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Autore: foodporv    22/04/2016    0 recensioni
Sarebbe rimasta lì ore ad ascoltarlo parlare nel suo accento marcato e nel suo gesticolare continuo e, diamine, avrebbe dovuto smettere di fare tutte quelle considerazioni su di lui: continuando in quel modo ci sarebbe ricascata e, gira e rigira, sarebbe stata un'altra delusione da aggiungere ad una lunga serie.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7th Chapter – Junk of The Heart (Happy)



Il cellulare di Evelyn prese a squillare insistentemente, la voce soave di Justin Timberlake in Señorita riecheggiò nel soggiorno di casa Beadle, ed insieme alla voce dell'artista anche un grugnito di dissenso da parte di Nathan, per la scelta della suoneria. Il ragazzo in risposta si beccò un dito medio da parte della sorella, che subito dopo aver pigiato sul tasto verde, si portò l'apparecchio all'orecchio destro.
«Hey, amico! - esclamò, entusiasta Evelyn di sentire la voce di Louis - dimmi tutto» continuò in seguito, mettendo il tappo alla sua penna blu e riponendola poi nell'astuccio. Era stato un intenso pomeriggio di full immersion negli androni più sconosciuti e remoti della trigonometria: dire che fosse stanca era poco. Fortunatamente e sorprendentemente Nathan l'aveva aiutata con disponibilità - le avrebbe sicuramente chiesto qualcosa in cambio, lo conosceva bene -, altrimenti sarebbe rimasta lì a studiare per almeno altre due ore, come minimo!
«Domani pomeriggio hai da fare?» le chiese Louis, che dall'altra parte della cornetta aveva il telefono incastrato tra la spalla e l'orecchio e stava preparando la sua borsa da calcio, infilandoci dentro le scarpe e i parastinchi.
«A parte stare stravaccata sul divano a guardare Grey's Anatomy, dici? Niente di importante. Non che il Seattle Grace Hospital non lo sia, intendiamoci!» mormorò con tono ilare, anche se in realtà era seria. «Perché?»
«Ti ricordi di quando i rappresentanti parlavano de La Stanza? Ecco, domani dovremmo iniziare a dipingerla e c'è bisogno di gente che dia una mano - spiegò Louis - beh, in realtà due mani» specificò ridacchiando, e facendo borbottare parole poco carine ad Evelyn, rimasta sconvolta dalla battuta finale squallida: «Era davvero una battuta, Lou? No, perché puoi fare di meglio», aggiunse infatti.
La Stanza - Evelyn pensava che il nome fosse parecchio inquietante, probabilmente era il titolo di qualche film horror che lei non avrebbe mai guardato - era semplicemente una classe in disuso che i rappresentanti d'istituto avevano deciso di fare diventare una sorta di aula studio: il progetto era quello di personalizzarla, partendo dalle pareti, in seguito l'avrebbero arredata con accessori vari che ogni alunno avrebbe spontaneamente portato da casa.
«Comunque sì, sembra carino!» accettò Evelyn. Avrebbe rimandato gli scleri per Derek Shepherd ad un'altra occasione.
«Perfetto! È subito dopo scuola, quindi pranziamo tutti insieme?» le domandò il castano, ponendo il portafogli nella tasca della tuta nera che indossava, abbinata cromaticamente ad una felpa col cappuccio.
«Me, te e...?»
«Gwen, forse Harry, Niall e Zayn» le comunicò, stando attendo a menzionare il nome del moro alla fine. Era subdolo, sì, ma Evelyn, dal canto suo, non era stupida.
E infatti, a sentire quel nome, sul viso della mora comparve un sorriso, non si applicò nemmeno a tentare di reprimerlo:
«Lou, non sono scema» borbottò leggermente in imbarazzo, mordendosi il labbro inferiore. Quel piccolo sorriso era ancora lì presente, non accennava a volersene andare.
«Lo so - rispose sinceramente il castano - Avanti, ti piace?» chiese infine in modo schietto, non potendone più di rimanere sulle spine.
A quella domanda, la mora si scrutò intorno, giusto per accertarsi che Nathan non fosse da qualche parte ad origliare - non sarebbe stato poi tanto strano, in fin dei conti. Passata questa preoccupazione, 
«È carino» squittì timida, sentendo le guance andarle a fuoco nell'aver fatto quella confessione  a Louis.
«Beh, in realtà un bel po' più che solo carino, ad essere sinceri.» aggiunse, pensando che ormai aveva già sputato il rospo.
Louis prese la sua borsa da calcetto e l'appoggiò sulla spalla destra, mentre la mano sinistra teneva il cellulare. Ridacchiò all'ultima affermazione dell'amica, trovandola adorabile, immaginando il colore latteo del suo viso avvicinarsi sempre più al rosso.
«Dai, Lou, non prendermi in giro» ribatté Evelyn, sentendo la risatina del castano, mettendo su un piccolo broncio.
Nel frattempo, la mora vide il fratello tornare in soggiorno col pc portatile tenuto saldamente, sulle spalle larghe lo zaino grigio scuro.

