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Autore: Xebfwalrk    15/02/2016    1 recensioni
Un ladro, esseri immortali ed un Ondino viaggiano sulla terra ferma, chi per avventure chi per pura abitudine. Un'assassino in cerca di potere e supremazia tenta in tutti i modi di raggiungere il suo scopo. Ignoto è il fato di coloro che incontreranno. Lo scontro finale avverrà in uno spazio ristretto e con la morte della morte si avrà la sua conclusione.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Gord cadde a terra battendo prima sulle ginocchia, poi stramazzando al suolo. Basma gli fu di fianco. Urlava e piangeva, i suoi capelli rosa erano scompigliati e impastati di sangue e sudore per lo scontro mostruoso. Edimathis si portò nuovamente fuori portata di attacchi e si mise ad osservare la scena sornione, gratificandosi che il suo Ifrit fosse sempre in ottimo stato di salute. Ancora non era rigenerato dal colpo della donna ma presto sarebbe tornato al massimo della sua forza.
 
Alia si spostò a scudo di Basma e del cadavere del suo amante, obbligata dalla forza del dovere verso le creature del mare. Osservò Edimathis: stava calcolando qualcosa nella sua mente malata.
 
Ikrimah, immobile a fissare il corpo privo di vita di quel ragazzo identico a lui, il suo gemello disperso nel tempo. Dall’esperienza dell’incontro con l’intimo passato del mondo una parola gli venne in mente, seppe finalmente cosa era quella creatura umana che era l’immagine del sé umano.
«Doppleganger» sussurrò «Gemello del tempo». Non muoveva alcun muscolo, non respirava non batteva le palpebre. Era perso. Passato, presente e futuro si univano in una sola immagine: gli occhi senza vita del ragazzo che ancora lo fissavano, spenti della loro luce vitale.
 
«Bene, una minaccia è stata risolta» Edimathis parlò soavemente, sorridendo ad ogni parola, compiaciuto del suo escamotage per impedire al fato di uccidere la sua garanzia di vita.
Basma guardò con odio sincero l’uomo, Edimathis gli rispose con un sorriso, facendogli l’occhiolino, come se non fosse successo nulla di grave «Adesso, se permettete, devo andare a recuperare la mia garanzia per un corpo forte e indistruttibile. Jinn Dao è prima di te, Marid. Non potrei mai uccidere a sangue freddo un altro Jinn con la consapevolezza di non seguire il rituale» Eidmathis rise voltandosi verso Kalid.
«Bastardo! Lurido abominio» gli urlò contro la donna.
Si voltò verso Basma, stava piangendo come una fontana, il suo corpo stava perdendo le fattezze umane, cedendo alla sua natura da creatura del mare, stava tornando un Ondino, la sua pelle si stava facendo sempre più morbida e vellutata, i capelli stavano prendendo una nota di marrone. Era inutilizzabile in quel momento. Alia lasciò la creatura del mare a piangere disperatamente il suo amore di una notte.
Con pochi passi fu davanti a Ikrimah, non la vide: era in ginocchio, la schiena dritta, lo sguardo fisso negli occhi del morto. Lo scosse per le spalle. «Ifrit, ho bisogno di un aiuto, non posso sconfiggerlo da sola!»
Non ebbe risposta, era perso, i suoi occhi cercavano una fuga da un labirinto ignoto, privo di entrate. Privo di uscite. Schiaffeggiò l’uomo, l’urto non lo svegliò.
Sbuffò «farò da sola.»
Si voltò e vide come Edimathis attaccava con poteri da Stregone il Dao mettendolo in difficoltà. Il suo obbiettivo non era salvare il Dao, era distruggere quell’assassino, vendicare suo fratello. Non voleva altro, quella era la sua missione. Quello doveva portare a termine. Quello era il suo scopo di vita.
«Dao!» Edimathis si fermò dal suo assalto insistente «Mi sono sempre domandato come uno dei primi Jinni facesse a sopportare il cambiamento in questo piccolo mondo.»
«Cosa le hai fatto!»
«Trauma cranico? Lesioni interne gravi? Cedimento degli organi principali? Emorragie interne?» Edimathis incrociò le gambe mettendo a nudo la luce di Jinn Silat. «Difficile capirlo, l’incantesimo che ho usato uccide nove volte su dieci. L’Ondino non è morto. Rincuorati, non dovrà vederti morire.» Sorrise a trentadue denti.
Kalid fu preso dalla disperazione «Se io morirò oggi, tu morirai con me!» Kalid si fermò, rigido, divenne di pietra. Era pronto per esprimere il suo desiderio di morte.
 
