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Autore: Em_    01/04/2016    8 recensioni
«Perché è capitato ad Oliver? Che cosa aveva fatto di male? Non è giusto!»
«È stato uno stupido incidente, capitato alla persona sbagliata. Mi dispiace tanto, tesoro.» continuò Cait accarezzandole i capelli.
«Io lo amavo da morire…» rispose singhiozzando la bionda.
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Cosa succederebbe se Oliver fosse naufragato nelle fredde acque della Russia?
Come reagirebbe Felicity alla notizia di aver perso per sempre suo marito?
Oliver tornerà, pieno di segreti e di dubbi, ma cosa accadrebbe se il segreto più grande se lo portasse dentro Felicity?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Chapter sixteen - Kidnapping 





Oliver
Il viaggio sembrava infinito, nonostante ci volessero solo due ore per arrivare a Starling City, il tempo pareva non passare mai. Ormai mancava poco, stavo infrangendo tutti i limiti di velocità possibili e immaginabili e non me ne fregava un bel niente di prendere una multa. Non sapevo cosa Isabel volesse dai bambini, anzi non credevo possibile si fosse spinta a tanto. Certo, immaginavo volesse vendicarsi, però non pensavo in questo modo. Avrei preferito mille volte che se la prendesse con me, avrebbe potuto farmi qualunque cosa e l’avrei accettata, purché non toccasse la mia famiglia. Felicity era particolarmente silenziosa, continuava a guardare fuori da finestrino con chissà che pensieri. In realtà in un certo senso potevo capirla, erano anche i miei bambini dopotutto, ma non immaginavo cosa provasse lei a non vederli più da un momento all’altro. Li aveva cresciuti e portati in grembo, avevano un legame speciale e sapere che in parte ero io la causa della loro sparizione sicuramente non l’aiutava. Mi sentivo responsabile, Isabel li aveva presi per colpire me e se io non fossi mai tornato ora Elizabeth e Lucas sarebbero a casa con la loro mamma.
«Non è colpa tua, Oliver.» dichiarò Felicity ad un certo punto «So a cosa pensi e so come ragioni, e ti dico che non è colpa tua.»
«Io comunque mi sento responsabile.» risposi.
«Non puoi controllare sempre tutto, lo sai. E non ti incolpo di certo se Isabel è una pazza.» affermò.
«Ha preso i nostri figli, Felicity, come posso non sentirmi direttamente responsabile?» chiesi.
«Perché non lo sei, forse?» disse retorica «È lei quella ad averli presi, e nonostante sia in qualche modo collegata a te questo non fa sì che automaticamente tu sia suo complice.»
«Vorrei solo capire perché l’ha fatto.» sospirai.
«Non credo ci darà mai un valido motivo.» esclamò lei.
Finalmente dopo ben due ore arrivammo a Starling City, parcheggiai la macchina direttamente alla stazione di polizia ed insieme a Felicity entrammo per cercare il capitano Lance. Lui ci conosceva entrambi da anni, eravamo amici di Laurel e Sara da tantissimo tempo ed era anche venuto al nostro matrimonio, quindi speravo ci informasse su ogni dettaglio.
«Capitano.» lo salutai.
«Oliver, Felicity… Mi dispiace davvero molto per l’accaduto.» disse l’uomo.
«Vogliamo solo trovarli, ha qualche novità?» chiesi speranzoso.
«Sì, ma non vi piacerà. Venite, andiamo nel mio ufficio.» rispose Lance.
Mi si fermò il respiro per un momento e penso che a Felicity successe lo stesso. Lance aveva novità, ma novità che non ci sarebbero piaciute, questo significava che i bambini erano feriti? Voleva dire questo? Non sapevo che cosa pensare, ero leggermente preso dal panico anche se cercavo di mascherarlo il più possibile. Il capitano ci fece accomodare nel suo ufficio, ma io preferii rimanere in piedi, ero stato seduto in auto finora e non volevo perdere più tempo.
