Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mistiy_Ronny    03/03/2016    4 recensioni
“ Mia mamma fa la casalinga, invece il mio papà è un idraulico “
“ La mia mamma è una avvocatessa, mio padre fa il giudice “
“ Il mio papà e l'altro sono investigatori “
La maestra sbatte gli occhi leggermente spaesata
“ Con l'altro cosa intendi? La tua mamma? “
“ No, l'altro è Rivaille ma tutti lo chiamiamo Levi ” non capivo l'espressione confusa della mia maestra, all'inizio pensai che fosse così azzittita per il mio modo di parlare. All'epoca avevo solamente otto anni, eppure a differenza degli altri bambini la mia pronuncia era certa, non masticavo le parole.
Il silenzio strano creatosi in classe mi suggerì che dovevo approfondire la questione del secondo padre
“ Non è una mamma, perché non ha le bocce, però è basso e pulisce sempre casa e rompe le scatole perciò sì, la possiamo chiamare mamma ”
Mi sembrava d'aver fornito una spiegazione perfetta, o perlomeno soddisfacente, eppure in classe tutti erano muti e persino i bambini più scemi con le dita infornaciate nel naso, erano rimasti sconvolti dalla mia affermazione.
All'epoca avevo otto anni e fu allora che capii che i miei genitori non erano tanto normali.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Eren


Non affezionarti troppo al nascituro, la madre potrebbe ripensarci al momento del parto”.

Ogni volta che entusiasta decoravo la stanza, ogni volta che entravamo in un negozio per bambini, Levi mi ripeteva sempre questa frase portando il mio entusiasmo al livello del suolo. Io mi incazzavo a morte, perchè diamine doveva prosciugare la gioia dell'attesa? Poi mi resi conto che aveva ragione, solo quando sarebbe stata tra le nostre braccia sarebbe divenuta nostra figlia, la madre aveva l'ultima parola.
Per quel motivo ero agitatissimo in sala d'attesa. L'ospedale ci aveva chiamato nel cuore della notte annunciandoci il fatto che la donna era entrata in travaglio.
Io giravo avanti e indietro e parevo una tigre rinchiusa in una gabbia, Levi invece se ne stava lì seduto a braccia conserte e immobile. Da bravo fanatico dell'autocontrollo quale era, la sua faccia era immobile e non tradiva alcuna emozione.
<< Sono passate ore, quanto ci mettono? È successo qualcosa? E se la bambina non è sana? Forse ha dei problemi … >>
<< Eren, sta partorendo non sta cagando. Ci impiegherà il tempo che ci deve mettere >> disse secco e quasi scocciato. Alterato gli risposi che era uno “stronzo”, ma lui non assecondò il mio schizzo bisbetico e rimase lì immobile mentre io continuavo a comportarmi come una belva ingabbiata
Udimmo il rumore d'una porta seguito da un chiassoso pianto e mi voltai in preda alla eccitazione.
<< Famiglia Ackerman? >> nemmeno il tempo di dargli conferma che già ero corso verso di lei, per meglio dire ero corso verso quella testolina nera che teneva infagottata tra le braccia
<< Il parto è stato lungo ma è sana >> posi la mano sotto la piccola testolina e delicatamente la presi tra le braccia. Era piccola, piccolissima e strillava a più non posso. Allora la cullai docilmente e lei in un secondo si rasserenò. Ero dannatamente orgoglioso, avevo appena svolto con successo il primo compito genitoriale e sentivo la gioia scoppiare nel petto.
<< Levi? >>
Lo chiamai ma lui non era al mio fianco come m'aspettavo, era ancora incollato alla sedia e mi guardava da lontano. Giuro che i suoi occhi erano spalancati, le sue sopracciglia erano alte e le sue labbre erano percosse da un lievissimo tremore.
Non avevo mai visto quell'espressione addosso a Levi, mai.
Mi avvicinai con la lentezza di uno che aveva paura di spaventare la lepre. Sì, Levi aveva paura e ne ebbi conferma quando mi sedetti al suo fianco.
<< Levi, la vuoi tenere in braccio? >> domandai già pronto a passarla sulle sue braccia
<< No >> disse secco << Ho paura di romperla >>
Una risata tiratissima uscì dalla mia gola, risuonò sgradevole persino al mio udito
<< Che dici, è tua figlia e attento come sei non romperai un bel niente >>
<< Non è mia figlia >> disse e la frase arrivò secca al mio orecchio come un colpo di frusta. Sentii qualcosa incrinarsi dentro di me e la paura che Levi non la volesse più cominciò a galoppare nel mio cuore.
Afferrò il piccolo fagotto con delicatezza estrema, sembrava che stesse armeggiando con pregiato cristallo.
<< Non è mia figlia >> disse e di nuovo sentii il bruciante colpo ma scostò lo sguardo dalla piccola per rivolgermi uno sguardo annacquato dalla commozione.
<< E' nostra figlia >>


