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Autore: cin75    17/02/2016    5 recensioni
Jared e Jensen. Quelli falsamente reali, o realmente falsi. Quelli di Preghiere.
Ancora.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Preghiere'
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Cap. 1

Era mattina presto quando Jared si svegliò e la sua mente già stava lavorando a quello a cui non riusciva a smettere di pensare da giorni.
“Mio Dio!! riesco a sentire il rumore del tuo cervello. Ma a che diavolo stai pensando!?” fece Jensen che ancora assonnato , steso, al suo fianco, nella loro camera da letto, nella loro casa.
Il maggiore si girò pigramente verso suo marito. Quello splendido marito che aveva sposato quasi quindici anni prima e che non smetteva di amare come la prima volta che gli disse “Ti amo!”
“Sai che giorno sarà tra tre settimane?!” fece Jared cercando l’abbraccio del compagno, che naturalmente non perse l’occasione per stringerselo vicino.
“Amore mio, a malapena so che giorno è oggi e tu mi chiedi che giorno sarà tra tre settimane?!” ironizzò sorridendogli.
“Il 13 settembre.” gli ricordò Jared , entusiasta della data.
“Benissimo!! Il 13 settembre. E cosa dovrebbe accadere il 13 settemb…” e poi sembrò che il cervello riconobbe la data. “Ohw!! Il 13 settembre!!” fece sorridendogli.
“Già!! L’inizio di tutto. Il nostro sogno. La nostra vita. Il consolidamento della nostra amicizia. Le porte del nostro amore!” sembrò elencare con poetica enfasi.
“Ehi!! non parlare della nostra amicizia come se fosse stata un preliminare per quello che ci è successo dopo!” fece quasi seccato Jensen. “Ci tengo ai nostri anni da buoni amici!” replicò imbronciato.
“Ma noi siamo ancora buoni amici!” lo rassicurò Jared.
“I buoni amici non vanno a letto insieme.” gli ricordò con tono malizioso Jensen, mentre con un gesto repentino, ribaltò le loro posizioni, così da essere lui quello che sovrastava Jared.  “Non fanno del fantastico sesso quasi tutte le notti. Non si dicono “ti amo” tutte le volte che ce lo diciamo noi e di certo non si sposano e di sicuro non hanno una figlia adolescente a tre porte di distanza dalla loro camera da letto, dove accadono cose che i suoi occhi innocenti dovranno vedere almeno tra sessant’anni!”
Jared sorrise a quel breve vademecum della loro storia. “Jay sta crescendo e certe cose , credimi, le sa già piuttosto bene!”

“Cosa…cosa???” fece con aria sconvolta il maggiore, che si issò sulle braccia, rimanendo sospeso sul corpo del compagno.

“Jensen, hai presente internet? I libri? Educazione sessuale a scuola? Per non parlare delle varie serie tv che non lesinano sui particolari piccanti ?” gli fece presente Jared, accarezzandogli il torace in tensione.
“Ok! Fammi alzare!!” fece , all’improvviso, risoluto, il maggiore.
“Dove …dove vai??!!” si lamentò, sorpreso, l’altro.
“Vado a farle la valigia e la rinchiudo nel primo college femminile gestito da suore di clausura!”
“Ma smettila!!” esclamò , afferrandolo per un braccio e facendolo crollare di nuovo su di lui.
“E’ la mia bambina!” sembrò quasi piagnucolare Jensen, stretto nell’abbraccio di Jared.
“E’ la nostra bambina…” sottolineò compiaciuto.”..che non è più una bambina, ma una ragazza di quindici anni con una gran bella testa sulle spalle!” ribadì dolcemente il compagno.
“Ma…”
“E poi tra qualche giorno parte per l’Italia per quel viaggio studio, quindi..” ma dalla faccia che vide fare a Jensen, capì di aver sbagliato e di aver gettato , l’apprensivo compagno, di nuovo nel panico.

Infatti!!!

