Eren
“ Non affezionarti troppo al nascituro, la madre potrebbe ripensarci al momento del parto”.
Ogni
volta che entusiasta decoravo la stanza, ogni volta che entravamo in
un negozio per bambini, Levi mi ripeteva sempre questa frase portando
il mio entusiasmo al livello del suolo. Io mi incazzavo a morte,
perchè diamine doveva prosciugare la gioia dell'attesa? Poi
mi resi
conto che aveva ragione, solo quando sarebbe stata tra le nostre
braccia sarebbe divenuta nostra figlia, la madre aveva l'ultima
parola.
Per
quel motivo ero agitatissimo in sala d'attesa. L'ospedale ci aveva
chiamato nel cuore della notte annunciandoci il fatto che la donna
era entrata in travaglio.
Io
giravo avanti e indietro e parevo una tigre rinchiusa in una gabbia,
Levi invece se ne stava lì seduto a braccia conserte e
immobile. Da
bravo fanatico dell'autocontrollo quale era, la sua faccia era
immobile e non tradiva alcuna emozione.
<<
Sono passate ore, quanto ci mettono? È successo qualcosa? E
se la
bambina non è sana? Forse ha dei problemi …
>>
<<
Eren, sta partorendo non sta cagando. Ci impiegherà il tempo
che ci
deve mettere >> disse secco e quasi scocciato. Alterato
gli
risposi che era uno “stronzo”, ma lui non
assecondò il mio
schizzo bisbetico e rimase lì immobile mentre io continuavo
a
comportarmi come una belva ingabbiata
Udimmo
il rumore d'una porta seguito da un chiassoso pianto e mi voltai in
preda alla eccitazione.
<<
Famiglia Ackerman? >> nemmeno il tempo di dargli conferma
che
già ero corso verso di lei, per meglio dire ero corso verso
quella
testolina nera che teneva infagottata tra le braccia
<<
Il parto è stato lungo ma è sana >>
posi la mano sotto la
piccola testolina e delicatamente la presi tra le braccia. Era
piccola, piccolissima e strillava a più non posso. Allora la
cullai
docilmente e lei in un secondo si rasserenò. Ero
dannatamente
orgoglioso, avevo appena svolto con successo il primo compito
genitoriale e sentivo la gioia scoppiare nel petto.
<<
Levi? >>
Lo
chiamai ma lui non era al mio fianco come m'aspettavo, era ancora
incollato alla sedia e mi guardava da lontano. Giuro che i suoi occhi
erano spalancati, le sue sopracciglia erano alte e le sue labbre
erano percosse da un lievissimo tremore.
Non
avevo mai visto quell'espressione addosso a Levi, mai.
Mi
avvicinai con la lentezza di uno che aveva paura di spaventare la
lepre. Sì, Levi aveva paura e ne ebbi conferma quando mi
sedetti al
suo fianco.
<<
Levi, la vuoi tenere in braccio? >> domandai
già pronto a
passarla sulle sue braccia
<<
No >> disse secco << Ho paura di romperla
>>
Una
risata tiratissima uscì dalla mia gola, risuonò
sgradevole persino
al mio udito
<<
Che dici, è tua figlia e attento come sei non romperai un
bel niente
>>
<<
Non è mia figlia >> disse e la frase
arrivò secca al mio
orecchio come un colpo di frusta. Sentii qualcosa incrinarsi dentro
di me e la paura che Levi non la volesse più
cominciò a galoppare
nel mio cuore.
Afferrò
il piccolo fagotto con delicatezza estrema, sembrava che stesse
armeggiando con pregiato cristallo.
<<
Non è mia figlia >> disse e di nuovo sentii il
bruciante colpo
ma scostò lo sguardo dalla piccola per rivolgermi uno
sguardo
annacquato dalla commozione.
<< E' nostra figlia >>
La
sveglia ruggisce rompendo quel sogno tratto da un ricordo lontano.