La sveglia ruggisce rompendo quel sogno tratto da un ricordo lontano.
Quindici anni fa Sylvia è nata … certo che il tempo corre, mi sembra ieri … aspetta! Stop stop stop …. oggi che giorno è? Controlliamo sul cellulare la data … è il venti febbraio …
<< Levi!!!!!! >>
<< Che cazzo hai da strillare … >> mugugna spuntando fuori dal cuscino, è inacazzato lo è sempre di prima mattina ma non c'è tempo da perdere.
<< Sono passati sedici anni, è il compleanno di Sylvia! >> e io me ne sono dimenticato
Giù dal letto!
<< Levi ci sono tante cose da fare, bisogna andare a prendere la torta, e poi … cosa gli regaliamo? Vorrà una festa? >>
Merda, merda, merda …. non ho organizzato niente!
<< Eren, rilassati >> scende giù dal letto e i suoi capelli perennemente ordinati sono tutti arruffati verso l'alto. Da quanto tempo non lo vedevo così? Forse mai, in genere quando mi sveglio lui non c'è mai nel letto: quando devo ancora andare al bagno, lui è già pulito profumato e vestito.
E vederlo così … è bello. Ma che diamine, non è il tempo di glorificare Levi, ora devo mettere in moto il cervello! Cosa vorrebbe Sylvia?!
Sento un braccio cingermi la vita, non c'è bisogno di voltarsi per sapere che è Levi. Il modo delicato ma al contempo rude in cui i suoi polpastrelli affondano nella carne, non so, solo lui ci riesce e ancora oggi mi rassicura.
<< Stamattina mi sono alzato presto, sono andato in quella pasticceria aperta ventiquattro ore e ho preso la torta e qualche altra schifezza zuccherosa che a voi piace tanto >>
Posa il mento sulla mia spalla e sento i suoi ciuffi fini accarezzarmi la guancia. Le sue manifestazioni d'amore sono rare, ma quando capitano, Dio quanto me le godo, ma in questo momento non ci riesco. Il fatto che Levi si sia ricordato del compleanno di Sylvia mi rallegra ma al contempo mi fa sentire in colpa: come ho potuto dimenticare la nascita di nostra figlia?
<< Tu te lo sei ricordato >> mi viene da dire con una certa tristezza. Oggi ho dimenticato il suo compleanno, e poi? Dimenticherò il primo giorno in cui ha perso il primo dente? Dimenticherò il giorno in cui disse la sua prima parola?
<< Sì, stanotte mi sono alzato per pisciare e mi è tornato alla mente. >>
rido e lui ne approffitta per catturare le mie labbra, è un bacio leggero quasi scherzoso.
Scommetto che sta mentendo, in realtà lo sapeva ha prenotato la torta giorni fa, ovviamente non me lo dice: vuole alleggerire il mio senso di colpa. Levi è troppo carino, tali volte mi domando cosa ho fatto per meritarmelo e non trovo mai una risposta.
Mi volto e le dita scorrono lungo la schiena, ne approfittiamo e ci godiamo un bacio, uno di quelli intensi che ci ricorda quanto ci amiamo.
Ci stacchiamo per trarre il respiro e appoggio la fronte sulla sua. Mi guarda, quelle pupille tempestose un tempo incutevano eccitazione e mi donavano un senso di pericolo, ancora oggi lo scatenano però la sensazione è addolcita da diciassette anni di convivenza.
Un flash mi passa per la testa
<< Che c'è? >> domanda levi corrucciando la fronte
<< Il regalo … non gli abbiamo fatto nulla! Merda, non so nemmeno cosa gli piacerebbe ricevere … >>
<< Dove sta il problema, chiediamoglielo >>
mi allontano da lui e sta volta sono io a guardarlo di traverso. Da quando in qua Silvya dice direttamente che cosa vuole?

