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Autore: Vale_q    20/05/2016    2 recensioni
Brevissimo spin-off di un racconto molto più complesso e lungo.
Lyon, spia al servizio dei consiglieri reali di Ardelia, viene incaricato di portare a termine un compito di estrema importanza per conto del re; re che ha infranto la legge, senza valutare attentamente le conseguenze delle sue azioni.
Toccherà a lui, quindi, porre rimedio, scegliendo se schierarsi dalla parte della legge o della sua coscienza.
Genere: Fantasy, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lyon si adagiò con la schiena alla pietra delle pareti. Un brivido percorse il suo corpo, e la sua mente ne fu come ravvivata.
Ogni passo percorso dagli appartamenti di Nestor alla camera dove Lady Estella riposava, aveva visto il nascere e il morire di mille pensieri e soluzioni alla ricerca di un modo per scortare la donna all’esterno del palazzo, ma soprattutto di come poterla convincere a lasciare le sue stanze. In qualsiasi maniera avesse risolto il problema, avrebbe dovuto fare in modo che le sue intenzioni non fossero intese da qualcuno.
Si affacciò nuovamente a sbirciare sul corridoio nel quale era situata la stanza della donna: dal suo angolo poteva scorgere solo un continuo andirivieni di damigelle e servette che portavano teli, acqua, o semplicemente controllavano la situazione di Estella; ciò avrebbe facilitato il suo compito, pensò. Se non vi erano uomini della Guardia Reale a sorvegliare, allora le probabilità che qualcuno si facesse domande si sarebbero ridotte significativamente. Ora  aveva solo bisogno di un modo per introdursi nell’appartamento, poiché, ne era sicuro, non avrebbero mai lasciato passare un uomo. Una donna, invece, era la persona di cui aveva bisogno.
Sgranò gli occhi, e in un lampo un nome soggiunse alla sua mente.
Hélia!
Chiuse un pugno, e a passo sostenuto si avviò verso le stanze di riposo dei servi.
La giovane donna, come tutti coloro che erano addetti alla faccende domestiche, dormiva in un piccolo vano accanto la cucina, in modo da essere sempre disponibile. Normalmente si occupava delle faccende di pulizia, ma in molte circostanze assisteva anche le lady o le nobildonne qualora avessero bisogno di tisane o bevande curative; e non erano rare le volte in cui il medico di corte richiedeva il suo aiuto. Era stata la madre a trasmetterle quelle conoscenze, prima di essere stata costretta a portare la figlia a corte, quando, giacendo con un altro uomo, aveva perso il suo onore. Aveva supplicato in ginocchio re Sindel, chiedendogli il favore di salvarle la vita. Ed Hélia, pur sapendo della nomea che gravava su di lei, non si lasciava intimorire: anzi, aveva approfittato delle conoscenze che la madre le aveva trasmesso, e si era dimostrata una valida risorsa. Era conscia, per questo, di non essere una semplice servetta all’interno della corte di Lieres.
Lyon sperava di trovarla sveglia: voleva evitare di fare baccano o di destare le attenzioni di qualcuno. Fu per questo che, mentre si avvicinava all’ambiente, dosò la sua andatura, diminuendo l’eco che i suoi stivali causavano calpestando il pavimento dei corridoi. In questo, pensò, forse era più agevole percorrere i passaggi degli appartamenti nobiliari, sempre ornati di tappeti.
La porta era semiaperta e si intravedevano i vari cumuli di paglia e lenzuola sul quale dormivano i cuochi e le servette; una sola candela, accompagnata dai raggi lunari che filtravano attraverso la piccola finestrella posta in alto, illuminava scarsamente la stanza. Il buio, però, non ingannava gli occhi di Lyon, i quali, in un rapido sguardo, avevano individuato le rosse chiome di Hélia che si confondevano con la paglia a lei sottostante. Un’immagine curiosa, che lo fece sorridere debolmente.
Per la stanza vi era spazio sufficiente perché il sonno di qualche altra servetta non fosse disturbato. L'uomo poté quindi spostarsi con facilità e avvicinarsi a lei molto agevolmente.
