Fanfic su attori > Cast Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: cin75    27/06/2016    7 recensioni
Dalla storia: “..E so che mi vergognerò a vita anche di questo, ma…” e fece un respiro profondo. “…non era così che mi ero immaginato la prima volta nel tuo letto.” e Jared potè comunque notare un lieve rossore......
“Credimi, anche io mi ero fatto una o due idee su come sarebbe dovuta essere la tua prima volta nel mio letto. E non era certo così!” gli sussurrò amabilmente, mentre gli posava un bacio leggero , appena accennato, sulla bocca...."
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il bar di Jensen, come al solito, verso le sette di sera, aveva una clientela che lui definiva VIP. Avvocati che avevano finito ai loro uffici, impiegati appena liberi dal lavoro. Ogni tanto gruppi discreti di manager che festeggiavano un affare andato a buon fine e professionisti vari. Alle sette, il locale, si riempiva di giacche e cravatte di ogni firma e colore.

La clientela cambiava verso le dieci di sera. Un affluenza più alla mano, più urbana. Universitari, camionisti, operai ma comunque sempre gente che si incontrava per passare qualche ora in compagnia e togliersi di dosso una pesante giornata lavorativa.
C’erano anche i poliziotti, i detective e quelli del laboratorio della centrale poco distante che ormai usavano il suo bar come “colazione , pranzo e cena”.

E poi c’era lui. 
Il “solitario”, come lo chiamava Jensen.

Jared, un poliziotto che immancabilmente entrava nel suo locale ogni sera alle nove e un quarto, chiedeva la sua birra e se ne stava al solito tavolo ad angolo a spulciare o dal suo cellulare o quando lo aveva, dal suo tablet. A volte Jensen sapeva che era per lavoro , a volte lo aveva beccato a giocare a Puzzle-Pet. Quando capitava si scambiavano uno sguardo complice, ma tutto iniziava e finiva lì. Scambio di sguardi. Sorrisi ricambiati. Sbirciate tra una birra e l’altra, a volte, troppo a lungo trattenute. Ma niente altro.

A Jensen piaceva. Piaceva quella gente. Indifferentemente. Due mondi diversi che però avevano come punto di incontro il suo locale , perché avevano capito che nel suo locale si stava bene.
Sì, a Jensen piacevano tutti.
Tutti, tranne il gruppo che , come al solito , ogni mercoledì, occupava il tavolo centrale.
Quel mercoledì, però , la cosa andò un po’ troppo oltre.
 
Il solito gruppo di studenti universitari, quelli del tipo “stronzi figli di papà”, entrò nel bar e si sedettero al consueto tavolo.
Felicia, la cameriera che lavorava da anni con Jensen, sbuffò di esasperazione quando li vide. Quei tipi erano volgari, arroganti e una o due volte, Jim, il barista, era dovuto intervenire, perché stavano allungando un po’ troppo le mani e Jensen, che quella sera era assente, quando lo venne a sapere andò su tutte le furie.
La ragazza gli lanciò uno sguardo quasi implorante e il proprietario le fece cenno di non occuparsi di loro ma degli altri tavoli.
Jensen, che in quel momento stava parlando con Jim delle ordinazione di cui c’erano bisogno nel locale,  venne fuori da dietro il bancone e si avvicinò al tavolo.
“Allora ragazzi, che vi porto?!” chiese cordiale.
Quello che sembrava essere colui che guidava il gruppo, lo guardò da capo a piedi, sorridendo  insoddisfatto. Fece l’occhiolino all’amico al suo fianco e poi rispose a Jensen.
“Niente di personale, amico, ma preferiremmo che fosse la ragazza…” indicando Felicia che era accanto ad un altro tavolo. “…a prendere l’ordinazione.”
“Mi dispiace, ma Felicia, come potete vedere, è impegnata. Quindi dovrete accontentarvi di me!” insistette Jensen.
“Tranquillo! Vuol dire che aspetteremo!” replicò con aria di sfida l’altro.
“Ve lo ripeto, Felicia è occupata e lo sarà per parecchio, per tutta la serata… quindi o ordinate con me o liberate il tavolo, ragazzi.” continuò con aria accomodante, ma comunque decisa.
“Senti amico. Capisco che qui c’è tanta bella carne al fuoco…” disse il tipo, indicando lui e i suoi amici.  “…ma vedi, noi siamo più interessati al suo di culo che al tuo!!” e gli altri risero stupidamente.
“Ehi, stronzo vestito da coglione!!” gridò Jim da dietro al bancone che aveva ascoltato tutto. “Ridillo ancora!!” lo provocò appoggiando sul bancone, con un gesto stizzito,  una mazza da baseball.