Quindici
anni fa Sylvia è nata … certo che il tempo corre,
mi sembra ieri …
aspetta! Stop stop stop …. oggi che giorno è?
Controlliamo sul
cellulare la data … è il venti febbraio
…
<<
Levi!!!!!! >>
<<
Che cazzo hai da strillare … >> mugugna
spuntando fuori dal
cuscino, è inacazzato lo è sempre di prima
mattina ma non c'è
tempo da perdere.
<<
Sono passati sedici anni, è il compleanno di Sylvia!
>> e io
me ne sono dimenticato
Giù
dal letto!
<<
Levi ci sono tante cose da fare, bisogna andare a prendere la torta,
e poi … cosa gli regaliamo? Vorrà una festa?
>>
Merda,
merda, merda …. non ho organizzato niente!
<<
Eren, rilassati >> scende giù dal letto e i
suoi capelli
perennemente ordinati sono tutti arruffati verso l'alto. Da quanto
tempo non lo vedevo così? Forse mai, in genere quando mi
sveglio lui
non c'è mai nel letto: quando devo ancora andare al bagno,
lui è
già pulito profumato e vestito.
E
vederlo così … è bello. Ma che
diamine, non è il tempo di
glorificare Levi, ora devo mettere in moto il cervello! Cosa vorrebbe
Sylvia?!
Sento
un braccio cingermi la vita, non c'è bisogno di voltarsi per
sapere
che è Levi. Il modo delicato ma al contempo rude in cui i
suoi
polpastrelli affondano nella carne, non so, solo lui ci riesce e
ancora oggi mi rassicura.
<<
Stamattina mi sono alzato presto, sono andato in quella pasticceria
aperta ventiquattro ore e ho preso la torta e qualche altra schifezza
zuccherosa che a voi piace tanto >>
Posa
il mento sulla mia spalla e sento i suoi ciuffi fini accarezzarmi la
guancia. Le sue manifestazioni d'amore sono rare, ma quando capitano,
Dio quanto me le godo, ma in questo momento non ci riesco. Il fatto
che Levi si sia ricordato del compleanno di Sylvia mi rallegra ma al
contempo mi fa sentire in colpa: come ho potuto dimenticare la
nascita di nostra figlia?
<<
Tu te lo sei ricordato >> mi viene da dire con una certa
tristezza. Oggi ho dimenticato il suo compleanno, e poi?
Dimenticherò
il primo giorno in cui ha perso il primo dente? Dimenticherò
il
giorno in cui disse la sua prima parola?
<<
Sì, stanotte mi sono alzato per pisciare e mi è
tornato alla mente.
>>
rido
e lui ne approffitta per catturare le mie labbra, è un bacio
leggero
quasi scherzoso.
Scommetto
che sta mentendo, in realtà lo sapeva ha prenotato la torta
giorni
fa, ovviamente non me lo dice: vuole alleggerire il mio senso di
colpa. Levi è troppo carino, tali volte mi domando cosa ho
fatto per
meritarmelo e non trovo mai una risposta.
Mi
volto e le dita scorrono lungo la schiena, ne approfittiamo e ci
godiamo un bacio, uno di quelli intensi che ci ricorda quanto ci
amiamo.
Ci
stacchiamo per trarre il respiro e appoggio la fronte sulla sua. Mi
guarda, quelle pupille tempestose un tempo incutevano eccitazione e
mi donavano un senso di pericolo, ancora oggi lo scatenano
però la
sensazione è addolcita da diciassette anni di convivenza.
Un
flash mi passa per la testa
<<
Che c'è? >> domanda levi corrucciando la fronte
<<
Il regalo … non gli abbiamo fatto nulla! Merda, non so
nemmeno cosa
gli piacerebbe ricevere … >>
<<
Dove sta il problema, chiediamoglielo >>
mi
allontano da lui e sta volta sono io a guardarlo di traverso. Da
quando in qua Silvya dice direttamente che cosa vuole?
