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Autore: nikita82roma    30/06/2016    5 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Gli Hamptons erano per Kate uno di quei posti glamour da copertine per riviste frivole, dove si incontravano per feste private e cene patinate le celebrities di New York e non solo. 
Non sapeva cosa aspettarsi da quel posto ma comunque non vedeva l'ora di cambiare aria per un po'. Erano passati a salutare suo padre prima di partire, non lo vedeva da qualche giorno e sapeva quanto ci tenesse ad accertarsi che lei stesse bene. Jim fu entusiasta dell'idea che Rick e Kate trascorressero un po' tempo soli nella loro casa al mare: lì aveva accompagnato sua figlia tra le braccia di quell'uomo che ogni giorno la trattava come se fosse il gioiello più prezioso della terra e sapeva che non poteva desiderare di meglio per lei, e che, nonostante tutto quello che era accaduto, con Rick Kate era al sicuro dal suo nemico peggiore: se stessa.

Quando uscirono di casa Kate si aspettava di trovare come al solito l'autista ad attenderli ed invece Rick le comunicò che si sarebbe dovuta accontentare della sua guida. Era la prima volta che avrebbe guidato di nuovo per un lungo tragitto, però si sentiva bene come da tanto non gli capitava ed era convinto che fosse proprio perché stavano per partire: aveva in mente molte cose per quei giorni da fare con lei e questo lo rendeva euforico.
Controllò più volte che tutto fosse apposto, che Kate stesse comoda, che avesse acqua a sufficienza se avesse avuto sete, che la temperatura dell'aria condizionata fosse confortevole e che la musica fosse quella giusta. Sistemò specchietto e sedile, mise gli occhiali da sole, si voltò verso Kate, le diede un bacio e poi partì.
Guidava sorridendo, era un giornata infrasettimanale e non c'era molto traffico, ogni tanto si voltava a guardare Kate che osservava fuori dal finestrino un mondo che in otto anni doveva trovare almeno un po' cambiato, poi cullata dall'andatura costante di Castle si addormentò. Quando Rick se ne accorse accostò per sdraiarle il sedile e farla stare più comoda. Non riuscì ad evitare di osservarla per un po' mentre riposava tranquilla ed infine la coprì con il foulard che teneva nella borsa per evitare che si infreddolisse.
Kate si svegliò quando erano quasi arrivati. Percorrevano una strada panoramica dove le ville dei "milionari capricciosi" come si era divertita a chiamarli si susseguivano, nascoste tra gli alberi ed i viali per rispettare la privacy: Rick passando davanti ad ogni proprietà le diceva chi ci abitava e lei commentava spesso con irriverenza la maestosità di certe abitazioni. Abbassò il finestrino per sentire i suoni della natura: il canto delle cicale, il frusciare del vento, gli uccellini che saltellavano sulle recinzioni ai bordi delle strade. Era tutto diverso rispetto a New York e già solo essere lì, in quella strada costeggiata dagli alberi e dalla natura la faceva sentire rigenerata.
Quando lasciarono la strada principale per entrare in un vialetto ben protetto da alti platani Kate rimase a bocca aperta nel vedere la villa che si rivelava ai suoi occhi. Rick si voltò varie volte ad osservare il suo volto stupito ed un sorriso spontaneo nacque sul suo viso. A Kate quel posto era sempre piaciuto, dalla prima movimentata volta in cui erano stati lì. Era lì che si sarebbero dovuti sposare e lì che poi si sposarono ed era sempre lì che si rifugiavano appena potevano, anche fuori stagione, quando lei aveva un paio di giorni liberi e così potevano stare da soli godendo solo della reciproca presenza, senza nessuno che li disturbasse. Da quando si erano ritrovati dopo quell’assurda separazione, avevano deciso che quei pochi momenti che ritagliavano solo per loro dovevano essere tali, senza nessuna distrazione, senza nessuno che li interrompesse nei momenti meno appropriati. Lo avevano fatto anche poche settimane prima della sparatoria al loft un colpo di testa alla Castle, era passato a prenderla al distretto il sabato pomeriggio e l’aveva portata lì senza dirle nulla per tornare a New York il lunedì mattina presto riportandola direttamente a lavoro. Non era stato un week end propriamente riposante, ma sicuramente molto divertente e gratificante per entrambi.

