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Autore: Tinucha    20/03/2016    2 recensioni
Sono una di quelle persone dannatamente gelose e possessive. E ho bisogno di una persona che mi faccia incazzare senza smettere però di farmi avere la certezza che è e sarà solo mia. E ho bisogno di te.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Il ragazzo è a rischio. Ha bisogno di operarsi, il problema è che l'operazione ha solo il 20% di possibilità di riuscita" ci comunicò il dottore dispiaciuto. "Operate mio figlio e salvatelo" mia madre sembrava impazzita. Era nervosa, parecchio. Mio padre non osò fiatare. "Faremo del nostro meglio"

Entrai nella sua camera chiudendo la porta alle mie spalle. Avevo già le lacrime agli occhi "Ehi fratellone che scherzi fai?! Non vorrai mollarmi con quei due matti, squilibrati vero?! Devi farcela Francisco! Devi farcela. Io senza di te non so stare. Non sarò mai più la stessa se mi lascerai. Ti prego riprenditi. Sii forte, eh no questa volta sono io a dirtelo, ci siamo scambiati i ruoli" ridacchiai asciugandomi una guancia bagnata. La porta si spalancò. L'infermiera di turno mi guardò amorevolmente. "Mi dispiace deve uscire signorina" sorrisi "D'accordo. Tanto lo so, Fran tu ce la farai" e mollandogli un bacio sulla guancia, tornai nel corridoio. 









Mi sembrarono passare Giorni. Mesi. Anni. Secoli. E il dottore non ci aveva ancora dato notizie. La mamma nervosa spalancò la porta della camera di Fran. Papà la seguì a ruota. Io spiai il tutto da fuori. Il dottore aveva la testa bassa. "Mi dispiace signori, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere ma il ragazzo non ce l'ha fatta." l'urlo agghiacciante di mia madre risuonò per tutto l'ospedale fino a giungere alle mie orecchie. Lo collegai alle parole del dottore assimilando la cosa. Il cuore quasi mi si bloccò. Ritornai a guardare i miei. Mio padre tirava mia madre per farla uscire dalla stanza e lei rimaneva ferma lì. "NON TOCCARMI. NON TOCCARMI TI DICO, IL NOSTRO BAMBINO È VIVO. È VIVO LO SO NON PUÒ ESSERE MORTO" gli urlava contro. Ero stanca. Troppo. A passo svelto raggiunsi la camera di Francisco e lo vedi sul letto. Mi avvicinai cautamente mentre intorno a me tutti urlavano e litigavano senza neanche accorgersi della mia presenza. Tutti i suoni sembravano ovattati, la realtà troppo distorta per una stupida, acerba e debole ragazzina come me.  Fran era sul letto, era più bianco di quelle quattro mura. Toccai la sua mano fredda come il ghiaccio, e gli lasciai un bacio sulla guancia, sapendo purtroppo che sarebbe stato l'ultimo "Ti vorrò bene per sempre. Sei e sarai nel mio cuore, fratellone" sapevo che poteva sentirmi, ne ero più che sicura. La mia famiglia da quel momento era rovinata. L'unica persona in grado di capirmi se n'era appena andata. Senza avvisare nessuno uscii da quella stanza dopo l'Addio a Francisco. Mi sentivo soffocare. Corsi per le strade di Buenos Aires. Corsi forte. Corsi senza fermarmi perché non volevo. Non volevo pensare. Non avevo voglia più neanche di respirare. Non aveva voglia di vivere. Bussai alla porta di Lodovica, e suonai il campanello ripetutamente. La porta si spalancò. E me la ritrovai davanti. "Perché piangi Martina?!" domandò preoccupata. Dietro di lei vidi tutti i nostri amici. E poi, lui, Jorge, il suo migliore amico. E quasi mi sentii morire. Mi accorsi solo dopo aver ascoltato le parole di Lodovica che non smettevo un secondo di piangere e singhiozzare. Mi buttai tra le sue braccia e Jorge si alzò istantaneamente "Cazzo Martina calmati. Respira. Devi respirare, hai capito?" i suoi occhi ecco cosa vidi poi.. il nulla.



