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Autore: Ilarya Kiki    01/05/2016    5 recensioni
“Ah, mio fratello dici? Ma certo che ha un telescopio! – aveva detto squillante la voce di Papyrus attraverso il ricevitore – Lui adora quella roba inter-galattica e fantascientifica! Ah, non te l’ha detto? Ah. No, lui non dice mai niente a nessuno in realtà!”
Frisk aveva premuto il pulsante di fine chiamata.
Click.
“Ah.” Aveva detto, girandosi e puntando gli occhi neri dentro le orbite vuote di Sans. Lo scheletro mantenne il sorriso ma parve impallidire (impallidiscono, gli scheletri?), perché il tono dell’umana era serio come un annuncio di licenziamento.
“Ehi, ragazzina? – aveva detto, senza rompere (ma con un certo sforzo di volontà) la sua calma compiaciuta - …che hai?”
“Lo sapevo. – riprese Frisk – Lo sapevo, maledetto sacchetto di ossa traballanti. Sei nerd anche tu.”
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Papyrus, Sans, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da quella notte, nulla fu più come prima.

 

Papyrus non avrebbe mai potuto immaginare quanto sarebbe cambiata la sua vita a partire dal giorno seguente, quando verso mezzanotte tornò a casa e trovò un grosso involtino di ossa e materia umana arenato sul divano, di fronte ad un film con un sacco di astronavi e quello che sembrava un grosso mostro ricoperto di pelo con un cinturone sulla spalla pieno di munizioni. I due spettatori erano così intenti che nemmeno si accorsero del giovane scheletro di ritorno, il quale cercando di non disturbarli si defilò in punta di piedi fino in camera sua e si chiuse dentro, felice di constatare che i suoni degli spari non riuscivano a oltrepassare la sua porta. Si addormentò contento, pensando che era un sacco di tempo che suo fratello Sans non si lanciava anima e corpo in una attività che non fosse la lettura solitaria e il pisolino tattico della pausa pranzo.
Il mattino dopo, i due folli maratoneti erano ancora lì, addormentati uno sull’altro in posizioni improbabili, con la televisione dimenticata accesa sulla schermata del menù dell’ultimo dvd. Papyrus sospirò, sceso in vestaglia da camera sua per prepararsi la colazione, nell’osservare suo fratello avvolto nella coperta come in un mantello con cappuccio, e Frisk che si gli si era in qualche modo addormentata addosso e che – per qualche strana legge della fisica – era riuscita a piazzargli un piede in faccia. Avevano entrambi le occhiaie viola di chi ha passato undici ore consecutive di fronte a uno schermo televisivo, e che non si è pentito di farlo. Papyrus non si aspettava che avrebbero seriamente tirato tutta la notte svegli, ma si prese ogni responsabilità del caso: preparò del the per colazione, svegliò i due zombie e la più piccola fu prontamente riaccompagnata a casa, mentre il più grande si trasferì a finire di recuperare le ore di sonno perdute nel buio di camera sua.
Sembrava ancora tutto normale.
…per il momento.

 

