Anime & Manga > Durarara!!
Segui la storia  |       
Autore: SuzuyaChan    15/05/2016    2 recensioni
Dopo aver orchestrato un incidente ferroviario ai danni di Shizuo, Izaya va a trovarlo in ospedale e scopre che il suo arci nemico non si ricorda di lui. Decide quindi di tormentarlo proprio ora che si trova all’apice della sua vulnerabilità, ma per qualche strano motivo… non ci riesce.
«Presumo» continuò Shizuo, attirando l’attenzione di Izaya con il suo tono esitante «che noi due fossimo amici.»
[Traduzione della fanfiction di SuzuyaChan]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izaya Orihara, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Original work by SuzuyaChan: Aletheia
Translated by: shirangel


Aletheia



Capitolo 4

Izaya si sentiva ancora insoddisfatto – e la sua non era insoddisfazione da “non rovino la vita di qualcuno da più di mezz’ora”. Aveva dato per scontato che lavorando per l’Awakusu-kai, oltre che per altre gang meno importanti, non avrebbe trascorso neanche un minuto senza trascinare qualcuno (più o meno indirettamente) nel baratro della disperazione. Eppure non aveva ancora devastato la vita di una certa persona, nonostante – si rammentò – l’abbondanza di occasioni. Ed era precisamente questo a infastidirlo.

Seduto alla sua scrivania, volteggiava senza sosta sulla sedia girevole e si fermava solo per digitare qualche parola di tanto in tanto. Voleva convincere se stesso, e soprattutto Namie, di essere diligentemente assorto nel lavoro, ma purtroppo stava fallendo su entrambi i fronti.

«Smettila» brontolò la segretaria, in piedi davanti a lui; scaricò una pila di fogli sulla sua scrivania e poi ci posò accanto una tazza di caffè, dimostrando un’insolita gentilezza «Qualunque cosa stia succedendo nella tua stramba testolina, dacci un taglio.»

Dopo aver elargito la sua pillola di saggezza si girò per andarsene, ma Izaya sbuffò una risatina e la spinse a tornare indietro, fulminarlo con un’occhiataccia e riprendersi il caffè, che poi rovesciò dritto nello scarico.

Beh, era comunque un passo avanti.

L’informatore si voltò e il suo sguardo ricadde sulla maglietta di Shizuo, che giaceva tutta stropicciata sul divano. Non voleva pensare all’odore del ragazzo che lo aveva avvolto mentre la indossava, perché il sentore di tabacco e quel suo caldo profumo muschiato erano riusciti a mandargli in tilt il cervello.

Izaya gemette di sconforto. Rimuginava su Shizuo di continuo, ultimamente; lo aveva sempre fatto, ed era disposto ad ammettere di esserne un tantino ossessionato, ma non aveva mai pensato a lui in quel modo. Prima si limitava ad architettare ingegnosi modi per farlo incazzare, e invece adesso quello incazzato era lui. Si sentiva come una mosca che sbatte contro la finestra, impossibilitata ad andare da qualsiasi parte ma incapace di fermarsi, e questo gli stava procurando un terribile mal di testa.

E se Shizuo non avesse mai recuperato la memoria? E se fosse rimasto per sempre bloccato con questo ragazzo che rideva e scherzava e lo chiamava amico, che gli ricuciva le ferite invece di picchiarlo a sangue?

Però che sarebbe successo se, al contrario, avesse riacquistato i suoi ricordi? Beh, supponeva Izaya, almeno in questo modo non ci sarebbe stato niente ad arginare l’odio del biondo per lui. Non avrebbe neanche avuto il tempo di sedersi a rimuginare sul suo arci nemico, dato che avrebbe rischiato di farsi ammazzare se fosse rimasto fermo così a lungo. Shizuo non avrebbe avuto dubbi sul fatto che fosse stato tutto parte di un machiavellico piano per fregarlo alla grande, e Izaya avrebbe davvero voluto che le cose stessero così. Avrebbe voluto escogitare un qualche progetto che non si limitasse a “evitarlo come la peste”, perché questo equivaleva a sventolare bandiera bianca e ammettere di aver perso. Quel bastardo avrebbe riso di gusto, se solo avesse saputo quanto gli stava incasinando la vita senza fare assolutamente nulla