«Allora, sapete dove sono i nostri figli?» chiese Felicity gentilmente.
«Non ancora… Però sappiamo che Isabel Rochev non lavora da sola…» rispose Quentin.
«Che vuol dire?!» lo interruppi io.
«Oliver, lasciami spiegare.» esclamò lui «Dai tabulati telefonici degli ultimi giorni risultano parecchie chiamate ad un numero straniero, ma i nostri esperti lo hanno analizzato e hanno analizzato da dove provenivano le chiamate deducendo che, nonostante il numero sia straniero, provenissero proprio da qui. Ora il cellulare della Rochev è spento, quindi purtroppo non possiamo rintracciarla, ma l’altro telefono risulta ancora in funzione e i miei tecnici ci stanno lavorando proprio adesso.»
«Non posso credere che qualcun altro sia coinvolto…» commentai io.
«Se becchiamo il complice, becchiamo lei. È una buona pista infondo… So che sapere che i vostri figli sono in mano non ad una, ma a due persone non è facile, però c’è speranza.»
«Crede che staranno bene?» domandò Felicity.
«Sono fiducioso e penso siano solo stati una via per mandare un messaggio.»
«Chi pensa sia il complice?» chiesi io accarezzando piano la spalla di Felicity.
«Per mia esperienza personale solitamente in questi casi sono persone direttamente coinvolte con il rapitore o con la famiglia, quindi, in poche parole, o è qualcuno di vicino a Isabel Rochev o è qualcuno vicino a voi due.» spiegò il capitano.
«Chi mai rapirebbe due bambini di tre anni e mezzo?» chiese Felicity con gli occhi lucidi.
«Felicity, non lo so. Ma ti prometto che li ritroveremo.» rispose Lance sorridendole.
Qualcuno bussò alla porta pochi secondi dopo richiedendo la presenza del capitano, Felicity ed io aspettammo, magari erano buone notizie. Lance tornò da noi circa due minuti dopo invitandoci a seguirlo. Che fossero riusciti a trovare Liz e Luke?
«Abbiamo rintracciato il telefono, e Oliver, mi dispiace dirtelo, ma proviene da casa tua…» 
«Da… Da casa mia?» balbettai incredulo.
«Stiamo andando là, potete venire con noi se volete.»
«E c’è da chiederlo?» intervenne Felicity.

Felicity
Me ne ero stata buona e zitta quasi per tutto il tempo mentre Quentin Lance ci spiegava i vari sviluppi sul rapimento dei miei figli. Rapimento. Suonava persino ridicolo. Ma la cosa più assurda di tutte era senza ombra di dubbio il fatto che il segnale dell’altro telefono provenisse da casa di Oliver. Che ci faceva il complice di Isabel a casa Queen? Okay, è vero, Lance ci aveva avvertito che poteva essere coinvolto qualcuno vicino a noi, però chi? La piccola Thea? Impossibile. Oliver mi aveva accennato prima di andarsene da casa mia che qualcuno aveva detto a lui, Moira e Thea dei bambini, ma comunque non credevo possibile che sua sorella arrivasse a tanto. Oltretutto facendo due più due sicuramente era stata la cara Isabel a dirgli di Liz e Luke visto che a quanto pare era a conoscenza di tutto da anni. Che avesse coinvolto Moira nei suoi loschi piani? Non credevo possibile nemmeno questo. Erano i suoi nipoti e se doveva incazzarsi con qualcuno poteva farlo con me. Avevo sbagliato a tagliare i rapporti con lei e con Thea, ma stavo troppo male all’epoca.
Arrivammo a casa di Oliver circa dieci minuti dopo, c’erano poliziotti ovunque e anche un paio di agenti dell’FBI ci avevano raggiunto. Erano negoziatori, credo. Servivano più che altro a far ragionare i rapitori nel caso non avessero collaborato, ma io speravo vivamente non si dovesse arrivare a tanto.
