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Autore: Lella Duke    05/04/2009    5 recensioni
E' più dura la testa dei ragazzi Dukes o di Maudine la mula? Di sicuro zio Jesse saprebbe rispondere a questa domanda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Enos Strate, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due: Nel posto sbagliato

 

Ufficio dello sceriffo, ore 9:00 del mattino

“Non me ne importa un bel niente Samuel se il raccolto di quest’anno è andato male. E non mi interessa neanche sapere che tuo padre è rimasto di nuovo bloccato con la schiena e che tutto il lavoro grava sulle tue spalle. Questa è la terza rata consecutiva del mutuo che salti. Non sono più disposto ad aspettarti. Tornatene alla fattoria, impacchetta i tuoi stracci e le tue quattro vacche, dai una lunga occhiata nostalgica a pareti e pavimenti e vattene. Hai tempo fino a domani mattina per sgomberare tutto.”

L’inconfondibile ringhio di J.D. Hogg oltrepassava i limiti delle imposte. Le sue grida arrivavano aldilà della porta del suo ufficio e scavalcavano addirittura la finestra spandendosi per tutta la piazza di Hazzard. Di fronte a lui sedeva mestamente Samuel J. Stewart. Il giovane, poco più che ventenne, si era alzato di buon’ora quel giorno e si era presentato al cospetto di Boss per chiedere una proroga sul pagamento della rata mensile. Nonostante avesse fatto del suo meglio nei mesi passati, non era riuscito ad onorare il debito che suo padre aveva contratto con Hogg. Aveva tentato di farlo ragionare, gli aveva illustrato una ad una tutte le sue validissime giustificazioni, ma di fronte si era ritrovato niente altro che un muro invalicabile.

La testa china e lo sguardo assente, il povero Samuel aveva smesso di ascoltare le grida di Boss. Nella sua affollata mente, stava già tentando di trovare una soluzione a quello che si prospettava come un evento devastante per lui e per i suoi anziani genitori. Si nascose il volto tra le mani. Ma come faceva a tornare a casa con una notizia del genere? No, la questione non si poneva neanche. Non avrebbe mai dato loro un dolore così grande. Doveva trovare una soluzione e doveva farlo alla svelta.

E intanto quel grassone continuava a sbraitare. Samuel alzò il viso di scatto e piantò i suoi occhi verdi in quelli di Boss. J.D. si azzittì all’istante. Rimase a fissare il giovane la cui disperazione era stata soppiantata da un’ira feroce. Un brivido gli attraversò il midollo e barcollò quando si mosse per raggiungere la sua scrivania. Una volta seduto, ebbe la mera sensazione di sentirsi al sicuro avendo frapposto un tavolo tra lui e Samuel.

“Non finisce qui Boss. Te la stai prendendo con le persone sbagliate. Sentirai ancora parlare di me.” Sentenziò il giovane alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta. Prima di abbandonare del tutto l’ufficio, però, rivolse un ultimo sguardo disgustato in direzione di Hogg.

J.D., per la seconda volta nel giro di pochi istanti, sentì di nuovo una strana sensazione di disagio alla bocca dello stomaco: “quel ragazzo mi fa paura.” Bisbigliò quando fu rimasto da solo.

 

Officina di Cooter, ore 11:00 del mattino

“Dai retta a me cugino, Melinda Sue Robbins è la ragazza più bella con la quale mi sia mai capitato di uscire.” Disse Bo seduto con le gambe a penzoloni sul cofano del Generale Lee. Da settimane il giovane tentava di estorcere un appuntamento a quella ragazza e finalmente ci era riuscito. Negli ultimi giorni non aveva parlato d’altro e, poiché quella sera ci sarebbe stato il tanto atteso incontro, ormai non stava più nella pelle.

“Bo, hai detto lo stesso un mese fa di Mary K. Bless e due settimane prima di Johanna Carson. Non capisco cosa ci trovi in una stangona tutta pelle e ossa. Non è neanche simpatica.” Fu il commento sarcastico di Luke.

“Non capisci niente di donne Luke Duke. O forse sei solo invidioso perché tu stasera te ne rimarrai a casa a giocare a scacchi con zio Jesse?”

“Invidioso io? Di te? Ma fammi il favore. Comunque smettila di startene con la testa tra le nuvole e datti da fare. Dobbiamo ancora passare in banca a prelevare del contante, altrimenti non potremo comprare il fertilizzante che ci ha chiesto zio Jesse.” Tagliò corto Luke

“Ragazzi, non vorrei interrompervi, ma già che mi avete invaso l’officina vi dispiacerebbe darmi una mano?” Si intromise Cooter riemergendo da sotto una vecchia Mustang.