.*** .
<<
Voglio stare a letto tutto il giorno >>
Ok,
questa non me l'aspettavo. Sylvia non è il tipo di ragazza
che
partecipa alle feste, non ha amicizie, però questa non me
l'aspettavo affatto. Compie sedici anni e lei vuole dormire tutto il
giorno?!
Do
una occhiata a Levi e lui non sembra affatto scosso da questa
rivelazione, anzi se ne sta lì a braccia conserte come se
non avesse
ascoltato neppure una parola.
<<
Perchè?! >> devo assolutamente avere una
risposta e lei mi
guarda con quelle palpebre semi abbassate. Si è appena
svegliata
perciò è ancora rincoglionita dal sonno.
<<
Non ho mai il tempo per dormire più di sette ore a notte,
oggi
voglio abbattere ogni record stando a letto tutto il dì
>>
agguanta un bignè e lo divora in un boccone. Beh, l'eleganza
non
l'ha ereditata da suo padre.
<<
Silvya, sei sicura? Insomma potremmo fare tante cose come andare al
cinema, oppure al ristorante … >>
Ingoia
il boccone e si gratta la testa come per cercare di svegliarsi
<<
No, oggi voglio cazzeggiare >> il tono deciso con cui lo
dichiara … la fermezza l'ha ereditata da Levi. Che tenerezza.
Cerco
di ribattere, insomma ha sedici anni e meriterebbe una mega festa.
Quando avevo la sua età non stavo fermo un attimo, spesso mi
ritrovavo in situazioni pericolose però facevo di tutto per
uscire
di casa.
<<
Se questo è quello che vuoi allora lo avrai >>
Levi mi prende
contropiede e lei annuisce abbozzando un sorriso
<<
Allora buona notte >> annuncia per dileguarsi dalle
nostre
viste.
Levi
afferra la giacca posta sopra alla sedia.
<<
Eren >> si avvicina al mio orecchio << Non
organizzare
nessuna festa >> noto una certa minaccia nel suo tono ma
non ho
neppure il tempo d'incazzarmi che lui si dilegua.
Ok,
ora sono molto confuso: mia figlia vuole dormire tutto il giorno e
Levi mi ha minacciato.
Levi
Sbrigo
qualche pratica e poi corro a casa perchè Eren non deve
assolutamente organizzare una festa.
Eren
non lo capisce, lui è un tipo espansivo che senza
difficoltà
esprime tutto ciò che gli passa per quella testa, ma Silvya
è
diversa. Non vuole star in mezzo alle persone perché non ama
la
gente, ma questo non significa che le odia. Semplicemente quello non
è il suo ambiente ideale.
Mi
viene in mente il suo settimo compleanno ...
La
casa era gremita di bambini, schiamazzavano e giravano come dannate
trottole qua e là. Avevo previsto tutto, perciò
avevo messo al
sicuro ogni oggetto delicato, erano tutti nascosti nella mia stanza
che ovviamente avevo chiuso a chiave.
I
bambini saltellavano sui divani con le “scarpe ai
piedi”, esatto
le scarpe quelle che hanno utilizzato per venire fino a qua
calpestando suoli e terricci.
Movimentai
il capo per distrarmi da quell'orrore, ma il pavimento era sporco,
riverso di patatine, pop corn e ogni sorta di schifezza. L'impulso d'
afferrare l'aspirapolvere e cacciare via quei mocciosi era alle
stelle, ma Eren si era raccomandato “Levi, per favore sii
paziente”.
Gettai
l'occhio alla sua ricerca ed era circondato da alcune mamme. Eren
parlava e tutte pendevano dalle sue labbra e se lo mangiavano con gli
occhi. Per essere un genitore era molto giovane, allora aveva venti
sette anni ed era bello, sicuramente meglio dei loro mariti.
Con
un certo compiacimento uscii dalla sala per dirigermi in cucina, se
dovevo “ essere paziente”, era necessario uscire da
quel caos
colmo di merda.