Un getto d’acqua colpì l’assassino facendolo volare contro la parete di un edificio, spostando lo scontro fuori dall’anfiteatro. «Voglio vederti morto!» congelò il suo corpo e gli spaccò un braccio.
Edimathis rise «Ancora non hai capito? Per essere una Marid sei al quanto stupida. La nota arguzia della tua specie si è conclusa con la tua nascita? Quasi mi vergogno di cedere la mia mente a te per essere il signore supremo di voi creature. Siete schiavi!» Edimathis si liberò del ghiaccio facendolo colare sotto forma di acqua putrida «Lo siete stati e lo sarete per sempre. Chi vi ha evocati non è stato abbastanza forte da darvi un giogo, e quindi ci penserò io a darvi uno scopo!» Rideva sguaiato.
Alia guardava il Dao immobile, sapeva cosa voleva fare, sperava solo che stesse esprimendo il desiderio giusto.
Lentamene Unni si alzò a sedere, afferrò la sua Magma 35 e sparò tre volte. La sua mira impeccabile centrò la testa di Edimathis facendovi tre fori. Cadde a terra, morto.
Kalid si riprese dal torpore «Unni!» Urlò e le fu di fianco.
«Sto bene, resistenza dei Troll alla magia non è delle migliori, ma un incantesimo da quattro soldi non potrebbe mai uccidermi» si baciarono passionalmente.
Alia si avvicinò al corpo del mago morto. Allungò una mano alla sua gamba lucente di Jinn Silat. Prima che potesse toccarlo quello svanì nel nulla.
Edimathis apparve alle spalle di Unni. «Puttana, sai quanto fa male alla testa?» Le ringhiò avvicinandosi con il suo braccio nero di morte.
Kalid veloce come mai in vita sua si frappose tra la sentenza dell’assassino e la donna amata. Divenne Tahul e, lottando contro il braccio della morte, strappò di netto l’articolazione del mago.
Edimathis urlò per il dolore, fece qualche passo indietro e scomparve, usò gli antichi poteri della sua stirpe per fuggire.
Gli occhi dell’uomo divennero velati di bianco, perso nel labirinto del Ghul.
 
Il dolore fu tale che si riprese dalla visione onirica del mondo.
Ikrimah vide il suo braccio destro inerte, incapace di muoversi, di rigenerarsi. Non sentiva più nemmeno dolore. Guardò ancora quel cadavere, sopra di lui un mezzo umano mezzo Ondino piangeva disperato, i suoi capelli rosa e marroni in una tonalità caotica.
Andò da quel disperato, senza peso se lo buttò sulla spalla slogata, ignorò le proteste confuse e prive di senso. Evocò un fuoco puro, bianco, così caldo che vaporizzò il corpo di Gord istantaneamente. Si diresse laddove credeva di trovare un rifugio con l’Ondino in spalla. Le sue gambe erano sparite, i suoi jeans strappati per far posto ad una coda azzurra. Amir, anche lei priva di sensi, lo aspettava a pochi passi. La raccolse da terra e la mise sull’altra spalla.
 
Unni urlava disperata, scuoteva il corpo privo di volontà di Kalid. Lo chiamava, piangeva.
«Non disperarti, è sempre vivo.» Alia mise una mano sulla spalla della donna. Fece qualche passo e recuperò il braccio intriso del potere di morte del Ghul.
«A breva sarà l’alba» riferì guardando il suo smartphone, lo schermo infranto al centro, si vedeva a malapena l’ora digitale. Mossa dal dispiacere per quell’amore interrotto bruscamente afferrò il Jinn Dao per un braccio e lo issò. Nonostante fosse un Jinn il peso dell’alto era tale da farla faticare.
 