«Ma mi fai tenerezza!» si difese il castano, il quale si stava chiudendo la porta d'ingresso alle spalle. «È stato divertente prenderti per il culo, ma se non mi muovo perdo l'autobus e il mister mi lascia in panchina alla prossima partita. Ci vediamo domani, mon amour», la salutò ricevendo in risposta un «Ciao Lou» da Evelyn, la quale dopo aver chiuso la chiamata sospirò.
«Chi era?» le chiese curioso Nathan, sedendosi nella postazione di fronte a lei, estraendo dal suo zaino il libro di fisica. Evelyn lo scrutò con un sopracciglio inarcato, come a voler essere sicura che fosse serio: «Che c'è? - domandò stupito - devo saperlo, se c'è qualche maniaco che ci sta provando con te! Almeno gli spacco la faccia per bene» si discolpò lui, alzando le spalle.
«L'unica mania di Louis è il Manchester United, Nate... E a parte lui non ci sono pericoli in generale» gli fece presente: il suo amico era totalmente innocuo.
«I pericoli ci sono eccome, fidati...» ribatté convinto Nathan, cliccando sul tasto di accensione del pc. La mora lo guardò stranita, non capendo, intimandogli di spiegarsi meglio: «Ho scoperto che molti dei miei compagni di classe ti venerano» le disse, cosa che non fece che aumentare l'espressione stranita sul volto di Evelyn. «Devo dire che molti di loro hanno più droga che sangue in corpo, eh. Trai le tue conclusioni» fu il commento che aggiunse Nathan, col chiaro intento di prendere in giro la sorella. In risposta, Evelyn gli diede un calcio sullo stinco che fece sobbalzare il ragazzo: «Ahi! Sei una stronza!» esclamò, stringendo i denti, mentre la mora se la sghignazzava bellamente. «Ne vuoi un altro?» gli chiese retorica, stampandosi un'espressione fintamente minacciosa che velava il divertimento che stava gustando in quel momento. Nathan non le rispose, troppo occupato a controllare che non gli fosse comparso un livido sulla gamba - sì, gli aveva fatto così male -, ed Evelyn ne approfittò per infierire ulteriormente: «E comunque Justin Timberlake è centosettordicimila volte meglio delle band sfigate che ascolti tu» borbottò sicura, dando un pizzicotto sul braccio al fratello e scappando al piano superiore, quando vide che Nathan era lì lì sul punto di reagire.
«Espèce d'idiot!» esclamò infine, chiudendosi ben presto nella sua stanza.