Mi
abbassai per aprire il freezer, la torta doveva essere scongelata.
Dal
tavolo sbucarono fuori due scarpette rosse, erano quelle si Silvya,
me lo ricordai perchè gliele avevo lucidate.
<<
Silvya? >>
le
scarpette si ritirarono all'indietro con uno scatto scomparendo
dietro la lunga tovaglia bianca.
Mi
chinai scoprendo il telo. Silvya era lì che mi guardava con
il volto
parzialmente nascosto dalle ginocchia e e le braccia attorno alle
gambe.
<<
Marmocchietta, perchè non sei con i tuoi amichetti?
>>
Non
rispose, si limitò a scrutarmi stringendo sempre
più le ginocchia
al petto. Sospirai sapendo che qualcosa non andava e lei non me lo
avrebbe detto subito.
Scostai
la sedia per sistemarmi accanto a lei, scomodo come mai mi
accartocciai cercando d'evitare di sbattere la testa contro il legno
sovrastante.
<<
Allora? Non ti stai divertendo? >>
Silvya
scosse la testa ma non mi guardò, si limitava a guardare
avanti un
punto fisso indefinito.
Rimanemmo
in silenzio per qualche minuto
<<
Non m picciono. >> sputò fuori tutto d'un
fiato >>
<<
Chi? >>
<<
I miei compagni, non mi piacciono. Mi dispiace >>
quella
richiesta di perdono impastata dal pianto mi colpì,
saettò dritta
dritta al petto.
<<
perchè ti dispiace? >>
<<
Perchè non riesco a essere normale >>
La
freccia fu scalfita. Era stata un'idea di Eren quella della festa,
giustamente voleva che in un qualche modo socializzasse con i suoi
coetanei, ma pareva che Sylvia non voleva, anzi non ci riusciva. Per
tale motivo si sentiva in colpa.
<<
Sai che non li sopporto nemmeno io quei piccoli piscia sotto
>>
<<
Due occhioni annacquati scattarono verso di me interrogativi
<<
hai capito bene marmocchietta: sono maleducati e privi di qualsiasi
freno, hai visto come hanno ridotto il salone? Quelli non sono
bambini, ma dei piccoli porci capaci solo di produrre merda
>>
Nessuno
si immagina quanto gentile giunse alle mie orecchie la sua risata.
Strinsi
il braccio attorno a lei portandola al mio petto, e lei rise ancora
di più
<<
Sai che faccio? Dato che non li sopporto più, ora li caccio
via >>
<<
Davvero? >> due occhioni d'un verde acquatico si
innalzarono
colmi di stupore
<<
Certo, che ti credi mocciosetta? Pensi che non riesca a gestire un
branco di piscia sotto? >>
Staccai
la spina dello stereo attirando l'attenzione di tutti, persino quelli
dei bimbi che saltellavano sul divano.
<<
La festa è finita, perciò >> aprii
la porta dell'uscio <<
grazie per essere venuti ma ora dovete andarvene >> con
tutta
la gentilezza di cui disponevo, indicai l'uscita.
Tutti
erano rimasti lì ammutoliti, Eren invece mi scrutava con uno
sguardo
che altalenava tra lo stupore e il rimprovero
<<
Silvya sta male >> dissi fornendo tale spiegazione.
Le
mamme intenerite dalla mia dichiarazione, cominciarono ad acchiappare
i loro figli. Si innalzò un coro sottile che diceva
“oh poverina,
oh come starà? Oh, povera piccola “
alla
fine tutte uscirono e non potei fare altro che trarre un sospiro di
sollievo quando gli schiamazzi si manifestarono oltre la porta.
Eren
era già là sotto alla lastra di mogano,
accarezzava la testolina
nera della marmocchia impaurita. Lei non si muoveva, rimaneva
lì
tutta accartocciata con le braccia conserte.
Alla
fine mangiammo la torta sotto al tavolo.
