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Autore: Robigna88    25/02/2016    2 recensioni
SEQUEL DI THE FAMILY BUSINESS
Elijah ed Allison stanno insieme da poco quando John Constantine, che di solito preferisce lavorare da solo, chiede aiuto alla cacciatrice. Lei è l'unica di cui, a parte Chas e Zed, si fida a sufficienza. E' una persona che come lui conosce le atrocità di quella vita e che nonostante tutto combatte ancora. Una persona che ha molti amici e molti nemici, che ha stabilito alleanze e ha una grande abilità nel cacciare. I loro cammini si sono incrociati diverse volte per piccoli casi risolti velocemente. Stavolta però si tratterà di lavorare fianco a fianco per lungo tempo, dare vita a nuove collaborazioni e combattere nuovi e oscuri nemici. Questa collaborazione quanto minerà gli equilibri della appena nata relazione tra l'Originale elegante e la bella cacciatrice?
IL CROSSOVER COMPRENDE, OLTRE A CONSTANTINE, ANCHE SPN E TVD.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
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NDA: Allison, cosa hai fatto?
Eccoci alla fine di questa storia e come ogni serie che si rispetti vi lascio con un bel cliffhanger. Ho in mente di scrivere un sequel su cui mi metterò a lavorare appena possibile, sempre che voi lo vogliare, sempre che vi interessi leggere ancora di Allison.
Che mi dite? Fatemelo sapere in un commento... In fondo l'outfit di Allison nel momento in cui prende il comando.
Grazie a tutti per il sostegno e le letture e i commenti che mi fanno felice. A presto e buona lettura, Roby.

PS ora vi chiedo supporto per altre due storie che mi pacerebbe leggeste, in attesa della terza parte di questa saga che vi piace tanto :)  A Blast From the PastWhat if? fatemi sapere cosa ne pensate se vi va :)


tc

33.

 

 

 

 

 

Allison mise nel suo borsone quasi tutto quello che conteneva il suo cassetto, poi sospirò piegandosi sulle ginocchia per raccogliere una vecchia foto che era caduta.

Si fermò per un lungo istante con gli occhi  fissi su quell’immagine consumata dal tempo; sua madre sorrideva dolcemente stringendo con le braccia lei e Matt, il loro padre dietro li stringeva tutti.

Con calma si rimise dritta, poi si mise a sedere sul letto; la foto ancora stretta in mano quando Tristan si affacciò sulla porta. Allison pensò che forse invitarlo ad entrare in casa non era stata una buona idea ma non aveva avuto altra scelta. Era quasi certa che non sarebbe scappato, che avrebbe mantenuto la sua parola, ma non si fidava così tanto da lasciarlo solo, dove non poteva vederlo o sentirlo.

“Ti avevo detto di aspettarmi di sotto” gli disse alzando gli occhi su di lui.

Tristan annuì, le mani nelle tasche dei pantaloni classici. Si guardò intorno con curiosità, per nulla sorpreso di vedere che la camera della cacciatrice era sobria; colori tenui, un buon odore di fresco.

“Ero curioso di vedere la casa” rispose con semplicità. “Ne avevo visto solo l’esterno il giorno che sono venuto a cercarti perché tuo fratello voleva che ti trovassi per lui. A proposito, non ho potuto fare a meno di notare che il caro Matthew non è in casa.”

Allison sospirò chiudendo il suo bagaglio. “Mio fratello ha parecchi anni di malvagità per cui  fare ammenda. Ha deciso di iniziare trovando alcuni dei vampiri che ha trasformato per riportarli sulla retta via.”

“Percepisco una forte nota di sarcasmo nella tua voce” le fece notare Tristan. “Quasi come se non credessi ad una sola parola di quello che dici.”

“Mio fratello ha ucciso i nostri genitori a sangue freddo e lo ha fatto solo ed esclusivamente per il gusto di farlo. E ha chiesto ad una potentissima ed antichissima congregazione di vampiri di farmi fuori solo perché per anni ho provato a vendicare la loro morte. Puoi biasimarmi per essere così scettica riguardo alle sue intenzioni?”