«Ascoltate, il piano è questo, facciamo irruzione e cerchiamo i bambini. Voi è meglio se aspettate fuori.» ci avvertì Quentin.
«No, non se ne parla. Se fate irruzione chissà che potrebbe succedere, se il complice si sentisse minacciato o minacciata potrebbe fare del male ad Elizabeth e Lucas.» rispose Oliver.
«Non sappiamo se i vostri figli sono dentro, è l’unico modo per prenderlo o prenderla.» continuò il capitano.
«Capitano Lance, Oliver ha ragione, stiamo parando della vita di due bambini piccoli, la prego.» intervenni io.
«E cosa proporreste di fare in alternativa?»
«Entriamo Felicity ed io, vediamo com’è la situazione e se abbiamo bisogno di aiuto la contatteremo.» propose Oliver, ed io annuii sicura.
«D’accordo, mi sembra fattibile. Ma non esitate a chiamare, chiaro? Non sappiamo con chi abbiamo a che fare.» si raccomandò lui.
«Certo, faremo attenzione.» esclamai io.
Presi un respiro profondo e strinsi forte la mano ad Oliver, mentre lui apriva la porta principale con la chiave. Non avevo idea di che cosa avremmo trovato all’interno, pregavo solamente che entrambi i gemelli stessero bene. Non concepivo l’idea che fosse successo qualcosa di brutto, proprio non ce la facevo. Proseguimmo in silenzio fino alla grande sala principale, ma senza entrarvici. La scena che mi si presentò davanti fu quasi surreale, c’erano Lucas ed Elizabeth distesi per terra che giocavano con dei pupazzi e stavano bene. Ebbi l’istinto di corrergli incontro e abbracciarli per ore, ma Oliver mi trattenne. Restammo lì immobili e nascosti per qualche minuto, quando poco dopo apparve dalla cucina Moira con dei succhi di frutta. Spalancai la bocca e sgranai gli occhi, non potevo credere a ciò che stavo vedendo… Era lei quella coinvolta in tutto questo? No, no, no. Come poteva aver aiutato Isabel a prendere i miei figli? Oliver si fece avanti e iniziò a camminare verso di loro, quando sua madre lo vide rimase interdetta, come se non se lo aspettasse.
«Dimmi che c’è una fottuta spiegazione.» disse rivolto alla madre.
«Oliver, che ci fai qui?» chiese lei come nulla fosse.
«Mamma!» urlano i bambini vedendomi sbucare in salotto.
Mi abbassai al loro livello e li strinsi forte a me, stavano bene, erano sani e salvi. Diedi un bacio sulla testolina di entrambi e riuscii fortunatamente a trattenere le lacrime di gioia, non volevo che mi vedessero piangere.
«La polizia e l’FBI sono qui fuori, dimmi che non hai niente a che fare con il rapimento dei miei figli o giuro che ti faccio arrestare.» esclamò Oliver.
«Rapimento? Ma di che parli? Isabel mi ha riferito che sarebbe andata a prenderli per poi portarli qui sotto tuo ordine.» rispose.
«Ma sei impazzita? Hai creduto a Isabel?» urlò.
«Mamma, perché Oliver è arrabbiato con la nonna?» mi chiese Lucas. Oh mio dio, loro sapevano… Sapevano tutto!
«Non è niente, amore. Stanno solo chiarendo alcune cose.» risposi a mio figlio.
«Perché non avrei dovuto crederle? Mi ha raccontato che vi eravate già conosciuti… Pensavo sapeste che i bambini erano qui con me.» si giustificò Moira.
«E il numero straniero da cui chiamavi Isabel come lo spieghi, eh? Perché non hai usato il tuo?» continuò Oliver in cerca di spiegazioni.
«È solo il numero che utilizzo quando vado in Canada, ci sono andata il mese scorso e non l’ho più cambiato a quanto pare. Puoi controllare se vuoi, lo conosci anche tu.»
«Mi stai dicendo che non sei sua complice? Che non hai volontariamente chiamato Isabel per far falsificare la delega all’asilo dei bambini? Che non sapevi li stessimo cercando?» domandò ancora Oliver.
