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Autore: malacam    12/04/2009    3 recensioni
La luce che ardeva dalla sigaretta illuminò per un attimo il suo volto, impassibile e freddo come catturato da uno spettacolo irresistibile ma al contempo vacuo. L'uomo rimise la sigaretta nel posacenere, e con i polpastrelli sollevò il mento dello skull come per guardarlo in faccia.
Ruotando il volto leggermente verso sinistra lasciò andare il fumo. Poi avvicinò la mano alla fronte del servo del Conte e, disegnando con il pollice una croce, recitò con voce ferma:
“In nomine Patris... et Filii... et Spiritus Sancti...”

[Cross Marian - Speculazioni sugli avvenimenti precedenti la storia originale]
Genere: Generale, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Benedetto il Signore

Dedico questa fanfiction:

a tuttE quelle persone a cui devo la mia esistenza (sentitevi pure chiamati in causa!)

alle sorelle che mi fanno macchiare le camicie di vino

ai discemoli pazienti e disponibili

al mio troppo giovane padawan

 

 

Benedetto il Signore, mia roccia,

che addestra le mie mani alla guerra e le mie dita alla battaglia

 

 

Parte 1

 

“Allora?...Altro da dire?...”

 

Nonostante il volto dello skull fosse incapace di esprimere emozioni, la sua disperazione e il dolore erano più che evidenti. Il capo reclinato in avanti, quasi non riusciva a fissare in volto l’uomo che aveva di fronte.

Trovava insopportabile il suo profumo di acqua di colonia, e non riusciva a smettere di fissare il vuoto dietro la maschera che gli celava metà del viso.

Sebbene fossero passati anni dall’ultima volta che aveva provato terrore, il custode dell’arca provava ora in modo talmente vivido quella sensazione da credere che non l’avesse abbandonato per un singolo istante della sua esistenza.

“Uff…uff…uff…”

Grondò un fiotto di sangue dalla bocca come per tossire, e la testa gli cadde pesante sul petto.

 

Lui si staccò dalla spalliera dell’elegante poltrona di velluto. Poggiando lentamente il gomito sinistro sul ginocchio e sporgendosi in avanti allungò la mano destra fino al tavolinetto di vetro. Presa delicatamente una sigaretta dal posacenere, con un colpetto del pollice ne fece cadere la metà ormai consumata dal tempo e se la portò alla bocca, facendo un lunghissimo tiro. La luce che ardeva dalla sigaretta illuminò per un attimo il suo volto, impassibile e freddo come catturato da uno spettacolo irresistibile ma al contempo vacuo. L'uomo rimise la sigaretta nel posacenere, e con i polpastrelli sollevò il mento dello skull come per guardarlo in faccia.

Ruotando il volto leggermente verso sinistra lasciò andare il fumo. Poi avvicinò la mano alla fronte del servo del Conte e, disegnando con il pollice una croce, recitò con voce ferma:

“In nomine Patris... et Filii... et Spiritus Sancti...”

Un leggero colpetto alla fronte dello skull con il dito medio ed indice accoppiati e la testa della creatura si spostò pesantemente all’indietro, il sangue che usciva dalla bocca disegnando un arco. Il corpo, sbilanciato, cadde pesantemente all’indietro trascinando con sé la sedia di legno al quale lo skull era stato legato, finendo con un sordo tonfo sul tappeto veneziano bordeaux già macchiato dal sangue macabro e scuro.

L'uomo si riappoggiò alla spalliera della poltrona.

“…Direi che possiamo procedere… ”

disse, riprendendo la sigaretta e facendo un altro tiro.

“…Direi anche io… i tempi sono maturi, ormai…” rispose una voce dell’angolo della stanza di fianco al camino. Lentamente la figura che aveva appena parlato uscì dalla penombra e si incamminò verso il centro della stanza, le braccia lungo i fianchi. Sul suo volto indefinito spiccava un lungo sorriso a spicchio di luna, che però non emanava gioia né pace, e i suoi occhi grandi ed ovali non tradivano nessuna emozione.

“I margini sono stretti, credo ti convenga rispettare gli accordi…”

“Uhm, mio caro Cross... non starai mica tentennando, vero?”

“Naah! Ci tengo solo a ricordarti che nel nostro contratto non è prevista nessuna penale per la rescissione se non la dannazione... prospettiva non certo più piacevole per te che per me…”

Un silenzio pesante scese nella stanza, lo scorrere del tempo dettato solamente dal fumo che usciva dalla sigaretta, ormai quasi del tutto consumata, che l’esorcista teneva nella mano poggiata sull’ampio bracciolo della poltrona. L’aria era impregnata dell’odore del fumo e del sangue. Entrambe le figure erano ferme, immobili, gli unici movimenti erano quelli del fuoco che scoppiettava sottotono, inquieto, e il tremolio delle candele.

Improvvisamente la voce della figura, che rapidamente e silenziosamente si era portata alle spalle di Cross, squarciò il silenzio:

“…tra 48 ore, come stabilito, nel luogo stabilito. 'Alea iacta est'!!!”

Una folata di vento entrò inspiegabilmente nella stanza, circondando la figura. Così com'era apparso il turbine si dissolse portandola con sè.

Con un pesante sospiro Cross spense la sigaretta nel posacenere e si alzò dalla poltrona, facendo leva sui principeschi poggia-mani, per poi dirigersi verso la grande porta di ciliegio di fronte al camino. Subito accanto alla porta c'era un mobile, e su quel mobile dei guanti di seta bianchi che prese e indossò. Con indice e pollice prese una piccola bacchetta che sorreggeva una campana d’argento finemente decorata con disegni floreali, e con questa fece il giro della stanza per spegnere le candele ancora accese. Una volta risistemato l'oggetto aprì il pesante portone, ma prima di uscire si volto verso il camino. Sopra di esso, illuminato dalla luce del fuoco che aveva ripreso a scoppiettare più vivacemente, faceva bella mostra di sé un trittico. Un sorrisino apparve sul volto del generale, che fissando l'immagine di Nostro Signore ripeté:

“Alea iacta est…”

Il portone si richiuse e salvò la stanza dal gelo dell’esterno. 

 

  
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