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Autore: darken_raichu    01/05/2016    3 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Normalia, All’Ansa dell’Ursaring, 14/07/4783, circa le 16
Eelektross sospirò. «Quindi, per riassumere» disse «Avete lasciato Marsh da solo con un gruppo di pirati, che probabilmente non avrebbero problemi ad ucciderlo, solo perché quelli vi hanno salvato?»
«Ha deciso lui da solo. Ne abbiamo discusso, e non c’era altro modo per andarcene. Si è offerto lui, volontariamente. Ha detto che nessuno di noi poteva offrirsi.» Rispose Zorua.
«E voi gliel’avete lasciato fare? Vi rendete conto di quante cose sa Marsh?» Chiese Gliscor.
«No, non è quello il problema. Scommetto che a quest’ora l’Organizzazione sa perfettamente quel che sappiamo noi. Avranno saputo di certo che tu ti sei unito a noi, e Dragonite si sarà premurato di elencare tutto ciò di cui tu eri a conoscenza. Scommetto che hanno già preso provvedimenti. No, il problema è che abbiamo perso qualcuno senza un vero motivo. Avreste potuto contrattare. Se vi foste presentati come principi di Oscuria ed Espia» disse Eelektross indicando Zorua e Abra «Vi sarebbe bastato bluffare, minacciando rappresaglie dell’esercito contro di loro, se vi fosse successo qualcosa. Invece, avete dato ascolto a Marsh e a questa… profezia.»
«Non credi negli indovini?» Chiese Abra, stupito.
«Come faccio a non crederci? Quelle a cui non credo sono le profezie così nebulose.»
«Non capisco.»
«Quelle in cui non credo sono le profezie come quella. Avete detto “Quando arriverai nella terra delle fiamme, fidati del tuo cuore.” O qualcosa del genere, giusto? Bah, è una profezia idiota. Avrei potuto dirla anche io. Il che non significa che non sia vera, ma solo che non ha detto nulla. Marsh potrebbe essersi scavato la fossa da solo.»
«Eelektross, noi…» cominciò Zorua, ma il Pokémon Elettro alzò la zampa.
«A questo punto, possiamo solo aver fiducia in lui. Fiducia che tornerà vivo e vegeto. Parlando di voi» disse invece Eelektross rivolgendosi a Gliscor, Raichu e Chande «Non posso dire di essere del tutto soddisfatto. Un contratto matrimoniale, anche se solo proposto, è un impegno molto grande. Qualsiasi progetto avesse tuo padre è sfumato. Te ne rendi conto, vero Chande?»
«Certo. Ma cosa avremmo dovuto fare?»
«Rifiutare. Non l’avete capito? Voi avevate il coltello dalla parte del manico fin dall’inizio. E quel Volcarona lo sapeva, è per questo che vi ha convinto di essere sceso a un compromesso. Non ve ne faccio una colpa, vi siete trovati davanti un contrattatore estremamente abile. Sono stupito che non sia un Re.» Commentò Eelektross.
«In realtà lo è stato, se ho capito di chi stiamo parlando.» Commentò Abra «Attualmente le Fiamme Rosse hanno due Generali. Uno dei due è un Volcarona, che ha abdicato nel 4782 lasciando il trono al figlio.»
«In tal caso si spiegherebbe perché è così abile a contrattare, e perché invece il Re non ha aperto bocca. Spero che lo sappiano anche ad Elettria. Rischiano di dare troppo credito al pupazzo e non capire che il burattinaio è al suo fianco.»
«No, mio padre e mio fratello lo sanno. Sono entrambi ad Elettria, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi.» Rispose il principe.
«Perfetto. Allora non c’è da preoccuparsi. Comunque, siamo riusciti ad assicurarci due terzi di Vulcania. Se Zangoose e gli altri hanno concluso positivamente, possiamo dire di aver compiuto un’autentica impresa, visto che i tre Re che più si odiano si sono alleati.»
«E adesso, a Normalia sarà più facile, vero?» Chiese Luxray «Voglio dire, qui ci sarà un solo Re con cui parlare, dico bene.»
Eelektross scosse la testa «Devo parlarne con Zangoose, prima. Fino ad allora, non voglio dire se sarà facile o meno. Anche se in modo diverso da Vulcania, la situazione è delicata. Ma ne parleremo quando ci saremo tutti, visto che mi serve, come ho detto, l’opinione di Zangoose.»