Evelyn aveva l'impressione che la cioccolata delle macchinette del primo piano, quella mattina, scottasse più del solito. O forse era stata lei ad aspettare meno tempo dell'usuale prima di portarsela alle labbra. 
Non avrebbe dovuto berla in fretta e furia, giusto in tempo perché la professoressa non le segnasse il ritardo, poiché per grazie divina - o semplicemente culo - per tutto il resto della giornata i suoi insegnanti avrebbero scioperato. Ovviamente la professoressa Goodman era troppo d'un pezzo per fare la rivoluzionaria e rimanere a casa, perciò Evelyn se l'era dovuta subire per tutta la prima ora.  Dato il movimento e l'affluenza di studenti che si poteva facilmente notare nei corridoi, aveva constatato che la situazione non fosse quella solo per la sua classe.

«Eve!» si sentì chiamare. Non dovette nemmeno girarsi per riconoscere la voce di Gwen.
«Stronza, ti sei balzata la prima, eh!» la salutò così, facendole un sorriso complice di chi, se avesse potuto, avrebbe certamente fatto lo stesso. «Non ti sei persa niente, tanto - borbottò, stampandole poi un bacio sulla guancia che venne ricambiato subito - Andiamo giù al bar?» le chiese, l'amica annuì.
«Lascia perdere, guarda. Avrei preferito mille volte stare qui e fissare le rughe della Goodman, te lo posso assicurare» bofonchiò e quando vide lo sguardo incerto di Evelyn, che non capiva a cosa l'amica si stesse riferendo «Mia madre mi ha fatto il discorso» sbottò ancora sconcertata.
Evelyn la guardò incredula, subito dopo le scoppiò a ridere in faccia perché anche solo immaginare la situazione era qualcosa di comico.
«Davvero? Non ci credo! Amavo già Suzanne, ma dopo questa è il mio idolo, lo giuro» detto ciò, prese il suo ultimo sorso dal bicchierino, oggetto che poi buttò nel primo cestino che le si presentò davanti.
«Purtroppo sì!» confermò Gwen, passandosi una mano fra i capelli scuri ancora un po' umidi dalla doccia che si era fatta quella mattina.
«Ma tu... Insomma, con Harry niente, vero?» le domandò Evelyn maliziosa, svoltando verso destra ed entrando per prima nel bar, che stranamente era deserto - mancava addirittura la commessa.
Si diressero verso il cortile e ringraziarono il cielo che fuori avessero rimesso i tavolini, perché di sedersi ancora una volta per terra non se ne parlava proprio. Presero posto ed Evelyn fece una smorfia nel constatare quando la superficie della sedia fosse gelida, maledicendosi per non essersi portata dietro il cappotto.
Gwen a quella domanda sorrise sorniona, sentendo le guance diventarle calde, ricordandosi di ciò che era successo in casa Styles quattro giorni prima:
«Dobbiamo proprio parlarne, Eve? Direi che una così grande mole d'imbarazzo basta e avanza per un solo giorno» le rispose, ma si accorse prontamente che, dal modo in cui Evelyn aveva spalancato i grandi occhi azzurri, poteva aver fatto intendere qualcos'altro, perciò «Oddio Eve, sono ancora vergine, sì!» si affrettò a specificare.
Notando l'espressione insoddisfatta di Evelyn, che stava arricciando le labbra per tenerle impegnate e non iniziare a fare domande a raffica,
«Mh, va bene! - esalò, facendo comparire sul volto dell'amica un sorriso compiaciuto - Stava per succedere qualcosa ma dovevo aiutarlo a studiare storia e quindi niente!» riassunse brevemente, cercando di guardare ovunque tranne che negli occhi della mora seduta di fronte a lei.
«Qualcosa o qualcosa qualcosa
«Ma sei scema?! - le domandò retorica, con tono di voce leggermente stizzito - Comunque in realtà è stato involontario: ci stavamo baciando e beh... La mia mano è andata a finire dove non doveva. Non ti dirò nient'altro, ma ripeto: non è successo nulla» le spiegò, ribadendo ancora una volta il concetto. Per tutto il tempo in cui aveva parlato, Gwen aveva evitato in qualsiasi modo di incontrare lo sguardo dell'amica. Parlare di certi argomenti la metteva a disagio di per sé, se poi questi la riguardavano in prima persona era anche peggio. Gwen non era mai stata una ragazza troppo estroversa o espansiva, preferiva tenersi certe cose per sé; Evelyn invece era molto più curiosa e a volte il suo lato pettegolo veniva a galla senza che nemmeno lei se ne rendesse conto e potesse controllarlo. Non lo faceva con malizia, comunque.
«Tu, piuttosto! - Gwen cercò di spostare l'attenzione sull'amica - Che intenzioni hai con Zayn?» le chiese senza fare troppi giri di parole. Era meglio arrivare al nocciolo della questione.
Non parlava troppo, Gwen, però era una brava osservatrice e aveva scrutato bene gli atteggiamenti dell'amica tanto da capire che un interesse, seppur minimo, nei confronti del ragazzo c'era. Che Evelyn le confermasse il fatto o meno, questo era ciò che i suoi occhi marroni avevano captato.

