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Autore: FreddyOllow    13/03/2016    1 recensioni
[Aggiornamento 20/09/2020 - 12/10/2020 | Testo revisionato.]
Dopo l'enorme e violenta esplosione avvenuta nella centrale nucleare di Vaslejo City, di cui non si conoscono le cause, l'intera area venne sommersa da altissime radiazioni.
In poco tempo cominciarono a verificarsi strani fenomeni inspiegabili: stravolgimenti delle leggi fisiche, morti inspiegabili, anomalie radioattive e la comparsa di strani esseri umanoidi e non.
Mentre l'area radioattiva si espanse fino a raggiungere le campagne circostanti, il governo insabbiò il disastro al mondo. I militari sigillarono la città, ponendo un lungo perimetro di posti di blocco ai confini della zona di alienazione.
Nei mesi successivi, la zona venne invasa da alcuni avventurieri, chiamati Stalkers che, con il passare del tempo, divennero sempre più numerosi.
A Vaslejo City e in tutta la zona iniziarono a generarsi dalle anomalie da cui fuori uscivano strani reperti con strani poteri, il cui valore nel mercato nero era esorbitante.
Gli Stalkers li cercavano ovunque, rischiando persino la vita. Ma ciò che attirava di più della loro sete di ricchezza e potere, era il monolite. Uno strano e misterioso oggetto rettangolare che era spuntato nel centro della zona, in grado di esprimere qualsiasi desiderio.
Genere: Dark, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era plumbeo con qualche lampo silenzioso in lontananza. La giornata si prospettava impegnativa, forse anche fin troppo. Oscar si guardò attorno, prendendo dal suo taschino uno strano aggeggio. Era un PDA, un oggetto in grado di rilevare gli Stalker nei paraggi, di orientarsi nella zona, di ricevere e inviare dati, messaggi e chiamate. Tutti gli Stalker ne possedevano uno.
<< Ehi Boris, dov'è il tuo PDA? >> Domandò Bes.
<< Lo perso mentre fuggivo dai mutanti >> mentii.
<< Che gran sfiga, amico. Stammi accanto, così non avrai problemi di nessun tipo. >>
Oscar ci disse di avanzare in fila e lo seguimmo nel sentiero che lui stesso aveva creato per uscire velocemente dalla palude. Ci avvertì che la stradina era sterrata, stretta, meno fangosa del solito, e che la vegetazione era fitta, per cui era facile perdersi. Intorno a noi giungeva solo fruscio del vento fra le foglie.
Seguimmo la stradina per una ventina di minuti con la sensazione che stessimo girando in tondo. Oscar invece, sembrava molto deciso e sapeva cosa fare. Controllava spesso il suo PDA e mi fu chiaro in quell'instante che lo stava usando per orientarsi. Probabilmente senza di esso non sarebbe stato in grado di percorrere il suo stesso sentiero, ma non ne ero così sicuro.
Arrivammo vicino a un capanno di legno, la cui vegetazione ci cresceva dentro indisturbata. Il legno era ormai marcio, le finestre frantumate e la porta d'ingresso abbattuta. A pochi metri dall'edificio, una macchina arrugginita, probabilmente doveva essere una zhiguli Russa. Oscar ci disse di accovacciarci e di restare fermi, mentre lui controllava la zona intorno al capanno. Poco dopo, si udirono degli spari. Sobbalzai.
Alexander si alzò e si diresse verso Oscar, o meglio, verso lo sparo. 
Bes invece, rimase lì con me.<< Stai calmo. >> Mi disse, dandomi una pacca sulla spalla.
Alexander sbucò da dietro il capanno e con la mano ci accennò di avanzare. Quando io e Bes arrivammo là, vidi una creatura mai visto prima. Bassa, tarchiata con la faccia sfregiata e la testa deforme, grande rispetto al suo corpo. Aveva occhi verdi chiari uno più grande dell'altro, una bocca che a prima vista sembrava deformata e un colorito chiarissimo. Indossava una giacca nera con cappuccio, interamente sporca fango e strappata in vari punti, così come il pantalone grigio.
<< Cos'è quella cosa? >> Domandai inorridito.
<< Uno PsicoControllore. >> Rispose Oscar, chinandosi verso il mutante << Stava divorando il cadavere di uno Stalker, prima che lo facessi fuori. >> 
<< Questa sì che fortuna! >> Disse Alexander con un lieve sorriso.
<< Che ci fa uno PsicoControllore vicino alla palude? >> Chiese Bes.
Oscar fece spallucce. << Non lo so. >>
<< Io lo so. >> Rispose Alexander << Questi mutanti sono sempre alla ricerca del buio. Odiano la luce. >>
<< Hai detto ciò che sappiamo tutti! >> Interruppe Bes, scuotendo il capo.
Io non sapevo nemmeno l'esistenza di questo mutante, ma non dissi nulla per non apparire un novellino.
<< Come dicevo, >> continuò Alexander avvicinandosi verso lo PsicoControllore << queste infide creature sono notturne. Divorarono qualsiasi cadavere sui cui mettono le loro luride mani. Alcuni dicono che mangiano perfino i loro simili... >> Arricciò le labbra disgustato. << Chi lo sa, forse è vero. Usano la telecinesi per scaraventarti addosso ogni tipo di oggetto, persino cose pesanti tonnellate. Senza parlare del fatto che sono in grado di fiaccarti. Con la mente posso persino strapparti l'arma dalle mani. Sono molto pericolosi e non ci mettono niente ad ammazzarti. >>
<< Credo che tu non abbia capito un cazzo degli PsicoControllori. >> Disse Oscar. << Quello che hai detto è in gran parte vero, ma non stavamo parlando di questo. Non siamo dei novellini. Non c'è bisogno che ci dici cosa fanno e quanto siano pericolosi. Ma su una cosa ti sbagli; non sono in grado di lanciare oggetti pesanti tonnellate, ne mangiano i loro simili. >>
Alexander rimase per un instante in silenzio. Poi aggiunse. << Sì, ma sono in grado di fiaccarti. Farti perdere energie, come quando sei stanco e vuoi solo dormire. Fanno questo. >>
<< Certo, >> rispose Oscar << ma ti sei dimenticato di dire che viaggiano in coppia. >>
Calò uno tetro silenzio sulle nostre teste, fatto di sguardi preoccupati.