 
Normalia, Lago delle Lame, 14/07/4783, circa le 19
«Quanto mancherà ancora, Capitano?» chiese Marsh, seduto su una sedia nella cabina di Rose.
«Non molto. Dovremmo essere al Lago delle Lame, o poco lontano.» Rispose Rose. Poi si alzò dalla scrivania «Vieni, andiamo a controllare la situazione.»
I due uscirono sul ponte, affollato come sempre. Alcuni stavano lavorando, ma in quel momento, in cui la situazione era tranquilla, la maggior parte era intenta a riposarsi dal duro lavoro delle ore precendenti. Due di loro, un Linoone e un Pangoro, sembravano intenti a tirare qualcosa fuori da un barile, ma a guardando più attentamente Marsh si rese conto che stavano tenendo qualcosa dentro. Qualcosa che si contorceva.
Evidentemente anche Rose se n’era accorta, perché si avvicinò ai due e sorrise «Allora, ragazzi, cosa stiamo facendo di bello?» Chiese, osservandoli. I due si sentiron gelare il sangue nelle vene. Quando il capitano sorrideva in quel modo, non era il caso di farla arrabbiare.
«N-niente.» Disse il Pangoro lasciando la presa. Dal barile venne fuori, con parecchia fatica, un piuttosto rassegnato Part. A giudicare dal colore del pelo, il barile doveva aver contenuto polvere di qualche Bacca gialla.
«Ah sì? E come mai Part era dentro quel barile?»
«B-Beh, capitano, sa com’è, il barile era sporco di rimasugli di polvere di Baccabana, e Part pensava fosse il caso di pulirlo. Gli abbiamo solo dato una mano.» Rispose il Linoone.
Rose continuò a sorridere «Davvero? Ma che equipaggio coscienzioso che ho, arrivano a preoccuparsi anche dei minimi dettagli. In tal caso, sono certa che non vi dispiacerà.»
 Il Linoone e il Pangoro si guardarono «Non ci dispiacerà cosa, capitano?»
«Ovviamente ripulire l’intera stiva, da cima a fondo. E state attenti a non lasciare niente fuori posto. Verrò a controllare più tardi.»
I due pokémon sembrarono sul punto di dire qualcosa, ma Rose si limitò a sorridere, fissandoli. Un brivido percorse la schiena dei due, che subito dopo si girarono e si diressero verso la scala per la stiva. Part si scrollò di dosso la polvere e prese a camminare per allontanarsi, quando Rose si girò verso di lui «Part» chiese «Dimmi, per caso, solo per caso, hai di nuovo giocato d’azzardo con gli altri?»
«Beh sì, potremmo aver fatto un paio di partite.»
«E tu potresti aver barato.»
«E loro potrebbero essersi un po’ alterati.» Rispose il Patrat, annuendo.
Rose lo fissò «Non so cosa mi trattenga dal…» disse, ma in quel momento la vedetta lanciò un grido.
«Nave a dritta!» fu l’urlo che si diffuse per tutta la nave.
«Con te faccio i conti dopo. Adesso, ho altro da fare. Muoviti Marsh.» disse, e i due si diressero verso la prua. Da lì ebbero una visione molto precisa della situazione. Contro di loro avanzava una grande nave fluviale con le vele bianche. E dietro di lei, il fiume Draak, già largo, si allargava ancora di più. Marsh capì subito che quello era il Lago di cui parlava il capitano.
«Mantenere basso profilo, ciurma! Non voglio nessun incidente!» Gridò Rose, e i suoi pirati si calmarono subito, riprendendo a fare quello che stavano facendo prima, il che voleva dire per la maggior parte discutere tra di loro o giocare a dadi o carte.
La nave scivolò accanto a loro senza intoppi. A giudicare dalla stazza, pensò Marsh, era un altro mercantile fluviale. Ne avevano già incontrati parecchi, nei giorni precedenti. Guardandolo meglio, mentre le due navi passavano una accanto all’altra, Marsh si rese conto che la nave era coperta di dipinti decisamente eleganti su tutta la fiancata, che rappresentavano una nave impegnata ad affrontare una tempesta in mare aperto, con incredibile dovizia di particolari. Si chiese chi si fosse preso la briga di creare un’opera d’arte del genere su una normalissima nave.