“Eppure lo hai fatto entrare in casa, lo hai fatto rientrare nella tua vita. Se non credi che sia diverso, che sia cambiato, perché gli hai dato una seconda possibilità?”

“Per lo stesso motivo per cui tu ne hai date moltissime alla tua folle sorella” la donna si alzò in piedi e si guardò intorno, con la sensazione che non avrebbe rivisto quel posto per tanto tempo. “È la mia famiglia. Tutto ciò che ne rimane.”

Tristan piegò poco il capo, la guardò senza dire nulla, perdendosi dentro quegli occhi nocciola che lo fissavano senza timore, senza imbarazzo. In quello sguardo bello e limpido c’era l’ombra di un cambiamento.

Non sapeva di che tipo ma era evidente, era in atto e lo eccitava terribilmente.

“Ricordi il piano?” gli chiese di improvviso, inumidendosi le labbra con la punta della lingua in un gesto tanto naturale quanto sensuale.

Lui fece un cenno col capo avanzando di qualche passo senza togliere le mani dalle tasche; un po’ perché era parte del suo modo di essere, un po’ perché non voleva che lei vedesse che gli tremavano. Non per paura, non per tensione ma perché lei era così dannatamente bella da minare il suo autocontrollo.

“Lo ricordo bene ma per quanto lo trovi affascinante e teatrale devo dirti che in molti faranno resistenza all’interno della Strige, soprattutto Aya.”

“È per questo che non stai annegando nel fondo dell’oceano chiuso in uno dei tuoi completi eleganti,” le disse lei afferrando il borsone. “Per convertire alla mia causa tutti quelli che proveranno a resistere.”

“Oh certo,” Tristan sorrise. “Io sono lo strumento, quasi lo dimenticavo. A ogni modo, grazie.”

“Per cosa?”

“Che tu mi abbia salvato perché ti piaccio o perché vuoi davvero semplicemente usarmi, mi ha risparmiato una vita eterna fatta di sofferenze nel fondo dell’oceano.”

Allison fece un grosso respiro abbassando per un attimo gli occhi e strinse meglio i manici della borsa. Pensò che era una sensazione strana sentirsi ringraziare, succedeva troppo poco spesso recentemente. Neppure suo fratello l’aveva ringraziata, quasi come se quello che aveva fatto per lui fosse dovuto.

“Basta chiacchiere, è ora di andare” mormorò rialzando lo sguardo.

“Ho solo una domanda prima.”

“Tristan…”

“Farò ciò che mi hai chiesto, sai che lo farò. Ma voglio che tu risponda ad una domanda.”

Lei scosse il capo facendo ondulare i lunghi capelli scuri. “Cosa vuoi sapere?”

“Perché lo fai?” le chiese il vampiro. “Il tuo piano è ambizioso seppur rischioso. Mi verrebbe da dire che lo fai per il potere ma ti ho osservata in questi anni e non ho mai avuto la sensazione che ambissi ad esso. Neppure ora che sul tuo viso è chiaro un profondo cambiamento.”

“Non ho alcun interesse per il potere, né per il prestigio. Ma ho passato gli ultimi due anni della mia vita a sacrificare me stessa per della gente che non mi ha mai neppure ringraziata ma che anzi, verso la fine, mi ha incolpata” la donna sembrava incapace di fermarsi, come se ognuna di quelle parole le bruciasse al centro del petto. “Sono andata fino all’Inferno per riportare Jackson indietro e l’ho fatto mentre Hayley mi incolpava della sua morte. Se non avessi dato a Camille il sangue di vampiro ora sarebbe morta dopo che la tua psicopatica sorella ha deciso di soggiogarla affinché si togliesse la vita e io stessa sono quasi morta per spezzare la maledizione cha affliggeva il branco, e nessuno di loro… nessuno mi ha mai detto grazie. Neppure per sbaglio.”

“Quindi è per rabbia che lo fai?”

“Lo faccio perché posso, e questo è sufficiente” replicò lei. “E ora chiudi la bocca e andiamo.”

