che io oltre alle basi non ci ho mai capito nulla…

-Altrochè se lo so!

Addison avrebbe dovuto rispondere, se non fosse naufraga in quel mare che si estendeva oltre i suoi occhi. Pensò che avrebbe potuto fissarli all’infinito. Come potevano due cerchi così piccoli essere così immensi?

-Addie? Stai bene?

-Eh? Si certo, scusami…- Si scosse

-Dovrò rinviare un intervento… questa cosa sembra un enorme tumore e va sicuramente operato, e da quel che c’è scritto qui su hai l’intervento in programma fra un’ora…

-Si, ma se per te è un problema posso rimandare.

-Anche se fosse, basterebbe che il tumore crescesse un minimo di più e il bambino sarebbe praticamente morto. Non ti nascondo che è un caso molto difficile, almeno da quello che vedo qui.

-Va bene, grazie mille.

-Figurati. In che stanza è la paziente?

-358.- Sussurrò mentre si allontanava a fianco dell’uomo.

 

-Signora Rovely, purtroppo la radiografia ha rilevato delle malformazioni al cranio del suo bambino….

-Malformazioni? Che tipo di malformazioni?- Chiese il futuro padre allarmato

-Signori Rovely, mi ritrovo costretto a dirvi che purtroppo vostro figlio ha un grande tumore nel lato destro del cranio…

-Chi è lei per dirlo?- Sbraitò il marito, paonazzo, che fino a prima di sentire la sua voce non aveva neanche minimamente calcolato Derek

Addison riprese la parola immediatamente. Non le piaceva, quel tipo. -Lui è Derek Sheperd, neurochirurgo di fama mondiale, e fidatevi, se lui vi dice che un tumore c’è, purtroppo il tumore c’è davvero.

-Dottoressa Montgomery, vorrà perdonarmi ma se vuole farsi bella con questo tipo profitti di altri momenti. 

-Greg!- La signora Rovely sembrava essersi risvegliata dalle tenebre. -Sei offensivo. Dottori, ditemi che il tumore è operabile!

Gli ex coniugi si guardarono. Ne avevano già parlato. 

-Si, il tumore è operabile.- Disse infine Derek. -Ma l’operazione è tanto difficile quanto pericolosa.

-E… c’è un altro modo?

-No, anzi… se non si opera il bambino morirà sicuramente e, non voglio essere duro, ma anche lei avrebbe poche possibilità di sopravvivenza… vede, ho appena notato, dalle nuove radiografie che la dottoressa Montgomery sta facendo, che il tumore si è esteso al di furi del cranio e ha attaccato la placenta…

-VA bene, non voglio sentire altro. Operatemi.

Addison, che aveva anch’essa notato il terrificante dettaglio, cominciò a spiegare come si sarebbe svolto l’intervento.

Stavano uscendo, quando vennero raggiunti dal burbero signor Rovely.

-Dottori, non voglio sembrare maleducato, ma ne il bimbo ne Amy devono morire. Sono stato chiaro?

-Vede, signore, noi faremo tutto il possibile per sua moglie e per il suo bambino, ma non possiamo promettere niente, purtroppo.

-Dottoressa Montgomery, sarà meglio per lei se non succederà nulla a nessuno dei due. Sono stato chiaro?- sussurrò l’uomo rientrando nella stanza.

-Accidenti. Quel tipo non ci va molto per il sottile!- esclamò stupefatto Derek.

-Già…- sussurrò lei, togliendo lo sguardo dalla porta che nel frattempo si era richiusa e posandolo su di lui.-Per niente, direi.-

-Stai bene?

-Certo. Non mi spaventano certo le minacce di un paziente che ha appena scoperto che la moglie e il figlio potrebbero morire.

-Lo so, ma sembri comunque scossa.

-Stupefatta dalla sua maleducazione, più che altro. Ma, nel suo caso, è giustificabile.- Lo contraddisse. 