Un urlo disumano abbandonò le mie labbra dopo quell'incubo per metà ricordo. Mi rannicchiai sul letto sentendomi priva di forze, era come se una forza superiore mi impedisse di reagire. 
<< Non puoi andare avanti così >> mi rimproverò mia madre mentre io rivolsi, imbarazzata, una fugace occhiata alle mie mani. << Non puoi piangere senza perché, non puoi da un minuto all'altro smettere di vedere i tuoi amici, non puoi trattarli così >> come potevo spiegare a mia madre, che se mi stavo allontanando dalle persone a cui tenevo più della mia stessa vita, era solo per non essere un peso per loro? Deglutii senza aprire bocca, non ero brava ad aprirmi con la gente. Non lo ero mai stata. Scacciai via i miei pensieri che corsero fino al viso della mia rovina. Che corsero al ricordo di Fran, e subito dopo a Jorge. Avevo appena 17 anni ed avevo perso la testa da quasi 5 anni per un ragazzo che nemmeno si accorgeva della mia esistenza. << Cosa c'è che non va? >> bisbigliò dolcemente accovacciandosi al mio fianco. << Perché non vuoi dirmelo? Non parli mai con me, non ti confidi ed io non so che fare. È per Francisco? >> sbattei le palpebre più volte irrigidendomi << Che vuoi da me? Non c'è un perché a tutto, mamma. Non ho un motivo ben definito per cui piangere >> sussurrai stanca mentre sentii la sua mano scostarmi una ciocca di capelli che mi cadde in fronte. << Neanche quel ragazzo? Neanche per lui vale la pena piangere? >> il mio cuore perse immediatamente un battito, era solo un'ipotesi per lei ma per me equivaleva ad aprirmi con qualcuno. E non andava affatto bene. << Quel ragazzo per me non è nessuno >> trattenni il fiato dopo quella stupida ed insensata frase, quasi come se avessi ferito qualcuno. Il problema è che il ferito in questione non era lui, bensì io. Avevo mentito ad ogni persona che mi circondasse dicendo che per me si trattasse solo di un'ossessione, una specie di fissazione che aveva ogni ragazza della mia età, e lo sarebbe stata se non fossero passati già 5 anni ed io non mi fossi preoccupata per lui. Per sapere qualcosa mi toccava aprire le pagine di internet e correre sul suo profilo di Facebook, un' azione che chiunque avrebbe considerato da stalker, io in prima persona. << Sei sicura? >> non avevo il coraggio di ripeterlo, non se sapevo che la crepa che avevo al petto avrebbe continuato ad aprirsi. << No mamma, nessuno. >> morsi violentemente un labbro scacciando via la sua mano. << Puoi lasciarmi sola, adesso? >> annuì dispiaciuta alzandosi e avanzando verso l'uscita, mentre io mi voltai di spalle guardando fuori dalla mia finestra. Chissà cosa stava combinando.




POV JORGE
<< Oh, ma ti muovi? >> roteai gli occhi guardando il mio migliore amico avanzare nella mia camera. << Smettila di rompere i coglioni, oh! Sono pronto >> sbuffai infilandomi il mio giubbottino di pelle. << E tuo padre? >> scrollai le spalle << Non ne ho idea >> lo spinsi fuori dalla mia stanza da letto prendendo le chiavi di casa dal tavolino. << Andiamo, vah >>
Quando arrivammo alla pista di motocross era tutto buio, gli altri probabilmente non erano ancora arrivati. Con una spallata aprii la porta di legno per poi andarmi a sedere su un puffo seguito da Ruggero. Lanciai un'occhiata fugace al mio orologio sbuffando e roteando gli occhi. << Colpa delle ragazze >> << Jorge? >> << Che c'è? >> sembrò tentennare un po' ed io scoppiai a ridere. << Hai paura di chiedermi qualcosa? >> scosse il capo << Credo che potrebbe darti fastidio quello che sto per chiederti, tutto qui >> annuii << Può essere >> lo guardai incuriosito e divertito << Chiedimelo e lo scopriremo >> << Quella ragazzina che ti corre dietro.. >> il sorrisetto scomparve dal mio viso e un brivido attraversò il mio corpo << Hai centrato in pieno Ruggero, la cosa mi infastidisce. Quindi cambia discorso >> in quell'istante la porta si aprì facendo entrare il resto della nostra comitiva. << Alla buonora >> sorrise falsamente Ruggero mentre io non ci feci nemmeno caso. Ero incazzato. Incazzato col mondo intero. A me non interessava quella ragazzina. Doveva stare fuori dalla mia vita.