Eren
Oggi
è il mio giorno libero
perciò posso stare in casa, quindi posso indagare su cosa
sta
accadendo nella testolina di Sylvia. Già, vorrei tanto
essere una
piccola mosca ed insinuarmi all'interno del suo orecchio per
ascoltare i suoi pensieri.
In camera non c'è, la porta del
bagno è spalancata, nel salotto no, l'unica stanza del letto
che
rimane è quella della camera matrimoniale. Mi affaccio e
vedo un
ammasso di coperte raggomitolato su se stesso. L'unica cosa che
spunta fuori è una nuca nera, i capelli scuri splendono in
contrasto
cn il cuscino candido. Perchè si è messa nel
nostro letto? O beh,
poco importa io ne approfitto. Mi stendo sul letto cercando di non
svegliarla, districo l'ammasso di coperte e m'infilo.
Appoggio la testa sul suo
cuscino e poso dolcemente la guancia sulla sua spalla.
<< Papà? >> flebile
giunge la sua voce, sembra ancora immersa nel mondo dei sogni.
<< Sì, ti do fastidio? >>
in verità non attendo una risposta, il mio braccio stringe
già la
sua vita.
<< Non mi dispiace >>
La stringo di più a me e la
piccola si rilassa completamente, sembra essere tornata nel mondo dei
sogni. Da quanto tempo non dormiamo assieme? Non me lo ricordo, forse
sono passati anni. Quando era piccola dormiva spesso assieme a noi.
Mi ricordo che aveva degli incubi assurdi, diceva che c'erano dei
giganti dalle fattezze umane che volevano divorarla.
Urlava nel cuore della notte,
ovviamente Levi era il primo a catapultarsi giù dal letto
per poi
tornare con Silvya tra le braccia. La metteva al centro del letto e
dormivamo assieme. La faccia di Levi in quei momenti, tutto
spernigato con le occhiaia profonde e la pocca rivlta all'in
giù …
ahah, che ridere! Era troppo divertente vederlo così
scocciato
eppure sapevo che era apparenza, eccome se lo era. Mi ricordo che i
primi mesi di vita Sylvia non ha mai drmito nella culla un'intera
nottata. Levi la prendeva sempre con noi per una scusa o l'altra non
riusciva a lasciarla letto da sola. C'era sempre una scusa
“ mi sono dimenticato di cambiae le lenzuola e non può dormire in mezzo a quel lerciume.
“ hanno detto al tg che una neonata è morta nel sonno”
“ non sta bene, penso che abbia la febbre”
C'era
sempre una scusa e niente
lo fermava, neppure il sesso. Quando avevamo finito cambiava le
lenzuola e poi l'andava a prendere. Era così tenero, dormire
tutti e
tre assieme abbracciati era veramente piacevole. Nessuna ha potuto
tenerla nella pancia per ovvie questioni biologiche, però in
quelle
notti la circondavamo con le braccia ricreando una specie di grembo
materna, in questo caso si dovrebbe dire “paterno”.
Una specie di
rivincita nei confronti di quella donna che ha avuto il lusso d'avere
Sylvia durante l'inizio della sua vita.
Aspiro l'odore della sua pelle,
sa di pesca ne sono fermamente convinto. La sua pelle lattea ha
questo odore, Levi invece dice che sa di latte “
come una
mocciosa” qunnte discussioni sono nate attorno a
questo
argomento, a un certo punto non ne potevo più
così lo chiesi a
Mikasa. Lei con estrema serietà pose il naso nell'incavo del
suo
collo per poi dichiarare: ”sa di primavera.
Alla fine giunsi alla
conclusione che l'odore è una questione soggettiva, in
particolare
quella di una persona. Credo che l'olfatto viene compromesso dalle
emozioni, si mischia assieme ai sentimenti e alle sensazioni che
proviamo per la persona che ci troviamo dinnanzi.