«No, no, no! Non ne avevo idea! Mi dispiace tanto, credevo ne aveste parlato, credevo voleste farmeli conoscere! So di essere stata incoerente con te, Oliver, ma ho sbagliato e non volevo di certo che ci rimettessero loro.»
«Dov’è Isabel?» chiesi io a quel punto.
«È di sopra.» rispose Moira.
«Stai con i bambini per favore, c’è una cosa di cui dobbiamo occuparci.» dichiarò Oliver.
Moira era stata raggirata da Isabel, o almeno così sembrava. A me era parsa sincera, non pensavo infatti sarebbe arrivata al punto di rapire i suoi nipoti, ma questo l’avrebbe poi verificato la polizia. Incontrammo Isabel nel corridoio al piano di sopra, non appena ci vide le si dipinse un sorrisetto soddisfatto in faccia, come se sapesse già ogni cosa.
«Vedo che alla fine ce l’avete fatta a trovarli, siete bravi alla caccia al tesoro. È stato così facile convincere la signora Queen che eravate pronti a farle conoscere i bambini.» disse ridendo.
«È tutto un gioco per te? Rapire i miei figli, prendere in giro mia madre? Dimmelo.» ringhiò Oliver.
«Volevo trovare un modo concreto per fartela pagare, ma sì ammetto di essermi divertita.»
«Sei circondata da agenti e poliziotti, sai che non hai scampo.» le dissi io.
«Oh, Felicity, finalmente ti conosco di persona. In foto eri più carina. Sai, è stato così facile rintracciare i familiari di Oliver anni fa, e lui non sapeva nulla, credeva che io non fossi a conoscenza di te o dei marmocchi.»
«Sta’ zitta, Isabel.» esclamò lui.
«Altrimenti?» lo prese in giro lei.
Non ci vidi più dalla rabbia, mi andava bene tutto, ma la mia famiglia non si toccava. Che si trattasse di Oliver, di Lucas o Elizabeth non importava, non doveva osare avvicinarsi o offenderli mai più. Le corsi incontro e la sbattei contro il muro, avevo preso lezioni di autodifesa e sapevo come bloccare qualcuno, solo che con lei non mi trattenni. Le diedi due pugni ben assestai dritti nella sua brutta faccia facendole sanguinare il naso.
«Il primo era per aver solo osato avvicinarti ai miei figli, il secondo era per aver tenuto mio marito lontano da me per anni. E detto questo, buona permanenza in prigione.» le dissi lanciandole un’ulteriore occhiata «Oliver, puoi chiamare il capitano Lance, c’è qualcuno che desidera delle manette.»









Angolo autrice
Super puntuale vi pubblico anche il sedicesimo capitolo :D
È il più lungo finora, ma volevo far le cose per bene.
Per prima cosa Fel ed Oliver vanno da Lance a Starling City e pare che abbia delle novità. Isabel ha un complice... Qualcuno che l'ha chiamata spesso e con un numero straniero...
Ognuno di loro aveva pensato alle ipotesi più asssurde su chi fosse, quando in realtà viene fuori che era tutto parte del piano della vipera russa. Ha raggirato Moira in modo che credesse che Oliver e Felicity fossero pronti a portarle i gemelli e lei... Ci è cascata. 
All'inizio avevo pensato di coinvolgerla realmente, ma poi ho cambiato idea, volevo che a fine storia si rendesse conto di aver trattato male sia Felicity, sia Thea, sia Oliver.
Spero vi sia piaciuta la parte dove Fel prende a pugni Isabel, dai, ci voleva ahahah xD

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, in cui Oliver e Felicity diranno ai gemelli chi è realmente Ollie :)
Se volete poi posso iniziare a postare l'altra mia storia!
Spero vi sia piaciuto il capitolo e... Fatemi sapere mi raccomando.

Posterò prima che posso,
Anna
   
 
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