.*** .


<< Voglio stare a letto tutto il giorno >>
Ok, questa non me l'aspettavo. Sylvia non è il tipo di ragazza che partecipa alle feste, non ha amicizie, però questa non me l'aspettavo affatto. Compie sedici anni e lei vuole dormire tutto il giorno?!
Do una occhiata a Levi e lui non sembra affatto scosso da questa rivelazione, anzi se ne sta lì a braccia conserte come se non avesse ascoltato neppure una parola.
<< Perchè?! >> devo assolutamente avere una risposta e lei mi guarda con quelle palpebre semi abbassate. Si è appena svegliata perciò è ancora rincoglionita dal sonno.
<< Non ho mai il tempo per dormire più di sette ore a notte, oggi voglio abbattere ogni record stando a letto tutto il dì >> agguanta un bignè e lo divora in un boccone. Beh, l'eleganza non l'ha ereditata da suo padre.
<< Silvya, sei sicura? Insomma potremmo fare tante cose come andare al cinema, oppure al ristorante … >>
Ingoia il boccone e si gratta la testa come per cercare di svegliarsi
<< No, oggi voglio cazzeggiare >> il tono deciso con cui lo dichiara … la fermezza l'ha ereditata da Levi. Che tenerezza.
Cerco di ribattere, insomma ha sedici anni e meriterebbe una mega festa. Quando avevo la sua età non stavo fermo un attimo, spesso mi ritrovavo in situazioni pericolose però facevo di tutto per uscire di casa.
<< Se questo è quello che vuoi allora lo avrai >> Levi mi prende contropiede e lei annuisce abbozzando un sorriso
<< Allora buona notte >> annuncia per dileguarsi dalle nostre viste.
Levi afferra la giacca posta sopra alla sedia.
<< Eren >> si avvicina al mio orecchio << Non organizzare nessuna festa >> noto una certa minaccia nel suo tono ma non ho neppure il tempo d'incazzarmi che lui si dilegua.
Ok, ora sono molto confuso: mia figlia vuole dormire tutto il giorno e Levi mi ha minacciato.



Levi


Sbrigo qualche pratica e poi corro a casa perchè Eren non deve assolutamente organizzare una festa.
Eren non lo capisce, lui è un tipo espansivo che senza difficoltà esprime tutto ciò che gli passa per quella testa, ma Silvya è diversa. Non vuole star in mezzo alle persone perché non ama la gente, ma questo non significa che le odia. Semplicemente quello non è il suo ambiente ideale.
Mi viene in mente il suo settimo compleanno ...