Che Jensen fosse gay, non era un segreto e di certo non era un problema per lui o per chi frequentasse il posto. Ma a quanto pare lo era per quei tipi decisamente poco civili.

“Jim….va’ tutto bene, amico.” lo richiamò alla calma , Jensen. “ Rinfodera le armi.”
“Si, Jim….rinfodera le armi!!” lo canzonarono quelli del tavolo, mentre nel locale era sceso un preoccupato silenzio.
Jensen deglutì a fatica e ammonì solo con lo sguardo l’amico barista che scalpitava per dare una solenne lezioni ai quei marmocchi cresciuti male. “I nostri amici se ne stanno andando!” fece con calma mentre richiudeva il taccuino delle ordinazioni.
“E chi lo dice?!” domandò nervosamente il “capobranco” guardando con aria di sfida il ragazzo in piedi accanto a loro che stava per controbattere.

In quel momento, un distintivo della polizia, finì al centro del tavolo.

Il gruppo si ammutolì all’istante.
Fissò prima lo stemma dorato che dondolava ancora in cerca di una posizione stabile, poi lentamente si voltò verso la figura alta e imponente che si ergeva poco dietro di loro. Precisamente dietro lo stupido leader.
“Io!! Lo dico che state per andarvene!” fece il solitario. Jared. “Ora vi alzate, chiedete scusa per il disturbo e poi non vi fate più vedere qui dentro.”
Il ragazzo che cercava guai, lo fissò negli occhi, cercando un minimo segno di debolezza, ma deglutì quando non ne trovò alcuno.
Quindi fece ricorso all’unica cosa che aveva dalla sua. La stupidità.
Fece per alzarsi, proferendo un azzardato: “Te lo scordi sbirro del caz…” ma la frase gli morì in gola e sulle labbra, perché le mani forti e decise di Jared si andarono a posare, una sulla spalla e una sulla testa dell’inutile ribelle, così che il poliziotto ebbe la possibilità di rimetterlo a sedere bloccandogli la testa sul tavolo , con decisione.
“Te lo ripeto ancora una volta. Se non vuoi che porti te e i tuoi stupidi amici in centrale per disturbo della quiete..” indicando il locale e la gente che li stava guardando. “…tentato abuso…” fissando Felicia. “…offesa verbale…” indicando Jensen,“..adesso ti alzi, chiedi scusa e sparisci. Intesi? ” gli sibilò all’orecchio che non era schiacciato contro il tavolo.
“Io non….” tentò ancora di ribellarsi.
“Intesi??” fece ancora con più decisione , Jared, spingendo più forte contro il tavolo.
“Sì..cazzo….cazzo. Sì, ok!!” fece alla fine, dovendosi arrendere.
Jared lasciò la presa così che il ragazzo potesse tirarsi su e poi lo fissò severo.
“Sto aspettando!” lo incoraggiò avanzando minaccioso verso di lui.
Il ragazzo indietreggiò appena e poi guardando Jensen, anche se con rancore, mestamente fece le sue scuse. “Scusa per il disturbo!”
“Ora sparisci..” e poi guardò Jim con aria perplessa. “Com’era?” chiese a mo’ di suggerimento.
“Stronzo vestito da coglione!” ripetè soddisfatto il barista con tanto di sorriso sulle labbra.
“Già! Sparisci…stronzo vestito da coglione!” gli fece eco Jared e poi lo spinse via, indicandogli l’uscita, che un secondo dopo, tutto il gruppo si apprestò a guadagnare.
 
Un attimo di silenzio. Una sorta di limbo.
Poi un applauso scrosciante riempì il locale.

