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Autore: Angel Of Fire    08/03/2016    6 recensioni
"Non amo che le rose che non colsi.
Non amo che le cose che potevano essere e non sono state."
Delirio post film...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuore di pirata'
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Capitolo IV

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Capitolo IV


E passano i giorni, partenze senza ritorni
graffiano i muri, le mani e noi che siamo lontani...

(Giusy Ferreri, Volevo te)


Kei scrutò Dekher accigliata, sentendo salire dentro, come una marea irrefrenabile, un senso di inquietudine. “Perché non l'hai sostituito, cos'hai fatto per tutto questo tempo?” Lo riprese, insospettita da quel suo repentino cambio di atteggiamento.
Il biondo rinnovò il suo sorrisino compiaciuto esitando qualche istante prima di risponderle: “ho incontrato un vecchio amico...”si giustificò, rimanendo sul vago.
Credevo non avessi amici in questo settore...” Kei lo fissò con diffidenza, aggrottando la fronte. Aveva compreso che c'era qualcosa di strano, ma non era nel suo stile aggirare l'ostacolo, semmai proprio il contrario.
Un silenzio inquietante scese tra loro. Dekher abbassò la testa come a voler evitare il suo sguardo indagatore. “Ci sono molte cose che non sai di me...” la spiazzò pronunciando piano quelle parole, pericolosamente ambigue e, nell'udirle, Kei si irrigidì. Lentamente si allontanò da lui muovendo qualche passo all'indietro fino a quando non incontrò la fredda parete della camera e vi si appoggiò turbata.
Lo vide sogghignare. “Io invece, conosco molte cose interessanti sul tuo conto...” continuò lui, sollevando lo sguardo diventato improvvisamente più severo, “per esempio che non sei poi così... indifesa. Ho ragione,
Kei Yuki?”
Sentirsi chiamare col suo vero nome le fece l'effetto di una doccia gelata, qualcosa le si spezzò dentro e tanti piccoli frammenti affilati le si infilzarono nel cuore. Istintivamente portò la mano al fianco per impugnare la pistola, ma si ricordò che si era liberata dell'arma appena entrata nella stanza, per mettersi a suo agio. Girò velocemente gli occhi verso la poltrona dove pendeva il cinturone e si rese conto che era troppo lontano per poterlo raggiungere e Dekher, nel frattempo, le si era avvicinato di più.
So cosa hai in mente, scordatelo” la freddò.
In quell'istante Kei si sentì morire:
Harlock aveva ragione, il disperato bisogno di sentirsi amata, desiderata, l'aveva resa debole, vulnerabile. Si era fidata di quell'uomo abbandonandosi a lui, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze. Ma cosa voleva davvero Dekher da lei?
Perché?” Gli sussurrò piano, fissando quei suoi occhi cerulei divenuti due sottili fessure, gelidi ed inespressivi, molto lontani da quelli che l'avevano sempre accarezzata con dolcezza.
Facevi parte del suo equipaggio, non è vero? L'equipaggio di quel pirata” la provocò affilando lo sguardo, con un tono tagliente che non avrebbe mai creduto potesse appartenergli.
Non so di cosa tu stia parlando...” Kei tentò di prendere tempo, qualcosa doveva pur inventarsi per uscire da quella situazione.
È inutile mentire, so che eri il suo secondo ufficiale. Ho accesso agli archivi segreti della Gaia” la sorprese, senza lasciarle via di scampo.
Un cacciatore di taglie...” mormorò lei, arrendendosi all'evidenza e fissandolo disgustata.
Oh, ti prego, non guardarmi con quell'aria schifosamente delusa. Credevi davvero che saremmo stati insieme tutta la vita? Mi meraviglio di te, ti facevo più scaltra.”
Cosa vuoi?” Riuscì a mala pena a pronunciare. Non era nella sua indole lasciarsi andare alla disperazione, non lo aveva mai fatto, nemmeno di fronte al rifiuto del suo più grande amore. Ma questa volta aveva creduto davvero di essersi lasciata la sua vita precedente alle spalle, si era illusa di poter vivere ed amare come una donna qualunque. Invece, Harlock aveva avuto ragione ancora una volta, la sua maledizione non voleva abbandonarla, l'avrebbe tenuta legata a lui per sempre. Non avrebbe mai potuto allontanarsi abbastanza, anche se fossero stati distanti migliaia di anni luce.