POV MARTINA
6 mesi e pochi giorni che non lo vedevo. Era una tortura, una pena da scontare. Faceva male averlo a due passi da me e non poterlo neanche guardare ma non vederlo affatto era ancora più straziante. Tirai su le coperte, nascondendomici sotto. << MARTINA ALZATI >> sbuffai leggermente passandomi una mano tra i capelli pieni di nodi e mi alzai, pronta ad una nuova ed inutile giornata di scuola. Com'era possibile averlo nello stesso istituto e non vederlo mai? Merito delle mie e delle sue fughe. Mi vestii di fretta e furia senza badare al mio abbigliamento e corsi di sotto. Mia madre aveva bandito la tavola con una colazione con i fiocchi. << Buongiorno >> sussurrai cercando di mostrarmi normale << Buongiorno >> sorrise lei Facendomi segno di sedermi. Scossi il capo. << È tardi mamma e non ho fame >> sorrisi piano baciandole una guancia. << A più tardi >> << Fa' attenzione >> mi urlò dietro quando con lo zaino in spalla mi diressi verso la porta. L'aria era abbastanza fredda, mi avvolsi la sciarpa intorno al collo, nascondendoci sotto anche le mie labbra ed il mio naso. Il cappuccio di lana mi teneva calde le orecchie ed io avanzavo sicura, senza guardarmi intorno. Come se il mondo non esistesse. 




