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Autore: emma95    29/04/2016    0 recensioni
Klaroline - AU!
Dal primo capitolo: "Caroline aveva anche lasciato il suo promettente lavoro di organizzatrice del personale nell’azienda di proprietà di Tyler e aveva finalmente coronato il suo vero sogno. Essere una giornalista!. Certo per ora si occupava solo di una rubrica minore, “La posta del cuore” in cui doveva leggere e dispensare consigli sulle faccende di cuore, lei! Lei che aveva la vita sentimentale più piatta del pavimento!"
Caroline Forbes, giornalista in erba vedrà la sua vita cambiare dopo un "normale" incontro nella fioreria in cui lavora... riuscirà a resistere agli occhi blu e a all'accento inglese del nuovo arrivato?
Forse no. Sicuramente no. Perchè si sa l'ultimo amore è per sempre!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Klaus, Un po' tutti | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Eccoti qui dal sogno mio. Eccoti in mezzo ai fiori. Eccoti folle d’amore. Eccoti su di me. Eccoti in mezzo ai fiori…”
 
.Mango.
 

Luglio 2015
 
Un rivolo di sudore freddo scivolò lungo la spina dorsale di Caroline. L’avere mille possibilità, l’essere circondata da infiniti percorsi era sempre stato il suo habitat naturale. Già dalle elementari si era ritrovata sommersa da occasioni e lei esultando le aveva accolte una dopo l’altra. Iscriversi al corso di teatro, fare pallavolo, corso di karatè, candidarsi come presidente scolastico, seguire il corso di origami perché comunque si sarebbe potuto rivelare una conoscenza utile per il futuro. Aveva fatto di tutto, sempre con lo stesso e instancabile entusiasmo che la caratterizzava. Essere circondata da opportunità nuove era il suo punto di forza, era da sempre quello che voleva. Ma ora, in quel preciso istante tutta quella varietà non la entusiasmava anzi la stava facendo sprofondare in un baratro di paura, ansia e immobilità. L’abbondanza di marche, prodotti e altro la stava facendo sudare dal disagio. Troppa abbondanza, troppe possibilità per una cosa che non era nemmeno vera. Si perché una settimana di ritardo non vuol dire per forza che sei inc…, che sei…, si insomma quella roba lì. Diamine non riusciva nemmeno a dirlo. Calma, calma si ripeteva Care torturandosi le mani. Dopotutto era normale, no? Tantissime donne non avevano il ciclo regolare. Tantissime. Una su due addirittura. È normale, normalissimo capita a tante. Peccato che lei fin dalla prima volta a 14 anni era stata più regolare di un orologio svizzero. Lei non aveva ritardi, lei era …. Così in panico in quel momento. Un altro brivido freddo le attraversò il corpo. Rabbrividì. Una settimana. Una settimana di ritardo. Quasi otto giorni durante i quali le sue ovaie era entrate in sciopero.  Sciopero immotivato, si spera! I primi giorni della settimana erano trascorsi sereni senza preoccuparla più di tanto ma poi il tarlo della possibile causa di quel ritardo l’aveva tormentata giorno e notte, riempiendo i suoi sogni di pannolini, urli e confusione. Aveva cercato di sopportare l’ansia ma con il passare delle ore si sentiva sempre più sfibrata e allarmata, finché all’improvviso si era fiondata fuori casa diretta verso il supermercato all’angolo della strada. E ora era lì davanti, immobile nel reparto ad osservare quella sfilza di scaffali stracolmi di prodotti sui test di gravidanza. Caroline lanciò un’occhiata di fuoco alle scatole come se fossero la causa di tutti i suoi mali. Quelle facce femminili sorridenti e i ventri rigonfi in primo piano si ripetevano sulle diverse confezioni. Tutto urlava felicità e gioia. Certo, nessuna di quelle donne si trovava nella sua situazione. Caroline era sicura che quelle facce sorridenti, quei sorrisi bonari si sarebbero trasformati in sguardi di disapprovazione e pena se solo avessero saputo la sua storia. Ritrovarsi sola, a 26 anni, costretta a fare 2 lavori per pagare le bollette e i suoi sogni, potenzialmente incinta, a causa di un unica notte di fuoco con il proprio ormai ex best friend non era l'ideale. Non lo era per niente. Caroline gettò