Dopo averla brutalmente derisa Dekher la imprigionò con il suo corpo contro la parete. “Ho una proposta da farti: come ufficiale in seconda di sicuro sei a conoscenza del codice criptato con cui l'Arcadia comunica con i ribelli, la sorgente del codice è l'unico modo per rintracciare la sua posizione in qualunque punto dell'universo... La Gaia ce lo pagherà una fortuna, altro che quei pochi miseri crediti che racimoliamo trasportando il
quantinuum.
Kei sussultò; Dekher sapeva del codice, evidentemente era molto più in gamba di quanto pensasse. “Credi davvero che sia disposta a rivelartelo? Non mi conosci abbastanza...” Si sforzò di mostrarsi sicura, anche se dentro di sé si sentiva andare in frantumi.
Oh andiamo... che ti importa di quel pirata? L'hai lasciato, no? Rifletti: diventeremo ricchi e potremo spassarcela, alla faccia di quel terrorista fanatico” tentò di convincerla addolcendo il tono e mostrandosi più accomodante.
Mi fai schifo...” riuscì solo a sputargli in faccia, disgustata da quelle viscide insinuazioni, “non te lo rivelerò mai!” Sentenziò categorica sostenendo il suo sguardo senza timore.
Dekher sorrise malefico scuotendo il capo. “Lo farai, invece. Sostituire il condensatore di energia è l'unico modo per lasciare questo buco; in caso contrario l'Astral Gale è più lenta di una bagnarola ad impulso. Non andresti lontano anche se riuscissi a scappare...” Il suo atteggiamento era provocatorio e velenoso mentre le mostrava il piccolo cilindro metallico che aveva ancora nella mano. Le strizzò l'occhio compiaciuto e poi lo ripose prudentemente nella borsa.
Kei deglutì a vuoto fissandolo amareggiata. Non aveva molta scelta: era sola ed in trappola. Quell'infame non aveva torto: non poteva lasciare il pianeta con l'Astral Gale in quelle condizioni, e nemmeno impadronirsi di un'altra astronave, troppi controlli e troppi soldati.
Sospirò stancamente, ormai non aveva più speranze. Per l'ennesima volta il mondo le stava crollando addosso. “Sei stato tu, vero? Hai sabotato apposta il condensatore per costringermi ad un atterraggio di emergenza.”
Dekher sorrise divertito. “Sei in gamba. Ma non abbastanza per fregarmi. Però devo ammetterlo...
scoparti è stata una delle cose migliori che mi siano mai capitate. È un vero peccato. Arrenditi e ne trarremo entrambi vantaggio. Dammi quel codice!” Ribadì serio e il suo tono secco lasciava intendere che non stesse affatto scherzando.
Kei scosse lievemente la testa, le lacrime le stavano prepotentemente salendo agli occhi, ma si sforzò di non piangere. Si sarebbe fatta uccidere, ma non gli avrebbe mai rivelato quello che voleva sapere, non avrebbe mai tradito quello in cui aveva creduto per una vita.
Scattò per gettarsi a recuperare il cinturone, conscia che Dekher avrebbe fatto di tutto per fermarla. Ma a quel punto non aveva più nulla da perdere. Avrebbe preferito morire, piuttosto che finire in mano alla Gaia e mettere in pericolo Harlock e i suoi vecchi compagni. L'uomo la bloccò repentino afferrandola per un braccio e, piantandole una mano alla gola, la immobilizzò di nuovo contro la parete fissandola spazientito. “Non hai scampo
tesoro, ti conviene collaborare. In caso contrario... vali parecchi crediti anche da morta.” Strinse le dita con più forza e lei si sentì soffocare. Cercò di divincolarsi dalla sua presa ma Dekher era forte, dannatamente troppo forte. Quelle braccia che l'avevano stretta tante volte, l'avevano consolata, l'avevano cullata dopo essersi amati, ora la stavano imprigionando senza pietà.
Decise di arrendersi e di non ribellarsi; sarebbe morta lì, tra quelle braccia che aveva voluto credere amiche, con la gola serrata tra le dita della sua mano.