«Una nave di Fatia.» Rispose Rose «Abbastanza rare da incontrare, in effetti, ma succede. Sono tutte così, coperte di immagini artistiche. D’altronde, Fatia è il paese della bellezza, in ogni sua forma. Non credo esista una sola cosa esteticamente brutta in quel posto.» Disse, mentre la nave pirata scivolava in un lago che, di certo, non si trovava nel territorio di Fatia.
Il Lago delle Lame era un luogo orrendo. Nonostante fosse ancora giorno, l’atmosfera era così tetra che a Marsh sembrò fosse calata la notte.
E la cosa bizzarra era che non riusciva a spiegarsi il perché. Il lago era una piatta superficie di acqua limpida, salvo qualche isolato scoglio. Non c’era nulla che facesse paura, eppure il pokémon provò comunque una sensazione di puro terrore.
Fissò Roserade, e vide che anche lei era pallida.
«Che cosa succede capitano?»
«Guarda sotto di noi, nel fondo del lago. L’acqua è limpida oggi, riuscirai a vedere il fondo anche da qui credo.»
Marsh si sporse dal parapetto e guardò giù. Inizialmente vide solo forme normali, come sassi, rami appesantiti dall’acqua e affondati e Baccalghe cresciute tra di essi. Poi i suoi occhi realizzarono la vera natura di ciò che vedeva. I sassi erano teschi, alcuni giganteschi, altri minuscoli. I rami erano ossa, le Baccalghe erano cresciute tra quelli che erano scheletri. La seconda cosa che notò è che molti di essi luccicavano. Inizialmente pensò fosse un riflesso, poi si rese conto che erano davvero le ossa di molti Pokémon a brillare.
«Benvenuto nel Lago delle Lame.» Disse Rose «Anche noto come il Lago del Terrore, per ottimi motivi. In questo luogo, che all’epoca non esisteva, quasi cinquemila anni fa combatterono gli Arceisti e i Giratiniani, in una battaglia che segnò il destino di Pokémos. Vedi, tu sai che secondo l’Arceismo il metallo dei pokémon Acciaio morti deve essere usato per il bene, vero? Lo si usa per costruire forzieri, edifici o qualunque altra cosa. Persino i corpi di molti Spettri possiedono un’anima d’acciaio. Viene considerato un grande onore, un modo per dare un significato alla propria morte. Ma per i Giratiniani era diverso. Loro uccisero centinaia di pokémon Acciaio e si impossessarono del metallo che essi possedevano. Poi, lo usarono per creare armi e armature. Hai mai visto un Aegislash, un Honedge o un Doublade? Loro sono pokémon che hanno preso l’aspetto delle armi create allora dai Giratiniani, le spade.»
«Ma a cosa servivano?»
«Vedi, gli Arceisti combattevano con le mosse, affermando che Arceus aveva dato loro ciò che serviva per difendere sé stessi e il loro credo. I Giratiniani risposero armandosi, e combattendo usando le armi, volendo dimostrare di essere superiori alle creature di Arceus.»
«Ma da quel che vedo gli Arceisti vinsero.» Rispose Marsh, fissando le ossa con un nuovo brivido.
«Stavano perdendo. La prima Voce di Arceus, Pyroar, li guidò coraggiosamente, vincendo numerose battaglie, ma le spade erano letali. Fu allora che egli implorò Arceus, promettendogli che se avesse salvato il suo popolo dai malvagi, permettendogli di vincere la battaglia, Pokémos lo avrebbe venerato per sempre. E Arceus rispose. Nella battaglia decisiva, l’argine antico del Draak si spezzò, e un’inondazione invase il campo di battaglia, investendo il corpo principale dei Giratiniani, le loro retrovie, i loro accampamenti. Essi, appesantiti dalle armature, affogarono nel neonato Lago. Gli Arceisti si salvarono, perché Pyroar aveva avuto una visione di ciò che sarebbe successo, e aveva guidato i suoi compagni al sicuro, su quell’altura laggiù.» spiegò Rose indicando una collina sulle rive del lago «A quel punto, ebbe la meglio facilmente sui Giratiniani superstiti. Fu la decisiva vittoria che diffuse l’Arceismo in tutta Pokémos, fece scomparire la venerazione di Giratina e soprattutto stabilì che nessuno poteva ergersi sopra Arceus, né superare ciò che lui aveva creato.»
«Il che vuol dire anche niente più armi, giusto?»