«Mi sembri Louis, sai? Ne stavamo parlando ieri» alzò gli occhi al cielo, passandosi una mano fra i capelli scuri che quel giorno erano più mossi del solito. Accavallò una gamba all'altra, poggiando la destra su quella sinistra, e notò che l'amica la stava scrutando con un sorriso dolce che forse avrebbe dovuto farle intendere qualche cosa. «Okay, Gwen, mettiamo caso che possa piacermi e io dovessi ammetterlo» iniziò, ma venne interrotta dalla mora di fronte a lei che, «Ed è così...», borbottò annuendo, ricevendo un'occhiataccia da Evelyn che voleva concludere quel concetto e, in generale, odiava essere interrotta mentre parlava. «Mettiamo caso, okay. Ad ogni modo a lui  non sembro proprio interessare, o almeno non in quel senso, perciò è inutile farsi tanti film mentali se poi deve rimanere tutto nella mia testa» disse spigliata, concentrandosi sulle maniche della felpa grigia firmata Nike che indossava, la cui cerniera era alzata fino a metà.  «Va bene così alla fine. Siamo amici!» aggiunse, alzando le spalle e stampandosi un sorriso di circostanza, per niente vero o sentito, in viso.
«Ma io vi vedrei un sacco bene insieme, davvero!» ribatté convinta Gwen. Non le andava giù il fatto che l'amica si abbattesse in quel modo e non provasse nemmeno un po' a mettersi in gioco, anche perché secondo lei ne valeva la pena.
«Non sono il suo tipo, Gwen» concluse, alzando le spalle e probabilmente con tale affermazione si era tradita da sola, ammettendo il fatto di provare dell'interesse nei confronti di Zayn, ma alla fine si trattava della sua migliore amica, se non le avesse dette a lei certe cose, con chi l'avrebbe fatto?






