C’è
chi aspetta la pioggia per non piangere da solo…
Seduta
su una roccia
sporgente dal terreno, guardavo in silenzio un albero davanti a me.
Il
cielo notturno era carico
di pioggia e quel giorno le nuvole non si vedevano. No, non
dimenticherò mai
quel giorno. Il giorno in cui finì la mia vita. Il giorno in
cui abbandonai
Forks mentre Lui era a caccia e non sapeva niente. Il giorno in cui
scoprii la
verità.
Astrea
venne da me un giorno
come tanti. La trovai davanti alla porta di casa prima che mio padre
tornasse
da lavoro. Pazientemente, mi aspettava con il capo chino e le braccia
incrociate. Ricordo molto bene i suoi capelli neri dai bizzarri
riflessi blu e
i suoi occhi color del mare più profondo.
Tuttavia…sarebbe stato meglio non
incontrarla per me.
La
feci entrare in casa
quando lei disse che doveva parlare con la signorina Isabella Marie
Swan…ma ciò
che mi disse ha saputo rovinarmi per sempre. Non fu colpa sua, ma non
dimenticherò mai le sue parole.
Astrea:
vattene di qui, o
finirai per uccidere i tuoi cari con le tue stesse mani.
Aveva
parlato con semplicità
e come se nulla fosse…ma mi dimostrò chiaramente
che non mentiva, ed io mi
trovai in trappola.
Addio
Forks.
Addio
Charlie.
Addio
amici.
E
addio a Te. Addio a te che
hai saputo amarmi e guidarmi per mano nei momenti più belli
che un “essere
umano” potesse vivere.
Quante
volte dicevi che per
me sarebbe stato meglio che tu ti allontanassi? Quante volte io mi
agitavo e ti
supplicavo di restare sempre con me? eppure ora penserai che sono
un’ipocrita,
una stupida bugiarda. Magari guarderai la mia foto e ringhierai,
maledicendomi
con la tua voce meravigliosa e soave che anche arrabbiata mi sarebbe
piaciuta
sentire. Ma non ti sentirò più. Non
potrò più sentire le tue carezze, non
sentirò più la tua voce, non vedrò
più il tuo sorriso sghembo capace di
fermarmi il cuore. No, non vedrò più colui che
amo e che sempre amerò.
Sorrisi
tristemente,
stringendo a me una foto che lo ritraeva.
La
guardai.
Nonostante
il soggetto
fotografato fosse bello più di un dio, la foto non gli
rendeva giustizia.
Sapevo
che quella foto mi
avrebbe fatto solo male, ma non potevo lasciarla lì. Non
potevo dimenticare,
sarebbe stato come cancellare me stessa.
Bella:
Edward.
E
quella fu l’ultima volta
che pronunciai il suo nome, l’ultima volta che mi concessi
quest’atto di pietà
verso me stessa, miserabile ombra di un passato ormai scomparso o mai
esistito.
Intascai
la foto e guardai il
cielo nuvoloso con sguardo spento. Alice non mi avrebbe più
visto, per ora mi
bastava rimanere vicino ad Astrea per annullare le sue visioni.
Chissà come
reagiranno tutti. Magari papà verserà qualche
lacrima e Renée singhiozzerà per
giorni…ma se solo sapessero che lo sto facendo per
loro…
Astrea
mi posò una mano sulla
spalla.
Astrea:
Isabella…
Be:
Bella.
La
corressi
automaticamente…ma perché fece così
male quel gesto?
???: tu devi essere
Bella Swan.
Chiusi
gli occhi, stringendo
i pugni. Chi se lo aspettava che sarebbe finita così? Io no
di certo…e nemmeno
tu. Mi dispiace.
Astrea:
tieni…questo è tuo.
Abbassai
gli occhi su ciò che
Astrea mi porgeva. Era un diadema. I finimenti laterali di lavorato
argento si
univano ai due lati di un ovale al cui interno era posto un luminoso,
sinistro
diamante nero.
Presi
l’oggetto.
Be:
è…questo il Dispositivo?
Astrea
annuì lentamente,
evitando di guardarmi negli occhi. Probabilmente lei sapeva cosa
significava
abbandonare tutto per l’improvvisa scoperta della propria
natura.
As:
mi dispiace.
Dispiaceva
anche a me…ma
l’unica soluzione che mi si presentava era quella.
Non
avevo lasciato una
lettera, un biglietto, niente. E niente avevo portato con me se non
quella
foto. Sapevo che i Cullen mi avrebbero cercata, ma era giusto che io
sparissi
nel nulla. Sapevo che una lettera avrebbe fatto male a me ed a loro.
Tu
dicevi che eri un mostro,
un abominio…ma ora, io mi trovo faccia a faccia con la vera
mostruosità.
Credimi se ti dico che i veri mostri sono ben diversi da vampiri che
oltretutto
si nutrono di sangue animale e non umano…
Indossai
il diadema, posandolo
sul mio capo. Subito esso si allargò quel tanto che bastava
a circondarmi la
fronte, poi si strinse forte, impedendo che con qualche movimento
brusco esso
volasse via.
E
così voltai le spalle a
tutto. Voltai le spalle ai Cullen, a mio padre, a Forks…alla
mia stessa
felicità.
Feci
un passo verso il bosco
alle nostre spalle, allontanandomi dalla mia vita, allontanandomi da
Isabella
Swan.
Una
goccia di pioggia mi
cadde sul naso, scivolando lungo la mia pelle per poi cadere a terra
senza fare
rumore.
Lentamente
cominciò a piovere
su di noi e sul mio dolore che velocemente si ampliava…e
un’unica, solitaria
lacrima mi bagnò la guancia, mischiandosi alla pioggia che
la confuse con essa.
Spiccammo
una corsa tra gli
alberi, ma mentre il vento mi frustava il volto e lacrime di pioggia mi
bagnavano, sussurrai una sola parola al vento.
Be:
perdonatemi.
E
forse fu solo immaginazione
la voce angelica e perfetta che mi chiamò per nome da
lontano.
Eccomi
con una
new story! So che il prologo è piccolo, ma avevo bisogno di
un piccolo inserto
iniziale! Vi è piaciuta? Spero tantissimissimo di
sì! mi fate sapere in
tanti??? Mi servirebbe per continuare!!! In ogni caso il secondo
capitolo è già
pronto e non mi resta che presentarvi le anticipazioni. So che come al
solito
ho scritto un po’ una schifezza, ma mi auguro di avervi fatto
vedere ciò che ho
scritto. Spazio alle anticipazioni e alla solita domanda che pongo
all’inizio
di ogni chappy!
Domanda: Cos’è
realmente Isabella?
Anticipazioni: una
ragazza suona, sfiorando i tasti di un pianoforte con delicatezza. Una
ragazza
ricorda. Una ragazza soffre. Ma qualcuno le è vicino. Un
giovane uomo suona
insieme a lei. E quello stesso uomo le propone di andare a Forks. Ma
lei è
pronta? Lei può sopportare? Indecisioni, scelte e dolore.
È davvero possibile
per un mostro tornare a vivere?
???: sai
perché
quel giorno di tre anni fa ti salvai, Isabella?
Bella: …
???: quel giorno,
tu mi guardasti alzando gli occhi attraverso la fitta pioggia che
cadeva… i tuoi
occhi mi chiesero di ucciderti. E per questo io ti salvai.