un'altra occhiata di fuoco alle scatole felici, loro di certo non potevano capire! non potevano comprendere l'ansia e il terrore che un simile evento potevano scatenare nella sua vita. Non se l'era immaginato così. Lei non doveva rimanere incinta per caso e per di più senza che il padre l'amasse. Lei aveva programmato tutto. Il matrimonio fastoso, la luna di miele passionale, il primo anniversario per fare i conti con la nuova vita da sposati e solo allora si sarebbe aperta la possibilità di avere dei figli. Non prima! Questo era il suo piano, certo Tyler era l'uomo con cui aveva pianificato/sognato tutto questo, ma anche quando lui si era volatilizzato dalla sua vita e dai suoi sogni, i piani di Care non erano cambiati. Al posto di Tyler c'era una sorta di uomo senza volto. Un po' inquietante forse, ma comunque presente nel suo ideale. Quello che stava succedendo adesso era completamente sbagliato, doveva immaginare che andare a letto con Stefan avrebbe portato solo guai. Guai che però non comprendevano una gravidanza! Accidenti! Come avrebbe fatto a dirlo alle sue amiche? A Steven? A Stefan?Glielo avrebbe detto poi? Dopotutto lui non ne voleva sapere niente di lei...ma rimaneva comunque il padre del bambino. Care si prese la testa bionda fra le mani e chiuse gli occhi stanchi. Bambino? Aspetta...non era nemmeno sicura di essere incinta, non poteva fasciarsi la testa prima del tempo. Non era detto! C'era un'alta possibilità che il suo corpo si stesse astutamente e vergognosamente prendendo gioco di lei, magari dipendeva tutto da un suo stato mentale, o forse era il cambio di stagione...certo non le era mai successo prima ma era in un periodo di forte stress emotivo e quindi era probabile e spiegabile il ritardo. Con rinnovato ottimismo Care smise di guardare male i prodotti e decise di affrontare il problema di testa e non di pancia. Lei non era incinta...ma doveva comunque fare un test, solo per avere conferma...niente di che! Nessun problema extra, niente se, niente ma...solo fatti reali e concreti. Aveva un ritardo ma le cause potevano essere tante. Una possibile gravidanza era solo una di queste e come causa era anche tra le meno papabili. Insomma, non che si ricordasse tanto della notte con Stefan , dato che era piuttosto alticcia, ma era quasi sicura che avessero usato delle precauzioni. Quasi sicura. Ma insomma, chi nel 2016, non le usa? Era una cosa talmente scontata, no? Forse no, riflette Caroline. Ma prima che un altra ondata di panico potesse scuotere il suo già fragile corpo, una voce gentile ma estranea la distolse dai suoi sproloqui mentali.
"mi scusi signorina...lei sa dov'è il reparto surgelati?"
Care in un primo momento non riuscì a connettere. Si girò e fissò stupita la persona a cui apparteneva quella voce. Un'anziana signora, sui 70 anni, bassa e cicciottella, con degli strani occhiali gialli fluorescenti la stava fissando intensamente come se volesse risolvere qualche complicata equazione matematica.
"io...veramente...non...cosa?" riuscì a balbettare Caroline come se non avesse sentito la domanda precedente. Le sue orecchie l'avevano sentita ma il suo cervello non aveva elaborato. L'anziana tese le labbra rugose in un sorriso leggermente storto. I suoi occhietti incredibilmente vispi si allargarono attraverso le lenti degli occhiali.
" sa... Abito in questa zona da anni, ma non ero mai scesa in questo supermercato!" cominciò la donna, avvicinandosi poi a Care con fare confidenziale. "confesso che dopo aver ascoltato tutte quelle brutte cose che sono successe qui dentro dalle mie amiche del circolo, l'idea di mettere piedi qui mi terrorizza!"
Brutte cose? Si chiese Care, non starà mica parlando delle tre rapine che ci sono state?
"e non ci avrei messo piede mai...se proprio oggi non avessi dovuto organizzare una cena improvvisa....mio figlio viene a trovarmi e finalmente mi presenterà il suo compagno! Non vedo l'ora!" disse eccitata la donna. Caroline muta non sapeva come affrontare la situazione, quella donna era partita dal chiedere del reparto surgelati a finire con il parlare del figlio gay!