“Fratello.”
La voce parve provenire dalle cavernose profondità degli inferi. Un brivido freddo corse lungo la spina dorsale di Papyrus prima che i suoi occhi incontrassero la figura di Sans, apparso sotto la soglia della cucina, statuario e pesto come una presenza eruttata dall’aldilà. Aveva ancora la coperta drappeggiata sulla testa e sulle spalle come un mantello e le sue orbite, già abbastanza gonfie in circostanza normali, erano cerchiate di ombre violacee e sembravano due buchi neri: insomma, sembrava un tristo mietitore lugubre e molto rimbambito in cerca di anime da mietere e caffeina.
“Ah, buongiorno Sans!” rispose Papyrus vispo, affettando i pomodori.
Era ora di cena.
“Fratello… - continuò a biascicare Sans - …devi assolutamente vederlo anche tu, Star Wars. È una figata.”
Il più giovane sospirò, e scosse la testa. Il suo fratellone aveva il metabolismo di una rana in ibernazione invernale, e quando veniva privato della sua linfa vitale – il sonno – tendeva a dare un po’ i numeri. Papyrus quindi mise subito giù coltello e pomodori e cercò il bollitore per fargli un caffè, perché anche se era parecchio esilarante in quello stato semi comatoso, temeva che sarebbe potuto venirgli il mal di testa e non poteva sopportare di vederlo star male.
“Sono sicuro che sia una figata Sans, ma sai che non mi fa impazzire la fantascienza. Probabilmente mi addormenterei a metà! Nyehehehehehe!”
Sans avanzò solennemente fino alla seggiola più vicina e vi si appollaiò, stringendosi la coperta sotto al mento e scuotendo lentamente il capo.
“Non capisci Paps. Non è solo spazio. È tutto. Ci sono avventura, amore, ideali, famiglia… i cavalieri jedi. Ci sono persino le corse! E tu adori le corse.”
“…corse di macchine nello spazio? Ecco questo sembra interessante.”
“…di sgusci, Paps. Di sgusci.”
Papyrus alzò la testa e vide l’espressione serissima di suo fratello da sotto il cappuccio di coperta, e i suoi occhi sbarrati e cerchiati di occhiaie buie. Se gli scheletri avessero avuto i capillari, probabilmente in quel momento avrebbero pulsato nella cornea di Sans – ovvio che si presuppone che gli scheletri avessero avuto anche una cornea.
“Dì un po’ fratello – insinuò Papyrus un po’ insospettito –… ma avete anche bevuto qualcosa tu e Frisk? Va bene la carenza di sonno, ma mi sembri leggermente strafatt…”
“È la FORZA Papyrus, la FORZA che ora scorre dentro di me!”
Papyrus strabuzzò gli occhi e Sans scoppiò a ridere, piegandosi in avanti sul tavolo e sbattendoci il pugno sopra, quasi fino alle lacrime, con quella sua voce cavernosa da signore degli inferi in pieno jet-lag. Certo che quei film dovevano essergli piaciuti davvero un sacco per mandargli il cervello così tanto in pappa. Papyrus gli sbatté la tazza piena di caffè di fronte al muso e si piantò le mani sui fianchi, indispettito perché suo fratello si stava divertendo un sacco e lui non capiva il perché.
“Meglio che ti svegli un po’ Sans, sei strano.”
“Strano non sono. Strano tu sei, giovane Papadawan.”
“Cos…”
“Ehehehehe guarda.”
Sans sollevò una mano dal tavolo, e contemporaneamente si sollevò anche uno dei pomodori che stavano sul bancone della cucina. L’ortaggio fluttuò elegantemente nell’aria brillando lievemente per la magia azzurra del mostro, attraversò lo spazio tra il piano cottura e il tavolo ondeggiando in sospensione e si andò a posare sulla mano aperta dello scheletro, che lo prese con le dita e gli diede un bel morso. Sans era l’unico mostro in grado di usare quel tipo di potere telecinetico con tale precisione, ma di certo non era una gran notizia che lo possedesse dato che tutto il regno lo sapeva benissimo; piuttosto, era strano che lo usasse così a caso, essendo lui l’incarnazione della nullafacenza.
“Beh? – commentò Papyrus sempre più confuso da quella dimostrazione di abilità – …non avrai mica intenzione di mangiarti quel pomodoro col caffè!? Le tue scelte alimentari sono sempre più a fondo nel baratro del degrado fratello!”
Sans masticò compiaciuto: “Ma no Paps… è la Forza. La forza scorre potente nella nostra famiglia.” E dette un sorso alla sua tazza di caffè.
“Oh Dio se fai schifo.” Gemette il povero Papyrus, arrendendosi definitivamente e lasciando suo fratello solo in cucina a finire il suo pomodoro alla caffeina.

 

Esiste una categoria di persone, e parlo di umani e mostri indistintamente, che sono talmente abituate a sparare fandonie sempre più grosse per divertirsi e a prendere in giro chi gli sta attorno, che non si capisce mai se scherzano o fanno sul serio. Ora, queste sono persone del peggior tipo: uno poi non sa mai come comportarsi con loro, perché tutto quello che esce dalla loro bocca può essere altamente inaffidabile, anche se magari hanno deciso di dire cose vere.
Sans non faceva parte di questa categoria di persone, anche se spesso camminava in equilibrio sul confine tra esse e la gente normale: adorava scherzare in continuazione, ma era ben in grado di diventare serio e di distinguere le situazioni come si deve – rare volte, quando si arrabbiava sul serio, era capace di diventare terrificante.
Papyrus però si convinse che quella cosa, Star Wars, l’avesse fatto precipitare senza speranza nel baratro dei mentecatti: da quella mattina, tutto quello che suo fratello maggiore diceva era diventato un mistero, e soprattutto non si capiva più se nelle cose che diceva ci credesse davvero oppure se stesse solo scherzando. Pareva che non capisse più nemmeno lui stesso il confine tra la realtà e l’Impero Galattico.
…ed era tutta colpa di Frisk.