- Castle mi avevi detto che avevi una casa, non una villa enorme!
- Tecnicamente Beckett una villa enorme è una casa. - Le rispose mentre parcheggiava l’auto, poi corse per aprirle lo sportello e farla scendere. Kate si guardò ancora intorno cercando di capire quanto effettivamente fosse grande quella villa.
- E’ molto grande - le disse Castle rispondendole prima ancora che glielo chiedesse. - Ma la cosa più bella è fuori, dall’altra parte.
Rick aveva dato istruzioni al personale di preparare l’intera villa per il loro arrivo: la dispensa era stata rifornita, le camere sistemate e la piscina riscaldata perché anche se era piena estate era sempre difficile avere l’acqua alla temperatura ottimale. Mike, uno degli inservienti, lo attendeva all’interno e lo aggiornò di tutto quello che avevano fatto, come da sue disposizioni e mentre Castle conduceva Beckett sul retro, il ragazzo portò in casa i loro bagagli e poi li lasciò soli. Se avevano bisogno di qualcosa, avrebbero chiamato loro.
La prese per mano, attraversarono la grande sala ed uscirono dalla veranda. Il verde del prato si perdeva fino ad arrivare all’azzurro dell’oceano tagliato dal piccolo sentiero che conduceva alla spiaggia. Era, come quasi sempre negli Hamptons, una giornata ventilata. Kate non amava molto il vento, ma lì era diverso. Alzò la testa e chiuse gli occhi, lasciando che quelle morbide folate le scompigliassero i capelli lasciati sciolti. Spesso non si ricordava di avere i capelli così lunghi adesso, da quando era morta sua madre ed era entrata in accademia li aveva sempre tenuti corti per limitare la sua femminilità che temeva fosse un ostacolo in un mondo tendenzialmente maschile e maschilista, ma non si era mai resa conto di come lei sprigionasse qualcosa che andava ben al di là di un’acconciatura.
Si ritrovò inebriata della vecchia piacevole sensazione di farsi spettinare dal vento. Non era solo un refrigerio che allontanava il caldo afoso della città, quel vento la faceva sentire viva ed amava anche la percezione dei brividi sulla pelle che risvegliavano i sensi intorpiditi. Aveva bisogno di vita dopo essere quasi morta. Aveva bisogno di vita per nutrire la sua e quella del suo bambino. Castle lasciò che si godesse quella sensazione di ritrovata libertà, poi la invitò a sedersi con lui su uno dei divani bianchi che si trovavano sotto la veranda. Le prese una mano e la tenne tra le sue, accarezzandola. Gli piacevano le mani di Kate, le sue dita sottili, gli piaceva il contrasto con le sue molto più grandi che facevano sembrare quelle di lei ancora più piccole. Trovava il tenersi per mano qualcosa di molto intimo a cui lui dava un grande significato, voleva dire che l’avrebbe protetta, che non l’avrebbe lasciata, che sarebbero rimasti uniti. Quante volte negli anni si erano comunicati tutto solo tenendosi per mano e non c’era bisogno che nessuno dicesse niente, perchè loro si capivano solo sfiorandosi le dita, accarezzando il dorso, era una cosa loro, uno dei loro modi di connettersi nel quale nessuno poteva interferire in nessun modo e gli mancava quel gesto così naturale di intrecciare le loro mani insieme e stringerle. Era un gesto istintivo che avevano fatto dalla prima volta che avevano lasciato libero il loro amore.
- Cosa ti va di fare Kate?
- Non lo so… è tutto stupendo qui, così… “wow”
- “Wow” è un complimento bellissimo! Dopo ti faccio fare un giro della casa… di là si va al mare - disse indicandole il sentiero - c’è un po’ da camminare, a me non piacciono le case troppo vicine alla spiaggia sai, gli tsunami quelle cose lì… Però se vuoi abbiamo la golf car per spostarci.
- Credo di riuscire ad arrivare a piedi alla spiaggia Castle! 
- Ok, niente golf car, come non detto. A sinistra c’è la piscina è riscaldata se vuoi fare il bagno. Se vuoi leggere o rilassarti, prendere il sole, quello che vuoi non ti disturberà nessuno, qui, in piscina o nel giardino c’è tutto quello che vuoi, tutto per te.
- Sei un perfetto padrone di casa Richard Castle! È qui che porti tutte le tue conquiste?
- Non ho più bisogno di conquistare nessuno da anni Kate e non ho intenzione di farlo in futuro. L’unica persona che voglio riconquistare sei tu. La prima volta che ti ho portato qui avevi le stesse paure di adesso, lo sai?
- Quali paure? Chi ti dice che ho delle paure? - Rispose Beckett un po’ infastidita di essere stata punta sul vivo. 
- So so da come lo hai detto. Ti dava fastidio che avevo portato qui le mie donne. 
Si morse il labbro per essere stata scoperta. Perchè le doveva dare fastidio il suo passato di tanti anni prima?
- Quel giorno ti ho detto una cosa, che vale ancora oggi e varrà per sempre… 
- Nessuna è te - Kate si stupì di averlo detto. Nella sua mente quella frase riecheggiava insieme a quella vista sull’oceano. Nulla di più, ma sapeva che l’aveva detta lui, anche se non ricordava quando. Rick sorrise ed i suoi occhi azzurri brillavano come zaffiri purissimi, non commentò con le parole l’essersi ricordata la sua frase, ma quello sguardo esprimeva tutta la sua gioia.
- Sì Kate. Nessuna è te. Nessuna sarà mai te.
Kate lo guardava sforzandosi di portare a galla qualche altro frammento della sua vita, ma quei ricordi apparivano come flash improvvisi senza lasciare altra traccia di se da seguire, nessun filo per raggiungere il bandolo della matassa. La cosa che l’aveva scossa di più era non riuscire a collegare a quel ricordo nessuna emozione. Come se avesse visto qualcosa che non la riguardasse, era un ricordo sterile, senza sentimenti eppure era sicura che quando lui le aveva detto quella frase, il suo cuore doveva essere stato un groviglio di emozioni diverse, come lo era in quel momento dove la paura, la rabbia e qualcosa al quale non sapeva, o non voleva ancora, dare un nome si mescolavano in lei.