Di certo non era una scena che era passata inosservata, ma Jared non si era reso conto di aver attirato così l’attenzione e si sentì avvampare. Perfino un paio di avvocati suoi amici gli andarono a dare delle calorose pacche sulla spalla. Il giovane fece un sorriso impacciato e dopo aver guardato di sfuggita Jensen, che in tutto quel frangente lo aveva osservato ammaliato,  recuperò il suo distintivo e anche lui si avviò verso l’uscita.
Un momento prima di entrare in macchina, si sentì afferrare per il braccio.
Scattò istintivamente ma tutto si spense quando , una volta giratosi, si ritrovò davanti gli occhi verdi di Jensen.
“Ehi! Calma Tigre!!” fece Jensen alzando le mani in segno di resa. “Volevo solo ringraziarti per prima. Insomma, era da un po’ che quegli stronzi davano noia al locale. E stavo cercando un modo indolore per farli andare via. Non sapevo che mi saresti bastato tu… per riuscirci!” furono le parole che Jensen usò per ringraziarlo.
“Dovere.” convenne il poliziotto. “Il tuo locale mi piace , ci sto bene. Ed era un peccato che tipi come quelli rovinassero l’atmosfera!” fece sorridendogli.
“Il mio locale.. ti piace?!”
“Molto o non ci verrei tutte le sere!” gli fece presente Jared e Jensen si sentì un idiota per aver fatto una domanda così stupida. Ma poi ne fece una ancora più stupida.
“E ti piace solo il mio locale?!”
Jared acuì lo sguardo sul ragazzo che si era appena reso conto della domanda e come lui prima, nel locale, era diventato di una pregevole tonalità di rosso.
Il poliziotto sorrise onorato.
“Diciamo che mi piace anche la gente che c’è dentro!” la prese alla lunga, il furbo.
“Tutta …la…gente?!” azzardò tentennante Jensen.
Jared sorrise ancora, però in maniera più ammiccante, questa volta.
“Non tutta. Una in particolare!” si diede coraggio e confessò.
Ma Jensen , oramai, sembrava lanciato e convintosi che arrivato a quel punto la sua figuraccia l’aveva fatta, chiese ancora.
“Una?” quasi sussurrò.
Jared, accostò lo sportello della macchina e fece un passo verso Jensen, che senza accorgersene, smise di respirare per un  attimo.
“Uno!” rispose Jared ad un soffio dal viso dell’altro che si ritrovò a sorridere come un ebete. “Ci vediamo domani, Jensen!”

Jensen annuì, impacciato come un scolaretto. Sapeva che si sarebbe dato dello stupido per aver dato quell’impressione, ma sapeva anche che Jared gli era sempre piaciuto, anche quando non sapeva di quell’ “uno” che gli aveva dato come risposta.
Era sicuro che si trattava di lui. Nel locale c’era solo Felicia. Jim, anche se adesso non lo era più,  era stato sposato e con un figlio.
Doveva essere lui!! Per forza!
Oppure …“Evvai con le figure di merda!!
 
“Potevi....Dovevi dirmelo prima!” disse Jensen facendo ricorso a tutto il suo coraggio.
 
Jared gli sorrise mentre saliva in macchina. “Non sarebbe stato così divertente!!” e mise in moto.
Jensen  rimase per un po’ fuori a fissare la macchina di Jared che si allontanava e quando rientrò nel locale, il sorriso da ebete ancora non gli chiudeva le belle labbra carnose.
 
Jim, che stava passando delle birre a Felicia, lo vide entrare con quell’espressione e richiamò l’attenzione della ragazza.
“Guarda un po’ Romeo!!” esclamò scherzando.
Felicia, si girò a guardarlo e poi facendo l’occhiolino a Jim, esclamò un convinto: “A me sembra più Giulietta!!”
“Non farti sentire da lui!!” lo rimproverò bonariamente l’amico barista.
“Scherzi??!! Vuoi che mi licenzi?!” si allarmò innocentemente.
Jensen, a quel punto, si voltò a guardarli e riacquistando il suo sguardo magnetico alla criptonite, come lo chiamava Felicia, e il suo fare sicuro, si avvicinò al bancone da dove i suoi collaboratori lo stava fissando.
“Voi due…. quando avrete finito di sfottermi, tornate a lavoro!” e andò nel suo ufficio.
“Cavolo!  Ci becca sempre!” fece Jim, seccato.
“Ma come fa , dico io!!” fece sconvolta Felicia. “Secondo me ha anche il superudito!” riflettè la ragazza ritornando ai tavoli.





N.d.A.: Rieccomi!! sono come i brutti film dell'orrore: A volte ritornano!!!
Spero che questa storia vi piaccia. Onestamente non l'ho ancora divisa in capitolo quindi non so quanti ne verranno fuori, ma non sarà una long, very long.

Fatemi sapere!
Baci, Cin!!

 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75