La vista cominciava ad annebbiarsi e tutto iniziava a farsi scuro e confuso, Kei stava per lasciarsi andare, era finalmente finita, ma un colpo secco fece sussultare Dekher. La stretta che aveva al collo si allentò e riuscì a malapena a riprendere fiato prima di soccombere. Distinse vagamente l'espressione di quell'uomo farsi incredula, gli occhi sgranati la fissavano sconvolti, un violento colpo di tosse lo scosse ed alcune gocce di sangue le schizzarono addosso.
Dekher cercò di pronunciare qualcosa ma le parole gli morirono in bocca; lasciò definitivamente la presa gettandosi su di lei, aggrappandosi alle sue spalle, artigliando la sua maglia. Poi, lentamente, scivolò a terra, ai suoi piedi, rimanendo immobile.
Ansimando Kei si portò le mani al collo dolente, riempì finalmente d'aria i polmoni e, adagio, si lasciò cadere seduta sul freddo pavimento di quella camera da pochi crediti.
Volse lo sguardo verso la porta, dalla quale era giunto il colpo. Aveva ancora la vista offuscata ma stavolta dalle lacrime che le inondavano gli occhi. Scorse una sagoma scura che impugnava una pistola, ancora fumante per il colpo esploso, senza riuscire ad intuirne l'identità.
Lo sconosciuto ripose l'arma e le si avvicinò con passo pesante, metallico. A poca distanza da lei si chinò per raccogliere qualcosa, poi la raggiunse e le tese una mano guantata. Kei alzò gli occhi lentamente per metterla a fuoco. Il suo sguardo, sconvolto e disperato, scivolò lungo l'avambraccio e poi ancora più su, verso la spalla, fino a raggiungere il viso: Harlock la fissava con un lieve sorriso, sincero, rassicurante. Un sorriso che non gli aveva mai visto.
Titubante mosse la mano per afferrare la sua e poté sentire la sua stretta forte, potente, che la sollevava avvicinandola a sé. Si ritrovò in piedi di fronte a lui, incredula e ancora scossa, il corpo senza vita di Dekher steso a terra, poco lontano dai suoi piedi.
Harlock la guardò con un'espressione dolce, stranamente tranquilla, lievemente velata di tristezza, e lei si sentì morire un'altra volta. L'aveva protetta, avvertita, infine salvata, e lei non aveva voluto credergli, nemmeno concedergli il beneficio del dubbio. Era talmente arrabbiata con lui che non era più disposta ad ascoltarlo e dargli fiducia.
Harlock invece si sentiva per assurdo sconfitto. Credeva di averla resa libera lasciandola andare, voleva offrirle la possibilità di essere davvero felice come era giusto che fosse. L'aveva scoraggiata di proposito affinché potesse guardare oltre. L'aveva lasciata andar via costringendosi a soffocare i suoi sentimenti, comportandosi in modo crudele e spietato, perché era convinto che fosse l'unico modo per non lasciarle rimpianti.
Ma lui l'amava, non poteva negarlo a se stesso, per questo non aveva mai smesso di vegliare su di lei. Per cinque anni era rimasto nell'ombra, l'aveva seguita, osservata a distanza, per essere sicuro che stesse bene e che avesse trovato qualcuno che valesse davvero la pena amare. Qualcuno che l'avrebbe resa felice. Ma non si era reso conto di quanto, in tutti gli anni che avevano condiviso, le avesse condizionato l'esistenza. Kei era e sarebbe rimasta comunque una pirata, una fuorilegge, sarebbe stata sempre una facile preda per i suoi nemici, un'allettante possibilità da sfruttare in modo subdolo per arrivare a lui.
Senza volerlo aveva segnato il suo destino per sempre. Le aveva concesso una libertà fittizia, illusoria, di cui non avrebbe mai potuto veramente godere. Ma non poteva permettere che fosse Kei a pagare per i suoi errori, per le sue scelte. In cuor suo aveva sperato che avrebbe potuto vivere un'esistenza normale, ma anche quella si era rivelata una crudele illusione.
Notò che Kei stava tremando, inevitabile conseguenza dello shock che aveva appena subito e, agendo d'impulso, la circondò con le sue braccia stringendola forte