Rick l’accompagnò a vedere l’interno della casa. Gli spazi ampi sembravano, con le grandi vetrate ed il mobilio chiaro, ancora più grandi. Al piano superiore c’era un numero impressionate di camere “sette, anzi no otto” le disse Castle correggendosi e Kate trovò buffo che non sapesse nemmeno di quante stanze fosse composta la sua casa. Le disse poi che la casa era talmente grande che, se lei avesse voluto, avrebbe potuto passare giorni interi senza incontrarlo ma Kate ne dubitava, perché era certa che lui si sarebbe fatto trovare da lei ovunque. 
La condusse nella loro stanza e non poté non notare la grande ancora, il caminetto per le fughe romantiche fuori stagione, i richiami alla vita marina delle conchiglie e coralli e la porta aperta che dava sull’enorme bagno con una grande vasca idromassaggio al centro. Era tutto molto rilassante, avrebbe detto che sarebbe stato anche tutto perfetto in un’altra circostanza. Pensava a come avrebbe dovuto vivere quei giorni lì con Castle. Ne aveva parlato anche con Burke e lui le aveva semplicemente detto di viverli come avrebbe voluto fare, senza pensare a cosa era stato o a cosa sarebbe stato in seguito. Di concentrarsi sul presente e sulle proprie emozioni. Burke le aveva anche consigliato di smettere di farsi domande su cosa lei e Castle fossero o cosa sarebbero diventati, e Kate aveva deciso di provare a farlo, di tentare di vivere il suo presente e seguire la strada dove l’avrebbero portata le sue emozioni e i suoi sentimenti. Di non vedere Rick come il marito ed il padre del bambino che portava in grembo del quale non ricordava nulla, ma come l’uomo che aveva imparato a conoscere in quelle settimane, la persone di cui le piaceva la compagnia, con la quale si divertiva a ridere, che la faceva stare bene, quello a cui piaceva rimanere abbracciata quando voleva sentirsi protetta e del quale aveva imparato ad amare il sapore delle labbra ed il profumo della pelle. Sapeva che non sarebbe stato facile, perchè alla confusione che regnava nella sua mente si univano i sentimenti fin troppo palesi di Castle che non facevano altro che ricordarle tutto il di più che c’era stato tra loro, non era facile vivere con un uomo che non perdeva occasione per dichiararle il suo amore e quanto lei fosse importante per lui, si sentiva rivestita di un carico di responsabilità nei confronti dei suoi sentimenti che a volte le sembrava estremamente difficile da sopportare ed aveva paura di ferirlo, non se lo sarebbe meritato dopo tutto quello che faceva per lei. Sapeva, però, che Rick avrebbe camminato al suo ritmo, lo stava facendo dall’inizio, senza mai forzarla e lo avrebbe fatto ancora, a costo di buttarsi il sale sulle ferite del cuore.
Kate girò su se stessa per ammirare ancora meglio quella stanza e vide in un angolo i suoi bagagli.
- Anche qui lasci a me la nostra camera? 
Faticò a dire quel nostra ma si sforzò di farlo. Non era una cosa le veniva naturale, ma ci provava, lo faceva per lui, erano quelle piccole cose che aveva capito lo rendevano felice.
- Per lo stesso motivo, Kate. Troppi ricordi. Anche recenti.
L’umore di Rick cambiò improvvisamente e lei se ne accorse. Le disse che sarebbe andato a sistemare la tavola per il pranzo, così lei avrebbe avuto modo di prepararsi in tutta tranquillità. Non finì nemmeno di mostrarle il resto della villa, le diede un bacio sulla guancia ed uscì.
Kate capì che lui doveva aver pensato a qualcosa in particolare, che forse gli era venuto in mente solo in quel momento, perchè il suo umore era stato ottimo fino a poco prima. Indossò un paio di shorts ed una comoda tshirt e scese al piano inferiore. 