“No. No….E’ escluso. Lei non ci va! Noi lavoriamo e non possiamo….noi…noi…” ansimò Jensen, in pieno allarme rosso.
“Tranquillo….respira…calmo!!! Lo so che noi lavoriamo. Ed è per questo che nonna Simmons parte con lei. I suoi figli quest’anno non possono venire a trovarla quindi è stata ben felice di fare da accompagnatrice a Jay.” provò a rassicurarlo.
“Ma è …”
“Non azzardare a dire “anziana”, perché quella donna ha tante vite quante ne hanno i gatti.” lo avvisò convinto.
“Mi ha dato del cretino!” disse con tono offeso e imbronciato, Jensen.
“Beh!! quello te lo sei meritato!” convenne Jared, baciandogli appena le labbra sempre incredibilmente invitanti.
“Ehi!! credevo di essere stato scagionato?!”
“E io credevo che avessi apprezzato le mie scuse!” gli ricordò malizioso Jared, mentre i suoi baci scendevano lungo il collo di Jensen, che piano iniziava a tendersi su di lui.
“Io in realtà sarei arrabbiato anche adesso!” azzardò, il maggiore, muovendosi appena e lasciando che il compagno, intuisse le sue intenzioni non proprio ….innocenti.
“Ma davvero?!” ironizzò Jared, andando incontro ai movimenti di Jensen.
“Mmmh!!!” fu la risposta data solo dalle labbra di Jensen pressate sul petto dell’altro.
Jared, deglutì un fremito e cercò di rimanere lucido. Non avevano tempo per quello.
A suo malincuore, ma non avevano tempo.
“Beh!!, fattela passare… con una doccia fredda perché abbiamo un mondo di cose da fare oggi e non abbiamo tempo per…”, provò a spostarlo, sentendone , però, immediatamente la mancanza.

Ma Jensen , ormai, era bello che andato, perchè era questo che Jared gli faceva sempre. Lo confondeva magnificamente.

“Non hai tempo….per me?!” gli sussurrò languidamente all’orecchio, mentre una sua mano si faceva più sfacciata e lascivamente si infilava nel pantalone del pigiama  di Jared.
Jared sussultò al tocco caldo del marito.

Perché questo che Jensen gli faceva sempre. Lo faceva tremare magnificamente.

 “Al diavolo le cose da fare!! Possono aspettare!!” quasi sibilò, mentre le sue braccia andavano a stringersi intorno alla schiena muscolosa di Jensen e una sua gamba gli andava ad accarezzare il fianco proteso e contratto contro il suo bacino.
“Aspetta….aspetta….” sussurrò ad un certo punto Jared, mentre cercava di contenersi.
“Cosa …cosa…c’è?!” fece Jensen, interrompendo la sua sensuale discesa lungo il corpo del compagno. Il maggiore vide Jared sporsi verso il comodino e afferrare il telecomando dello stereo. “Ma cosa…”
“Non si sa mai!!” gli sorrise ammiccando.
Jared premette un paio di tasti e ……

….Un ragazzo come te
Dovrebbe indossare un avvertimento
"Pericolo"

Non c'è via d'uscita,
Non riesco a smettere

Sto perdendo la testa

Oh l'assaggio delle tue labbra
Mi fa andare fuori di me
Tu sei un ragazzo tossico
E mi sottometti

E amo ciò che fai…….”

 

Jensen lo guardò per un attimo stranito , con gli occhi che gli brillavano per l’eccitazione.
“Sul serio?!” azzardò quando sentì la musica che inondò la stanza.
“ E’ solo una canzone….” si giustificò Jared, sistemandosi meglio sul materasso e sotto il corpo del suo compagno. “Va’ avanti… se non vuoi che mi alzi da questo letto!” sembrò minacciarlo, poi, in modo malizioso.
“Come ordini, mio signore!!” acconsentì Jensen, mentre, con meticolosa cura riprendeva ad assaggiare ogni centimetro della pelle tesa del ventre di Jared e piano iniziava ad accarezzarlo nella sua parte più calda e intima.
Jared cominciò a perdere sul serio il controllo. Sentire Jensen così attento ad ogni suo desiderio, sentirsi accarezzare dal compagno nel punto esatto in cui voleva essere accarezzato era una magia che Jensen riusciva sempre a compiere. Sentire il respiro di Jensen su ogni parte del suo corpo, quella carezza calda e leggera , era una continua scarica di piacere.
Lo stesso accadeva per Jensen. Adorava prendersi cura di Jared in quella maniera quasi…estenuante. Adorava vedere il compagno inarcarsi sotto di lui in cerca di più piacere e al tempo stesso donandogli altrettanto piacere.