L'annuso di nuovo e niente da
fare, sa di pesca ma ora mi devo fermare. Non vorrei sembrare un cane
alla ricerca del proprio osso ma non ci posso fare niente, adoro
abbracciare la mia piccola, accarezzarla e sentirla respirare quieta
sotto alle mani.
Si irrigidisce tutto d'un colpo
sotto di me
<< Silvya? >>
domando alquanto preoccupato ma lei proprio non risponde, si dimena
svincolandosi a forza e io la lascio, non vorrei ma devo farlo per
capire cosa sta succedendo. Forse ha avuto un brutto sogno? Un
gigante ha cercato di mangiarti? Non ti preoccupare, le mie braccia
non vedono l'ora di stringerti e cacciare via quelle facce da culo
dai denti aguzzi
Si sporge dal letto e dalla
bocca fuoriescono rumori viscerali, quasi gutturali, ovvviamente mi
sto spaventando.
Si sporge ed ora ho capito,
diavolo sta vomitando.
<< Silvya >>
<< Scusa, io non riesco ad
arrivare al ces … >> ecco si china ma si sta
sporgendo troppo
in avanti e acchiappo immediatamente la sua vita. Poverina, si
ritrova ammalata il giorno del suo compleanno, non voglio che finisca
riversa nel suo stesso vomito.
Poverina, ha finito e dalla sua
bocca esce un sospiro affannato. Rimettere non è mai belllo,
alla
sua età bevevo così tanto che ogni sera mi
ritrovavo chino sulla
tavola del cesso. Mikasa mi teneva la fronte e nel frattempo mi
sgridava
<< Stai meglio? >>
le domando scansando qualche ciuffo dalla sua fronte. Non è
pallida,
è bianca come uno straccio. I suoi occhi sono chini assieme
al capo
e pare sfinita.
Annuisce col capo, ma non ci
credo per niente.
<< Andiamo in bagno? >>
le domando prendendola sotto braccio, sono certo che in questo
momento la testa le gira all'impazzata.
<< Sì, faccio schifo >>
flebile esce la sua voce seppure demarcata da un certo ribrezzo.
Sorrido, la sua espressione
accigliata è d'una tenerezza unica, mi ricorda tanto Levi
quando
vede un qualcosa fuori posto.
<< Va bene, andiamo >>
le do un bacio sulla nuca scompigliata giusto per rassicurarla, per
dirle che innanzi ai miei occhi lei non farà mai
“schifo”, è e
rimarrà sempre la mia bella bambina.
A passo cauto circumnavigando la
chiazza maleodorante piazzata sul pavimento e anddiamo verso il
bagno.
Arrivviamo di fronte alla porta
e lei si svincola dalla mia stretta entra in bagno chiudendo la porta
dietro di sé. Sospiro ma in fondo è grande,
però non sta bene.
Forse dovrei entrare per reggerle la testa, per aiutarla a lavarsi ma
non voglio infrangere la sua privacy. Non posso.
<< Silvya, vado a pulire
se hai bisogno caccia un urlo! >>
<< va bene >>
Ora dirigiamo verso misfatto, se
fosse per me lo lascerei lì un altro poco, giusto per fare
in modo
che l'odore dei succhi gastrici evapori via, però sento la
voce di
Levi rimbombare nella testa “ che cazzo fai?
Muoviti e pulisci,
non vorrai che il pavimento assorba l'odore del vomito?”.
Guai
mai e quasi mi viene da ridere. Dico così, ma in
verità penso che
Levi se ne sbatterebbe altamente della sporcizia, sarebbe
così in
ansia per Sylvya che sarebbe entrato in bagno con lei.
Perchè io non
l'ho fatto? Non lo so, da qualche tempo Sylvia cerca di mostrare il
meno possibile il suo corpo, non è mai stata una di quelle
che corre
avanti e indietro nuda, però prima di recarsi in bagno si
assicura
che nessuno ne debba usufruire con troppa attenzione.