Dormiva su di un fianco, e Lyon non riusciva a scorgerne il volto. Perciò i suoi occhi si spostarono sulla sagoma snella e le braccia affusolate; indugiò per qualche secondo, rapito da quel corpo non ideale, ma ben fatto, al punto da suscitare altri pensieri in lui; dopodiché deglutì e allungò un braccio sulla vita della donna.
“Hélia, Hélia, svegliati!” la incitò sottovoce, gettando nel frattempo un rapido sguardo sulla stanza.
Avvertì il corpo della donna muoversi sotto la sua mano, e un leggero mormorio provenire dalle sue labbra.
“…Lyon?” chiese la donna a palpebre serrate.
“Alzati! Prima che la mia voce svegli il resto della stanza,” le intimò.
Ma ottenne solo un ulteriore lamento di protesta.
“Hélia! Ho bisogno del tuo aiuto… Alzati, ti aspetto fuori,” concluse, distendendo le ginocchia e ripercorrendo la stanza.
Attese sulla soglia della porta per quelli che a lui sembrarono secondi interminabili, e quando se la vide apparire davanti mentre raccoglieva i suoi capelli in una treccia, tirò un sospiro di sollievo.
Il corridoio era poco illuminato, e Lyon a stento poteva cogliere i tratti della donna. Ma la voce ancora piena di sonno e stanchezza, denotava che non aveva per niente gradito la sua visita notturna.
“Allora, per quale motivo mi hai svegliata in piena notte?”
“Ho bisogno che tu collabori con me.”
“Cosa vuoi che faccia questa volta?”, sbuffò la giovane.
“Il vecchio, Nestor, mi ha ordinato di far sparire Lady Estella,” sussurrò l’uomo.
“Lady Estella? La puttana del re?”, lo sguardo di Hélia sembrò ravvivarsi nell’udire il nome della donna.
“Proprio lei. E tu mi aiuterai,” annuì.
“No. Non posso aiutarti; non voglio immischiarmi nelle tue… uccisioni. Cosa credi? Sono una serva, non una come te, sempre salvo perché conosce tutti quei Lord e nobili. La mia testa è più in pericolo della tua,” si impettì la ragazza.
“La mia testa è più a rischio della tua ogni giorno e a qualsiasi ora, considerato quello che faccio per avere un po’ di pane. Ma questa volta il vecchio mi ha assicurato che l’unica persona a perdere la vita sarà quella donna. E inoltre…”, spezzò le parole per frugare all’interno del suo farsetto ocra: se avesse condiviso una parte della ricompensa con Hélia, l’avrebbe convinta più facilmente a collaborare; sapeva quanto ,anche solo pochi korin, potessero cambiare la giornata di una servetta.
Estrasse dal sacchetto di iuta tre monete e le mostrò alla ragazza il quale sguardo fu subito attirato dallo scintillio dei raggi lunari che si rifletteva sui gingilli dorati.
La sua mano si allungò verso quella di Lyon, ma lui velocemente la ritrasse, incrociando gli occhi della donna con un’espressione maliziosa quando lei alzò il capo.
“Saranno tuoi, sì, ma solo quando mi avrai concesso il tuo aiuto.”
“Dimmi cosa devo fare,” disse impaziente.
“Devi introdurti negli appartamenti reali: è lì che hanno sistemato la donna; si sta riprendendo dal parto, ma a noi non interessa. Davanti la porta, serve e lady vanno e vengono di continuo, controllano la situazione; e per questo motivo sei l’unica che mi può aiutare. Fingi di consegnare qualche… infuso dei tuoi a Lady Estella, e poi inventa una bugia per condurla qui nelle cucine. Io ti aspetterò, e quando me la consegnerai la porterò fuori attraverso le vie secondarie.”
“E per gli déi, cosa dovrei inventarmi per convincerla a lasciare il suo bel letto di piume e scendere qui nelle cucine?”