"non che non sia contenta...questo no! L'amore è amore, giusto?" si rivolse a lei ma non le diede nemmeno il tempo di rispondere "però così non potrò mai avere un nipotino, capisce?"
Caroline la guardò interdetta. La donna strizzò gli occhi e gli occhiali le scivolarono sul naso, dandole quell’aria da maestrina che stonava con i suoi modi molto amichevoli.
“Certo esiste l’adozione … ma lei, mia cara, comprenderà quanto magnifico sia mettere al mondo un essere tuo, solamente tuo! Lo tieni nella pancia per nove mesi, lo cresci, lo nutri e alla fine ogni dolore è inesistente davanti a quel fagottino che ti guarda!” la voce della donna si rese da pettegola a dolce, quasi materna.
Caroline strabuzzò gli occhi. Non era pronta a sentire un discorso sulle gioie della gravidanza. Non era pronta per niente!
“Un esserino minuscolo che riconosci immediatamente come tuo, sangue del tuo sangue…ahhhhh…la meraviglia della vita!” continuò la donna sempre più estasiata dalla sue stesse parole. Caroline rimase in silenzio in preda allo sconforto più totale. La sua vita stava per essere cambiata radicalmente e ci mancava solo una completa estranea intenta a farle un monologo appassionato sulla meraviglia della nascita dei figli!
“Sa mia cara…” continuò la donna incurante del persistente silenzio e della faccia attonita di Caroline “Io mi sono sposata giovanissima, con l’uomo che amavo andando contro tutta la mia famiglia! Mio padre non mi rivolse la parola per almeno cinque anni dopo il mio matrimonio. Voleva che sposassi un uomo elegante e ricco e non un povero panettiere come il mio Mike!” disse sconsolata la donna stringendo le mani. “Ma io amavo Mike e così sono scappata con lui! La scelta migliore della mia vita!”
L’espressione di Caroline cambiò leggermente, fin da piccola le storie d’amore l’avevano sempre appassionata. I due innamorati che a dispetto di tutti gli ostacoli riuscivano a coronare il loro sogno. Inutile sottolineare che Caroline era una vera fan delle favole d’amore, nonostante le brutte esperienze!
“Avevo 20 anni quando mi sono sposata e giusto il mese scorso io e Mike abbiamo festeggiato il 53° anniversario!” aggiunse la donna.
Caroline stava per farle le sue congratulazioni ma prima che potesse anche solo aprire bocca, l’anziana continuò a parlare.
“53 anni di fatica, pazienza, gioie, di dolore e di tanto amore! Mi ricordo che il periodo più difficile venne quasi quattro anni dopo il matrimonio… purtroppo nonostante la giovane età di entrambi non riuscivamo ad avere un figlio. All’inizio sottovalutai la cosa, eravamo giovani, ma con il passare degli anni, vedere le altre persone che portavano i loro bimbi per strada, a scuola e al parco ci rese sempre più ansiosi e tristi! Attraversammo un brutto periodo, io mi incolpai della mancanza, visitammo numerosi dottori ma non c’era assolutamente nessun problema!”
Caroline fissava la donna interessata.
“Dovevamo avere pazienza! Io e Mike continuammo ad aspettare e aspettare e pian piano il sogno di avere un figlio finì rinchiuso in un cassetto … la nostra vita andò avanti felice nonostante il peso di questa mancanza … finché un giorno all’età di 40 anni rimasi incinta! Potrai capire la mia incredulità! Mike per poco non svenne! Quasi 20 anni di rassegnazione e quando avevo abbandonato ogni speranza riuscì ad avere un figlio!” concluse la donna con una dolcezza e nostalgia che Caroline aveva percepito poche volte.
