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Autore: Drops of Neverland    11/04/2016    7 recensioni
Johnlock | Teen!Lock | Alternative Universe
AU: John e Sherlock sono migliori amici al liceo, poi si perdono di vista.
Sherlock Holmes si trova ad una stupida riunione di classe con i suoi stupidi ex-compagni di classe, che rivede per la prima volta dopo vent'anni. Ora è quello che ha sempre voluto essere, il primo consulente investigatuvo al mondo, eppure quando si ritrova con le vecchie compagnia nulla sembra cambiato; è ancora lo strano, l'escluso di cui prendersi in giro. L'unica nota positiva della serata è che, forse, potrà rivedere John Watson, il suo migliore amico del liceo, e forse qualcosa di più, perso di vista dopo la scuola.
Una fanfiction che si alterna tra il 2014 e il 1994, una Teen!Lock tutta Johnlock, che esplorerà il rapporto di Sherlock e John durante il liceo e, nel frattempo, vedrà il ricontrarsi dopo vent'anni.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Classe 1994
Chapter 2 - #normal
Ultimo anno di scuola
16 ottobre 1994, Hamilton College
 
 
Sferrò un altro pugno, e ancora un altro, appena prima di abbassarsi per evitare la grossa mano tozza che cercava di colpirlo. Ci era abituato, ormai, e aveva capito come mettere a frutto la sua intelligenza in quelle situazione. Idiota, pensò, mentre quello perdeva l’equilibrio e cadeva contro il muro. L’aveva mancato. Sherlock si pulì il rivolo di sangue che gli scendeva da una ferita sullo zigomo con una mano. Squadrò colui che l’aveva aggredito, un ragazzo alto e imponente, che lo guardava con disprezzo, accasciato contro un muro. Non riuscì a spiccicare parola che si sentì strattonato per un braccio, e venne tirato via dal centro della folla che si era creata attorno ai due ragazzi rissosi.
Non cercò di opporsi. Conosceva la presa stretta di John Watson.
Fu liberato soltanto quando ebbero svoltato l’angolo del corridoio, e furono fuori, nel cortile interno della scuola.
« Dio, Sherlock. Ne abbiamo già parlato. Due volte. Devi smetterla di fare a botte, o non potrai a superare i test per la facoltà di Chimica » esordì John, stropicciandosi il volto, esasperato.
« Mi serve fare a pugni, John. In qualche modo dovrò pur imparare, no? E non ho nessuna intenzione di frequentare uno di quei corsi » pronunciò l’ultima parola con un certo disprezzo « E poi, la facoltà di Chimica ha bisogno di me più di quanto io abbia bisogno di lei. Mi daranno una borsa di studio » disse Sherlock mentre si puliva la ferita con un fazzoletto stropicciato che soleva portare nelle tasche dei pantaloni.
« Non te la daranno, se continui a fare a pugni nei corridoi e ad essere mandato dal preside e a non studiare Letteratura ».
« La Letteratura è così inutile. Dimmi, John, per quanti casi mi potrebbe servire sapere che Oscar Wilde ha scritto… quell’opera lì di cui non ricordo il nome? A nessuno! ».
« Hai un palazzo mentale! Teoricamente dovresti ricordarti tutto ».
« Teoricamente, appunto. Ma elimino le cose inutili. Tipo il tuo compleanno ».
« Ehi! ».
Sherlock iniziò a camminare, a passo svelto, tirandosi su il coltello bianco della camicia dell’uniforma scolastica. « Dove vai? » chiese John, affrettandosi dietro di lui « abbiamo la lezione di filosofia, ora ».
« Filosofia, una materia inutile, come pensavo. Non ho intenzione di imparare l’orario scolastico, grazie per  tenermi sempre aggiornato. Comunque, stiamo andando nella nostra stanza » rispose Sherlock, salendo le scale che portavano nel dormitorio maschile. Non sentì John fare domande. Sorrise, perché sapeva che John Watson, studente modello, un tempo anche decisamente popolare, era pronto all’ennesima avventura in compagnia del suo migliore amico.
« Siamo giovani, John. Abbiamo diciassette anni e tutta la vita davanti. Non ti sembra meraviglioso?  Tutto il tempo che vogliamo per infrangere più regole possibile. Mi sembra davvero una bella prospettiva ».
« Ce ne pentiremo, prima o poi » mormorò John, mentre affiancava l’amico, che aveva la brutta abitudine di partire in quarta e lasciarlo dietro.
« Non provo rimorso o senso di colpa, Watson. Ricordi? Sociopatico iperattivo » Sherlock fece un sorriso compiaciuto, e John alzò gli occhi al cielo « Non perdonerò mai il medico della scuola. Diagnosticandoti la sociopatia ti ha praticamente dato una giustificazione per qualsiasi cosa tu faccia. E ci vado sempre di mezzo io, perché “Mister Watson” » scimmiottò, facendo una grottesca imitazione del preside « “lei è uno studente modello, non dovrebbe averecerte compagnie, e non dovrebbe farsi coinvolgere in certe faccende ».
Sherlock rideva di gusto.
Aveva perso il conto delle volte in cui aveva sentito pronunciare quelle parole dal preside Atkins. Le ripeteva a John ogni volta che venivano mandati in presidenza (ovvero mediamente tre volte al mese), come se Sherlock non fosse lì o non potesse sentirli conversare. Non che a lui importasse. Aveva altro, a cui pensare. Cose importanti, come il caso delle  mutande che prendono fuoco spontaneamente durante la lezione, o il tragico caso del ragazzino del secondo anno che sostiene di vedere delle cose ogni terzo giovedì del mese, puntualmente alle 23.14.