Zayn si passò una mano fra i capelli, gesto che ormai era diventato un'abitudine. Sbuffò, creando una piccola nuvola di condensa nell'aria e, tastandosi le tasche del giacchetto di pelle che indossava, si assicurò che il suo cellulare fosse a portata di mano.
La sua camminata era normale, a vederla non si sarebbe potuto dire se fosse di fretta o meno. Era diretto verso Fuddrockers, un fast food dall'ambientazione anni '60, dove avrebbe pranzato insieme ai suoi amici.
Non ci mise molto ad arrivare, dato che il posto distava dieci minuti a piedi dalla scuola - e infatti non aveva preso la moto perché sarebbe stato soltanto uno spreco di benzina. Svoltò a destra, immettendosi nella Faulkner Street, e subito i suoi occhi scorsero l'insegna del fast food, luogo che raggiunse in poche falcate. Vi entrò dentro, sentendo la pelle del volto scaldarsi improvvisamente a causa del tepore interno. Notò che, stranamente, dato l'orario in cui tutti uscivano da scuola o staccavano dal lavoro per la pausa pranzo, non c'era molta fila alla cassa, e infatti non dovette aspettare molto prima di ricevere il vassoio con sopra la porzione di patatine small che aveva ordinato. Non aveva molta fame.
Si diresse al piano superiore: Louis gli aveva inviato un messaggio per comunicargli che, appunto, si trovavano di sopra. Percorse una rampa di scale, facendole a due a due, e una volta arrivato non fece nemmeno in tempo a guardarsi intorno per bene che sentì la risata inconfondibile di Niall, il quale si stava letteralmente dimenando sulla sua sedia, sbattendo di tanto in tanto la mano sul tavolo. Anche se in modo quasi impercettibile, sorrise a quella visione: era impossibile non farsi contagiare dal buon umore dell'irlandese. 
Fece pochi passi e raggiunse il tavolo dove il biondo, Gwen ed Evelyn erano seduti e stavano consumando i loro pasti; Louis faceva l'idiota come sempre, causando le risate degli altri.
«Ciao gente» li salutò, poggiando il vassoio sul tavolo. I ragazzi ricambiarono il saluto, in seguito ripreso ad ascoltare una delle tante storie stupide prese dal repertorio di Louis.
Si tolse lo zaino dalle spalle lasciandolo a terra e mise la giacca sulla spalliera, poi sospirò. Quando alzò lo sguardo, si accorse che Evelyn stava osservando attentamente ogni suo movimento e, una volta che i loro occhi s'incontrarono, le guance della ragazza assunsero un colorito tendente al rosso. Notò anche che quello vicino alla mora era l'unico posto libero, perciò si sedette accanto a lei:
«Hey» la salutò con tono di voce basso, facendole un piccolo sorriso.
Evelyn rispose al saluto, le guance ancora un po' rosse, la felicità per il fatto che lui fosse lì le si poteva leggere negli occhi azzurri. Lo guardò arrolarsi le maniche della maglia fino ai gomiti, dopodiché Zayn prese a mangiare con lentezza.
Evelyn non poté fare a meno di constatare quanto fosse bello anche quel giorno: indossava una semplice maglietta a maniche lunghe grigia e dei jeans neri stretti con degli strappi all'altezza delle ginocchia, ai piedi degli scarponcini neri.