“Il mio piccolo Jason, un bravo ragazzo, sa?” riprese la donna “Bravissimo a scuola, sensibile e altruista… ho temuto molto per lui quando ha confessato a tutti di essere gay. Avevo paura che gli altri l’avrebbero deriso ma avevo sottovalutato Jason! È molto determinato e niente lo scoraggia! E ora che ha finalmente trovato l’amore della sua vita … non posso che essere la mamma più felice del mondo! I figli sono un miracolo …”
Miracolo… mircolo… miracolo, quella parola suonava come un avvertimento per Care. Certo i figli sono un miracolo ma lei non era pronta, non da sola, non… anche se dopotutto Elena e Bonnie l’avrebbe senz’altro aiutata! Steven poi avrebbe fatto i salti mortali! L’idea di avere un'altra persona da amare incondizionatamente e che per una volta nella sua vita sarebbe dipesa solo da lei cominciò ad assumere un volto piacevole per Caroline. Una bambina o bambino solo suo che l’avrebbe amata e basta, che l’avrebbe chiamata mamma… un calore caldo e tenero si sparse in Care.
“Allora, mia cara, il reparto surgelati dov’è?” intervenne la donna che continuava a fissarla insistentemente.
Caroline stava per rispondere ma venne bloccata dal suono del telefono, del suo telefono. Mimò uno scusi con le labbra all’anziana donna, tirò fuori il cellulare dalla borsa e diede le spalle alla donna per avere un minimo di privacy. Bonnie la stava chiamando.
“Ciao Bonnie, è urgente?” chiese concitata.
“Brutto momento? Comunque è per il matrimonio dei Mikaelson… quella pazza della sposa ha cambiato di nuovo idea sulle composizioni e io non so come fai a sopportarla!”
Caroline ridacchiò. Bonnie non vedeva di buon occhio Rebekah e in effetti la ragazza non aveva un carattere molto amichevole.
“Bonnie…”
“Senti ti chiedo solo di parlarci te, ok?” chiese supplichevole Bonnie.
“Va bene. A domani!” acconsentì Care. Dopo aver chiuso la chiamata, Caroline si girò ancora con il telefono in mano e questo per poco non cadde per terra. L’anziana era sparita, volatilizzata. La chiamata non era durata nemmeno un minuto e della donna erano scomparse le tracce. La bocca di Care si aprì sbalordita. La scena che si era svolta davanti al reparto gravidanza, dall’immotivato monologo della strampalata vecchietta alla faccia da pesce lesso di Care, doveva sembrare abbastanza strana agli occhi di un estraneo. Anche per Caroline era strano, non sapeva nemmeno il nome della donna! Sapevo tutta la sua storia ma non il nome! Tanto che si chiese se non avesse addirittura immaginato tutto…
Ancora stranita Care prese in mano la prima scatola di test che le parve migliore e si diresse verso la cassa, rimuginando sulle parole della donna.

Venti minuti più tardi, nell’ampio bagno di casa sua, Caroline stava fissando astiosamente la data del 14 Luglio cerchiata in rosso sul calendario dei minions che Steven le aveva elegantemente regalato a Natale. Un regalo veramente adatto ai suoi 26 anni, ma il suo ‘patrigno’ era veramente una schiappa con i regali e quindi Caroline lo aveva accettato senza smorfie e tenendo a freno la sua linguaccia biforcuta. Fissò ancora la data. Non farti prendere dal panico. Ancora un minuto e poi saprai la verità. Positivo o negativo. Incinta o no. Se la risposta sarà si, dovrai pensare a un modo per dirlo a tutti si ripeteva Care, poi verrà il momento di arredare la cameretta, di comprare i vestitini e tutto il resto… ma riuscirai a farcela! Dopotutto sei Caroline Forbes mica una qualunque!
Il timer del telefono interruppe l’auto convincimento di Care, con le mani tremanti prese in mano il test che era appoggiato sul lavabo. L’osservò in silenzio qualche secondo prima di emettere un lungo sospiro.
 

Agosto 2015
 

Negativo. Negativo. Negativo.