«Non proprio. A Metallia, meno di un secolo fa, un gruppo di rivoltosi ci ha provato. Hanno ucciso degli Aegislash e hanno usato i loro corpi mortali come arma. Ma non ha avuto lo stesso effetto della rivolta dei Giratiniani. Probabilmente, in questi millenni siamo diventati talmente forti nell’uso delle mosse che le armi non sono più mostruosamente potenti come un tempo.» Rispose Rose, e un nuovo brivido la attraversò.
«Ma cos’è invece questa sensazione di terrore che provo?» Chiese Marsh, pallidò.
«I Giratiniani maledirono gli Arceisti mentre affogavano. Le loro maledizioni furono talmente tante che probabilmente ebbero effetto su questo luogo. Chiunque veneri Arceus, o un qualsiasi Loro a parte Giratina, passando di qui si sente male. Questa sensazione è talmente tremenda che diverse volte nella storia eserciti interi preferirono spostarsi lontano, anche perdendo un possibile vantaggio logistico, piuttosto che accamparsi sulle rive di questo lago. La stessa Strada di Arceus si allontana dal Per fortuna, il Lago è veloce da attraversare via fiume.» Rispose Rose, indicando il punto in cui il Lago si riuniva al Draak, già in vista. «Poi c’è ancora qualche ora di navigazione, e infine arriveremo all’altro grande lago di Normalia. E finalmente potremo scoprire cosa ci aspetta.»
Mentre la nave attraversava quel lago maledetto, un nuovo brivido scosse Marsh. Si chiese per quanto ancora avrebbe dovuto sopportarlo. E si chiese se era pronto a ciò che lo aspettava.
 
Elettria, Stazione di posta, “Direzione Volt Port”, 14/07/4783, circa le 22
«Allora, come te la passi, Electabuzz?» Chiese il Joltik, mentre quello gli passava un minuscolo bicchiere. Il locale era affollatissimo, e la folla parlava ad alto volume.
«Oh, benissimo. Da quando hanno messo una parte dell’esercito giù a Volt Port, a pattugliare anche Brightspark e Highroll, mi trovo il locale sempre pieno. Tu invece, come stai?»
«I miei affari vanno sempre bene. Sei sicuro di non voler entrare nella compagnia?»
«Sai, ho ben chiaro la compagnia in cui tu, Rotom e tu madre siete invischiati. Se non ti denuncio è perché ti conosco da quando sei nato. E poi anche perché lei e Rotom me la farebbero pagare.»
Joltik annuì. I suoi primi ricordi risalivano a quando stava crescendo ad Highroll, allevato da alcuni membri dell’Organizzazione insieme a Rotom ed altri trovatelli. Diciassette anni prima, quando era nato, l’organizzazione era giovanissima, e aveva appena creato la base sui Monti Tonanti. Erano occorsi cinque anni per completare il corpo principale e altri dieci per espanderla in modo da poter ospitare tutti i componenti dell’Organizzazione di stanza a Elettria. Paradossalmente, c’era voluto un settimo di quel tempo per costruire i piani necessari ad ospitare l’armata intera. Ma d’altronde, quei primi quindici anni erano stati molto difficili. Quindi, fino a due anni prima, aveva vissuto nella città, recandosi alla base solo per le riunioni dei Capitani o per missioni varie. E qui era cresciuto con Electabuzz, che viveva vicino alla base, Rotom e la sua madre adottiva. Electabuzz aveva solo cinque anni più di lui, ma per Joltik era sempre stato come un fratello maggiore, e ogni volta che poteva lo veniva a trovare.
«E come sta Rotom? Non lo vedo da qualche mese ormai.»
«Sta bene, diciamo che sta lavorando molto.»
«Immagino.» Rispose Electabuzz, sospirando «Ascolta Joltik, posso darti un consiglio da amico?»
«Certo, dimmi.»
«Sono convinto che dovreste rinunciare. Credi che non abbia visto quegli avvisi che giravano alcune settimane fa? Il Joltik poteva essere uno qualunque, ma di Rotom con l’antenna spezzata ne conosco uno solo. Perché non lasciate quel lavoro? Potreste venire a lavorare tutti e tre qui da me. E poi l’esercito dell’Alleanza è enorme.»
Joltik scosse il capo «Non posso. Non ora. E poi la mia… compagnia non lascerebbe mai che ce ne andassimo.»
«Lo immaginavo. In tal caso, spero tu non ti penta della tua scelta.»