La casa era gremita di bambini, schiamazzavano e giravano come dannate trottole qua e là. Avevo previsto tutto, perciò avevo messo al sicuro ogni oggetto delicato, erano tutti nascosti nella mia stanza che ovviamente avevo chiuso a chiave.
I bambini saltellavano sui divani con le “scarpe ai piedi”, esatto le scarpe quelle che hanno utilizzato per venire fino a qua calpestando suoli e terricci.
Movimentai il capo per distrarmi da quell'orrore, ma il pavimento era sporco, riverso di patatine, pop corn e ogni sorta di schifezza. L'impulso d' afferrare l'aspirapolvere e cacciare via quei mocciosi era alle stelle, ma Eren si era raccomandato “Levi, per favore sii paziente”.
Gettai l'occhio alla sua ricerca ed era circondato da alcune mamme. Eren parlava e tutte pendevano dalle sue labbra e se lo mangiavano con gli occhi. Per essere un genitore era molto giovane, allora aveva venti sette anni ed era bello, sicuramente meglio dei loro mariti.
Con un certo compiacimento uscii dalla sala per dirigermi in cucina, se dovevo “ essere paziente”, era necessario uscire da quel caos colmo di merda.
Mi abbassai per aprire il freezer, la torta doveva essere scongelata.
Dal tavolo sbucarono fuori due scarpette rosse, erano quelle si Silvya, me lo ricordai perchè gliele avevo lucidate.
<< Silvya? >>
le scarpette si ritirarono all'indietro con uno scatto scomparendo dietro la lunga tovaglia bianca.
Mi chinai scoprendo il telo. Silvya era lì che mi guardava con il volto parzialmente nascosto dalle ginocchia e e le braccia attorno alle gambe.
<< Marmocchietta, perchè non sei con i tuoi amichetti? >>
Non rispose, si limitò a scrutarmi stringendo sempre più le ginocchia al petto. Sospirai sapendo che qualcosa non andava e lei non me lo avrebbe detto subito.
Scostai la sedia per sistemarmi accanto a lei, scomodo come mai mi accartocciai cercando d'evitare di sbattere la testa contro il legno sovrastante.
<< Allora? Non ti stai divertendo? >>
Silvya scosse la testa ma non mi guardò, si limitava a guardare avanti un punto fisso indefinito.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto
<< Non m picciono. >> sputò fuori tutto d'un fiato >>
<< Chi? >>
<< I miei compagni, non mi piacciono. Mi dispiace >>
quella richiesta di perdono impastata dal pianto mi colpì, saettò dritta dritta al petto.
<< perchè ti dispiace? >>
<< Perchè non riesco a essere normale >>
La freccia fu scalfita. Era stata un'idea di Eren quella della festa, giustamente voleva che in un qualche modo socializzasse con i suoi coetanei, ma pareva che Sylvia non voleva, anzi non ci riusciva. Per tale motivo si sentiva in colpa.
<< Sai che non li sopporto nemmeno io quei piccoli piscia sotto >>
<< Due occhioni annacquati scattarono verso di me interrogativi
<< hai capito bene marmocchietta: sono maleducati e privi di qualsiasi freno, hai visto come hanno ridotto il salone? Quelli non sono bambini, ma dei piccoli porci capaci solo di produrre merda >>
Nessuno si immagina quanto gentile giunse alle mie orecchie la sua risata.
Strinsi il braccio attorno a lei portandola al mio petto, e lei rise ancora di più
<< Sai che faccio? Dato che non li sopporto più, ora li caccio via >>
<< Davvero? >> due occhioni d'un verde acquatico si innalzarono colmi di stupore
<< Certo, che ti credi mocciosetta? Pensi che non riesca a gestire un branco di piscia sotto? >>


Staccai la spina dello stereo attirando l'attenzione di tutti, persino quelli dei bimbi che saltellavano sul divano.
<< La festa è finita, perciò >> aprii la porta dell'uscio << grazie per essere venuti ma ora dovete andarvene >> con tutta la gentilezza di cui disponevo, indicai l'uscita.
Tutti erano rimasti lì ammutoliti, Eren invece mi scrutava con uno sguardo che altalenava tra lo stupore e il rimprovero
<< Silvya sta male >> dissi fornendo tale spiegazione.
Le mamme intenerite dalla mia dichiarazione, cominciarono ad acchiappare i loro figli. Si innalzò un coro sottile che diceva “oh poverina, oh come starà? Oh, povera piccola “
alla fine tutte uscirono e non potei fare altro che trarre un sospiro di sollievo quando gli schiamazzi si manifestarono oltre la porta.
Eren era già là sotto alla lastra di mogano, accarezzava la testolina nera della marmocchia impaurita. Lei non si muoveva, rimaneva lì tutta accartocciata con le braccia conserte.
Alla fine mangiammo la torta sotto al tavolo.


