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Autore: Rory Drakon    04/05/2016    4 recensioni
Alucard ha alle sue spalle un passato oscuro e doloroso, che l'ha profondamente segnato nel cuore e nell'animo, per tutti gli anni che ha passato al servizio dell'Organizzazione Hellsing.
Che cosa accadrebbe se nella sua vita entrasse qualcuno in grado di penetrare la corazza che ha costruito tra sé e la sua umanità perduta, i suoi sentimenti più profondi?
Anche i mostri hanno un cuore e sono capaci di amare.
Anche il Re Immortale, il Conte.
(ST0RIA SOSPESA)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Alucard, Nuovo Personaggio, Seras Victoria
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Rory sbatté gli occhi.
Era sdraiata supina, su qualcosa di morbido e caldo. Un letto, non c’erano dubbi.
Si sollevò piano seduta, ma subito sentì la testa girarle e la debolezza assalirla di nuovo. Si appoggiò alla schiena del letto per un istante, e fu allora che abbassò lo sguardo.
I suoi vestiti… Che accidenti stava indossando? Lei odiava gli abiti da sera! Non ne possedeva neanche uno!
Ma in quel momento aveva indosso dei guanti neri lunghi di pizzo nero alle braccia e soprattutto un lungo, prezioso e sontuoso abito ceruleo dalle spalline sottili lungo fino ai piedi, con una lieve scollatura a V. Da dove cavolo era sbucato fuori!?

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Decise di lasciar correre e si guardò intorno, cercando di capire dove si trovava.
Era in una camera da letto quadrata, così immensa che si sarebbe potuta considerare una salone, con una grande finestra da cui filtrava la luce della luna e due sedie di marmo con un tavolino piccolo e rotondo. Rory distesa su un largo ed immenso letto a baldacchino rosa.
Al centro della sala vi era un cilindro di marmo bianco che proiettava un immagine ologrammata di una ragazza molto bella, che poteva avere benissimo la sua stessa età. Aveva i capelli biondo chiaro intrecciati in un alto chignon, indossava un lungo abito ceruleo simile a quello di Rory con sopra un’armatura d’argento e nella mano destra stringeva una spada molto familiare: Excalibur.

