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Autore: Angel Of Fire    01/03/2016    8 recensioni
"Non amo che le rose che non colsi.
Non amo che le cose che potevano essere e non sono state."
Delirio post film...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuore di pirata'
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Capitolo III



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Capitolo III


l’amore è un limite, oltre non puoi andare...

(GiusyFerreri, Volevo te)



Harlock la fissò scrutandola con quel suo unico occhio che aveva il dannato potere di trapassarle l'anima. “Anche se ti fai chiamare Neela Yarr rimani sempre Kei Yuki. Che ti piaccia o no sei nata per combattere. Hai l'istinto. Poi costringerti a soffocarlo, ma non puoi rinnegare la tua natura” la provocò con quel suo solito modo di fare sicuro e sprezzante.
Kei sorrise amaramente. “Tu non sai proprio nulla...” sibilò, inasprendosi e assottigliando lo sguardo. “Non ti permetto di giudicare come vivo la mia vita. Mi credi così stupida? Debole? Credi che abbia così tanto bisogno di essere amata da buttarmi tra le braccia di uno qualunque? Del primo arrivato?” Inspiegabilmente era quasi contenta, riconoscente, dell'inaspettata possibilità di potergli sputare in faccia tutto quello che non aveva mai avuto il coraggio di confessargli sull'Arcadia.
No. Non lo credo...” ammise lui mesto, rendendosi conto di aver colpito nel segno, avrebbe davvero voluto che Kei avesse ragione, ma sapeva che non era così.
Kei si turbò, non credeva che sarebbe mai arrivato ad esporsi in quel modo, lo sentiva quasi vulnerabile. “Se hai davvero a cuore la mia libertà... allora lasciami andare...” lo pregò, nei suoi occhi un misto di tristezza e dolore. Nello stesso istante lo sentì sospirare.
Sa chi sei veramente. Ti sta solo usando per riuscire ad arrivare a me.” Lo disse in tono insolitamente morbido, sapeva che quelle parole sarebbero state come una lama affilata per lei, ma non poteva tacere. Non questa volta che era in gioco molto più dei loro sentimenti.
Kei scrollò il capo sorridendo sarcastica. “Davvero credi di essere così importante? O forse c'è qualcos'altro? Non riesci ad accettare che io possa essere felice lontano... dal tuo inferno personale? In ogni caso sei patetico...”
Le accuse di Kei lo scossero, ma non poteva darle torto. La sua presenza lì, in quel vicolo buio, su quel pianeta di frontiera, significava solo una cosa: lei aveva ragione. Avrebbe tanto voluto darle quello che desiderava, abbandonarsi ai sentimenti che nutriva per lei, ma non ne aveva avuto il coraggio e, paradossalmente, aveva dovuto appellarsi a tutto il suo coraggio per lasciarla andare, perché credeva fosse la cosa più giusta.
Lasciami in pace” ribadì lei e questa volta nella sua voce c'era qualcosa di terribile che lo turbò nel profondo: una durezza che non aveva mai percepito.
Non posso farlo...” reagì, muovendo un passo nella sua direzione.

Kei non indietreggiò e rimase impassibile. “Non ti avvicinare” lo minacciò. Harlock sgranò l'occhio nell'udire un rumore metallico provenire da sotto la sua giacca e qualcosa luccicare nell'oscurità: era la canna di una pistola puntata contro di lui. La fissò negli occhi, quei suoi meravigliosi occhi azzurri, un tempo limpidi e innocenti che ora invece lo accusavano severi, senza riuscire a frenare il senso di sconfitta ed inquietudine. “Mi odi fino a questo punto?” Riuscì appena a sussurrarle.
Ho dovuto odiarti... era l'unico modo per trovare la forza di andarmene.” Non avrebbe mai voluto dirglielo, ma lui voleva la verità, doveva sapere quello che le era costato, il dolore che le aveva lasciato dentro e che, a malapena, in cinque anni era riuscita ad alleviare. “Non voglio che ti intrometta più nella mia vita. Io ho fatto la mia scelta e tu hai fatto la tua... è troppo tardi, ormai.”
Harlock socchiuse l'occhio e le fece un leggero cenno col capo; aveva fatto tutto quello che era in suo potere per avvertirla, non era nel suo stile insistere oltre.
Kei annuì, addolcendo leggermente lo sguardo, rinfoderò la cosmo gun voltandosi lentamente e proseguì verso la fine del vicolo.