Bes iniziò a voltarsi in tutte le direzioni.
<< Stai dicendo che c'è un altro PsicoControllore? >> Chiese Alexander, guardandosi ansiosamente intorno.
<< Già. >> Rispose Oscar senza un minimo di paura. Sembrava piuttosto tranquillo, come se non fosse la prima volta.
<< Cosa? >> Disse senza riuscire a tenere a freno i miei pensieri. << Un'altro? >> Ebbi la strana sensazione di essere osservato. Sapevo bene che era la mia paranoia che stava prendendo il sopravvento.
<< Rimanete in posizione! >> Bisbigliò Oscar. << Sicuramente è nei paraggi. Forse ci sta persino spiando. >>
Alexander appariva molto preoccupato, i suoi occhi si erano talmente spalancati da sembrare che volessero uscire dalle orbite. Bes continuava a girarsi in tutte le direzione, aspettandosi un attacco di telecinesi. Mentre Oscar, calmo e consapevole di quello che poteva succedere, si limitava a lanciare occhiate. Io invece, me la stavo facendo addosso.
Eravamo tutti concentrati a udire ogni singolo rumore, e quando credevamo di sentire qualcosa, ci voltavamo frettolosamente nella direzione del suono, scoprendo che non c'era nulla. I nostri sguardi erano fissi sugli oggetti sul terreno, che potevano vorticare in aria e colpirci da un momento all'altro. Alexander in particolare, fissava con estrema ossessione la macchina arrugginita, come se si aspettasse che gli venisse scaraventata addosso da un mento all'altro.
Poi udimmo qualcosa calpestare un ramo.
Puntammo i fucili in direzione del suono. Una strana creatura molto bassa e goffa, sbucò fra gli alberi; era lo PsicoControllore. Se ne stava per fatti suoi annusando alcune foglie per mangiarle, dandoci le spalle, fin quando Alexander, preso dal panico, gli sparò contro un intero caricatore. Oscar gridò. << Indietro! Al riparo! >> 
Corremmo verso l'altro lato del capanno. Il mutante, mezzo ferito, fece fluttuare in aria pezzi di legno, pietre grandi e piccole e un tronco cavo e ce li lanciò addosso, senza colpire nessuno.
Alexander uscì dalla copertura e si mise a corrergli, sparando all'impazzata.
Lo PsicoControllore compì una strana manovra con le dita e gli strappò l'arma dalle mani. Poi con un altro gesto veloce, spinse a terra Alexander che non riuscì ad alzarsi. Sembrava quasi paralizzato.
<< Maledizione! >> Tuonò Oscar, crivellando di colpi lo PsicoControllore che si voltò verso di lui, disinteressandosi di Alexander << Mettiti al riparo! >> 
Il mutante incrociò le braccia sulla testa, creando uno scudo invisibile che deviava i proiettili. Alcuni ritornavano persino indietro o si fermavano a mezz'aria, cadendo al suolo. Mentre Io e Bes sparammo alla creatura, Alexander si alzò lentamente e riprese il suo fucile, barcollando dietro il capanno.
La creatura era molto più forte e resistente di quel che poteva sembrare a prima vista.
Oscar si riparò dietro un albero e ci fece cenno con la mano che voleva aggirare il mutante per arrivargli alle spalle. Io e Bes lo coprimmo, alternandoci con gli spari, mentre Oscar sparì fra gli alberi.
Alexander si sedette a terra con la schiena sulla parete di legno del capanno. Aveva lo sguardo assente, sconvolto. 
Lo PsicoControllore avanzava verso di noi con le braccia a protezione della testa. Ogni pallottola veniva deviata dallo scudo invisibile che lo attorniava. 
Poi io e Bes finimmo caricatori. Il mutante alzò le braccia, fece vorticare in aria pietre e pezzi di legno e ce li scaraventò addosso. Bes venne colpito allo stomaco e cadde a terra. Io mi riparai in tempo dietro un tronco. 
La creatura avanzò verso Bes.
Io non sapevo cosa fare. Avevo finito tutti i caricatori. L'unico modo per affrontarlo era usare i buon vecchi pugni, ma il mutante mi avrebbe fatto a pezzi in un attimo.
Lo PsicoControllore era pochi passi da Bes, facendo fluttuare pietre e pezzi di legno sopra alla sua testa. Bes si coprì la testa impotente, pronto a ricevere la morte. D'un tratto dietro la creatura apparve Oscar, che gli sparò tre colpi alla nuca, facendolo cadere di faccia a terra. Oscar gli si avvicinò e gli ficcò un altro proiettile alla testa, per essere certo che era morto.
<< Cazzo! >> Disse Bes.
<< Lascia che ti aiuti! >> Sorrise Oscar, dandogli una mano a rimettersi in piedi.
Era tutto finito. Lo PsicoControllore era morta e giaceva senza vita a due passi dal gruppo. Alexander però, non aveva sparato nemmeno un colpo. Era rimasto seduto, la schiena contro la parete, a fissare il vuoto. Qualcosa in lui era cambiato. Qualcosa che non riuscivo a scorgere.
   
 
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