a sé, questa volta senza dubbi, timori o incertezze. Kei aveva bisogno di lui e lui era lì. Lo era solo per lei, per il suo prezioso secondo ufficiale. Non l'avrebbe mai lasciata in balia di quella solitudine in cui l'aveva costretta ancora una volta. Non esisteva nient'altro se non quell'istante tra loro, agognato da troppo tempo.
La strinse fino a quando non la sentì rilassarsi e abbandonarsi tra le sue braccia. Avrebbe dovuto farlo tanto tempo prima. Sarebbe stato tutto diverso. Non sarebbero giunti a quel punto di non ritorno. Ma non poteva cambiare il passato, poteva solo cogliere quell'attimo che era stato loro concesso.
Istintivamente cercò le sue labbra scoprendosi smanioso dalla voglia di sentirle, di gustarne il sapore sconosciuto. Si inclinò verso il suo viso, lentamente, per farle capire le sue intenzioni.
Kei si scostò leggermente da lui per fissarlo incredula. Non aveva mai visto quell'espressione dolce e rilassata dipinta sul suo viso, sempre cupo, imperturbabile, ed un brivido intenso la scosse. R
ispose a quel richiamo, così invitante quanto assurdo, incerta, titubante mentre le braccia scivolavano inconsciamente sulle sue spalle per aggrapparsi disperatamente a lui.
Harlock con il pollice le pulì uno schizzo di sangue che aveva sul viso e poi a
dagiò le labbra sulle sue. Sebbene la sfiorassero a malapena, lei le sentiva ardere. Con la punta della lingua lui le accarezzò il labbro inferiore, poi quello superiore e lei schiuse poco la bocca per accoglierla, accarezzarla come aveva sognato di fare molte volte. Era stranamente dolce e delicato il suo sapore. Gli sfiorò lievemente la nuca affondando le dita nei suoi capelli lunghi e morbidi artigliandoli.
Le piaceva come baciava, era passionale ma non troppo, istintivo ma rispettoso.
Un desiderio rovente le invase le vene, le chiedeva con impeto di bruciare ogni resistenza per lasciarsi andare senza più alcun freno a quel bacio improvviso, inaspettato, impulsivo, che diventava pericolosamente sempre più famelico ed esigente.
Harlock percepì il corpo di Kei fremere, combattuto tra il desiderio di scappare e di abbandonarsi finalmente ai sentimenti che aveva da sempre provato per lui. La trattenne stringendola più forte, per farle capire che era solo lei che voleva, cercando di prolungare quella danza appassionata e sensuale tra le loro lingue il più possibile, fino a quando il bisogno di prendere aria lo spinse a malincuore a staccarsi dalle sue labbra.
La fissò ansimante, eccitato e scosso per quel momento di debolezza a cui non aveva potuto fare a meno di cedere, ma l'espressione che colse sul viso di Kei fu come un pugnale piantato nel cuore. Era triste e dolce al contempo, riconoscente per quello che era appena successo, ma anche consapevole che non le sarebbe bastato.
Le sorrise. “
È questo quello che vuoi, vero?” Le mostrò ciò che aveva nella mano: il condensatore di energia che aveva raccolto poco prima, rotolato fuori dalla borsa di Dekher. Quel piccolo oggetto, dall'aspetto insignificante, rappresentava la libertà, la possibilità di ricominciare di nuovo, ma doveva essere Kei a decidere. Avrebbe voluto chiederle di tornare, di venire via con lui ma era anche consapevole che, dopo tutto quello che era accaduto, forse lei non era più disposta a rinunciare a quella libertà che aveva tanto voluto donarle a tutti i costi.
Kei sospirò profondamente ed annuì stringendosi nelle spalle, lasciandogli ancora più cocente e pungente il senso di sconfitta. Per una manciata di minuti erano stati quelli che avrebbero voluto essere: un uomo ed una donna soltanto, in una camera da pochi crediti, su di un anonimo pianeta di frontiera. Ma c'era il corpo di un uomo a terra a pochi centimetri da loro, un uomo che lei aveva creduto di poter amare e che Harlock aveva ucciso a sangue freddo, anche se solo per proteggerla.