POV JORGE
<< Cosa vuol dire che stai uscendo con Candelaria Molfese? >> guardai sconvolto Ruggero che appoggiato al suo armadietto guardò in direzione della rossa che avanzava verso di noi con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. << Martina non si unirà al nostro gruppo, e Smettila di scappare perché anche lei fa la stessa cosa per non vederti e fino alla fine vi incontrerete ed io riderò di questo >> evitai di tirargli un pugno perché la ragazza dai capelli rossi ci salutò, mentre il mio migliore amico l'attirò a se avventandosi sulle sue labbra. << Blanco, qualche problema? >> mi guardò con una punta di acidità. << Ha paura di incontrare Martina >> a quel nome Candelaria sembrò rattristarsi. << Non esce più.. >> scrollò le spalle fingendo che non le interessasse. << Ha fatto cattive amicizie? >> rise l'italiano al mio fianco cercando di far nascere un nuovo sorriso sulle sue labbra, ma non accadde. << No, è diverso. Non esce più. E basta. >> una scossa mi attraversò il petto. Mi sentii colpevole, di una colpa che non era la mia poi. Fu un attimo e vidi una ragazza con il viso coperto che scostò abbastanza infastidita un cappuccio di lana abbinato ad una sciarpa. Era lei. La ragazzina che mi correva dietro. La ragazzina di 12 anni che ormai era una 17enne. Non guardava nessuno, camminava sicura e tranquilla. Gli occhi vuoti, le labbra serrate e la mascella contratta. Solo in quel momento mi resi conto di quanto cavolo fosse dimagrita, era quasi ossuta. La rossa la guardò, tutti la guardarono. Troppo bella per essere vera. Era bianca, bianca come il latte, nonostante io ricordassi la sua pelle bronzea. Si raccolse i capelli in una crocchia disordinata tenendosi fuori dal mondo. Quasi come fosse inferiore, non sapeva probabilmente di essere superiore a tutti. << Tini possiamo parlare? >> si voltò di scatto verso la rossa. La guardò negli occhi per far scivolare lo sguardo fino a Ruggero e infine a me, fu allora che mi sentii ancora più colpevole. Brividi. Brividi in ogni dove. Distolse immediatamente lo sguardo sorridendo piano, quasi stanca a Candelaria. << Certo che si >> annuì facendole segno di allontanarsi ed io rimasi inerme e senza parole. Quella ragazza valeva molto più dell'oro. << Tu sei un Coglione! >> sbottò Ruggero per niente calmo, questa volta nessun sorriso aleggiava sulle sue labbra, stavolta nemmeno l'ombra del divertimento. << Qualunque essere umano al mondo vorrebbe essere guardato in quel modo. >> una lama trafisse violentemente il mio petto. << È come se ti dicesse: "Ehi Jorge, io ti aspetto. Distruggimi pure che io resto" >> con uno scatto furioso chiuse il suo armadietto. << Andiamo in classe >> e non mi guardò più. << Senti non è che posso correre dietro quella ragazzina solo perché è persa per me. Lei per me non è nessuno! >> << Oh ma per favore >> sbottò ridendo istericamente << Riesce a tapparti la bocca per più di 15 minuti senza infilarti la lingua in gola >> << Non provo niente per lei Ruggero, è una bella ragazza ma sarebbe una delle tante. Me la scoperei nel posto più lercio e squallido al mondo e poi finirebbe lì >> << Allora vedi di girarle alla larga >> << Ma ora perché la difendi tanto? >> << PERCHÉ ERA LA SORELLA DEL NOSTRO MIGLIORE AMICO! >> un taglio netto, lì nel profondo. Riportare a galla Francisco non fu una buona idea. Si tappò la bocca imprecando. << Non volevo dire che.. >> << CHE COSA NON VOLEVI DIRE RUGGERO? >> lo spintonai << NON VOLEVI DIRE CHE FRANCISCO È MORTO? NESSUNO TI HA DETTO CHE È SUCCESSO DAVVERO? A CHE SERVE EVITARE DI PARLARNE? >> mi bastò poco per capire. Mi bastò poco quando vidi il mio migliore amico guardare alle mie spalle. Mi bastò poco perché quando provai a girarmi a due passi da me c'era Martina. Non sorrideva, non piangeva e probabilmente nemmeno respirava. Solo allora capii perché per tutto quel tempo avevamo evitato di parlarne, a tutto c'era un perché. Indietreggiò mentre Cande provò a bloccarle il braccio. << Sto bene ma non toccarmi. Non voglio essere toccata, ok? >> la sua voce tremò e la sua mascella si contrasse più di prima. Strattonò il suo braccio e corse fuori. Fuori all'aria. Fuori al pulito. Rimasi a guardare il punto in cui se ne andò, Candelaria sembrò impotente ed io e Ruggero ci chiedemmo scusa con lo sguardo. Senza che me ne accorgessi le mie gambe si mossero andando in cerca di quella minuta ragazzina. Quella specie di mezzo angelo- diavolo tentatore. Non la trovai immediatamente. Quando riuscii ad individuarla era nel posto più isolato e nascosto della scuola. Era di spalle mentre teneva la testa bassa e le mani piantate contro un albero. Più mi avvicinavo e più avvertivo il suo respiro profondo. Gli occhi e il viso ricoperti dai capelli. << Ehi >> si voltò piano, gli occhi iniettati di sangue. << EHI? >> le sue labbra tremarono, le sue mani tremarono, il suo corpo tremò, lei tremò. Deglutii. << Va tutto bene >> << Non trattarmi in quel modo, hai capito? Io non voglio la compassione di nessuno, nemmeno la tua >> << Non è compassione. So cosa provi, so cosa senti quando non lo ritrovi al tuo fianco la mattina >> serrò le labbra. << Voglio stare da sola >> << Possiamo parlare >> << Sei l'ultima persona al mondo con cui vorrei parlare >> << Ma sono anche l'unica con cui vorresti farlo. >> le feci notare. << Cosa vuoi da me, eh? È bastato che Fran, che lui.. >> le parole sembrarono morirle in gola << Non te n'è mai fregato niente di me, Jorge. Nemmeno quando Francisco era in vita. Perché ora? Cosa cambia? >> avvertii la gola secca e cercai delle parole che potessero non confonderla ma soprattutto non ferirla. << Perché potremo negarlo all'infinito, ma stiamo soffrendo tutti. Tutti. Solo che i ragazzi sono stati molto più forti di noi. Perché loro hanno saputo dimostrare la loro sofferenza attraverso le lacrime mentre noi sappiamo solo gridare e allontanare le persone. Guardati cazzo, hai gli occhi iniettati di sangue. >> strinse le sue piccole e fragili mani a pugno, socchiudendo gli occhi. << Io? >> rise amareggiata << Io Jorge? Io ho gli occhi iniettati di sangue? Sei freddo e scostante con tutti, e sai perché? Perché l'unica persona alla quale tu abbia detto Ti voglio bene se n'è andata. Io ti odio Jorge, ma quell'odio profondo e intenso, quell'odio che mi porta ad amarti, capito? Ma non cadrò così in basso da fare la ragazzina debole. Tu sta' fuori dalla mia vita, state tutti fuori dalla mia vita. Io non voglio nessuno, non ho bisogno di nessuno >> mi sorpassò senza più guardarmi in viso, quando mi voltai per scovarla era già scomparsa. 
   
 
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