Si amavano da anni. E quel loro fare l’amore, non era mutato con il passare del tempo. Era ormai una magia che scatenava il più estatico dei momenti. Il loro era un chiedere e dare in perfetto equilibrio.
E quando il culmine arrivava e li conquistava fin dentro l’anima, li lasciva affannati, felici e appagati a sussurrare i loro nomi , l’uno sul cuore dell’altro.
 

Quando , finalmente scesero in cucina per la colazione, con sorpresa trovarono a fare compagnia a loro figlia Jay, Misha.
“Ehi, angioletto!! Come mai da queste parti?!” fece scherzoso Jensen, abituato alla presenza dell’amico in casa loro, dato che Jay , Maison e West erano amici.
“Non sono più un angelo da anni, Jens!” replicò Misha, quasi con rammarico.
Jensen si stava versando una tazza di caffè dopo averne passata una a Jared e aver dato il solito bacio del buongiorno a sua figlia che ricambiò con un sorriso adorante.
“Oh!!!! Lo sarai sempre per noi!” volle rassicurarlo Jared, battendogli una pacca sulla spalla.
Misha e Jay, si scambiarono poi, uno sguardo complice. Fu la ragazza a colpire.
“Da quand’è che ascoltate Aguilera?!”

Jensen strabuzzò gli occhi e Jared quasi sputò il caffè che aveva appena bevuto addosso a Misha.

“Co….cosa?....No…era…era la radio. Noi…noi…non….” balbettò Jensen che iniziava a cambiare colore.
“In effetti sarebbe strano da parte dei J2, ex Winchester, ascoltare musica pop mentre fanno ginnastica!” affermò Misha con la sua solita faccia da “innocente , manco tanto”!
“Ginnastica ?” replicò perplessa Jay. “Da quello che diceva la canzone …sembrava più una colonna sonora da sesso mattutino!”
“Jay!!!!” esclamarono i due padri sconvolti e rossi ormai oltre ogni evidenza.
Dopo di che sia Misha che Jay scoppiarono a ridere fragorosamente , lasciando basiti i due attori.
“Ok!!” affermò Jensen risoluto dopo essersi ripreso dal più che evidente sfottò. “Tu, vattene a casa tua!” disse a Misha indicandogli la porta.  “Tu, vattene a scuola!” riferito alla figlia che ancora rideva. “Tu, falle le valigie!” fece poi rivolto a Jared. “Io…io vado a telefonare al primo college femminile!”
Jay corse fuori di casa, seguendo il gentile ma deciso ordine del padre , mentre Misha passava a Jared uno straccio per ripulirsi dal caffè. Quando i tre furono soli, un silenzio carico di improvvisa nostalgia prese posto accanto a loro.
“Dio!! come crescono in fretta!” ammise Misha , pensando anche ai suoi figli.
“Già!! Troppo in fretta. Sembra ieri che la portavamo all’asilo e la vedevamo giocare con Maison e West nel nostro giardino!” ammise malinconico Jared.

Misha fece un respiro profondo a quei ricordi.
“Ok! Basta!!!” affermò con decisione. “O inizieremo a piangere come delle vecchie checche.”, poi ripensando a quello che aveva detto. “O almeno voi piangerete come delle vecchie checche e io piangerò come uno povero smidollato!!”
Si guardarono per un attimo spaesati e poi scoppiarono a ridere.

“Allora come vanno i preparativi per la festa?!” fece l’ex Castiel.
“Procedono. Ma a differenza delle voci che girano, stiamo facendo di tutto perché sia una cosa nostra, della SPN Family, e non un evento mondano!” gli rispose Jared.
“Così deve essere!” fece Misha.

Giorni dopo, lasciare Jay oltre la linea di imbarco fu più doloroso di quanto Jared e Jensen avevano pensato. Era la prima volta che la figlia si allontanava da loro per tanto tempo e per un posto così lontano.
Loro conoscevano l’Italia, c’erano stati tante volte ma Jay, era la loro piccola.
E quale genitore non si agita quando un cucciolo lascia il nido?
Loro non erano diversi.
 