Fu così che i suoi pensieri giunsero a una conclusione: se non poteva gestire la situazione con questo nuovo Shizuo, allora era stato Shizuo a vincere, e senza nemmeno sforzarsi. Attorno a questo erano sempre girati i complotti, gli inseguimenti, le zuffe; in lui Izaya aveva trovato qualcuno che non si sottometteva ai suoi piccoli giochi di potere, qualcuno contro di cui la vittoria non era sempre garantita. Qualcuno che riusciva a scavare sotto il suo apparente autocontrollo, che gli faceva bruciare la pelle e battere il cuore all’impazzata.

Si alzò in piedi così all’improvviso che la sua segretaria sobbalzò, gettandogli un’occhiata a metà tra il curioso e l’irritato. Izaya raccolse la t-shirt dal divano e gliela lanciò in grembo.

«Falla lavare, mi serve» le ordinò, mentre varcava la soglia «E poi sta appestando l’ufficio.»

Quando Izaya scalò di nuovo l’ospedale di Ikebukuro – sforzandosi di non pensare al fatto che la finestra, questa volta, era stata lasciata un po’ aperta – scoprì che la stanza di Shizuo era deserta; tuttavia i fiori (che ormai stavano appassendo) gli assicurarono che non era ancora stata liberata. Si sdraiò con noncuranza sul letto vuoto, giocherellando con il coltello a serramanico mentre aspettava il ritorno del biondo. Aveva deciso di non uccidere Shizuo, per il momento: farlo fuori mentre non era in sé sarebbe stato come ammettere di non essere in grado di combatterlo. No, Izaya lo avrebbe lasciato in vita finché il sentimento non fosse tornato reciproco: avrebbe riportato ordine nel mondo spingendo Shizuo a odiarlo di nuovo.

Si accorse del suo imminente arrivo sentendolo borbottare qualcosa a proposito del “non avere bisogno di un’infermiera” e dell’”essere in grado di farlo da solo” mentre entrava nella stanza e chiudeva la porta con un sospiro di sollievo. Izaya lo guardò attentamente, curioso di sapere come si sarebbe comportato credendo di essere solo: la sua espressione era rilassata, eppure quasi malinconica, e le labbra erano piegate in una smorfia come se fosse infastidito da qualcosa. L’informatore si sorprese a chiedersi di cosa si trattasse, ma realizzò di star pensando decisamente troppo a lui, così tossicchiò, sperando di interrompere le riflessioni di entrambi.

Shizuo sussultò, voltandosi verso di lui, e subito quell’espressione da cucciolo ferito si trasformò in un sorriso sincero.

«Izaya» esalò, e l’informatore colse a pieno la contentezza infusa in quella parola. Era intenzionato a ignorare la felicità che la propria presenza sembrava instillare nel biondo, perché nessuno era mai felice di vedere Izaya: lui significava guai per chiunque gli stesse vicino, e se qualcuno era disposto a incontrarlo spontaneamente, lo faceva solo a causa di una sfortunata necessità.

«Ehi, Shizu-chan» lo salutò, stringendo un po’ gli occhi; le labbra gli si curvarono nel caratteristico ghigno, che si allargò quando vide le sottili rughe d’espressione che si andarono a formare tra le sopracciglia di Shizuo «Come va?»

«Umh, bene?» rispose lui, scrollando le spalle «Sto cercando di convincere l’infermiera a darsi una calmata. Continua a dirmi che ho bisogno di aiuto per fare la doccia» sembrava un po’ confuso, e apparentemente ignaro di aver appena ricevuto delle avances. Ma considerando la sua indole molto vicina a quella di una bestia, Izaya supponeva che romanticismo e relazioni probabilmente non fossero il suo forte.