Poiché il moro non si decideva a spiccicare parola, «Tutto bene?» gli chiese lei con cortesia. Lo vide guardarla e poi annuire lentamente, ma quando lei, per nulla convinta, inarcò un sopracciglio, insoddisfatta, lui «Ho solo un sonno tremendo, non ho chiuso occhio stanotte» continuò.
«Aw, povero Jawi!» esclamò lei con voce da bambina ma che al contempo lo stava sfottendo. Zayn prese una patatina e l'affondò nella vaschetta di maionese che era sul vassoio di Niall, in seguitò l'avvicinò al volto di Evelyn, che non fece in tempo ad accorgersene, e si ritrovò con la punta del naso sporca di quella salsa giallognola. La mora sgranò gli occhi azzurri e socchiuse le labbra: «Malik hai un millesimo di secondo per scappare» lo minacciò, e intanto Zayn se la rideva alla grande perché era troppo buffa. Notando infatti che il ragazzo aveva totalmente ignorato le sue parole, dopo essersi pulita accuratamente, prese a dare dei pugni sul braccio destro di Zayn, il quale però non sembrò per nulla scalfito e comunque continuava a ridacchiare sornione.
«Ti donava particolarmente quella maionese sul naso»
«Malik, questo è bullismo, non so se te ne rendi conto» borbottò lei, scrutandolo con quegli occhi che tanto piacevano al moro. Erano di un azzurro chiaro, diversi da quelli di Louis o Niall. Sembravano scurirsi nella parte intorno alla pupilla, ma se non si osservava con attenzione non lo si sarebbe potuto notare.
«Tu mi hai preso a pugni sul braccio e io non sono un sacco da boxe, direi che siamo pari» ribatté lui, con finta espressione compunta. Evelyn gli fece una linguaccia a cui lui rispose allungando il braccio per riuscire a pizzicarla, gesto che la fece sobbalzare sulla sedia. Gli diede uno schiaffetto sulla mano, Zayn lo incassò e non ricambiò, limitandosi solo a sorridere beffardo.
«Ah, mannaggia!» esclamò, grattandosi le guance, sulle quali stava crescendo un accenno di barba che in quel momento lo infastidiva da morire, dal momento che lo stava irritando. «È il karma, mio caro» borbottò Evelyn, facendo uno sguardo furbo. «Credi nel karma?» le chiese il moro incuriosito, ma vide la ragazza vicino a sé fare una smorfia incerta: «Non proprio, è qualcosa che si avvicina più al concetto fisico secondo cui ad ogni azione corrisponde una reazione, più che altro» gli spiegò, rubandogli una patatina, cosa che lui notò e che lo fece sorridere. 
«Le vuoi finire? Non ho molta fame» le propose, riferendosi alle patatine, che poi mise sul vassoio della mora. Evelyn gli fece un sorriso ampio, felice come una pasqua perché "una persona che ti offre del cibo è solo da amare!", questa era la frase che spesso ripeteva. 
All'improvviso Evelyn sentì il proprio cellulare suonare, sul display il nome del fratello. Zayn non aveva fatto caso alla conversazione, d'altronde non erano affari suoi, ma quanto udì la ragazza menzionare il nome "Nate", improvvisamente iniziò ad essere incuriosito. Di botto serrò la mascella, iniziando a torturarsi l'interno del labbro inferiore. L'idea che potesse corrispondere a un ragazzo con cui Evelyn avesse qualche sorta di storia, o qualcosa del genere, poteva considerarsi valida, ad ogni modo un po' la cosa lo infastidiva: il piccolo interesse che provava per lei si stava dimostrando non essere poi così piccolo. Che fosse gelosia?
Il moro prese a muovere la gamba sinistra in modo frenetico, su e giù, e nel frattempo stava ammirando la bellezza della ragazza. Se c'era una cosa che amava del viso di Evelyn, oltre agli occhi grandi e azzurri nei quali era facile che si perdesse, erano le sue labbra, spesso tinte di un rossetto color rosa antico. Erano piccole ma carnose e negli ultimi tempi si era spesso ritrovato a pensare alla mora, pensando anche a come sarebbe stato assaporarle, quelle labbra. Stava diventando una delle sue fisse.

«Oh, mon dieu! Che ho fatto di male nella mia vita precedente per meritarmi un fratello così stupido?» domandò retorica, alzando gli occhi al cielo esasperata.
Ah. Era suo fratello. 
Zayn si maledisse mentalmente, dato che sarebbe dovuto arrivarci da solo, poiché Evelyn gli aveva già detto di avere un fratello di nome Nathan. Fece un sospiro di sollievo e decise che, sì, avrebbe voluto provarci: la mora non passava di certo inosservata e se non si fosse dato una mossa, tempo zero, e qualcuno gliel'avrebbe portata via.