Eren


Oggi è il mio giorno libero perciò posso stare in casa, quindi posso indagare su cosa sta accadendo nella testolina di Sylvia. Già, vorrei tanto essere una piccola mosca ed insinuarmi all'interno del suo orecchio per ascoltare i suoi pensieri.
In camera non c'è, la porta del bagno è spalancata, nel salotto no, l'unica stanza del letto che rimane è quella della camera matrimoniale. Mi affaccio e vedo un ammasso di coperte raggomitolato su se stesso. L'unica cosa che spunta fuori è una nuca nera, i capelli scuri splendono in contrasto cn il cuscino candido. Perchè si è messa nel nostro letto? O beh, poco importa io ne approfitto. Mi stendo sul letto cercando di non svegliarla, districo l'ammasso di coperte e m'infilo.
Appoggio la testa sul suo cuscino e poso dolcemente la guancia sulla sua spalla.
<< Papà? >> flebile giunge la sua voce, sembra ancora immersa nel mondo dei sogni.
<< Sì, ti do fastidio? >> in verità non attendo una risposta, il mio braccio stringe già la sua vita.
<< Non mi dispiace >>
La stringo di più a me e la piccola si rilassa completamente, sembra essere tornata nel mondo dei sogni. Da quanto tempo non dormiamo assieme? Non me lo ricordo, forse sono passati anni. Quando era piccola dormiva spesso assieme a noi. Mi ricordo che aveva degli incubi assurdi, diceva che c'erano dei giganti dalle fattezze umane che volevano divorarla.
Urlava nel cuore della notte, ovviamente Levi era il primo a catapultarsi giù dal letto per poi tornare con Silvya tra le braccia. La metteva al centro del letto e dormivamo assieme. La faccia di Levi in quei momenti, tutto spernigato con le occhiaia profonde e la pocca rivlta all'in giù … ahah, che ridere! Era troppo divertente vederlo così scocciato eppure sapevo che era apparenza, eccome se lo era. Mi ricordo che i primi mesi di vita Sylvia non ha mai drmito nella culla un'intera nottata. Levi la prendeva sempre con noi per una scusa o l'altra non riusciva a lasciarla letto da sola. C'era sempre una scusa

mi sono dimenticato di cambiae le lenzuola e non può dormire in mezzo a quel lerciume.

hanno detto al tg che una neonata è morta nel sonno”

non sta bene, penso che abbia la febbre”