«Vuoi dirmi che non ti vanno a genio le infermiere?» domandò, alzando il sopracciglio con fare allusivo.

«Beh, ecco» Shizuo arrossì un po’ e l’informatore presuppose che si trattasse di un nervo scoperto, ottimo per sferrare un colpo basso in caso ne avesse avuto bisogno «Non si tratta proprio di questo…» la sua voce si affievolì mentre abbassava lo sguardo.

Izaya si stava incuriosendo ancora di più, chiedendosi cosa diavolo avrebbe potuto fare per convincere quella versione quasi timida del biondo a vuotare il sacco.

«Cosa?» tentò, genuinamente interessato.

«Beh» disse lui, irrigidendosi «È una ragazza

Per una frazione di secondo la mente di Izaya immaginò che il problema fosse l’età della persona in questione, e si chiese come potesse una minorenne lavorare come infermiera. Poi ci arrivò.

Oh.

Questa sì che era una notizia inaspettata. Izaya non sapeva cosa dire, e non era nemmeno sicuro del perché quella scoperta lo avesse sorpreso così tanto; sapeva che non esistevano stereotipi per quel genere di cose, però si trattava comunque di Shizuo, della cui esistenza conosceva ogni dettaglio. Per di più il lavoro di Izaya era letteralmente quello di commerciare segreti, eppure non era a conoscenza di questo in particolare.

I suoi pensieri vennero rapidamente interrotti dal goffo tentativo del biondo di affrontare un altro argomento con il tatto di un elefante.

«In effetti, a proposito di questo» cominciò, per poi bloccarsi subito nella vana speranza che un’ispirazione divina intervenisse a guidare le sue parole. Dopo averci rinunciato continuò, un po’ imbarazzato «Mi chiedevo se noi… beh, se noi… avessimo quel tipo di rapporto…»

Izaya rimase nel silenzio più totale. Shizuo si spostò dalla porta e andò a sedersi sulla parte del letto non occupata dall’informatore; una volta realizzato che probabilmente non avrebbe ottenuto nessuna risposta, diventò insolitamente loquace.

«Parlare con te è strano. Mi sento più rilassato, più spontaneo, più… più a mio agio, credo. Mi sento me stesso. Una parte di me non vede l’ora che tu torni qui e non riesce a darsi pace finché non ti vedo. Quindi ho pensato che magari è per questo motivo che ho perso la memoria, insomma, ho pensato che non riesco a ricordarti perché eri il mio-» Shizuo si interruppe, riflettendo un momento «Ma dato che non sapevi che io sono…» abbassò la voce, grattandosi la testa, e smise di evitare lo sguardo di Izaya per fissarlo dritto negli occhi, con un’onesta tanto orgogliosa da sorprenderlo.

Tutta quella faccenda gli stava decisamente sfuggendo di mano. Lui si trovava lì per spingere Shizuo a odiarlo di nuovo, in modo tale da non dover ammettere la sconfitta, ma a quanto pareva stava perdendo lo stesso. Ogni piano che aveva escogitato per tormentarlo era stato spazzato via, non aveva frasi argute o sorrisi cospiratori da sfoderare, e tutti i suoi soliti trucchetti si erano dissolti nel nulla. Si chiese se fosse successo perché una parte di lui voleva davvero quello che Shizuo gli stava offrendo, e cioè qualcuno che lo trattasse come un amico, che fosse felice di vederlo, che ridesse e scherzasse con lui, che non avesse paura dei suoi secondi fini. Qualcuno che fosse onesto con lui. In teoria lavorare come informatore avrebbe dovuto garantirgli la possibilità di conoscere la verità su chiunque desiderasse, ma l’unica persona ad essere stata veramente onesta con Izaya era seduta proprio in quel momento davanti a lui, e aspettava un qualche tipo di risposta.

«Chi se ne frega?»