Quando fecero ritorno dall’aeroporto internazionale , videro una macchina ferma davanti casa loro. Parcheggiarono nel loro viale , mentre qualcuno usciva da quella ferma.
“Rice!!” fece Jensen, felice di rivedere l’uomo a cui in parte doveva la sua vita e quella di Jared. In quegli anni avevano mantenuto i contatti e tra loro si era instaurata una simpatica amicizia. “Ti trovo in forma!”
“Non mi lamento, Jensen!”
“Vieni..ti offriamo una birra!” si accodò Jared porgendogli la mano.
“Grazie, ma oggi sono qui in servizio!”
“Servizio?!” fece perplesso Jensen. “Per la miseria, Rice. Abbiamo appena lasciato nostra figlia all’aeroporto…non farmi venire un infarto!”
“No..no. Jay non c’entra. Lei …lei sta bene e non c’entra con quello che sono venuto a dirvi. Anzi, forse è meglio che sia partita!” precisò il federale.
“Ma che diavolo significa!?” si intromise Jared.
“Sentite!! Andiamo dentro. E’ meglio!” suggerì Rice.
 
I due gli fecero strada e quando furono nello studio, chiesero spiegazioni.
“Ok! Sputa il rospo!” esordì Jensen.
“McCoy!”
“McCoy, cosa?!” sussurrò Jared sentendo dei dolorosi brividi corrergli lungo la schiena.
“C’è stato un trasferimento di detenuti e lui, non so come, ma lo sto appurando…. lui è evaso!” riferì non senza un leggero imbarazzo.
“Cosa?!” fece Jensen deglutendo ansia.
“Quando me lo hanno riferito, non ho aspettato un attimo e sono venuto direttamente da voi!”
“Perché?!” fece Jensen e la sua voce era sorprendentemente atona.
“Mi sembra ovvio Jensen!!” sembrò quasi rimproverarlo Jared, per quella domanda.
“Perché?” ripetè Jensen fissando Rice. “Perché sei venuto immediatamente qui!”

Rice, riconobbe in quello sguardo di Jensen, quello che vide nello sguardo dell’attore quando scoprì ciò che Jared , all’epoca dello stupro, aveva effettivamente subito e da chi. C’era rabbia, c’era freddezza e molto più allarmante, c’era lucidità.

“Perché nella sua cella sono state trovate molto foto tratte da articoli su di voi.” e poi ritenne di dover precisare. “Foto vostre molto recenti.”
“Cioè dopo tutto quello che è successo, processo e condanna ….stai dicendo che ancora non gli è passata!?” esclamò Jared, avvicinandosi al compagno che ormai sembrava fatto di ghiaccio.
“Decisamente non gli è passata. Comunque, voglio che voi stiate tranquilli. Da domani,  davanti casa vostra ci sarà sempre una macchina con degli agenti in borghese.” volle rassicurarli , l’agente.
“Cosa?”
“Non si faranno notare , ma loro noteranno qualunque cosa e chiunque si avvicini a questa casa e a voi.” precisò.
“Rice…ascolta. Stiamo preparando una festa, una sorta di reunion del nostro show e questo vuol dire che questa casa sarà una sorta di porto, con gente che andrà e verrà per tutto il giorno. Davvero i tuoi agenti terranno d’occhio tutto e tutti!?” gli fece presente Jensen.
“E’ il loro lavoro farlo! Oppure…”
“Oppure?!” lo anticipò ancora Jensen.
“Oppure potreste rimandare questa festa a quando le cose con McCoy saranno di nuovo sistemate!” suggerì , convinto dell’idea ma non convinto che i due avessero accettato.
Infatti!!!
“No!” intervenne Jared, che fino a quel momento era stato in silenzio e aveva lasciato che fosse Jensen ad interagire con il federale.
“Perché?” chiese stranito Rice.
“Jared?!” lo richiamò Jensen, mettendogli una mano sulla spalla, dato che lo vedeva alquanto turbato.
“Ho detto no. Quel figlio di puttana era quasi riuscito a portarci via tutto, ci ha colpito in una maniera che non dimenticheremo mai, ma ora basta. Non ci porterà via altri momenti della nostra vita. Non glielo permetterò.” esordì deciso, imponendosi al federale.
“Ma Jared , credimi…sarebbe meglio…”
“Quel bastardo ha rapito Jensen e lo ha quasi ucciso e quello che ha fatto a me…lui..lui…” sussurrò, preferendo fermarsi. O meglio ciò che gli ritornò alla mente, gli fermò le parole in gola.
“Piccolo!” cercò di rassicurarlo Jensen, stringendo la sua presa su di lui.
“Non è per la reunion. È per la nostra vita. Fra tre settimane noi incontreremo i nostri amici e faremo festa, perché…..perchè….cazzo!, ce lo meritiamo. E lui non ce lo impedirà!” fece decisamente convinto.
“Jensen…non mi dai una mano?!” chiese Rice, sperando che almeno Jensen potesse essere in grado di convincere il compagno.
“Lo hai sentito , Rice. Tra tre settimane, qui ci sarà una festa e sei invitato anche tu.”
Rice sorrise e annuì, sconfitto. “Il tempo non vi ha cambiato ragazzi. Testardi come muli, come sempre!!”, ammise. “Ok! Ma ogni volta che vi spostate, tenete comunque  gli occhi ben aperti, ok?!”

