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Autore: avalon9    18/04/2016    3 recensioni
Saga e Kanon. Cento drabble.
Loro. I rimpianti; le somiglianze; il rapporto.
Per provare a capire la loro meravigliosa complessità.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga
Note: What if?, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Meltemi'
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[37. Udito]

 

 

“Allora? Che ne dici?”

Milo ha bloccato il mangianastri, le braccia schiacciate sul tavolino e il sesamo del pasteli a scricchiolare fra i denti.

“Non male” concede Kanon, allargando le braccia sul divano. “Comunque. La versione di Roubanis resta migliore.”

“Ti prego” storce il naso Milo. “È jazz.”

“Appunto” sogghigna Kanon. “La migliore.”

“Dale ha fatto un capolavoro” replica, facendo ripartite il nastro. “Ascolta: surf rock puro. E quel tremulo picking sulla chitarra elettrica…”

“Discutono ancora?” mormora Rdhamantis.

E!” sospira Saga. “Li conosci. No?”

I do. Cosa tocca oggi?”

Misirlou. Jazz contro surf rock. Per ora.”

“Incantevole. Davvero. Usciamo?”

“Certamente!”

 

 

 

 

Una pila di temi da correggere (che continua a incombere); un temporale che sembra spaccare il cielo e musica sparata a mille (anche se non le 23.00 di sera), mentre cerco canzoni fasciste (e no! Non è politica: approfondimento sulle musiche del regime per i miei ragazzi. Domani: lezione di storia).

E poi: bam! Ho avuto un’epifania. Letteralmente.

E questa drabble che mi ha fatto penare per questi mesi si è districata rapida rapida. Complice anche una telefonata ad un amico appassionato di jazz che prima ha imprecato e poi non la smetteva più di parlare. Aiuto!

Avevo deciso da tempo che udito sarebbe stata per Kanon. E per il jazz.

Perché Kanon ama il jazz, e ama la città del jazz: New Orleans. Tanto da passarci anche tre anni della sua vita. E da tornarci quando la Grecia diviene troppo soffocante.

Il problemi erano altri: l’incerlocutore, ad esempio. E la musica in sé, per dirne un altro. Perché doveva essere qualcosa che esisteva negli anni Ottanta anche in Grecia. Soprattutto in Grecia.

Ed ecco che sono emersi Milo, con la sua leggerezza e il suo atteggiamento ondivago, la sua personale crociata per convincere Kanon ad aprpezzare, almeno per una volta, qualcosa che non sia solo jazz.

Ed è saltata fuori lei: Misirlou. Che tutti voi avete già sentito, apprezzato, amato, odiato, orecchiato, detestato. E che, chiamata così, dice poco o niente.

Avete presente Pulp fiction? Sì: quel classico pop con John Travolta e una mafia esagerata fino al parossismo. Ecco: Misirlou, nella versione surf rock di Dick Dale, fu utilizzata nella colonna sonora del film Pulp Fiction e ha conosciuto così una fama globale. È stata poi utilizzata nei film Space Jam e Garfield 2, in una puntata dello stesso anno del telefilm Friends, nel film Charlie's Angels e in tutti i film della serie Taxxi. Inoltre, la canzone appare nel videogioco per Wii Rayman Raving Rabbids e nel gioco per PlayStation 2 Guitar Hero II (sempre nella versione di Dick Dale).

Famosa, no?

Soprattutto nella versione che Milo ha deciso di idolatrare. Ma di Misirlou esiste anche una precedente versione jazz appunto arrangiata nel 1941 da Nick Roubanis, e una ancora più antica canzone popolare greca, tramandata oralmente e rimaneggiata di continuo.

A Saga e Radhamantis, per l’occasione passato in terra di Grecia, l’occasione dell’ennesima disputa musicale e la fuga ad hoc per evitare incresciosi coinvolgimenti. Soprattutto quando Milo inanella parole tecniche di cui molti (io compresa) dubitano conosca esattamente il significato…

Il pasteli è un tipico dolce greco, o meglio ancora un tipico snack, a base di miele e sesamo, diffuso nei supermercati e nei bar, mentre E è l’esclamazione corrispodnente al nostro Eh.

Il mangianastri invece…Dio! Io ci sono cresciuta, con il mangianastri (lo chiamavamo mangiacassette, allora. E in effetti aveva una certa propensione a mangiarseli davvero, i nastri delle cassette). Ho cercato di riprodurre la realtà degli anni Ottanta-Novanta, quando faccio muovere davvero i mei personaggi. E allora: niente mp3, ipad e altri aggeggi simili. Il massimo della modernità era lo stereo. Sempre per le cassette.

Se poi penso che i miei studenti di prima, quando ho portato loro una vecchia cassetta audio, mi hanno chiesto: “Prof. Come si fa a farla entrare nell’Ipod?”. Non scherzo! Giuro!

… mi sento vecchia.

E sono in piena fase amarcord. Adesso metto su nostalgia canaglia e tiro fuori dal frigo una scatola di gelato. Qualcuno mi fa compagnia?

 

 

 

 

Ok.

Qualche mese è passato. Ma almeno la mia versione tartarughina sempra reggere. Ho il carapace duro, io. E se non sono convinta di una cosa cancello tutto e ricomincio.

Quindi: sperate e sperate che io non demordo, e grazie infinite di continuare a seguirmi!

 

  
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