E poi, John ignorava ogni volta i consigli del preside Atkins, quindi Sherlock credeva che non ci fosse niente di cui preoccuparsi. John non avrebbe ascoltato il preside, e non avrebbe smesso di frequentare certe compagnie. 
Sherlock non avrebbe perso John per colpa delle stupide raccomandazioni del preside.
Scosse leggermente la testa.
Sociopatico iperattivo, Sherlock, ricorda quello che seiNon c’è spazio per i sentimenti, quando il tuo obiettivo è diventare il primo consulente investigativo al mondo.
Sentiva quasi la voce di suo fratello Mycroft nella testa, la sua voce dura, che lo spingeva a dare il massimo, a concentrarsi su un unico, grande obiettivo.
« Adoro il medico scolastico » disse Sherlock, cacciando quei pensieri dalla sua mente, racchiudendoli nelle segrete del suo palazzo mentale « è meravigliosamente influenzabile. L’ho persino convinto a prescrivermi delle dose di morfina a scopo curativo ».
John si fermò di botto dietro di lui « Sherlock » La voce fredda, ferma lo richiamò e lo spinse a girarsi « Avevi detto che non sarebbe diventata un’abitudine ».
« Le persone mentono, John. Come faremo noi alla prossima ora per giustificare la nostra assenza » disse Sherlock, con un’alzata di spalle. John era ancora fermo nel bel mezzo del corridoio vuoto, con la borsa piena di libri penzoloni dalla sua spalla « Sherlock » ripeté, cercando di mantenere la calma.
« Cosa c’è? Dicono tutti di essere più normale. Non è questo che fanno i ragazzi normali della nostra età? Sesso, alcol e droga? ».
« Non è così che funziona. ».
Sherlock si portò le mani al viso e se lo stropicciò, irritato. Non gli interessava come funzionassero le cose per le persone normali. Voleva solo trovare una scusa per liberarsi dal Cane Da Guardia John e riavere con sé il solito John Watson. Cercò di sviare il discorso.
« E dimmi,  John Hamish Watson, come funzionano le cose nel mondo degli adolescenti normali? ».
« Si va alle feste, Sherlock, una di quelle a cui ero riuscito miracolosamente a farti invitare, e che tu hai definito come perdita di tempo ».
« Rimango della stessa idea ».
« Si va alle feste » ripeté John, mentre cercava di tenere i nervi saldi. La sua mano sinistra stretta a pugno, in una silenziosa irritazione « e si balla. Con la ragazza più carina con cui riesci a parlare. Si beve qualche cocktails. Ci si diverte con gli amici. Si parla. Si scherza ».
Sherlock piegò la testa « Mi sembra noioso, essere un ragazzo normale. Terribilmente noioso ».
« Per te è tutto noioso ».
« Non essere ridicolo. Per me la maggior parte delle cose sono noiose » rispose con un’alzata di spalle. Si chiedeva cosa ci fosse di necessario nell’essere normale. Nell’essere stupidi.
« So cosa stai pensando » disse John. Sherlock riuscì a cogliere un’incrinatura inusuale nella sua voce. Era arrabbiato? « che tu sei intelligente e gli altri stupidi, che tu sei l’unico con un po’ di materia grigia, che nessuno ti capisce. Ma sai una cosa? Le cose fuori dal normale rimangono fuori dal normale. Non interessano a nessuno. ».
Sherlock non rispose. Sentiva solo il solito dolore lancinante nel petto, quello che alloggiava in mezzo alle sue costole da fin quando riusciva a ricordare, crescere a dismisura.  Cresceva, cresceva, cresceva.
« John » disse, a bassa voce, rifiutandosi di capire. John non avrebbe mai detto una cosa del genere, ne era sicuro. Doveva aver capito male. Gli succedeva spesso, con le persone, con quello che volevano intendere. Dicevano qualcosa, volevano che lui capisse cosa quelle parole significavano davvero. Non era bravo in queste cose. Non era bravo con le persone. Conosceva l’animo umano, eppure non riusciva a comprenderlo.
« Lasciami finire » disse John, con un sospiro « Non interessano a nessuno, tranne me. A me interessano » sorrise, voltandosi verso Sherlock per guardarlo negli occhi. Quello era il suo John, e lui voleva renderlo felice « Mi comporterò da persona normale » le parole gli uscirono di bocca incontrollate « per una sera » aggiunse in fretta. Gli sembrava un compromesso accettabile.
« Davvero? Quindi… possiamo uscire normalmente? ».
« Già » Non era un concetto difficile da capire.
« Intendi… uscire senza dover seguire nessuna traccia che hai trovato con la scienza della deduzione? O frequentare qualche gruppo di amici? Uscire dal college e andare in qualche discoteca? ».
« Se è così che ci si comporta da persone normali » disse Sherlock.
John era senza parole. I suoi occhi si illuminarono « C’è una festa, venerdì sera. Cioè, venerdì sera tra due settimane. Giù alla Grande Quercia del parco della scuola ».
« Non starai mica a parlando…? ».
« Di quella del  tizio che hai appena picchiato, esatto ».

 

sono stata veloce, applausi.
che dire? un capitolo un po'
noiosetto ma necessario,
in quanto primo capitolo
ambientato nel 1994.
non che potesse succedere
più di tanto, alla fine.
questo Jawn è un po' meno 
paziente e comprensivo
rispetto a quello della serie tv,
ma del resto si matura col tempo, no?
spero vi sia comunque piaciuto,
recensite

miss neverland


ps. grazie a tutte le meravigliose 
persone che hanno recensito e 
preferito/seguito/ricordato.
siete fantastici.
  
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