«Mi chiedo ancora perché ci sia la turca se questo è un bagno per ragazze, perché la gente è stupida?» chiese retorica Gwen, sebbene fosse nella cabina solamente perché si stava cambiando.
«Tu muoviti e basta!» l'apostrofò in risposa Evelyn, alzando gli occhia azzurri al cielo per l'ennesima volta perché l'amica era troppo, troppo lenta a cambiarsi.
Dal canto suo, Evelyn era già pronta: aveva sostituito i vestiti di quella mattina con una canotta nera e un paio di leggins del medesimo colore. I piedi scalzi e i capelli legati in una coda alta, onde evitare che si sporcassero di vernice.
Finalmente Gwen uscì dalla cabina, causando una reazione teatrale da parte di Evelyn, la quale alzò le braccia al cielo come a ringraziarlo del fatto che l'amica fosse finalmente fuori di lì.
«Stupida» borbottò Gwen, che mise i suoi vestiti nella borsa che aveva portato con sé.
Uscirono dai bagni e si fermarono prima nella loro classe, luogo in cui avevano raccolto le loro cose, in seguito ripresero a camminare in direzione de La Stanza. «Oggi c'era un certo bel moro che ti stava mangiando con gli occhi da Fuddrockers» borbottò Gwen, in un mero tentativo di fare la vaga. Evelyn decise di non dargliela vinta troppo facilmente, nonostante avesse capito a chi l'amica si stesse riferendo: «Chi, Louis?» chiese con finta ingenuità.
«Eve, Lou è castano, razza di daltonica!» ribatté Gwen. «Scherzi a parte, non ti toglieva lo sguardo di dosso» ribadì.
Evelyn si concesse un sorriso lusingato e felice, ma, non sapendo bene come rispondere all'amica, si limitò ad alzare le spalle.

«Gli piaci, fidati della tua amica» Gwen le fece un occhiolino, annuendo vivacemente. Il suo intuito non falliva, anche se, più che intuito, quella era evidenza - o almeno per lei era così. Quando entrarono nell'aula tanto chiacchierata, decise di zittirsi immediatamente, onde evitare di fare qualche gaffe per conto di Evelyn.
«Hey!» la voce roca di Harry arrivò chiara alle orecchie di Gwen. Il riccio le avvolse un braccio attorno ai fianchi, facendo voltare il viso della ragazza verso di lui. Si salutarono con un bacio a stampo, seguito da uno sulla fronte di lei da parte di Harry, che le accarezzò leggermente i capelli.
«Ciao Haz» lo salutò Evelyn, colpendolo con un pugno giocoso. Il ragazzo ricambiò dandole un bacio sulla guancia.
«Allora ragazzi - Harry alzò maggiormente la voce per farsi sentire dai presenti nell'aula - siamo più o meno tutti, perciò facciamo in questo modo: abbiamo già messo i giornali a terra e qua sul tavolo abbiamo carta igienica e alcool. Si fa una cosa veloce e puliamo il muro dalla polvere e poi si dipinge. Per motivarvi vi dico che mia madre ha fatto i brownies, quindi poi faremo una pausa e potrete abbuffarvi» spiegò chiaro con gli occhi dei presenti - una ventina di persone di varie età e classi - puntati addosso. «Prego Niall ed Evelyn di darsi un contegno in quest'ultima fase» concluse, coinvolgendo tutti in una risata di gruppo e guadagnandosi un coppino mal assestato da parte dell'amica.
L'attenzione di quest'ultima fu catturata dall'arrivo di Zayn e Louis, i quali stavano ridacchiando probabilmente per una cazzata detta dal castano. Il moro aveva in mano il cellulare, mentre Louis delle casse:
«Abbiamo la musica, gente!» esclamò quest'ultimo con entusiasmo. Zayn prese le casse dalla mani di Louis e, dopo aver trovato una spina che non intralciasse il movimento all'interno dell'aula, le collegò al suo telefono tramite bluetooth.
La stanza - di nome e di fatto - si riempì con la voce di Eminem, in quello che era l'inizio di Without Me. Dopo aver pulito il muro con l'alcool e aver miscelato vernice ed acqua, si armarono tutti di pennelli e rulli e presero a dipingere con grande entusiasmo e una buona dose di spensieratezza e buon umore. 