Lyon si zittì: quello era un dettaglio a cui non aveva ancora pensato.
Nella sua mente si materializzarono mille e una idee, ma nessuna sembrava funzionare: non vi era lady tanto stupida da poter compiere un’azione del genere, in effetti. Tanto più non lo sarebbe stata la puttana del re, abituata a tutti i privilegi  che le spettavano, pensò.
Ma se l’ordine fosse provenuto dal sovrano in persona… Rivolgersi a lui sarebbe stato difficile a quell’ora, ma il vecchio, Nestor, era ancora lì nei suoi appartamenti affumicati dall’incenso, ad attendere che Lyon portasse buone notizie. Ed era proprio del suo aiuto che aveva bisogno.
“Tu…tu prepara il tuo intruglio, io mi procurerò un motivo per convincere quella povera donna a seguirti. Non ci metterò molto,” gesticolò il ragazzo, guardando oltre Hélia.
“Come vuoi,” lo liquidò lei inarcando un sopracciglio, “ti aspetto qui?”
“Certo, sarò di ritorno tra un po’.”
 
 
 



La brezza che dal mare risaliva per le vie e i palazzi di Lieres non mancava di infiltrarsi lungo i corridoi della corte. Brevi folate colpivano i ciuffi spettinati di Lyon, mentre percorreva quegli androni come ogni altro giorno. Nella mano recava la lettera che Nestor aveva scritto pochi minuti prima;
aveva dovuto discuterne un bel po’ prima di convincerlo che era la cosa migliore: ‘usare il nome del re senza il suo consenso va contro la legge’ gli aveva ripetuto il vecchio con quella sua parlata cantilenante; ma Lyon aveva giustamente replicato che l’unica a sapere di quella violazione sarebbe stata Lady Estella, e il suo corpo, donato al suolo in poche ore, avrebbe taciuto come ogni altro morto.
Non restava che consegnarla ad Hélia e dirle di accompagnarla alla tisana che stava preparando.
A grandi falcate, perciò, Lyon si avvicinò nuovamente alle cucine, e quando vi fu nelle prossimità ridusse l’intensità del passo.
Si affacciò, poi, in quel cunicolo da cui ogni giorno venivano sfornate pietanze in grado di deliziare i palati più pretenziosi, e con lo sguardò indagò per cercare Hélia: la ragazza sedeva in un angolo, mentre addentava una mela. Sul tavolo, proprio di fronte a lei, un vassoio e una tazza fumante.
Lyon le si avvicinò contraendo un sopracciglio e sventolando davanti a sé la lettera.
“Era ora! La tisana sarà ghiaccio tra poco,” disse la donna masticando il frutto.
“Ho dovuto convincere il vecchio,” sospirò Lyon, leggermente spazientito dal tono sarcastico di Hélia, “e ha scritto questa lettera: reca il sigillo reale e invita lady Estella a vedersi nelle cucine di nascosto. La donna crederà che sia re Sindel ad avergliela inviata; o meglio, tu glielo farai credere, portandogliela con la tisana e dicendole che è stato il sovrano in persona ad incaricarti. È semplice.”
La donna ravvivò le sue chiome rosse e annuì con sufficienza.
“Ti aspetterò fuori. Quando mi avrai portato la donna, non avrai più nulla a che fare con questa situazione. Ma… solo a condizione che tutto proceda come ti ho spiegato.”
Lei si alzò, abbandonando non curante la mela sulla superficie di legno e afferrando il vassoio d’argento, sul quale, intanto, Lyon aveva posto la lettera.
“Come tu dici…” si avviò dondolante verso l’uscita.
Lyon la seguì con lo sguardo e quando fu sparita oltre la soglia della porta prese la direzione opposta alla sua, proseguì per una breve scalinata e in breve si ritrovò nel cortile, all’aperto, immerso nella calda brezza della notte. Respirò quell’aria a pieni polmoni e chiuse gli occhi, sperando che Hélia svolgesse al meglio il compito che lui le aveva assegnato.
 
 
   
 
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