Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: endif    09/04/2009    8 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Change'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
EDIT: Capitolo revisionato e corretto.

CAP. 6

UNA NUOVA DIMENSIONE

BELLA

Guidavo con le lacrime che mi offuscavano gli occhi, senza una direzione.
Il pick-up ondeggiava da una corsia all’altra. La fortuna era, per una volta, dalla mia parte perché credo che sarei incorsa in un incidente frontale se nel senso inverso fosse sopraggiunta un’altra auto, ma ero troppo sconvolta per rendermene pienamente conto.

Il viso stravolto, impiastricciato di lacrime represse che straripavano ora che sembrava avessero trovato una via di fuga dal mio corpo sofferente, mi resi conto di un brusio all’interno dell’abitacolo. Cercai di concentrarmi. E mi accorsi di sentire in continuazione il nome del mio amore e carnefice.
«Edward … Edward … Edward» ero io a mormorare con voce irriconoscibile.
Chiusi gli occhi.
«Bella stai attenta, ti prego» Riaprii immediatamente gli occhi. Sapevo a chi apparteneva quella voce e sorrisi nella certezza di essere finalmente impazzita. Quella era una dimensione dove io lui potevamo coesistere senza farci del male a vicenda, dove potevo amarlo e lui l’avrebbe, forse, fatto a sua volta. In fondo la mente che stava dando di matto era la mia e la più grande e dolce follia che potessi immaginare era proprio che lui mi ricambiasse.
«Ciao … » Non mi sembrò sbagliato rispondergli.
«Mi sei mancato … sai?» Gli occhi si richiusero di nuovo. La sua voce. Sì, la memoria umana è davvero poco più che un colino, perché non la ricordavo così chiara, come un coro di campanelli suonati da angeli.
«Oddio no, non farlo …» Non era arrabbiata, sembrava piuttosto … spaventata.
Con gli occhi ancora chiusi, non mi accorsi del tir che a tutta velocità proveniva proprio frontalmente alla mia direzione.
Sentii un ringhio furioso che si sovrappose ad un clacson che suonava all’impazzata e allo stridio dei freni sull’asfalto.
«ATTENTA!! » La voce sembrava impazzita. Aprii gli occhi e tutto accadde improvvisamente. Sentii un tonfo pesante sul tetto e la portiera fu letteralmente strappata via dal furgone. Due braccia mi afferrarono stringendomi con forza quasi da stritolarmi e mi trascinarono fuori appena giusto un attimo prima che avvenisse l’impatto tra le lamiere.
Rotolai nella terra bagnata ferendomi le braccia ed il viso, fino a che un albero non fermò il mio ruzzolio. Le braccia mi avvolgevano ancora come a proteggermi, a farmi scudo. Mi colpì l’innaturale silenzio dopo tutta la confusione che aveva invaso la mia testa pochi secondi prima.
«Bella, Bella stai bene?» Le braccia mi scostarono dolcemente e vidi due occhi scuri e preoccupati scrutarmi ansiosamente.
«Ti sei rotta qualcosa? Sei ok? Adesso ti porto in ospedale, non temere, andrà tutto bene …»
«Edward …» espirai in un sussurro di sconforto. «Non sei tu …» terminai affranta.
Mi sentii afferrare improvvisamente con rabbia e strattonarmi in piedi con violenza.
Jacob mi fissava con una furia negli occhi che non avevo mai visto prima. «Pensi ancora a quello schifoso succhiasangue? Ma che volevi fare, ucciderti per lui? Pensi che gliene sarebbe fregato qualcosa? Ti ha abbandonato, Bella, non ti avrebbe salvata stanotte e non ci sarà mai più al tuo fianco.» Prese fiato un attimo, poi, cercando di calmarsi aggiunse: «Lo capisci questo?»
Lo fissavo imbambolata. Aveva detto succhiasangue? Jacob la sapeva molto più lunga di quanto non volesse rivelare, altro che leggende per spaventare i bambini …
Mi accorsi di avere la gola secca e la consapevolezza di aver sfiorato per un soffio la morte, cominciò a far sentire tutto il suo peso. Iniziai a tremare come una foglia e a singhiozzare convulsamente.
«Il … conducente, il tir … dov’è? » sentii di balbettare flebilmente.
«Quel bastardo è scappato via, penso che, visto l’impatto tremendo in cui è stato coinvolto, credesse di averti uccisa ed è fuggito. Lo sai che ti avrebbe ucciso, vero? Che ti avrebbe lasciato in agonia sull’asfalto?» Jacob tremava vistosamente, i pugni chiusi, le braccia lungo il corpo. Poi, scrollò il capo avanti e indietro e si tranquillizzò. Mi si avvicinò piano e parve considerare solo in quel momento il reale stato in cui dovevo essere.
Non smettevo di piangere e tremare. «Io … non … mi … mi dispiace». Vacillai.
«Bella, vieni qui» disse e visto che i miei piedi non si mossero, si avvicinò lui e prontamente mi afferrò tra le braccia.
«Quando ti ho vista prendere l’auto fuori casa tua, mi sono preoccupato. Ti ho seguita e mi sono accorto che non eri in te. Quando ho visto il tir, sono quasi impazzito. Se ti fosse successo qualcosa io … io … » la voce gli si ruppe.