«Questa è una piccola vendetta per prima», detto ciò, Evelyn passò una pennellata sulla guancia di Zayn, il quale al gesto spalancò occhi e bocca in un'espressione che avrebbe voluto immortalare e custodire per sempre. «Ah, quindi la mettiamo così? Bene!» il moro si vendicò intrappolando Evelyn contro una porzione di muro ancora intatta, sul volto un'aria pseudo-minacciosa. Ben presto quei tratti cambiarono, proprio quando i suoi occhi scuri incontrarono quelli azzurri di lei. Ci si perse dentro per un tempo che nemmeno lui avrebbe saputo quantificare, si rendeva conto però di non poterne fare a meno. Quelle iridi lo ammaliavano ogni santa volta.
Dal canto suo, Evelyn era ovviamente arrossita: si sentiva piccola di fronte alla figura di Zayn e quella sensazione le piaceva, la faceva sentire protetta e al sicuro. Quando tentò di scappare, il moro avvolse un braccio attorno alla sua vita, mentre Evelyn si dimenava nell'intento di sfuggire a quella presa possente. Scoppiò a ridere quando Zayn iniziò a muovere le sue dita in modo frenetico facendole il solletico e le sue forze l'abbandonarono, lasciandola andare completamente contro il corpo del moro che l'avvolse in un abbraccio:
«Sei più bella quando ridi» le sussurrò all'orecchio, subito dopo le diede un bacio sulla guancia.
Poteva essere la frase più scontata e sentita di tutti i tempi, ma Evelyn la percepì come la cosa più bella (e dolce) che le avessero mai detto. Dentro di sé gongolava come un'idiota, sorrideva contro la spalla di Zayn sulla quale aveva appoggiato il capo, inspirando l'odore inconfondibile della sua pelle: sapeva di bagnoschiuma al muschio bianco - lo aveva riconosciuto perché era quello che utilizzava anche Nathan - e fumo, ma non era fastidioso.
Zayn interruppe quel loro contatto e le fece un sorriso. Evelyn ne approfittò per allontanarsi con le guance ancora in fiamme e il cuore che le batteva forte nel petto: era proprio cotta.








Whatsapp: Lou ti ha aggiunto @ "Weekend a casa Tomlinson"
Lou: Venerdì venite a casa mia, andiamo al Deep e dormite da me, sabato vediamo cosa fare e domenica ve ne andate via perché siete degli animali.. Ci state?

 
Tu sei un animale, razza di idiota
 
8579253376: concorso!
8579253376: concordo*
 
Tu sei?
 
8579253376: Zayn
Aaah, ciao Jawy!
 
Jawy: quanto vuoi per smettere di chiamarmi così ?
 
Dovresti riuscire a farmi sposare con Derek Shepherd, perifrasi per dire M A I
 
Lou: Piccioncini, esistono le chat private..
 
Lou, evita
 
Lou: Vi ho fatto una domanda all'inizio, mi cagate
Jawy: plof
 
Umorismo scadente, Malik, mi deludi
 
Jawy: bla bla bla
Lou: prendetevi una stanza!!
Jawy: da quanto non fai sesso lou..??
Lou: vaffanculo, malik... io vi odio, sappiatelo
Allora non ci sono! Così impari
Scherzi a parte, io chiedo ai coniugi Beadle il permesso e ti dico in questi giorni

 
Jawy: dire genitori era difficile.. mi sembra giusto
 
Taci un po', Jawy! dire genitori è per la plebaglia come te
 
Jawy: bla bla blaaaaaa
Jawy: comunque io ci sono, Tommo
Harreh: io pure
 
E tu da dove sei uscito?
 
Lou: da quella milfona di Anne, ecco da dove è uscito
Jawy: styles hai la mamma figa, ci farò un hashtag #gimmethatpussy
Harreh: bastaaa, siete fissati con mia mamma!!
Jawy: è difficile non esserlo, amico..
GGGwen: Il più figo di tutti è il papà di Evelyn
GGGwen: e anche Nathn è figo, taaaaanto figo
Harreh: tu stai attenta a quello che dici

Woaaaaah, vado a prendere i popcorn (e comunque la Beadle più bella rimarrò sempre io)
 
Lou: e tua cugina dove la metti ?!
 
Vai a cagare, Lou
 
Jawy: mmh rude.. mi piace
 

 
 
  
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