Mentre stavano per rifugiarsi da qualche parte apparve Ikrimah con l’Ondino sulla spalla destra e Feji sull’altra. Si unirono i due gruppi.
«Maledetto Dao» la voce di Edimathis tornò a riempire l’aria come un eco lontano «sai quanto è doloroso perdere un braccio?» Parlava al corpo inerte.
Alia lo mise a terra, pronta a combattere.
«Questa è la fine per te!» Gli gridò Alia, Unni dietro di lei che già puntava la sua arma.
«Non sparagli, è inutile.» Disse Ikrimah, lasciando cadere l’Ondino di fianco a Kalid. Quello non mugugnò neppure, preso dalla disperazione. Con delicatezza appoggiò la donna di fianco al Dao.
Edimathis guardò a terra, a pochi metri da loro c’era il braccio destro, riluceva ancora della luce del Jinn Ghul di cui si era impadronito. Tutti guardarono il braccio e capirono le intensioni del nemico. Fun una corsa persa in partenza, Edimathis poteva muoversi più velocemente di loro, e così fu, prese quel braccio morto e lo ricongiunse al suo corpo.
«Adesso ragioniamo!» Rise.
Ikrimah sentì l’articolazione rigenerarsi, si concentrò e si trasformò nuovamente nell’ifrit che era.
Alia attaccò lo stregone con un getto di ghiaccio, Ikrimah la seguì con una fiammata.
Edimathis rispose con il braccio di morte deviando il flusso di energia Jinni ai lati facendo piovere dietro di sé acqua putrida e cenere marcia.
Edimathis rideva. In un flash di luce scomparve. Riapparve come un prestigiatore alle loro spalle, i due Jinn si scansarono, Unni fu svelta e sparò alla spalla destra dell’assassino, il colpo si ripercosse su Ikrimah che si tenne il braccio, quello si voltò toccò il Dao prima che Unni potesse ricaricare la sua semiautomatica e scomparve a diversi metri da loro.
Edimathis risvegliò il Dao dal labirinto della morte. Usò i suoi poteri di stregone per impedire ai Jinna di raggiungerlo. Con una mossa rapida fece bere al Dao la pozione.
Kalid si alzò in piedi, pieno di energie ignote per poi brillare un’ultima volta prima di espirare il suo Respiro Jinna.
Edimathis se ne nutrì gioendo delle urla di Unni.
Mentre era impegnato ad assorbire l’energia del Jinn Alia obbligò l’Ondino a sopportare il flusso della sua energia catalizzandola in un attacco fortissimo, il suo tatuaggio brillò come l’energia che la Marid gli stava infondendo, infranse la barriera indebolita dal cambiamento dello stregone e congelò quel corpo corrotto.
Ikrimah seppe cosa doveva fare, si tolse il suo medaglione, con una mossa rapida diede fuoco all’assassino congelato polverizzandolo.
Mentre Edimathis carbonizzava Ikrimah guardò il ricordo del suo unico amico. Il medaglione si mise a roteare a terra fino a alzarsi su un lato. In pochi secondi divenne polvere. Il cuore di Ikrimah si spezzò per la seconda volta, la perdita definitiva del suo primo vero amico, unico amico. Colui che aveva deciso di capire il suo spirito che lo aveva  accettato.
 
Alia guardò le ceneri dello stregone la luce oscura del Jinn Ghul brillò per un’ultima volta assieme a quella di suo fratello Ibraheem e del Dao, immagini offuscate e fumose si alzarono dalla cenere. Alia vide suo fratello abbracciarla per l’ultima volta prima di ascendere. Era salito nel loro paradiso, lontane da lei. Lacrime di ghiaccio colarono sul suo volto. Con un gesto della mano raccolse le ceneri dello stregone e le mise in un’ampolla, le agitò e quelle brillarono della luce di suo fratello.
Con la morte nel cuore le strinse al suo petto.
 
La luce buia del Ghul si fece incontro al corpo privo di coscienza di Feji, con un lampo più scuro della notte quella si riebbe. La donna tornò nella sua forma umana, sfinita dalla maledizione del labirinto della morte.
Unni era disperata. Il suo amore era svanito nel nulla, nessun corpo da piangere, nessun ricordo da toccare. Si guardò il braccio, il bracciale a farfalla adesso aveva un incavo pieno, una pietra rotonda marrone le illuminava lo sguardo. Unni strinse il bracciale al petto e pianse.
 
Erano passate due settimane dalla battaglia nell’anfiteatro. Irkimah continuava a cercare il peso del medaglione sul suo petto. Era appoggiato con i gomiti ad una ringhiera di marmo, davanti a lui le distese infinite che si concludevano al mare. Il suo sguardo perso in ricordi smarriti.
Una mano gli toccò la spalla. Si mise al suo fianco. I suoi occhi morganite si inchiodarono nei suoi d’oro. Gli sorrise con amore andando a mettergli una mano tiepida sul suo cuore da Ifrit spezzato.
Le mani dell’Ifrit salirono alle spalle della donna, lentamente le fece scivolare le spalline del vestito rosso facendolo cadere lungo il corpo. Lei sorrise e lo portò dentro la stanza.
 
Questo racconto ha partecipato ai contest:
Fantasy creatures - Non siamo solo mostri.
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L'inizio e la fine di ogni cosa [Original Fantasy & Fantasy!AU Contest]
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