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La cosa che più fece rimanere Rory di stucco fu che quella ragazza era uguale a lei: nonostante i capelli fossero biondi e non corvini, aveva la sua stessa espressione, la sua stessa protesi…
«Mi chiedevo se l’ologramma ti sarebbe piaciuto».
Rory si girò e vide Aion che la osservava, le mani affondate nelle tasche del suo completo bianco candido.
«Ben svegliata, Rory Drakon. O forse dovrei chiamarti… Arturia Pendragon». Il demone lanciò un’occhiata all’ologramma, poi a Rory. «Sei magnifica, sia in quest’ologramma, sia con l’abito che indossi ora».
Rory fece un verso di disprezzo.
«Prego, accomodati» la invitò Aion, con un sorriso oscenamente cordiale. «È giunto il momento di fare due chiacchiere».
Aion mosse una mano, e Rory sentì come se una forza invisibile muovesse il suo corpo, costringendola a sedersi su una delle sedie. Cercò subito di rialzarsi, ma era come se il suo sedere fosse incollato al sedile.
Aion sghignazzò. «Sei stata colpita dal raggio d’ipnosi del mio Signore, eppure ti sei ripresa con sorprendente velocità. Solo un corpo in cui si è reincarnato un Apostolo avrebbe potuto tanto».
«Perciò ci siete tu e quel bastardo con gli occhi rossi dietro a tutto questo?» sibilò Rory. «Voi avete annientato l’Ordine della Maddalena e la Tredicesima Divisione Iscariota?»
«Certo che sì, dolcezza».
«Perché?» domandò Rory, trasecolata. «A che scopo?»
«Vedi, piccola, non tutti i mortali condividono appieno la benevolenza che porterebbe il nostro piano di riunire tutti voi Apostoli» spiegò Aion. «Diciamo che c’era una certa categoria di mortali che, volendo, avrebbero potuto intralciarci. Mortali che costituivano l’Ordine della Maddalena e l’Iscariota. Quindi è stata necessaria una – come dire? – operazione di pulizia».
«Avete sterminato centinaia di persone innocenti solo perché avrebbero potuto darvi fastidio nel compiere il vostro schifo di obiettivo!?» ripeté Rory, il volto tra l’attonito e l’adirato. «Siete dei mostri! Non esiste causa che valga le stragi che avete compiuto tu e il tuo padrone!»
«Parole davvero nobili, degne della Signora delle Guerre» commentò Aion. «Oh, ti prego, piccola, non fraintendere, quella della pulizia non è certo stata un’idea mia, mi credi davvero capace di poter suggerire una cosa del genere?». Aion sembrava sinceramente ferito. «Era necessario, tutto qui».
«Cos’è che volete esattamente, tu e il tuo Signore?»
Aion ridacchiò. «Credevo che il caro Joshua vi avesse già spifferato tutto…»
«Ma io voglio sentirlo dire da te».
Aion le lanciò un’occhiata. «E va bene, mi sembra più che giusto. Vogliamo riunire i Sette Apostoli ed usare il vostro potere per far scendere il Paradiso sulla Terra e trasformarlo in Inferno. Vogliamo distruggere questo mondo che tutto corrompe per crearne uno migliore. Vogliamo fare in modo che non ci siano più Inferno e Paradiso».
«Siete solo dei pazzi, voi non potete farlo!»
«Eppure c’è molta gente molto più ragionevole di te che ha accettato di perseguire questo brillante obiettivo». Gli occhi di Aion scintillarono. «Come il tuo amatissimo Alucard e il suo caro fratello, Chrono».
Rory sgranò gli occhi. «Alucard alleato di un bastardo come te!? Mi hai preso per una stupida!? Non ti credo!»
«Credo che tu non sappia molte cose del tuo Alucard, Rory Drakon… ora che il nostro obiettivo è quasi completo, il caro Conte non potrà fare altro che inginocchiarsi a me e divenire ancora una volta mio seguace…»
«Non credo nemmeno a una parola di quello che hai detto! Anche se Alucard fosse stato tuo alleato, ora non lo è più! Lui è diverso, è buono, non è una creatura malvagia! Non si unirà mai a te!»
«Santo cielo, lo ami davvero tanto, allora» sghignazzò Aion.
Rory avvampò. «Cosa ne sai tu?»
«Oh, non ci voleva certo un genio per capirlo» rispose Aion. «Io so sempre tutto ciò che occorre sapere.»
«Che cos’hai fatto a Chrono, Satella ed Azmaria?»
«Se ti stai chiedendo se sono vivi, non devi preoccuparti, piccola, tutti e tre lo sono, anche se non posso garantirti che siano in buona salute» rispose Aion.
«Sei un demonio» ringhiò Rory, sprezzante.
Aion ridacchiò. «Dimmi, Apostolo… è tanto grande il tuo odio per i demoni?»
«Non ha limiti!» scattò Rory. «La vostra unica ragione di vita è l’odio! Il vostro unico credo è la morte! Ed io farò di tutto per annientare quelli come te!»
«Però… tu e Satella Harvenheit vi somigliate più di quanto si possa solo pensare… vista la situazione in cui ti trovi devo dire che hai un bel coraggio… forse sei così intrepida grazie a questa?»
Rory sbatté le palpebre e vide Excalibur stretta nella mano di Aion. Trasalì.
«È la tua spada ciò che ti ha protetto fino ad ora, non è così?». Aion avvicinò il volto all’elsa di Excalibur ed inspirò profondamente. «Mmm… ha un buon profumo…»
«NON TOCCARLA!!! ESSERE ORRIPILANTE!!!» esplose Rory, e questa volta riuscì a scattare in piedi, ma subito si sentì le ossa pesanti; si sorresse ad un bracciolo della sedia.
«Quanta furia…» commentò il demone, mentre la spada, così come era apparsa, svaniva. «Sei in una situazione difficile eppure che sembra che ancora confidi nei tuoi poteri… peccato che questa stanza assorba qualunque tipo di energia benefica sia presente in essa, rendendola inerme. Persino il potere di un Apostolo. Ecco perché sei così provata…»
Il demone allungò una mano verso il suo viso, sfiorandole la guancia con la punta delle dita.
«Non toccarmi!» Rory gli schiaffeggiò con violenza la mano, scostandosela dal volto.
«La draghessa sfodera gli artigli». Un mezzo sorriso arricciò le labbra di Aion, disperdendo sul suo viso una spruzzata di divertimento.
Gli occhi del demone lampeggiarono, e Rory sentì la schiena inarcarsi e raddrizzarsi, costringendola a tenere il petto all’infuori. Cercò di muoversi, ma era come paralizzata.
Aion sogghignò e catturò il mento della ragazza con il palmo della mano in una presa delicata quanto ferrea; con il pollice le sfiorò la guancia.
«Che peccato…» mormorò il demone, avvicinando il proprio volto a quello della ragazza. «Quando i tuoi amichetti verranno a salvarti, sarò costretto a riconsegnarti all’Oscuro Signore perché ti sistemi assieme ai tuoi fratelli Apostoli… uno splendido e prezioso fiore come te merita di essere curato da mani benevole…»
Per tutta risposta, Rory gli sputò dritto in faccia. Aion imprecò, lasciandola andare di botto, e lei cadde di nuovo seduta sulla sedia. Cercò subito di rialzarsi, ma di nuovo le sembrava di essere incollata al sedile.
Aion si passò un braccio sul volto, ridacchiando. «I petali di questo adorabile fiorellino però sanno essere davvero molto velenosi… prima di tornare dagli altri prigionieri per far sì che il mio piano funzioni, mia bella, voglio raccontarti una storia…»
Rory, per quanto sprezzante e altera, istintivamente si fece attenta, mossa dalla curiosità.
Aion cominciò a girare per la stanza, le mani nelle tasche. «Tanto tempo fa, nei boschi della città di Glastonbury viveva un popolo di valorosi cacciatori di creature malefiche…»
Boschi. Popolo. Glastonbury. Cacciatori di creature malefiche.
Rory sentì il sangue gelarsi nelle vene. Possibile che le stesse raccontando la tragedia del suo popolo, della sua famiglia?
Fuoco. Fiamme. Morte. Distruzione. Il demone.
Intorno alla piccola Rosemary imperversava l’incendio, divorando l’intero villaggio, le case, le persone. I guerrieri del villaggio avevano fatto di tutto per contrastare il fuoco e colui che l’aveva creato, invano.