Il tavolo rotondo in sala da pranzo con la vista sul retro della villa e l’oceano era già apparecchiato e varie pietanze erano appoggiate su un carrello a lato. Rick non c’era ma intravide il suo ciuffo fuori dalla veranda. Non sapeva se raggiungerlo o aspettarlo dentro, se avesse preferito averla vicino oppure essere lasciato solo con i suoi pensieri e i suoi ricordi. Non fece in tempo a decidere cosa fosse meglio, che Rick rientrò, sorpreso nel vederla lì in piedi vicino al tavolo. 
- Ehy, sei qui da molto?
- No, sono appena scesa, ti stavo cercando…
- Ero fuori scusami
- Nessun problema Rick.
Era una conversazione nella quali erano entrambi in imbarazzo. Lui per essere stato colto da lei in un momento di difficoltà e lei per essere stata scoperta mentre lo osservava. Entrambi avrebbero voluto dirsi altro e spiegarsi, ma non lo fece nessuno dei due, così si accomodarono silenziosamente a tavola, mangiando quanto era stato preparato per loro.
- Carol ci ha preparato manicaretti per un paio di giorni - disse Rick interrompendo quel silenzio fatto solo di posate che tintinnavano sui piatti - Ha fatto tutto quello che sa che ti piace di più.
- È tutto buonissimo infatti. - Gli sorrise prendendo la sua mano sul tavolo. Voleva in qualche modo fargli capire che gli era vicino. Finirono di mangiare senza dirsi nient’altro. Quando Castle stava per rimettere a posto la tavola Kate lo aiutò e per la prima volta si trovarono a fare le normali cose di casa come una coppia qualsiasi. Le loro mani si scontrarono sullo stesso piatto e ritraendole entrambi lo fecero cadere rovinosamente a terra andando in mille pezzi. 
- Scusami Castle… 
- No, Kate, scusami tu e non per il piatto.
Rick cercò di finire rapidamente di sistemare, mettendo i piatti nella lavastoviglie ed il cibo avanzato in frigo, mentre Kate in piedi davanti alla cucina lo osservava muoversi a testa bassa da una stanza all’altra.
- Fermati Castle - gli disse prendendolo per un braccio ed obbligandolo ad interrompere il suo andirivieni. Lui alzò gli occhi incrociando il suo sguardo. - Cosa è successo?
- Nulla Kate, va tutto bene.
- Non fingere con me, non sei capace. 
- Scusami.
- Non voglio le tue scuse Castle, voglio sapere cosa è successo, perchè qualsiasi cosa che ti ha fatto cambiare umore così all’improvviso so che riguarda anche me e qualcosa che è successo qui. Qui per favore dimmelo.

Le chiese di aspettarlo fuori, si sarebbe cambiato anche lui e l’avrebbe raggiunta. In un angolo riparato del giardino c’era una grande cabana ricoperta di morbidi cuscini. Kate non resistette alla tentazione di sdraiarsi lì all’ombra, cullata dal rumore delle onde e dal vento che gonfiava le tende bianche appena legate ai lati. Si addormentò senza nemmeno accorgersene e quando Rick arrivò la trovò dormire tranquillamente. Si sdraiò al suo fianco osservandola amorevolmente, accarezzandole delicatamente i capelli. Sarebbe rimasto così anche tutto il pomeriggio e tutta la notte. Così era tutto come sempre, come quando Kate dormiva e lui la guardava e fantasticava su di loro pensando al futuro. Kate all’improvviso si voltò e Castle, pensando che si stesse svegliando, provò ad alzarsi per mettere più distanza tra loro, ma fu bloccato dall’abbraccio di lei che, continuando a dormire, avvicinò la testa al suo petto appoggiandosi su di lui. Continuò a dormire così come aveva sempre fatto, vicino a lui, tra quelle braccia che aveva sempre considerato come la sua vera casa, ovunque si trovassero. 