Questa era stata la risposta che aveva ottenuto da Steven quando due settimane fa  gli aveva chiesto se poteva essere il suo accompagnatore per il matrimonio di Bekah. Il suo ‘patrigno’ si era categoricamente rifiutato di accompagnarla perché quel weekend era già impegnato in una battuta di pesca sulle rive di un qualche fiume che Care non ricordava nemmeno tanta era la delusione che le era venuta a quel rifiuto. Accidenti! Perché Rebekah doveva per forza insistere nell’invito con quel più uno! Ah già… perché al suo matrimonio non voleva single tristi e depressi. Come se uno single dovesse per forza essere triste! Lei era molto soddisfatta della sua indipendenza! Accidenti! Steven era la sua ultima chance! Non poteva di certo chiedere ad Enzo come invece le aveva suggerito Damon… chissà dove l’avrebbe ritrovato dopo la cerimonia e soprattutto con chi! Con uno sbuffo indignato, Care prese in mano il suo tè freddo che il cameriere le aveva appena portato al tavolo e mentre beveva si perse nell’osservare il viavai che si susseguiva lungo la strada. Mentre era incantata, Care non sentì l’altra sedia del tavolo spostarsi e non vide nemmeno che un’altra persona si era accomodata davanti a lei.
“Ciao Caroline
Il tè che stava bevendo le andò di traverso e rischiando di soffocare Caroline si girò verso il nuovo ospite anche se aveva riconosciuto la voce. Troppo suadente, troppo accentata, troppo affascinante per non essere riconosciuta. Niklaus Mikaelson la stava fissando con il suo sorrisino irritante mentre lei tossendo cercava di salvarsi la vita.
“Non sapevo di fare questo effetto alle donne” disse lui ovviamente ironico “Ti trovo bene” aggiunse più serio ma senza abbandonare il ghigno.
“Cosa ci fai qui?!” chiese astiosamente Care ormai ripresasi dal ‘quasi soffocamento’.
Niklaus sorrise muovendo leggermente la testa con fare quasi imbarazzato. Niklaus Mikaelson imbarazzato quando mai?.
“Non capisco tutto questo astio, tesoro!” disse Klaus “Prima ti mando dei regali e tu li rispedisci indietro, poi ti telefono e appena senti la mia voce butti giù e ho perfino cercato di incontrarti al negozio ma ho il sospetto che tu mi abbia visto e sia scappata dal retro, non è vero dolcezza?” chiese fintamente dolce.
“Tu non capisci?! Ma stiamo scherzando?” disse alzando la voce Caroline, gli altri clienti si girarono straniti “Non ci vuole un genio per capire che non voglio uscire con te!”.
“Caroline…” disse lui leggermente irritato.
“Punto primo…” lo interruppe lei “Ho rifiutato i tuoi regali, alcuni senza nemmeno aprirli! Punto secondo ho salvato il tuo numero e l’ho addirittura bloccato, anche se mi devi spiegare chi te l’ha dato…” disse furiosa e nevrotica.
Klaus alzò la mano e fece per rispondere ma Caroline non aveva ancora finito.
“e terzo si sono scappata dal retro anzi ti dirò che da quel giorno guardo sempre fuori prima di uscire dal negozio… e tutto perché non voglio parlare con te! E adesso oltretutto sei qui! In questo bar! sei praticamente diventato il mio stalker! Potrei denunciarti se non fossi amica di tua sorella!”
Durante tutta la sfuriata di Caroline, Klaus l’osservò insistentemente sorridendo. Era bellissima, così diversa e speciale rispetto a tutte le altre. Un angelo biondo, nevrotica, paranoica ma così sorridente e gioiosa. Ogni luogo era più bello e luminoso quando c’era lei.
“Perché?” le chiese Klaus serio.
“Cosa?” chiese interdetta Caroline.
“Perché non vuoi uscire con me?” chiese serio.
Caroline rimase in silenzio fissando quel bellissimo uomo e i suoi limpidi occhi azzurri. Di solito aveva sempre la risposta pronta ma in quel momento non sapeva cosa dire, perché nemmeno lei sapeva il motivo dei suoi rifiuti categorici.
“Io sono… tu non… insomma” balbettò lei “perché di no ecco, non sei il mio tipo” concluse un poco più sicura.
“Non sono il tuo tipo?” chiese incredulo “Come fai a saperlo se non mi conosci nemmeno!”.
“Voci, pettegolezzi, confidenze…” disse a bassa voce Care.
“Non ti credo” disse Klaus fissandola “Non ti credo… la verità è che hai paura, hai paura di uscire dalla tua grigia e monotona area comfort, hai paura…” pronunciò quelle parole con aria di sfida e di provocazione.
“Io non ho paura!” ribatté prontamente lei “Sto bene così” aggiunse convinta.