Si rese conto che erano a pochi centimetri l’uno dall’altro. Pensò che doveva allontanarsi assolutamente, prima di perdere il controllo e saltargli addosso. Ma nel giro di pochi attimi si ritrovò stratta fra le sue braccia, intrappolata in quel suo magico abbraccio. Per quanto volesse rimanere lì  per sempre, si staccò da lui dopo mezzo minuto. Aveva un tale scombussolamento dentro che le sembrava di svenire.

-Sto bene.- Ripeté

-Ok. Ci vediamo tra mezzora in sala operatoria

-A dopo!

 

-Addison, riesci a tenere alzata la pancia ancora un po’?- Erano a metà dell’intervento della signora Rovely, e finora tutto stava andando bene

-Si. Pensi di riuscire a togliere tutto il tumore?

-Si sta ampliando quasi più in fretta di quanto io riesca a toglierlo. Non mi sorprendo certo che ieri sera la radiografia non abbia mostrato nulla. Probabilmente non c’era nulla da mostrare. Comunque si, penso e spero di si… maledizione!-

Dal feto era cominciato ad uscire sangue. 

-Derek! Il cervello sta cambiando colore. Vol dire che…

-Che non c’è più nulla da fare. Dannazione.

-Già. Dannazione. Ora del decesso 11.14.

Non c’era nessuno specializzando con loro, così dovettero arrangiarsi a staccare il feto, oramai morto, del cordone ombelicale. Ma, come tagliarono il cordone, la placenta cominciò a spruzzare sangue. Era un caso nuovo, e anche Addison faticò a capire cosa stesse succedendo, e quando lo capì fu troppo tardi. 

Un intervento, due decessi.

 

-Addison…-

-Sì?

-Non è stata colpa tua- La rossa si rese conto che l’ex marito era preoccupato per lei, e nonostante la tristezza per il fallito intervento si sentì sciogliere. Le era mancato quel Derek, il suo Derek.

-Lo so. Neanche tua.

-Lo so. Addie… tu stai qui… vado io a parlare con il signor Rovery.

-No Derek non se ne parla. Era la mia paziente, e io no ho paura. Sul serio, posso farcela.

-Ne sei sicura?

-Si. Assolutamente- No, l’unica cosa di cui sono sicura è che se continui a guardarmi in questo modo, nel nostro modo, ti salto addosso e mi impadronisco di te senza farmene una colpa

-Lascia almeno che io venga con te

-Se vuoi va bene.

-Andiamo.

 

Alla fine fu Addison a comunicare la triste notizia al signor Rovery.

-Che cosa?- Gridò questo

-Signor Rovery, noi siamo veramente dispiaciuti per la sua perdita…

-Siete dispiaciuti! Certamente! Se foste veramente dispiaciuti, non avreste neanche pensato di uccidere mia moglie, o mio figlio! Siete degli assassini!- Si era avvicinato pericolosamente, e Addison poteva sentire Derek che, da dietro, gli guardava preoccupati. Aveva paura, vedendo lo sguardo furiose del vedovo aveva capito perfettamente che cosa sarebbe successo. Ma ciò non le impedì di replicare.

-No signore. Anche se so che è difficile da accettare, noi non abbiamo ucciso nessuno. Io capisco il dolore per la sua perdita, io e il dottor Sheperd abbiamo fatto veramente di tutto per salvare sua moglie, e ci dispiace sinceramente per quello che è successo, ma non c’era niente da fare… noi…-

L’uomo, all’improvviso e senza preavviso, le tirò un pugno in faccia che la fece cadere all’indietro, e toccandosi il viso capì che stava sanguinando. Le sembrava che il mondo si fosse fermato. Non c’era nessuno intorno a lei, nessuno che la soccorresse, nessuno che la aiutasse. D’ altra parte, anche quando erano entrati non c’era nessuno. Un attimo. Dov’era Derek? Fu colpita da un brutto presentimento. Lentamente riuscì a rialzarsi, per vedere l’ex marito e l’assalitore discutere.Si rese conto che era passato solamente qualche secondo dall’incidente. Stava per intromettersi, non voleva che Derek si facesse male, ma all’improvviso anche lui fu colpito da un pugno, o una sberla, e in breve i due si ritrovarono a terra. Addison non seppe dire quanto tempo passò, guardò la scena terrorizzata e sanguinante, avrebbe dovuto intervenire ma non riusciva a smuoversi. Pensò di chiamare aiuto, ma Mark e il capo erano in sala operatori, Alex era andato a casa ore prima in seguito ad un collasso di Ava e lei non sapeva veramente chi avvertire.