Grazie...” gli sussurrò con dolcezza, prima di prendere il condensatore dalla sua mano ed allontanarsi a testa bassa, varcando la porta da dove poco prima lui stesso era entrato, senza voltarsi indietro.


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E p i l o g o


Capitano, ho captato uno strano messaggio criptato in un vecchio codice, sembra indirizzato a voi.”
Le parole di Yattaran lo stupirono mentre se ne stava assorto nei suoi soliti pensieri, abbandonato sulla sua poltrona di comando. Era rientrato sull'Arcadia da settimane ormai, nessuno aveva osato chiedergli il motivo di quel suo allontanamento improvviso, nemmeno Meeme, ma lei aveva capito tutto, o forse, lo aveva sempre saputo.

Trasferiscilo nella mia cabina” gli ordinò, sforzandosi di mantenere il tono asciutto e distaccato. Si alzò dirigendosi verso l'imponente motore a materia oscura, la cui ruota era in perenne movimento. Tori gracchiò sollevandosi dallo schienale della poltrona, dove era rimasto appollaiato per tutto il tempo del turno diurno e, planando, si andò a posare sulla sua spalla. Dietro al motore c'era un collegamento diretto che permetteva di raggiungere l'alloggio di poppa attraverso un più veloce e comodo corridoio privato
1.
Entrò, immergendosi nella cupa oscurità del grande ambiente, con uno strano presentimento nel cuore. Si diresse deciso alla sua scrivania, si sedette ed attivò il piccolo schermo virtuale che si materializzò subito dinnanzi al suo viso. Il messaggio trasferito da Yattaran lampeggiava solitario pronto per essere decriptato. Lanciò il programma ed attese immobile, alcuni secondi, poiché erano solo poche parole:


Se davvero vuoi che torni sai come trovarmi



F I N E



Note:

1) Particolare dedotto dal film in cui Harlock spesso spunta da dietro il motore ;)


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Angolo dell'autrice :)

Eccoci giunti alla fine di questa breve, ma intensa avventura. Mi sono molto divertita a scriverla ed è stato come un flash che mi ha colpita e che ho dovuto in qualche modo raccontare. Inizialmente doveva essere una one shot, ma poi mi è uscita talmente lunga che ho dovuto per forza dividerla, così ho pensato di interromperla in punti strategici per creare maggiormente il senso di attesa e di mistero.
Dedico questa piccola long ad una mia carissima amica, non faccio nomi perché lei sa benissimo chi è ;) perché grazie a lei questa fic, che doveva avere un finale molto più aperto e lasciato in sospeso, ha preso una piega più positiva... sfociando nel vero e proprio Happy End. E poi, si sa che con me sti due, gira e rigira, sempre in un modo vanno a finire ;) Come recitava una vecchia canzone: “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi... ritornano” XD
Un grazie sincero a chi ha letto questa mia piccola follia e un abbraccio speciale a chi ha commentato, perché... sì, sapere quello che un lettore pensa, nel bene o nel male, è sempre stimolante e alimenta la volontà di condividere e produrre. Un grazie sincero anche a chi ha messo questa storia tra le preferite e seguite, e anche ai lettori silenti che sono stati davvero tanti.
Arrivederci alla mia prossima follia ;)

Disclaimer: Tutti i personaggi di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto. Storia non scritta a fini di lucro. Ogni riferimento a situazioni esistenti è puramente casuale.

  
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