“Di che si tratta?” Chiese Bo accovacciandosi accanto all’amico meccanico.

Cooter si alzò in piedi e si diresse verso un motore che aveva poggiato in terra. Lo indicò con lo sguardo: “dovrei rimettere questo bolide al suo posto, ma non penso di farcela da solo. Allora, chi si offre volontario?”

“Ti aiuto io.” Propose Luke. “Bo, perché nel frattempo non fai un salto in banca? Guadagneremo tempo. Finisco con Cooter e ti raggiungo.”

“Sissignore!” Rispose Bo con la sua solita aria allegra e scanzonata. Prima di allontanarsi, si piegò fino a mettersi all’altezza dello specchietto del Generale e si rimirò. Si sistemò i capelli e si passò le mani su camicia e jeans per spiegarli e sistemarli. Si raddrizzò di nuovo e, fischiettando, si diresse verso la banca.

Quando si fu allontanato, Luke e Cooter non poterono fare a meno di mettersi a ridere: “beato lui! Ma come fa ad innamorarsi di ogni ragazza che incontra?” Domandò il meccanico afferrando il motore da un lato.

“Non ne ho idea. Però su una cosa hai ragione… beato lui!” Sorrise Luke aiutando l’amico a tirar su quel peso.

I due se la sbrigarono in una decina di minuti: “ecco qui. Come nuova!” Esclamò Cooter ammirando il suo lavoro ultimato. “Grazie dell’aiuto, amico mio.”

“Figurati.” Luke si avvicinò a un tavolo e si pulì le mani con un straccio sudicio: “Beh, se non hai più bisogno di me, io andrei. Sarà meglio che…”

D’un tratto la calma e la quiete della piazza furono interrotte bruscamente da una terrorizzante sequenza di strane detonazioni.

“Ma cosa…?” Luke e Cooter corsero fuori dall’officina per cercare di capire di cosa si fosse trattato. Si voltarono alla loro destra e videro un caos di persone che fuggivano in tutte le direzioni. Chi gridando, chi piangendo, stavano scappando tutti dalla banca.

“CHIAMATE LO SCERIFFO! HANNO SPARATO! FATE PRESTO, HANNO SPARATO IN BANCA!” Urlò il vecchio Charlie attraversando di corsa la piazza.

“Bo…” Luke non disse altro. Seguito da Cooter, iniziò a correre. Erano solo poche centinaia di metri, ma non ricordava di aver mai percorso una distanza così lunga a piedi. Procedeva a perdifiato, ma aveva la sensazione di stare fermo, non arrivava mai. Quella piazza non finiva mai. Quando stava finalmente per salire i tre gradini che lo separavano dalla porta d’ingresso, fu sbattuto a terra da qualcuno che aveva fretta di uscire. Lo vide solo di sfuggita, ma non se ne curò affatto. Si rialzò in piedi ed entrò.

Rimase immobile accanto allo stipite della porta. Quello che vide gli bloccò il respiro. Bo giaceva riverso al suolo. Accanto a lui, inginocchiato e con il viso bianco come un lenzuolo, c’era Enos.

“Luke… io…” Il vice sceriffo non riuscì a dire niente.

Luke mosse pochi passi e si accovacciò accanto al cugino. C’era del sangue sul pavimento, ma non riusciva a capire da dove arrivasse. Freneticamente gli tirò su la camicia e gli tastò la schiena con le mani. Sospirò per il sollievo quando vide che non c’erano fori di proiettile. Nel frattempo era arrivato anche Cooter il quale si era avvicinato e si era inginocchiato accanto a Enos.

“Voltiamolo.” Suggerì Luke con un filo di voce.

Cooter lo osservò con il cuore in gola. Poche volte in vita sua gli era capitato di vedere l’amico in quello stato. Aveva gli occhi sbarrati e le sue mani tremavano senza controllo. Anche senza guardarlo in faccia poteva sentire tutta la sua paura.

Con tutta la delicatezza possibile, afferrarono Bo per le spalle e lo girarono sulla schiena. Senza perdere tempo, Luke gli strappo la camicia e gli esaminò il torace.

Poi spostò lo sguardo un po’ più in alto.

Ingoiò a fatica un grumo d’aria e trattenne il fiato.

Finalmente vide da dove era uscito il sangue.

   
 
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