Non so, credo si vergogni del
suo corpo, quello che si sta trasformando e ovviamente non voglio
farla sentire a disagio ma neppure imbarazzata.
Fatto sta che ora mi rotrovo
faccia a faccia con questa chiazza immensa munito di secchio e
straccio. Dio, ma che è? Sembra sbobba per cani, no non
focalizziamoci troppo sul colore e la consistenza.
Levi
Sono
lì a letto e guarda che
casino!
Dormono sopra un materasso dalle
coperte stropicciate, il coprimaterasso è tutto arricciato,
le
lenzuola sono tutte concentrate verso l'alto e strette tra le baccia
della piccola mocciosa e del moccioso più grande.
Ai piedi dell'armadio ci sono
delle lenzuola erano quelle su cui abbiamo dormito stanotte.
Perchè
diamine hanno cambiato il letto, si sono pisciati addosso? In tal
caso potevano anche metterle a lavare anziché lasciarle
nella stanza
a marcire. Sono peggio degli animali, credo che oramai sono
irrecuperabili ma dopo mi sentiranno appena si svegliano.
<< Levi >> sento la
voce di Eren impastata dal sonno chiamarmi ed eccolo lì, con
una
strana faccia tirata. È preoccupato
<< Che è successo? >>
ora lo sono anche io
<< Sylvia non è stata
bene, ha vomitato >>
<< Ha la febbre? >>
mi avvicino e scosto piano le coperte sotto al quale è
seppellita.
Se ne sta tutta rannicchiata e il volto è coperto da ciuffi
corvini.
La sua pelle è dannatamente bianca perlata dal sudore Non
sta
affatto bene, sentiamo se ha la febbre. Scosto i ciuffi spalmati
sulla faccia e sento la fronte, è calda ma non bollente. Se
ce l'ha
le si è abbassata.
Alzo lo sguardo ed Eren sorride
<< Che c'è? >> ti
sembra questo il momento per sorridere come un cucciolo?
<< Niente, è solo che mi
piace quando ti prendi cura di nostra figlia >>
<< Lo faccio sempre >>
da quando in qua non mi prendo cura della mia famiglia? Lo faccio in
continuazione, devo controllare Eren che non compia troppe cazzate,
controllo che Sylvia vada bene a scuola, che non ingurgiti troppe
schifezze, che vada bene a scuola … sì, mi
scascio parecchio il
culo!
<< Certo, lo so non l'ho
mai messo in dubbio >> e mi guarda con un'espressione
quasi
offesa, come se avessi detto io la stronzata
<< Certo che te ne dici di
stronzate >> finiamola qua perchè non voglio
svegliare Sylvia
e poi sarà meglio andare a prendere qualche antibiotico.
<< Dai vieni a letto >>
dice sorridendo e anche se il suo sorriso caldo e dannatamente
invitante, devo rifiutare.
<< Dai … lo so che non
ti dispiacerebbe >> come se m'avesse letto nel pensiero
afferra
il mio braccio per calarmi verso il basso, lo assecondo
perchè sì,
dormire assieme alla mia famiglia non mi dispiace affatto.
Angolo scuse:
Salve a tutti voi cari lettori!
Penso sia doveroso scusarmi ma ultimamente l'ispirazione è andata a farsi un bel giro infatti questo capitolo non doveva essere neppure scritto: stavo elaborando una cosetta per san valentino ma poi mi sono bloccata e non sono più riuscita a proseguire, così ho dovuto proprio cambiare argomento.
Chiedo scusa a tutti coloro che attendono gli aggiornamenti di questa storia, sono veramente una pessima “autrice” ;(
Ora ringrazio tutti voi che avete inserito questa storia tra le preferite, seguite o ricordate. Grazie, siete così tanti che riempite il mio cuore di gioia <3
Ovviamente dedico un abbraccio grande a tutti coloro che commentano<3
Ora mi dileguo e non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni su questo capitoletto:)
Un abbraccio
Mistiy