Tristan la seguì fuori di casa.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah entrò dentro la casa con un sorriso sicuro stampato sulle labbra. C’era un pensiero fisso nella sua mente e quel pensiero aveva bellissimi occhi color nocciola e un profumo dolce capace di inebriarlo.

Odiava quella dannata pausa che si erano presi e soprattutto odiava il fatto di sentirsi come se non avesse nessun diritto, come se non avesse voce in capitolo; e non la aveva.

Allison se ne era andata via perché non si era sentita apprezzata, non perché sentiva di essersi persa. Se ne era andata perché gli aveva dato così tanto, ricevendo così poco, che alla fine qualcosa dentro di lei si era spezzato.

Lui odiava il fatto di non poter fare nulla per rimettere insieme i pezzi. L’aveva rotta e non sapeva come sistemare le cose. Ma ci stava provando e quella mattina era solo l’inizio.

“Buongiorno a tutti!” esclamò attirando l’attenzione della Strige, di Marcel.

Aya si voltò a guardarlo, su quel viso bello che conosceva fin troppo bene c’era un’espressione dura, di sfida. Esattamente quello che lui stava cercando.

Con calma poggiò il suo cappotto su una sedia e tenne in mano l’altro oggetto, coperto da un telo di velluto nero.

“Elijah” mormorò Aya. “Non ricordo di averti invitato.”

“E io non ricordo che qualcuno ti abbia eletto leader di questa organizzazione. Anzi…” disse sospirando, dando una rapida occhiata a Marcel. “È proprio per questo che sono qui.”

L’Originale tolse il telo rivelando quello che c’era sotto; una pergamena che srotolò con decisione. “Ricordi questa pergamena, Aya?” chiese proprio a lei.

La donna sembrò irrigidirsi ma non disse nulla mentre lui scorreva velocemente con gli occhi sulle scritte.

“C’è scritto che, in mancanza di un leader, chi possiede la carta dei regolamenti prende il comando dell’intera organizzazione. L’ha scritto un certo… ah sì, Elijah Mikaelson.”

Elijah richiuse la pergamena e la mise sotto il braccio, poi si guardò intorno, guardò quella congregazione che lui stesso aveva creato. Guardò Marcel, guardò Aya. Tornare a guidare la Strige gli avrebbe dato qualcosa per cui valeva la pena lottare.

Non era il potere, né la gloria; era la possibilità di tenere al guinzaglio quelli che volevano uccidere Allison. Gli stessi che volevano rinchiudere la sua famiglia chissà dove.

“Tristan è morto e ha lasciato indietro un’organizzazione danneggiata, malsana… non la gloriosa congrega che io stesso ho creato secoli fa. Come vostro nuovo leader vi riporterò allo splendore e al prestigio di un tempo, farò in modo che tutti si dimentichino della… volgarità con cui Tristan de Martel ha infettato la Strige.”

“E allo stesso tempo terrai al sicuro la tua bella fidanzata” intervenne Aya. “Alcune delle più potenti streghe al mondo lavorano per questa organizzazione Elijah, credevi che non avremmo saputo che la morte di Allison Morgan era solo una farsa?”

Elijah cercò di mantenere la calma. Abbozzando un sorriso si sfiorò il labbro con un dito, poi fissò lo sguardo dentro quello sicuro della donna di fronte. “Non ho neppure provato a nascondertelo e sai perché? Perché nessuno di voi alzerà un dito su di lei, sia che io sia a capo di questo… circo, sia che io non lo sia. Ucciderò chiunque di voi ci proverà; io vi ho dato la vita Aya, e io ve la toglierò se non mi lascerete altra scelta.”

Lei sorrise ma l’Originale notò che era nervosa. “La leadership e il rispetto che ne derivano vanno guadagnati Elijah. Credi che ti seguiremo solo perché hai in mano quella pergamena?”

“Lo farete perché queste sono le regole!” esclamò lui.

“Se vuoi seguire le regole a tutti i costi,” Aya gli si avvicinò. “Allora io ti sfido a duello ed invoco il Ludum Regali.”