Mi carezzava i capelli ed io lo lasciavo fare. Rimanemmo così, per un bel pezzo, poi, lui parve riscuotersi e mi allontanò un po’ da sé. Lo fissai terrorizzata, scuotendo il capo con forza.
«No, ti prego. Stringimi ancora.» Dissi ansimando.
Sobbalzò come se l’avessi schiaffeggiato. Mi guardò con un misto di perplessità e … tormento? Mi sfiorò la guancia con una mano calda, chiuse gli occhi e deglutì.
«Bella, tu sei sotto shock.» Disse con la voce malferma.
«Ti prego, non … mi … lasciare» dissi con sforzo, la voce disperata. Abbassai gli occhi, per paura di leggervi il rifiuto. Che diavolo stavo dicendo? Sentivo il bisogno irrefrenabile di essere stretta da qualcuno, tenuta insieme per non frantumarmi in milioni di pezzi. Il desiderio di Edward aveva lasciato in me il sapore amaro della delusione e il mio corpo non ne accettava la mancanza.
Ma, poi, accadde qualcosa di inaspettato.
Come se d’un tratto Jacob avesse rinunciato alla sua battaglia interiore, mi afferrò per la nuca e mi baciò con violenza.

EDWARD

Ero accovacciato sul ramo di quell’albero in silenzio, seguendo il movimento aggraziato e flessuoso di quel grosso puma maschio. Chiusi gli occhi e inspirai gli odori della jungla, così simili eppure tanto più intensi rispetto al bosco di Forks. La tensione della caccia amplificava i miei sensi fino all’inverosimile. Mi ero già nutrito di piccole prede insignificanti e stavo per ritirarmi. Poi, avevo sentito il sangue di quel magnifico animale pulsare lento e un fiotto di veleno mi aveva invaso la bocca. Potevo concedermi quel piccolo lusso, in fondo non mi sentivo ancora del tutto soddisfatto. Mi concentrai sul punto più caldo e superficiale sul manto nero cobalto della mia vittima e spostai il peso sulle punte in posizione di attacco. Scoprii i denti tra le labbra preparandomi ad affondare nella sua carne tenera e a farmi scorrere la sua vita nella gola, quando fui distratto da un altro suono, un altro battito rapido e leggero come di un uccellino. Le mie narici furono colpite da un profumo umano, innocente. Seppi che si trattava di una bambina prima ancora che i miei occhi la scorgessero. Il recente nutrimento che mi scorreva in corpo mi diede la freddezza necessaria per non lanciarmi all’attacco su di lei.
Una piccola mezzosangue apparve in basso tra il fogliame. Camminava esitante guardandosi intorno, un lungo ramoscello tra le mani per farsi strada più agevolmente. Ma cosa ci faceva così addentrata nella jungla, sola?
La guardai con tenerezza. Nella stessa frazione di secondo, mi resi conto che la mia vittima, da preda si era trasformata in predatore e stava puntando la piccola con circospezione. Sondai i pensieri della giovane. Era totalmente inconsapevole del pericolo cui si era esposta. D’un tratto parve sentirsi osservata ed alzò i suoi occhi incrociando i miei.
Occhi nocciola, colore del cioccolato caldo, profondi.
Oddio, sembravano gli occhi di Bella … fui colpito dalla orribile consapevolezza che proprio in questo istante stesse correndo un grave pericolo, così come quella giovane ora.
«Bella stai attenta, ti prego» mi ritrovai a sussurrare colto da un’ansia improvvisa. Il puma si voltò nella mia direzione. Non eravamo molto vicini e mi mossi fulmineo, pronto a ghermirlo. Ma, invece, di attaccarmi come avevo preventivato, si girò pronto a spiccare un balzo verso la fanciulla qualche metro più giù. L’istinto di non lasciarsi sfuggire la preda, l’aveva portato a considerarmi un altro predatore in competizione con lui.
«Oddio no, non farlo …» ero in preda ad una violenta emozione. I volti della mezzosangue e di Bella si sovrapponevano nella mia mente, sentivo che stava per accadere qualcosa di orribile. Vidi a rallentatore l’animale far forza sulle zampe posteriori e abbandonare il ramo che l’aveva ospitato fino a quel momento. Un ringhio mi gonfiò il petto inconsapevolmente.
«ATTENTA!» Urlai e contemporaneamente mi lanciai sulla traiettoria del felino. Era stato davvero molto veloce e approfittando del momentaneo offuscamento dei miei sensi aveva ottenuto un discreto margine di vantaggio.
Lo afferrai proprio mentre la piccola alzava un braccino al volto per proteggersi, e con una secca rotazione gli spezzai il collo in un sol gesto. L’animale si accasciò tra le mie mani, gli occhi spalancati nella sua ultima visione, divennero fissi e vitrei.
Lo lasciai cadere a terra con un tonfo.
Mi voltai verso la giovane tremante che aveva sporto un po’ il viso da sotto il braccio interrogativa, aspettandosi un impatto che non era avvenuto. Guardò con gli occhi spalancati, prima me, poi, il puma e, poi, di nuovo me. Sembrava perplessa. Dubito che avesse mai visto qualcuno avere la meglio su un animale di quel tipo con la nonchalance che avevo mostrato io. Si era resa conto che c’era qualcosa di non naturale e mormorando la parola “stregone” nella sua lingua, fuggì via, come una gazzella.
Ascoltai i suoi passi rapidi perdersi in lontananza, poi, più nulla.
Stavo ansimando, ma non per lo sforzo fisico. Era successo qualcosa, ne ero certo. Quella sera una strana corrente mi aveva attraversato, qualcosa che andava oltre lo spazio ed il tempo. Le situazioni che avevano scatenato quelle che avevo definito allucinazioni, la sete insopportabile e ora la tensione del pericolo durante la caccia, avevano aperto una specie di varco, di porta.
Non so cosa fosse, di che natura o come funzionasse, ma sentivo che era accaduto in me.





   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: endif