C'era sempre una scusa e niente lo fermava, neppure il sesso. Quando avevamo finito cambiava le lenzuola e poi l'andava a prendere. Era così tenero, dormire tutti e tre assieme abbracciati era veramente piacevole. Nessuna ha potuto tenerla nella pancia per ovvie questioni biologiche, però in quelle notti la circondavamo con le braccia ricreando una specie di grembo materna, in questo caso si dovrebbe dire “paterno”. Una specie di rivincita nei confronti di quella donna che ha avuto il lusso d'avere Sylvia durante l'inizio della sua vita.
Aspiro l'odore della sua pelle, sa di pesca ne sono fermamente convinto. La sua pelle lattea ha questo odore, Levi invece dice che sa di latte “ come una mocciosa” qunnte discussioni sono nate attorno a questo argomento, a un certo punto non ne potevo più così lo chiesi a Mikasa. Lei con estrema serietà pose il naso nell'incavo del suo collo per poi dichiarare: ”sa di primavera.
Alla fine giunsi alla conclusione che l'odore è una questione soggettiva, in particolare quella di una persona. Credo che l'olfatto viene compromesso dalle emozioni, si mischia assieme ai sentimenti e alle sensazioni che proviamo per la persona che ci troviamo dinnanzi.
L'annuso di nuovo e niente da fare, sa di pesca ma ora mi devo fermare. Non vorrei sembrare un cane alla ricerca del proprio osso ma non ci posso fare niente, adoro abbracciare la mia piccola, accarezzarla e sentirla respirare quieta sotto alle mani.
Si irrigidisce tutto d'un colpo sotto di me
<< Silvya? >> domando alquanto preoccupato ma lei proprio non risponde, si dimena svincolandosi a forza e io la lascio, non vorrei ma devo farlo per capire cosa sta succedendo. Forse ha avuto un brutto sogno? Un gigante ha cercato di mangiarti? Non ti preoccupare, le mie braccia non vedono l'ora di stringerti e cacciare via quelle facce da culo dai denti aguzzi
Si sporge dal letto e dalla bocca fuoriescono rumori viscerali, quasi gutturali, ovvviamente mi sto spaventando.
Si sporge ed ora ho capito, diavolo sta vomitando.
<< Silvya >>
<< Scusa, io non riesco ad arrivare al ces … >> ecco si china ma si sta sporgendo troppo in avanti e acchiappo immediatamente la sua vita. Poverina, si ritrova ammalata il giorno del suo compleanno, non voglio che finisca riversa nel suo stesso vomito.
Poverina, ha finito e dalla sua bocca esce un sospiro affannato. Rimettere non è mai belllo, alla sua età bevevo così tanto che ogni sera mi ritrovavo chino sulla tavola del cesso. Mikasa mi teneva la fronte e nel frattempo mi sgridava
<< Stai meglio? >> le domando scansando qualche ciuffo dalla sua fronte. Non è pallida, è bianca come uno straccio. I suoi occhi sono chini assieme al capo e pare sfinita.
Annuisce col capo, ma non ci credo per niente.
<< Andiamo in bagno? >> le domando prendendola sotto braccio, sono certo che in questo momento la testa le gira all'impazzata.
<< Sì, faccio schifo >> flebile esce la sua voce seppure demarcata da un certo ribrezzo.
Sorrido, la sua espressione accigliata è d'una tenerezza unica, mi ricorda tanto Levi quando vede un qualcosa fuori posto.
<< Va bene, andiamo >> le do un bacio sulla nuca scompigliata giusto per rassicurarla, per dirle che innanzi ai miei occhi lei non farà mai “schifo”, è e rimarrà sempre la mia bella bambina.
A passo cauto circumnavigando la chiazza maleodorante piazzata sul pavimento e anddiamo verso il bagno.
Arrivviamo di fronte alla porta e lei si svincola dalla mia stretta entra in bagno chiudendo la porta dietro di sé. Sospiro ma in fondo è grande, però non sta bene. Forse dovrei entrare per reggerle la testa, per aiutarla a lavarsi ma non voglio infrangere la sua privacy. Non posso.
<< Silvya, vado a pulire se hai bisogno caccia un urlo! >>
<< va bene >>
Ora dirigiamo verso misfatto, se fosse per me lo lascerei lì un altro poco, giusto per fare in modo che l'odore dei succhi gastrici evapori via, però sento la voce di Levi rimbombare nella testa “ che cazzo fai? Muoviti e pulisci, non vorrai che il pavimento assorba l'odore del vomito?”. Guai mai e quasi mi viene da ridere. Dico così, ma in verità penso che Levi se ne sbatterebbe altamente della sporcizia, sarebbe così in ansia per Sylvya che sarebbe entrato in bagno con lei. Perchè io non l'ho fatto? Non lo so, da qualche tempo Sylvia cerca di mostrare il meno possibile il suo corpo, non è mai stata una di quelle che corre avanti e indietro nuda, però prima di recarsi in bagno si assicura che nessuno ne debba usufruire con troppa attenzione.
Non so, credo si vergogni del suo corpo, quello che si sta trasformando e ovviamente non voglio farla sentire a disagio ma neppure imbarazzata.
Fatto sta che ora mi rotrovo faccia a faccia con questa chiazza immensa munito di secchio e straccio. Dio, ma che è? Sembra sbobba per cani, no non focalizziamoci troppo sul colore e la consistenza.