Seguì un istante di silenzio, poi Marcel avanzò con le mani sui fianchi e un’espressione confusa nel viso. “Qualcuno potrebbe tradurre per i poveri idioti che non capiscono?”

Ludum Regali” si sentì dire, da quella voce roca e inconfondibile. “Il gioco dei Re. Si sfideranno a duello e chi vincerà sarà il nuovo leader. Molto medievale ma in fondo cosa aspettarsi da un’organizzazione vecchia secoli? Buongiorno a tutti a proposito, come direbbe il mio nobile e splendido fidanzato, credo di non aver bisogno di presentazioni.”

“Allison” mormorò Elijah guardandola, e facendolo si rese conto che anche se era terribilmente fuori luogo non riusciva a non pensare che Klaus aveva ragione quando gli aveva detto che quel nuovo colore di capelli faceva risaltare meravigliosamente i suoi occhi. “Che ci fai qui?”

“Mi hanno detto che qui oggi si sarebbe discusso di affari e così sono venuta ad ascoltare e a dire la mia” rispose la donna dando una rapida occhiata ai vampiri intorno a sé. “In fondo la mia vita è in pericolo, quindi credo di averne tutto il diritto.”

“Hai del fegato, devo ammetterlo” le disse Aya. “Esattamente cosa credi di poter dire, Allison Morgan?

“Oh, Aya… dirò tutto quello che voglio dire e tutti voi mi ascolterete.”

Allison girò su stessa, per guardare tutti e per accertarsi di avere l’attenzione di ogni vampiro dentro quella stanza. Infine si mise accanto a Marcel, proprio di fronte ad Elijah, facendo un grosso respiro prima di parlare. Si sentiva sicura di sé come mai prima, non c’era l’ombra di un timore nel suo cuore. Solo tanta determinazione e grinta.

Pensò che la vecchia Allison era tornata e che le era mancata parecchio.

“Visto che stiamo seguendo il regolamento che Elijah in persona stilò secoli orsono, lo seguirò anche io. E lo farò invocando un altro dei vostri raffinati e latini dettami” disse mettendo le mani nelle tasche del cappotto. “Invoco la Electione regali.”

Si alzò un brusio confuso, molti sembrarono innervosirsi ed Elijah si preparò a reagire, nel caso qualcuno si fosse mosso per fare del male alla donna. Era confuso, teso. Non aveva idea di cosa lei stesse facendo ma in quei bellissimi occhi nocciola non vide nessuna indecisione.

“Non sei così sveglia come tutti dicono” le disse Aya. “La Electione regali prevede che sia l’ultimo leader vissuto a decidere il proprio successore. Ma anche se per assurdo Tristan avesse scelto te, la sua caduta così improvvisa non gli ha permesso di farlo e dunque questa regola perde ogni potere. Ma grazie per averci provato, ti fa onore che tu abbia avuto il coraggio di camminare in una stanza piena di gente che vuole ucciderti con un così sfrontato atteggiamento. La dice lunga sulla tua personalità o sulla tua stupidità, dipende dai punti di vista.”

“Fossi in te non la sottovaluterei,” parlarono. E il rumore di scarpe classiche sul pavimento di marmo si fece sempre più forte fin quando, con grande sorpresa, un viso familiare fece la sua comparsa. “È molto determinata e piena di sorprese.”

Gli occhi di tutti i presenti si sgranarono colorandosi di puro stupore, di incredulità.

“Tristan…” sussurrò Aya deglutendo a vuoto.

“Salve, Aya” rispose lui abbozzando un sorriso. “Sono tornato e credo che eleggerò la signorina Morgan mio successore.”

“Allison” le disse Elijah avvicinandosi di qualche passo, per guardarla negli occhi. Occhi dentro i quali trovò ben poco della donna che amava. “Cosa stai facendo?”

Lei fece un grosso respiro, poi le sue labbra si piegarono in un lieve sorriso. “Non è chiaro?” replicò. “Sto prendendo il comando della Strige!”

 


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