 

*Oh, ehi, ahahah, ciao!
*Sono sempre io, Golia, che interrompo la storia e intervengo un secondo.
*Sono ancora qui per una questione di giustificazioni, non spaventatevi!
*Dunque, quello che volevo dirvi è questo: dato che a Sans è
dato completamente di volta il cervello, e che non è che ci sia una vera e propria trama da raccontare, ma solo una serie delle cose stupidissime che hanno dovuto sorbirsi tutti quanti i suoi amici e parenti, non aspettatevi una storia lineare.
*Insomma, più che altro aspettatevi episodi sparsi.
*Tipo quello là sopra dove non sono riuscita a capire se voleva imitare Palpatine o il maestro Yoda.
*In ogni caso, era tutto qui: lettore avvisato mezzo salvato.
*Buon proseguimento di lettura!

 *Ah già, dovrei dare un nome al prossimo episodio, tipo… ah, ecco. “Cani” andrà benissimo.

 

 

“Cani.”

 
Come è stato accennato in precedenza, alcuni dei mostri che in precedenza vivevano nell’Underground avevano deciso di trasferirsi a vivere nelle città umane vicino al monte Ebbot, e la maggior parte di questi – come probabilmente poteva essere intuibile – erano cani in cerca di amore e affetto. Questo era stato ovviamente possibile perché il corpo delle Guardie Reali era stato sciolto da re Asgore il giorno seguente alla rottura della barriera, dato che il progetti di portare guerra al genere umano erano sfumati, e quindi tutti i suoi componenti avevano potuto scegliersi un diverso tipo di carriera: Undyne, per esempio, era diventata maestra di ginnastica nella nuova scuola di Toriel, Numero 1 e Numero 2 avevano aperto insieme una società di incontri romantici – che pareva andare alla grande –, mentre i cani si erano appunto trasferiti nelle città degli uomini e avevano trovato delle famiglie amorevoli con cui vivere. Il Cane più Piccolo era stato adottato da una famiglia con quattro bei bambini che giocavano sempre con lui, Dogi e Dogaressa condividevano piacevolmente un appartamento con una coppia sposata in pensione che amava le gite al parco mentre Doggo, da vero duro quale era, viveva con una numerosa famiglia in una bella casa a limitare di un bosco popolato da scoiattoli, che lo tenevano impegnato tutto il giorno in corse e rincorse.
Alcuni cani, nonostante le scelte dei loro compagni, avevano però deciso di restare a vivere a Woods, per vari motivi. Tra essi c’erano il Cane Grandissimo, il Cane Fastidioso e Endogeny, il quale era in realtà formato da parecchi cani fusi assieme e quindi non se la sentiva molto di terrorizzare il genere umano coi suoi bisogni canini moltiplicati per diciassette. Il Cane Grandissimo sembrava aver deciso di stabilirsi nel cortile della scuola, mentre il Cane Fastidioso era semplicemente troppo affezionato alle ossa di Papyrus anche solo per pensare di potersi allontanare un kilometro di troppo da casa sua. Insomma, questa era la situazione: ma perché perdere un intero paragrafo per parlarne?
Occorrerà dunque aggiungere che, nonostante la Guardia Reale ormai non esistesse più, Undyne, Sans e Papyrus avevano continuato a prendersi un po’ cura di questi cagnoloni che erano rimasti a vivere con loro, un po’ per nostalgia e un po’ perché era davvero piacevole passare a dargli una grattatina dietro le orecchie, in memoria dei vecchi tempi in cui lavoravano nella neve tutti insieme.
Dunque, detto questo, potete capire benissimo qual’era la situazione quando Undyne, uscita dalla scuola dopo la fine delle lezioni, passando a salutare il Cane Grandissimo si rese conto che qualcuno gli aveva fatto un collarino con sopra una targhetta, su cui stava scritto Chewbacca.

 