Levi


Sono lì a letto e guarda che casino!
Dormono sopra un materasso dalle coperte stropicciate, il coprimaterasso è tutto arricciato, le lenzuola sono tutte concentrate verso l'alto e strette tra le baccia della piccola mocciosa e del moccioso più grande.
Ai piedi dell'armadio ci sono delle lenzuola erano quelle su cui abbiamo dormito stanotte. Perchè diamine hanno cambiato il letto, si sono pisciati addosso? In tal caso potevano anche metterle a lavare anziché lasciarle nella stanza a marcire. Sono peggio degli animali, credo che oramai sono irrecuperabili ma dopo mi sentiranno appena si svegliano.
<< Levi >> sento la voce di Eren impastata dal sonno chiamarmi ed eccolo lì, con una strana faccia tirata. È preoccupato
<< Che è successo? >> ora lo sono anche io
<< Sylvia non è stata bene, ha vomitato >>
<< Ha la febbre? >> mi avvicino e scosto piano le coperte sotto al quale è seppellita. Se ne sta tutta rannicchiata e il volto è coperto da ciuffi corvini. La sua pelle è dannatamente bianca perlata dal sudore Non sta affatto bene, sentiamo se ha la febbre. Scosto i ciuffi spalmati sulla faccia e sento la fronte, è calda ma non bollente. Se ce l'ha le si è abbassata.
Alzo lo sguardo ed Eren sorride
<< Che c'è? >> ti sembra questo il momento per sorridere come un cucciolo?
<< Niente, è solo che mi piace quando ti prendi cura di nostra figlia >>
<< Lo faccio sempre >> da quando in qua non mi prendo cura della mia famiglia? Lo faccio in continuazione, devo controllare Eren che non compia troppe cazzate, controllo che Sylvia vada bene a scuola, che non ingurgiti troppe schifezze, che vada bene a scuola … sì, mi scascio parecchio il culo!
<< Certo, lo so non l'ho mai messo in dubbio >> e mi guarda con un'espressione quasi offesa, come se avessi detto io la stronzata
<< Certo che te ne dici di stronzate >> finiamola qua perchè non voglio svegliare Sylvia e poi sarà meglio andare a prendere qualche antibiotico.
<< Dai vieni a letto >> dice sorridendo e anche se il suo sorriso caldo e dannatamente invitante, devo rifiutare.
<< Dai … lo so che non ti dispiacerebbe >> come se m'avesse letto nel pensiero afferra il mio braccio per calarmi verso il basso, lo assecondo perchè sì, dormire assieme alla mia famiglia non mi dispiace affatto.



Angolo scuse:

Salve a tutti voi cari lettori!

Penso sia doveroso scusarmi ma ultimamente l'ispirazione è andata a farsi un bel giro infatti questo capitolo non doveva essere neppure scritto: stavo elaborando una cosetta per san valentino ma poi mi sono bloccata e non sono più riuscita a proseguire, così ho dovuto proprio cambiare argomento.

Chiedo scusa a tutti coloro che attendono gli aggiornamenti di questa storia, sono veramente una pessima “autrice” ;(

Ora ringrazio tutti voi che avete inserito questa storia tra le preferite, seguite o ricordate. Grazie, siete così tanti che riempite il mio cuore di gioia <3

Ovviamente dedico un abbraccio grande a tutti coloro che commentano<3

Ora mi dileguo e non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni su questo capitoletto:)

Un abbraccio

Mistiy





   
 
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