Rory sbatté gli occhi, cercando di scacciare quegli orribili ricordi che la stavano attraversando inesorabili la mente…
Rosemary era inginocchiata, piangente, a terra, accanto al corpo di Christ, una ragazza che un tempo era stata sua amica, ma che ormai non c’era più: lui l’aveva uccisa mentre questa cercava di proteggere Rosemary.
«Essi però furono cancellati facilmente da un singolo demone… contro il quale i loro poteri non ebbero alcun effetto…». Mentre parlava, Aion le dava le spalle.
Lui. Il demone.
Era in piedi, davanti alle fiamme, girato di spalle, le grandi ali membranose spiegate, i lunghi capelli raccolti in una sottile treccia che gli scendevano lungo la schiena, le orecchie grandi e appuntite…

«Solo una ragazzina rimase in vita di quella stirpe… grazie ad un capriccio del demone… fu l’unica a non essere uccisa… perché lei era un’Apostolo, perciò molto preziosa per i piani del demone…»
Aion infine si voltò a guardarla, sogghignando maligno. «Sei cresciuta ora, sei una donna splendida… Rosemary Elizabeth Madelyn Willow Drakon del popolo di Glastonbury!»
All’improvviso il demone si voltò lentamente, e volse lo sguardo verso di lei, ghignando malvagio. Le fiamme illuminarono il suo volto. Un volto che Rosemary non avrebbe mai più dimenticato.
Era il volto di Aion.
Fu come se il sangue le si fosse trasformato in una massa di ghiaccio che le schiacciava il petto fino a soffocarla.
Un urlo strozzato, traboccante di orrore, disperazione e dolore fuoriuscì dalla sua bocca, con una forza tale che sentì la gola farle un male bestia.
L’orrida risata di Aion la trapassò da parte a parte come una pioggia di frecce avvelenate.
«Ah, ma non ti ho detto la parte più bella» sghignazzò il demone. «Il tuo amato Alucard sapeva tutto, sapevo che sono stato io… a uccidere Christ e il tuo popolo e a distruggere il tuo villaggio. E te l’ha tenuto nascosto. Per sedici anni…»
L’urlo di Rory risuonò nell’intera sala senza affievolire di volume.


   
 
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