Era furioso. Quella situazione era identica a tante altre che avevano vissuto in passato, ma al rovescio: erano state le parole di Shizuo a scatenare una reazione, ed era Izaya a sentirsi più incazzato che mai, senza nemmeno capirne il motivo. Quella rabbia proveniva da una parte di lui che non riusciva a distinguere bene, tanto a fondo era sepolta nel suo inconscio.

«Perché dai tanta importanza a quello che eravamo prima? Il passato cambia in qualche modo quello che provi adesso? È come se stessi cercando di ricostruire una casa che è stata demolita senza neanche sapere come era fatta» Izaya sapeva di aver perso il controllo, ma questa consapevolezza non lo aiutò; sentire le parole che eruttavano dalla sua stessa bocca e non poter fare alcunché per fermarle lo faceva sentire addirittura peggio. E stava perfino usando delle fottute metafore «Non sarà mai come prima, quindi ‘fanculo. Costruisci la casa che vuoi.»

A quel punto Izaya riacquistò la sua consueta padronanza di sé e si fermò, consolandosi con il fatto che probabilmente era riuscito a far incazzare Shizuo proprio come prevedeva il progetto iniziale, nonostante i mezzi non fossero stati quelli che si aspettava.

Shizuo non era mai stato bravo con i suoi sentimenti, figuriamoci con quelli degli altri.

Rimase lì impalato a guardare il ragazzo di fronte a lui, sperando ancora una volta che qualche divinità accorresse in suo aiuto fornendogli le parole giuste. Non riusciva a trovare una risposta adeguato: era come se Izaya gli avesse assorbito ogni goccia di energia, lasciandolo privo di forze e completamente vuoto. Non proferì parola.

Izaya balzò in piedi, cominciando ad allontanarsi, ma il biondo si alzò insieme a lui e lo afferrò per un polso, stringendoselo al petto. L’informatore quasi gli cadde addosso, e il suo guaito di sorpresa venne attutito dalla pelle di Shizuo, mentre le braccia del ragazzo si avvolgevano protettivamente attorno a lui.

«Va tutto bene.»

Izaya non riusciva neanche a calcolare quanto le cose stessero andando male, invece.

Non rispose all’abbraccio – Dio, realizzò con orrore, si stavano abbracciando – ma rimase immobile, cercando di capire come diavolo fosse finito in una situazione simile, confortato dal suo ex-peggior-nemico. No, raggelò, Non ex. Loro erano ancora nemici. Che Shizuo se lo ricordasse o no, Izaya lo odiava. Odiava i suoi stupidi capelli scompigliati, odiava il suo sorriso un po’ idiota, odiava perfino i suoi occhi ambrati, ma più di ogni cosa odiava il calore del suo corpo premuto contro di lui, il modo in cui la sua testa si incastrava perfettamente nell’incavo del collo di Shizuo, il suo respiro che gli solleticava l’orecchio, il battito del suo cuore contro il petto.

Il bisogno di scusarsi era tornato. Serrò le labbra, preoccupato di lasciarsi sfuggire qualcos’altro dopo quella deplorevole scenata, e sobbalzò quando senti sussurrare da Shizuo le parole che lui stesso rischiava di pronunciare.

«Mi dispiace.»

E per cosa?

Serrò le palpebre, chiudendo fuori il mondo intero e i suoi stessi pensieri. Sentì le braccia sollevarsi, esitanti, e chiudersi attorno al corpo dell’altro ragazzo.

«Già» sussurrò.

Anche a me.

Nel prossimo capitolo:

«Sai già quando uscirai da qui?»

«Sarei già tornato a casa, se non fosse per la perdita di memoria. I dottori vogliono assicurarsi che non causi complicazioni di qualche tipo» alzò le spalle, evidentemente poco interessato alla sua stessa salute «Odio essere rinchiuso qui dentro.»

«Perché non andiamo a farci un giro, allora?»

[Shizuo e Izaya sgattaiolano fuori dall’ospedale per una passeggiata: 80% fluff / 20% “Perché non possono essere felici e basta?”]


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Durarara!! / Vai alla pagina dell'autore: SuzuyaChan