“Okay, qualcuno mi spieghi che diavolo vuol dire.”
Sans si girò appena, sollevò le spalle e ridacchiò, con fare innocente.
Undyne era appena entrata da Grillby’z, immergendosi nell’atmosfera calda e leggermente fumosa del pub, seguita dal Cane Grandissimo a poca distanza (…o dovrei forse chiamarlo Chewbacca?), il quale allegramente fece il suo verso, che apparentemente non era più un abbaio ma una sorta di urlo scoordinato. Gli avventori del bar scoppiarono a ridere a quella strana dimostrazione di affetto canina, evidentemente sorpresi, mentre il piccolo scheletro lanciò in giro un paio di occhiate divertite, con apparente grassa soddisfazione, e poi si rigirò verso il suo ketchup condito con patatine. Undyne notò la cosa e gli puntò contro un dito accusatorio: “Tu! – urlò – Tu sei stato! Avrei dovuto immaginarmelo!”
La donna pesce avanzò a grandi falcate verso al bancone, dove Sans continuava a mangiare come se nulla fosse e un paio di mostri si spanciavano dal ridere fino alle lacrime.
“Solo una cosa Sans. – disse Undyne, turbata – …perché?
“…ho solo pensato che nessun cane avesse ancora un nome vero e proprio. Perché, ho fatto male?”
Grillbyz scosse lentamente la testa, asciugando un boccale di vetro dietro al suo bancone.
“…non è che tu abbia fatto male… è solo che… perché?
“Beh, è un nome carino, no? Gli ho anche insegnato a fare il verso come si deve…”
In quel preciso momento una palla di pelo bianca sfrecciò dentro il locale, saltando dentro da una finestra, inseguita da un grido di battaglia infuriato: pochi secondi dopo anche Papyrus rovinò dentro al pub di corsa – passando ovviamente anche lui dalla finestra – all’inseguimento del fuggitivo, il quale era ovviamente il Cane Fastidioso con una delle tibie di riserva del povero scheletro fra i denti. Undyne, lesta come sempre, con uno scatto atletico saltò su un tavolo e acciuffò al volo la bestiola per la collottola, la quale iniziò a scodinzolare furiosamente per un paio di secondi, poi si stancò, chiuse gli occhi e si addormentò, lasciando andare l’osso (lett.).
Papyrus era stanco morto per la corsa, e fu molto contento di riavere indietro la sua tibia. Sembrava tutto di normale routine, se non fosse che Sans faceva di tutto per non scoppiare a ridere platealmente e teneva serrati i denti nello sforzo, cosicché Undyne si insospettì e, guardando meglio, si accorse che anche il Cane Fastidioso aveva una nuova targhetta.
Ewok.
“…anche lui? – chiese Undyne, sempre più esasperata dal non capirci un tubo di quella situazione – …ma che vuol dire?”
“Quel cagnetto è adorabile ma anche terribilmente seccante, mi sembrava calzasse a pennello.”
SAAAAAANS! – a urlare era stato, ovviamente, Papyrus – SMETTILA DI ESSERE COSÌ STRANO! NON TI SOPPORTO PIÚ!
“Ma poi Sans, mica ce l’aveva già un nome, questo cane? Non si chiamava Toby?”
“Eh, cosa?”
“Cosa? Oh, chissene frega.”
Gli altri clienti del bar si stavano divertendo un mondo, ma la situazione migliorò ancora di più quando ad entrare nel locale fu la piccola Frisk, con la cartella sulle spalle e un gran sorriso sul volto pieno di finestre per la mancanza di dentini.
“Sans sei il migliore!” Gridò. Evidentemente aveva sentito Chewbacca lì fuori fare il suo AAAAARRRRRRNNNNNGGGGGGGHHHH.
“Non ho mai visto Endogeny così contento! – continuò la bimba, entusiasta – Quella di dargli un nome da Star Wars è stata un’idea fantastica, sembra avergli rallegrato la giornata… è sempre lì a cercare di grattarsi da solo sulla testa con tutte quelle zampine… povero Endogeny, o forse dovrei dire Jabba the Hut!
Papyrus urlò di nuovo, Undyne posò Ewok sul bancone e si massaggiò le tempie e Sans finalmente scoppiò a ridere platealmente, invitando Frisk accanto a lui per offrirle un po' del suo ketchup alle patatine.
Quel pomeriggio fu veramente memorabile per tutti.

 

“Bonus”

 
Anche Jerry stava passando una giornata fantastica. Andava a pedinare tutti i mostri che incontrava per strada per descrivergli quanto si sentisse felice in quel momento, e anche se la maggior parte di loro riusciva a dribblarlo con discreta abilità alcuni rimanevano invischiati nella sua conversazione.
“Sans è davvero un amico fantastico! – diceva a tutti, al settimo cielo dalla gioia – È ovvio che io e lui abbiamo un rapporto molto esclusivo, guardate cosa mi ha regalato stamattina! E mi ha dato anche un soprannome dell’amicizia!”
Allora Jerry sollevava orgoglioso una targhetta in cartoncino, esibendola come un trofeo, che teneva legata al collo.
Sulla targhetta c’era un nome.
Jar Jar.

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*Fine del secondo capitolo! Spero che vi sia piaciuto!
*Informazione importantissima: Star Wars VII è uscito finalmente anche in dvd (l'ho visto al Mediaworld)! Che ne so, magari qualcuno vorrà guardarsi pure quello...
*Detto questo, alla prossima! - entra nell'iperspazio per fare un'uscita d'effetto -

*Kiki/Golia

  
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