“Come no… non è vero, tu non vuoi metterti in gioco, non vuoi metterti alla prova, ti stai accontentando!” disse lui talmente sicuro.
“Non è vero!” disse indignata incrociando le braccia al petto.
“ Allora dimostramelo… ti sfido!” disse lui allungando le mani e stringendo con esse i bordi del tavolino. Caroline fissò per un attimo quelle mani, erano grandi e forti, le dita lunghe le trasmettevano un senso di sicurezza quasi imbarazzante. Le aveva appena lanciato una sfida e lei non si sarebbe di certo tirata indietro, non l’aveva mai fatto e non ci teneva a darla vinta a lui!
“D’accordo!” disse ricambiando il suo sguardo di fuoco e strizzando leggermente gli occhi.
Klaus sorrise apertamente. Ormai l’aveva impugno, era caduta nel suo gioco. Le aveva provate tutte per uscire con lei, regali, fiori, appostamenti ma niente. Caroline Forbes non era tipo che cedeva ai corteggiamenti estenuanti e romantici, per una donna come lei serviva una mossa diversa. Un qualcosa che riuscisse a scuoterla e a renderla partecipe. Ovvero una sfida.
“Bene… allora… ti sfido…” iniziò lui con fare quasi casuale “Ti sfido a conoscermi! Un appuntamento con me, domani sera alle 8!” disse soddisfatto.
Caroline strabuzzò gli occhi. Che stronzo! L’aveva incastrata! No, no, non poteva dargliela vinta così, non poteva cadere ai suoi piedi… all’improvviso l’illuminazione.
“No” disse pacata lei sorridendo davanti al rapido ingrigirsi della faccia del suo ‘amico’ “Niente appuntamenti! Tu sarai il mio accompagnatore per il matrimonio di tua sorella!” disse lei estremamente soddisfatta e lasciandosi scappare un risolino davanti alla faccia sbigottita di Klaus.
“Meglio di niente … ci sto, dolcezza” disse suadente.
“Perfetto! Ora devo proprio scappare però, Bonnie mi aspetta” disse lei con un tono quasi di scuse. Caroline si alzò in fretta dalla sedia e posò una banconota da cinque dollari sotto il bicchiere per il cameriere, ma prima che potesse squagliarsela una mano le afferrò il polso sinistro fermando i suoi passi.  Caroline girò la testa osservando la mano di Klaus stretta al suo polso. Una morsa decisa ma delicata. Una scossa si diramò su tutti e due dal punto in cui i loro corpi erano venuti in contatto per la prima volta. Una vampata di calore riempì lo stomaco di Caroline e un incredibile voglia di sentire quelle mani su tutto il corpo prese piede nella sua testa.
“Chiamami per metterci d’accordo sul nostro appuntamento… tanto il mio numero lo hai”
La voce roca di lui riscosse Care dai suoi pensieri e presa dall’ansia annui velocemente con la testa in preda alla voglia di andarsene di li, di liberarsi di lui… ma Klaus la teneva ancora per il polso, beandosi della pelle vellutata della ragazza. Care sempre più agitata strattonò con forza il polso e lui si rese conto che non riusciva a staccarsi da lei. Con fatica ritirò la mano e la fissò impotente mentre in fretta e furia lei usciva dal bar.
“A presto Caroline” sussurrò.
L’aria calda che l’investì quando superò le porte d’uscita del bar accompagnò la delicata sensazione di essersi appena fregata con le sue mani. Caroline Forbes si era appena scavata la fossa da sola.
 

Settembre 2015
 

“Tra quanto è il matrimonio?” le chiese Damon seduto comodamente su una sedia in vimini fingendo un interesse che non aveva.
“Una settimana…” sussurrò Caroline continuando a dondolarsi sull’antico dondolo bianco che impreziosiva la veranda della casa di Damon ed Elena.
“Così presto? Il tempo è volato…” disse lui.
“Già” concordò Care.