Ad un certo punto il signor Rovery si rialzò, lancio un paio di imprecazioni e scappò via, ma Addison non vi fece fatto caso. Si ritrovò china su Derek, a gridare il suo nome pur non ricevendo risposta. Aveva perso i sensi.

Dopo un numero indeterminato di “Derek” e un altrettanto indeterminato numero di 911 finalmente l’uomo si rialzò.

-Addie… sei pallida…- Riuscì a sussurrare. Lei si accorse che stava piangendo. Si strinsero la mano, come se quel semplice gesto potesse eliminare tutto quel gran problema, e non parlarono più, lui perché non ne aveva la forza e lei perché sapeva che avrebbe detto cose di cui si sarebbe pentita. Rimasero semplicemente a guardarsi, spaventati ma rassicurati l’uno dalla presenza dell’atro, fino a che qualcuno non arrivò. Addison non notò chi fosse, le importò solo che portasse Derek al sicuro. Quando vide che lo stavano portando via capì che sarebbe stato bene. E allora le sue gambe smisero di reggerla, si sentì accasciare sul pavimento e il mondo divenne nero come la notte.

 

Quando Addison riaprì finalmente gli occhi la prima cosa che pensò fu -Dove sono?

Poi ebbe un flashback istantaneo di quanto era successo, e capì di essere in una camera dell’ospedale. Si chiese se ci fosse qualcuno. Emise un grugnito e, con la coda dell’occhio, vide Alex balzare in piedi da una sedia dall’altra parte della stanza.

-Addison?

-Karev… sono svenuta?

-Si. E anche per parecchie ore.

-Sul serio?

-Si. Come ti senti?- Sussurrò, cercando di mantenere un tono normale ma rassicurato che la donna si fosse svegliata

-Bene, penso. Mi gira un po’ la testa, ma è normale. LUI come sta?

-Benone. Lo hanno portato in sala, ma poi si sono resi conto che quella che dalla tac sembrava un’emorragia non era assolutamente nulla e non l’hanno operato. Come ho già detto, sta bene. E, tra parentesi, è decisamente preoccupato per te. Appena riuscirai ad alzarti andrei a trovarlo, fossi in te.

-E adesso posso alzarmi?

-No. Tecnicamente sei paziente di Meredith, e se quando torna qui scopre che non ci sei più come minimo mi uccide.

-Esagerato. Come sta Rebecca?

-Un po’ meglio di prima, diciamo che è tornata come al solito.

-Non puoi proprio provare ad ascoltare Izzie e portarla in psichiatria?

-Non… non me la sento. E’ sotto la mia responsabilità, devo starle vicino.

.Hai chiamato il marito?

-Per dirgli qualcosa del tipo “Guarda che tua moglie, dopo essere scappata, è venuta da me e ha avuto una crisi isterica. Ha mai presentato episodi simili?”?

-So che è difficile ma…

-E’ la cosa giusta, lo so. 

-Non voglio farti pressioni, lo sai vero?

-Si, lo so. Grazie.

-Niente. Grazie a te.

-Per…

-Non lo so. Per un po’ tutto.

-Penso che, più che me, dovresti ringraziare Derek. Addison, penso che pur di difenderti avrebbe dato fuoco a questa faccia della terra.

-Sul serio?

-E’ evidente. Scusami, ora devo scappare. Ci vediamo domani!- esclamò lasciandole un bacio in fronte ed indicando il cercapersone che squillava. 