“Torneremo ad interpretare i Winchester!” scherzò Jensen, mentre Rice si congedava da loro.
 

Quei primi giorni, dopo la visita ufficiale di Rice, i due attori, anche se ci provavano, non riuscivano a nascondere la tensione. Una cosa era quella descritta  e da interpretare prevista da un copione. Una cosa era quella che si provava sul serio, vissuta nella vita reale.
Una sera, Jared era sul loro divano, intento a leggere un articolo dal suo tablet, o forse solo a fissare quella cascata di parole pur di tenere la mente occupata. Jensen , senza volerlo, gli mise la mano sulla spalla, arrivandogli da dietro e il compagno trasalì vistosamente tanto che Jensen scattò con lui.
“Cazzo, Jensen!! Vaffanculo!!!” sbottò furente e agitato. “Sei impazzito ad arrivarmi alle spalle in questa maniera! Che cavolo!!” inveì ad un Jensen che , allibito, subì senza reagire.
Jared se ne rese conto, tre secondi dopo, di come aveva reagito e di come si era rivolto al marito.
“Oddio! Oddio!! Jensen…amore mio…mi ..mi dispiace!” fece sinceramente dispiaciuto, mentre aggirava il divano , così da raggiungere il compagno e poterlo abbracciare. “Mi dispiace, Jensen. Non volevo reagire così e dirti quelle cose. Io…”
“Tranquillo, Jared. Tranquillo, piccolo. Va tutto bene. Ti capisco. Anche io, in questi giorni mi sento come se camminassi in un campo minato. Ma ascoltami….”, fece Jensen, abbracciandosi a Jared e carezzandogli la schiena per farlo rilassare. “…se ci riduciamo in questo stato isterico, la diamo vinta a lui. Quindi che ne dici se, ora, io e te, ci trovassimo qualcos’altro da fare che non ci costringa a pensare a quello psicopatico?!”

Jared respirò profondamente, nascosto nella curva del collo di Jensen. “Mi sembra davvero un ottima idea!” convenne Jared che non aspettò altri suggerimenti e iniziò a sbottonare la camicia del compagno.
“Ma cosa stai…” domandò, sorpreso Jensen, notando il repentino cambio di umore del compagno.
“Mi trovo qualcos’altro da fare!” rispose innocentemente Jared.
“Io , in verità, pensavo ad una partita a Scarabeo!” ironizzò il maggiore. “O magari, vedendo il tuo veloce cambio di umore, una mano di strip poker!”
“Ok, ci sto! Ma cominciamo dallo strip. Il poker lo faremo dopo!”


 
N.d.A: Non riesco più a smettere di pensare a questi due e a questa storia. Preghiere rimarrà sempre nel mio cuore.
Comunque, se vi va di sapere qual è la canzone, come dice Jay, da sesso mattutino: Candyman di C. Aguilera.
Baci, Cin!!!
   
 
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