Dopo quel breve scambio di battute scese il silenzio rotto solo dal verso dell’ultime cicale dell’estate. Non che fosse strano, dopotutto lei e Damon non avevano mai parlato veramente, certo si erano insultati ma tutti i loro dialoghi si limitavano ad un susseguirsi di frecciatine più o meno pesanti. Non avevano mai parlato seriamente con l’intenzione di concludere qualcosa di utile. Ma Caroline non era una di quelle persone che amava il silenzio, soprattutto quando era in compagnia. Lei parlava sempre, per riempire qualsiasi buco, anche a sproposito.
“Ancora congratulazioni comunque! Stai per diventare padre…” disse Caroline che stava ancora pensando alla notizia che quella sera Elena e Damon avevano dato a tutti gli amici. Tra ben sette mesi un piccolo/a Salvatore avrebbe riempito le loro vite. La gioia di tutti era stata incontenibile, soprattutto quella della futura mamma ma Caroline si era soffermata ad osservare Damon. Lui ricambiava le congratulazioni con sorrisi, le pacche sulle spalle con battutine sardoniche e le battute con altri sorrisini. Ma Caroline vedeva quasi un ombra di incertezza nei suoi occhi ghiaccio.
“Già” replicò lui senza nemmeno guardarla.
“Tra poco sarai sommerso dai pannolini e dalla pupù” disse Caroline cercando di sdrammatizzare quel clima teso che si era creato.
Damon la fissò mostrando per la prima volta a qualcun altro che non fosse Elena tutti i suoi timori. E Caroline capì. La paura di non essere un buon padre, di non essere all’altezza di Elena, di sbagliare. Il senso di insicurezza per tutte quelle responsabilità che presto sarebbero ricadute su di lui. Caroline comprese e per la prima volta da quando si conoscevano provò empatia per lui e decise di aiutarlo, in qualche modo.
“Un mese fa credevo di essere incinta” soffiò fuori con voce leggera lei. Damon la fissò sorpreso.
“Io ero così impaurita, sola e in preda all’ansia. Cercavo di ragionare, di riflettere ma non ci riuscivo. L’idea di essere incinta, di dovermi occupare di un figlio stava distruggendo il mio equilibrio. Mi scoraggiavo da sola, dicevo che non ce l’avrei mai fatta senza un padre al mio fianco poi però ho capito, o meglio qualcuno mi ha fatto capire…” disse dolcemente “Non importa quanto grandi siano i nostri timori, il nostro dolore o le nostre paure perché ogni cosa che ci viene data noi l’abbiamo sudata e meritata. Nonostante tutte le mie ansie se fossi stata incinta ho capito che avrei amato e sostenuto mio figlio sempre e comunque, anche se non era programmato. L’avrei amato solo come un genitore può fare e l’avrei aiutato al massimo e oltre le mie possibilità!” disse convinta Caroline ricordando con gioia la storia di quella donna al supermercato.
Damon continuava a fissarla ma sembrava più sereno, anche per il solo essersi liberato di un peso.
“Sarai un buon padre Damon…” gli disse lei sorridendogli calorosamente.
“Grazie Caroline” disse lui veramente grato di quella chiacchierata improvvisa.
“Wow… è la prima volta che ti sento pronunciare il mio nome” scherzò Caroline.
“La prima e ultima barbie!” ribatté il buon vecchio Damon Salvatore.
“Eccolo qui… il solito Damon!” disse ironica Care consapevole che la serietà del momento precedente era stata pienamente superata.
“Posso essere serio solo per due minuti ogni cinque anni” continuò lui alzandosi dalla sedia.
Caroline lo fissò mentre rientrava in casa. Lui, Elena e il piccolo sarebbero stata una splendida famiglia e lei una splendida zia acquisita.
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Buon pomeriggio!
Ecco il terzo capitolo :) un record per me… ben 13 pag Word e 4000 parole!! Comunque la storia va avanti tra gravidanze reali e non, dopotutto essendo una Klaroline convinta non potevo certo scrivere di un futuro figlio di Stefan ;D E poi ovviamente l’incontro tra i due… forse troppo breve ma importante perché dà finalmente una svolta al loro rapporto!
Non l’ho fatto lo scorso capitolo ma ringrazio chi ha recensito: fatinaviola
e cri_89 :) Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. E per ultimo ma non meno importanti grazie anche ai lettori silenziosi.

Alla prossima! (Con il famigerato matrimonio di Rebekah XD)
Emma95
 
   
 
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