Addison lasciò passare giusto il tempo che lo specializzando lasciasse il corridoio e si alzò in piedi. Doveva trovare Derek. Non lo avrebbe mai ammesso ma in qual momento aveva bisogno di lui

almeno tanto quanto un corpo di respirare 

Bloccò un’infermiera e le chiese quale fosse la stanza del dottor Sheperd. Bello, dall’altra parte dell’ospedale. Si augurò di essere in grado di fare tutta quella strada senza nessuna precauzione. Dopo tutto, era stata svenuta per un bel po’ di ore, e forse per una volta il suo specializzando non esagerava dicendo che doveva starsene a letto.
Accantonò il problema, e si diresse alla ricerca dell’ex marito.

 

Non ci mise molto a scovarlo, l’ospedale non era certo un luogo sconosciuto. E lei stava benissimo. Benissimo per modo di dire, considerando che aveva la tachicardia a mille. Ma questo per colpa dell’uomo che stava osservando da dietro le tendine della stanza, come al solito. Sembrava che stesse dormendo. Era molto indecisa se entrare e sveliamo o se rimane fuori. A parte ciò, non c’erano danni evidenti. Sentì una morsa al cuore, era colpa sua se era in quella situazione. Non avrebbe dovuto permettergli di accompagnarla.

Derek aprì gli occhi, e sorrise vedendo Addison che lo fissava al di la del vetro, seminascosta dalle tendine. Vedendo che si era svegliato, la donna finalmente entrò.

-Ehi.

-Ehi.

-Come… stai?

-Adesso bene- sussurrò l’uomo facendole segno di sedersi e regalandole un sorriso dolce come lo zucchero. -Tu?

-Bene, credo.

-E’ da tanto che ti sei svegliata?- Adesso le aveva preso la mano

-In realtà no. E se Karev scopre che sono scappata dalla stanza mi fa fuori, temo- sussurrò scadendo una leggera risata, mentre imprigionava gli occhi nei suoi. Era possibile che diventassero più belli ogni volta che li fissava?

Rimasero alcuni istanti a fissarsi, senza bisognosi dire niente, si appartenevano al punto che non c’era bisogno di parole, erano come un’anima unica.

Istintivamente Addison si stese sul letto e appoggiò la testa sul petto di Derek, mentre lui la avvolgeva con il braccio. 

Dio, sarebbe potuta rimanere lì per il resto della vita. Li, tra le braccia di quell’uomo, si sentiva realizzata al cento per cento. E all’improvviso capì che era esattamente dove avrebbe dovuto essere. Pensò che amava quell’uomo. 

-Derek?- sussurrò dopo alcuni minuti di estasi.

-Si?

-Mi sento tanto in colpa…

Si sentì stringere ancora di più. -Non ne hai alcuna ragione.Non devi sentirti in colpa. Non puoi farlo. Addison, io sto bene. Tu stai bene. NOI stiamo bene. Non serve sentirsi in colpa.

-Grazie- disse la rossa, appoggiando il mento sul petto per vederlo meglio.

Poi nessuno dei due riuscì più a trattenersi e fecero quello che avrebbero dovuto fare mesi e mesi prima, nel ferry boat. Si unirono, finalmente, in quel bacio tanto a lungo desiderato, e all’improvviso non erano più in una stanza d’albergo e non erano sopravvissuti ad un pazzo furioso, ogni barriera  fu sconfitta ed il resto del mondo scomparve. Erano soltanto Addison, Derek ed il loro amore.


NdA
Eccomi qui! So che era da un casino che non aggiornavo, ma ho avuto una specie di blocco dello scrittore e non riuscivo où ad andare avanti, se tra voi c'è qualcuno che scrive saprà sicuramente di che sto parlando...
Dopo quasto ci saranno altri 2 capitoli, ma non so quando riuscirò ad aggiornare... anche perchè per tutta la prossima settimana non avrò il tempo materiale per scrivere praticamente nulla... Sorry o.O
Detto questo, spero tnto che il capitolo vi sia piaciuto, voglio assolutamente vedere che ne pensate in una recensione, consigli e critiche costruttive ovviamente sono sempre bene accetti...
Tra le altre cose, ho veramente un casino di idee per altre storie per la testa, e non ved l'ora di riuscire a buttare giù tutto...
Un bacione :)
 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: Addison_for_life