* * *

L'aria fredda della sera le pungeva gli occhi inondati di lacrime. Camminava velocemente a testa bassa con il cuore gonfio e un senso di angoscia nel petto che la opprimeva. Aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più pianto per lui, ma non poteva immaginare che si sarebbe rifatto vivo nella sua vita dopo tanto tempo. O forse addirittura non l'aveva mai abbandonata.
Perché era tornato? Perché proprio adesso che era quasi riuscita a dimenticarlo? Perché non aveva almeno il diritto di vivere una vita normale accanto ad un uomo qualsiasi? Era davvero una cosa così assurda per una donna come lei?
In quel momento si rese conto che forse lo odiava davvero. Se non lo avesse mai più rivisto sarebbe riuscita a perdonarlo, ma ora non ne era più capace.
Trovò una sistemazione per la notte: una camera da pochi crediti ma pulita ed accogliente. Trasportando il quantinuum
1 non si sarebbe mai arricchita, di questo ne era consapevole, ma era un lavoro onesto che non le dispiaceva. Avvertì Dekher di raggiungerla, le era sembrato molto preoccupato attraverso il comunicatore, lo rassicurò augurandosi che non le chiedesse ulteriori spiegazioni.
Desiderava solo guardare avanti e dimenticare, volare via da quel pianeta e soprattutto dal pensiero di lui.
Mentre si liberava della giacca e della pistola, i
ricordi di quegli ultimi cinque anni la travolsero come un'onda impetuosa e non le rimase altro che farsi trascinare.
Dopo aver lasciato l'Arcadia aveva vissuto molto tempo nella più completa solitudine, aveva bisogno di ritrovare se stessa prima di potersi relazionare con gli altri. Aveva cambiato nome e stile di vita per rompere qualsiasi legame con la sua vita passata. Ricominciare da zero era l'unico modo per riemergere dall'oblio in cui era sprofondata. Kei Yuki era morta e Neela Yarr era venuta alla luce. All'inizio si concedeva solo relazioni occasionali, che duravano una notte o poco più, e poi sentiva il bisogno di fuggire, di non lasciare tracce, di non legarsi. L'ombra di quello che era stata continuava a perseguitarla, era convinta di non potersene più liberare. Poi lentamente, giorno dopo giorno, anno dopo anno, faticosamente era riuscita a scrollarsi di dosso parte del dolore, del senso di sconfitta che le era rimasto dentro, e a guardare al futuro con ritrovato entusiasmo. Ma soprattutto aveva iniziato a farsi strada in lei il bisogno di dare fiducia a chi desiderava avvicinarla. Ormai era convinta che, dopo tanto tempo, nessuno l'avrebbe mai più collegata alla ciurma dell'Arcadia.
Dekher non era nemmeno vagamente simile ad Harlock, era proprio tutto l'opposto e forse era stato proprio questo che l'aveva colpita la prima volta che si erano incontrati. L'aveva difesa da un balordo che voleva metterle le mani addosso in un locale di dubbia fama, prendendosi anche un pugno in faccia. N
on che lei fosse incapace di difendersi, ma l'intraprendenza di quel giovane, a cui probabilmente era sembrata fragile ed indifesa, l'aveva colpita.
Erano fuggiti per evitare di essere arrestati dalle forze dell'
Ordine Supremo Galattico2 sopraggiunti per sedare la tremenda rissa scoppiata e da allora non si erano più separati.
Non credeva possibile che un giorno si sarebbe legata a qualcuno completamente differente dal
suo capitano. O forse era accaduto proprio perché in quel giovane non riusciva a riconoscerlo. Dekher non possedeva nulla che potesse ricordarglielo, aveva i capelli corti, biondo scuro, alcuni ciuffi più lunghi gli ricadevano scompigliati sulla fronte incorniciando un viso magro ma regolare, terribilmente sensuale. Quello che colpiva maggiormente in lui erano le iridi chiarissime, di un colore indefinito, cangiante, che variava dall'azzurro cristallino al verde acqua. Il suo sguardo intenso e quel suo sorrisino accattivante, sempre stampato sulle labbra leggermente carnose, l'avevano piacevolmente conquistata. Era alto e snello ma lievemente più muscoloso di Harlock e, di sicuro, anche più giovane. Ma soprattutto era diverso il suo modo di fare: Dekher era disinvolto e affabile, ironico ma mai sfacciato, aveva sempre la battuta pronta senza apparire presuntuoso o, peggio, volgare. E soprattutto la faceva ridere come non le era mai accaduto prima. Aveva bisogno della compagnia di qualcuno che le donasse un po' di serenità e gioia di vivere, per questo era convinta che l'avvertimento di Harlock fosse infondato. Non gli avrebbe mai più permesso di sopraffarla, di destabilizzare il suo cuore.

* * *

Dekher le si avvicinò sorprendendola alle spalle, affondò il naso tra i suoi capelli e, con un lieve bacio, le solleticò l'orecchio. “Mi sei mancata...” le sussurrò malizioso stuzzicandole il lobo con la punta del naso e lei sorrise. La sua voce era morbida, chiara, accattivante.
Anche tu” gli rispose in un soffio, era ancora turbata dall'incontro con Harlock ma l'improvviso abbraccio di Dekher le aveva ridato fiducia. Il calore del suo petto a contatto con la sua schiena era avvolgente, tranquillizzante. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel tepore. Aveva bisogno di recuperare la sua rassicurante quotidianità, quelle piccole cose che le riempivano il cuore, quelle preziose attenzioni che Dekher sapeva riservarle e che la facevano sentire desiderata, amata.
Si voltò verso di lui ruotando tra le sue braccia e gli posò un lieve bacio sulle labbra prendendolo alla sprovvista. Poi lo guardò sorridendogli, le mani scivolarono sensuali sulle sue spalle muscolose e poi sulla nuca, infilando le dita tra i suoi capelli. Dekher le cinse la vita attirandola a sé, avvicinò la bocca alla sua e la prese in un lungo bacio avido ed appassionato.
Poi però, inaspettatamente, si scostò da lei frugando nella borsa che portava a tracolla. Ne tirò fuori un piccolo oggetto cilindrico che Kei riconobbe subito. “Eccolo, il nostro
lasciapassare per la prossima frontiera.” Le fece l'occhiolino mostrandole il condensatore di energia che teneva stretto e saldo nella mano.
Kei sussultò leggermente assottigliando lo sguardo, l'espressione serena che aveva dipinta in volto si fece improvvisamente seria e tirata. “Credevo lo avessi già sostituito...” azzardò, corrugando la fronte, ma lui le rispose con un sorrisino beffardo. “Non ancora...”


Continua...

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Note:

1) Quantinuum: nome di minerale di mia invenzione, ogni riferimento a situazioni esistenti è puramente casuale.

2) Ordine Supremo Galattico: nome delle forze di polizia di mia invenzione, ogni riferimento a situazioni esistenti è puramente casuale.

  
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