«E io della tua. Un brindisi?»
«Perché no, un goccio non mi farà male. A cosa brindiamo?» chiese Electabuzz, versandosi un bicchiere di Succo di Baccauva.
«Che dici alla vittoria dell’Organizzazione?» Domandò Joltik.
«Che dici alla vittoria dell’Alleanza?» Rispose Electabuzz. I due scoppiarono a ridere, poi si scolarono i rispettivi bicchieri.
«Ma dimmi, è vera quella storia che volete distruggere Pokémos? Le voci dicono così.»
«No, che idiozia. Noi vogliamo unificare Pokémos. Non so chi abbia diffuso quella sciocchezza.»
«Beh, in tal caso non mi unirò a voi e non tradirò Elettria più di quanto non faccia già non denunciandoti, ma tutto sommato unificare Pokémos potrebbe essere un bene. Anche se non posso dire che voi siate dei santi. Ho sentito cos’avete fatto a Joulechester, e…»
«Non doveva andare così. Erano previste delle uccisioni e razzie, ma non così tante da radere al suolo la città. Il problema è che un capitano si è fatto prendere la mano. Quella tizia non è molto in centro ultimamente.»
Electabuzz lo fissò «D’accordo. Ti voglio credere. In tal caso, vedremo chi vincerà tra i due contendenti. Anche se, devo essere onesto, vorrei che non ci fosse proprio questa guerra.»
«Anche io, ma i Re non si arrenderanno senza combattere.»
Electabuzz scosse la testa «Fate come vi pare. Io sono convinto che vincerà l’Alleanza.»
Il Joltik sorrise «In tal caso, temo resterai deluso.» Rispose. Poi salutò l’amico e fece saltò giù dal bancone, dirigendosi all’uscita. Era a metà strada quando un pokémon palesemente ubriaco si alzò dal tavolo, gridando.
«Ehi oste, questo vino fa schifo! Sa di pattume! Non lo pagherò di certo!» Gridò il Tyranitar, alzandosi in tutta la sua possenza, rimettendosi intanto una sacca probabilmente contenente i suoi averi.
«Non mi pare, visto che te ne sei scolato cinque bottiglie! Adesso paga e sloggia!» Rispose Electabuzz, urlando in risposta. Abituato ad avere a che fare con gli ubriachi, la cosa non gli faceva né caldo né freddo.
«Con chi credi di avere a che fare? Io sono il Maresciallo Tyrar, dell’esercito della Coalizione! E se dico che qualcosa non è di mio gradimento, non lo è!»
«Ehi, questo è il locale del mio amico. Gentilmente, paga, altrimenti dovrai vedertela con me.» Commentò una voce. Il Tyranitar si guardò intorno senza capire, poi abbassò lo sguardo e scorse il piccolo Joltik accanto al suo piede. A quel punto, scoppiò a ridere.
«Ma davvero? E cosa mi faresti?» Chiese l’ubriaco «Ricorda che se siamo in questo stupido paese per proteggere voi, piccoletto.»
«Questo non vi dà il diritto di essere arroganti.» Rispose il Pokèmon Elettro. “E poi per me potevi pure restartene a Oscuria.” Aggiunse tra sé e sé.
«Ah sì? E come pensi di fermarmi, microbo?»
«Più o meno così.» Rispose Joltik, spalancando la bocca e scagliando un Segnoraggio sul volto dell’avversario, che colto di sorpresa crollò a terra, ribaltando il tavolo. Senza scomporsi, sotto gli occhi di tutti i presenti, il pokémon Elettro gli saltò addosso, lo superò raggiungendo la sacca e la aprì. Dopo averci frugato un momento, estrasse un sacchetto di pepite. Le posò poi sul bancone «Queste dovrebbero bastare per pagare i danni e il bere di quell’idiota.»
«Non… non era il caso. Come hai fatto?» Chiese Electabuzz.
«Niente di che, era già ubriaco ed era solo un militare di basso rango, supponevo che un Segnoraggio ben assestato sarebbe bastato. E poi sai come si dice, più sono grossi…»
«Più fanno rumore quando cadono. Lo so, ma è stato comunque avventato.»
«Sì, ma è stato avventato come il Forte Buzz.» Rispose Joltik, usando il modo dire tipico di Elettria per una scelta avventata che si rivela giusta. Poi, il pokémon si girò e uscì, seguito con lo sguardo da Electabuzz.
  
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