Rick non riuscì a fare finta di nulla e la strinse a se, inspirando il suo profumo, rigenerandosi. Fece scivolare la mano lungo il suo fianco e poi la spostò più avanti fino a raggiungerle il ventre appena accennato e lo accarezzò prima timidamente, poi indugiando più a lungo in quel gesto che adesso sentiva essere così naturale che non capiva come poteva aver fatto a privarsene fino a quel momento. Cominciò piano piano a sussurrare al loro bambino, a dirgli quanto era amato, nonostante tutto quello che stava accadendo, gli raccontava di quando con sua madre avevano parlato di lui pensando come sarebbe stato avere un piccolo Castle per casa, di quante volte lui aveva fantasticato nell’immaginarlo così piccolo e perfetto, metà Castle e metà Beckett, con la sua fantasia e la razionalità di lei. Mentre lo accarezzava gli raccontava di quanto lo avesse desiderato da sempre perchè non ci sarebbe stato nulla di più bello che avere un figlio da Kate e lo pensava ancora adesso e c’era una cosa della quale non avrebbe mai dovuto dubitare il loro bambino: anche se era arrivato all’improvviso in un momento in cui erano del tutto impreparati, lui era il bambino nato dall’amore più assoluto. Castle disse a suo figlio che gli era grato per aver anticipato i tempi per arrivare tra loro, perchè ora lui lo doveva aiutare, doveva essere il suo alleato per far ricordare alla sua mamma tutto quello che avevano fatto per arrivare ad avere lui. 

Rick era talmente preso dalla sua prima conversazione padre/figlio che non si era accorto che Kate si era svegliata e lo stava ascoltando fino a quando, convinto che come primo discorso fosse sufficiente perchè non voleva dirgli troppe cose o annoiarlo, si rilassò addormentandosi. Kate allora aprì gli occhi e osservò il volto dell’uomo che la stava stringendo dolcemente a se molto più sereno di quando lo aveva lasciato prima, ma come si mosse, anche lui spalancò gli occhi e si irrigidì. La sciolse immediatamente dal suo abbraccio, balbettando scuse.
- Kate… io non avrei dovuto… sei stata tu ad avvicinarti… io non lo avrei mai fatto adesso… non…
- Castle è tutto ok. Non è successo niente. - Kate si pentì di quella frase non appena si accorse di quanto il suo significato poteva essere sbagliato. Non era vero che non era successo niente. Aveva appena sentito una delle conversazioni più belle della sua vita e stare così le piaceva ed anche molto. - Cioè, non è successo niente di brutto.
Si corresse e per fagli capire ancora di più il senso delle sue parole, prese il braccio di lui e fece in modo che la abbracciasse ancora. Rick non si muoveva, non voleva fare nulla di sbagliato in un senso o in un altro.
- Mi devi ancora dire cosa è successo prima che ti ha fatto cambiare umore.
- Ho pensato all’ultima volta che siamo venuti qui.
- Ricordi belli o brutti?
- Belli, molto belli. Una vera e proprio fuga dalla città, come due ragazzini.
Kate sorrise ad immaginarsi lei, capitano del 12° distretto scappare con suo marito nella loro villa al mare come due adolescenti. Immaginò la nostalgia di Rick per quei giorni, si accoccolò meglio sul suo petto e gli accarezzò il volto. Aveva una leggera barba incolta che le piaceva molto.
- Ho fatto due conti Kate e sono quasi sicuro che è successo qui, quel giorno.
- Cosa Rick?
- Il nostro bambino. Da quello che ha detto il tuo ginecologo, credo proprio che sia stato quando siamo venuti qui l’ultima volta.
- Mi piace qui Castle. Mi piace molto. Mi piace essere qui con te.
Le piaceva veramente stare lì tra le sue braccia. Aveva sentito tutto il discorso che aveva fatto al loro bambino e pensava che non poteva desiderare padre migliore per lui, era certa che qualsiasi cosa fosse successa tra loro, Castle per il loro bambino ci sarebbe sempre stato. Kate continuava ad accarezzare dolcemente il volto di Rick che chiuse gli occhi godendosi quel momento. Se quegli erano gli effetti di stare negli Hamptons potevano anche fermarsi lì fino a che lei avesse voluto, anche per sempre.
- Castle…
- Uhm?
- … Credo che questo sia stato il posto perfetto dove aver concepito nostro figlio.
Rick avrebbe voluto risponderle mille cose, ma tutte gli sembravano stupide, ed anche se avesse voluto, non avrebbe potuto farlo, perchè le sue labbra erano imprigionate da quelle di Kate.

   
 
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