Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    30/06/2016    2 recensioni
Un tesoro dell'isola di Hashima, un boss mafioso che lo cerca.
Una famiglia incasinata e tanto caos per la banda di Lupin e i suoi amici.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Ciao a tutti!!! PREMESSA!! Non è un capitolo importante ma sarà necessario per il proseguo.
Spero che non vi annoi e se avete suggerimenti li accolgo tutti, critiche e anche insulti se necessario.
Voi mi dite cosa devo fare ed io lo faccio (stile Pino e gli anticorpi Ahahahah)
Fatemi sapere, ciauuuuuu




Era un idoizia.
Una donna morta gli affidava una marmocchia di chissà quanti giorni e lui la prendeva.
Quella donna era più ubriaca o fatta di quanto immaginava.
Essendo però in fondo di vita, lo faceva sicuramente per disperazione e si sa che una donna disperata era capace di gesti estremi.
Uno di quelli e anche ultimo, era stato affidare la sua bambina a lui.
"Non posso tenerti" mormorò Jigen, nascosto in un vicolo con la piccola in braccio "non so curare i mocciosi" pensó ad un alternativa "forse devo portarti alla polizia, almeno ti mollo a loro ed io torno al mio scotch"
La mano della piccola si mosse e, nel sonno, afferrò il dito di Jigen per poi rilassarli e continuare a dormire col sorriso.
Jigen tremó, sperando che non si svegliasse.
Quando notò che era ferma, sospiró.
La osservó attentamente, era una bambina così piccola e innocente.
Come avrebbe potuto lasciarla? Ladro o no, aveva comunque un cuore.
-fanculo! cedo ad una donna in miniatura...sono caduto in basso-
"....e va bene, hai vinto tu...starai con me"
Un altro sospiro
"Dovremo organizzarci, prendere le cose che servono ai mocciosi come te...darti un nome...ma quale?"


16 ANNI DIOPO


"Jigen, scansiona la zona" disse Lupin, parlando attraverso la ricetrasmittente.
Era sempre bello fare colpi e avere il supporto del miglior haker che un ladro possa desiderare.
"Se facessimo prima queste cose, a quest'ora ci risparmieremmo un sacco di lavoro" borbottò Jigen.
Era mai possibile che non facesse una scansione prima di fare il colpo?
Si riduceva sempre all'ultimo minuto.
Ormai era abituato, ma cavolo! Un minimo di intelligenza ci vorrebbe, da parte di un ladro esperto come Lupin.
Ringrazió il cielo che quella volta non aveva partecipato in diretta, avrebbe rischiato di ucciderlo.
"Smettila di lamentarti come un orso"
"E tu smettila di fare la scimmia!"
Armeggiò con il computer portatile e un GPS ed infine ebbe la mappa completa dell'intero museo di diamanti.
Il nuovo colpo prevedeva di rubare il diamante di fuoco.
Narrava, la leggenda, che al calar del sole, l'ultimo raggio avrebbe colpito il diamante e avrebbe mostrato un grande tesoro.
Ovviamente nessuno ci credeva, ma Lupin voleva rubarlo a tutti i costi per due unici motivi.
più l'oggetto è nominato più lui voleva mettersi in mostra
Regalarlo a Fujiko, che intendeva venderlo e riscuotere tutti i soldi lasciando senza Lupin.
Per Jigen, era tutta fatica sprecata, ma almeno faceva qualcosa.
Il computer lampeggiò, mostrando svariati puntini rossi.
"Lupin sta arrivando qualcuno"
"Lasciali venire" rise lui, mentre sfilava il diamante dalla teca.
Problema...questa operazione costó l'avvio dell'allarme.
"Perché non me lo hai detto?!"
"Questo affare non segnala gli allarmi, imbecille!"
"Potevi almeno dirmelo! Mi sarei informato prima!"
Le guardie furono lì in me che non si dica.
"Lupin sei in arresto!" L'ispettore Zenigata, puntuale come sempre, entrò nella stanza con almeno una cinquantina di poliziotti.
"Zazà! Che piacere" lo accolse Lupin con un enorme sorriso.
Gira e rigira, era comunque felice di vederlo.
"Arrenditi Lupin!"
"Scusa paparino ma non ho tempo! Lo sai che devi prendere un appuntamento, ciao ciao!" Detto questo, Lupin, che era appeso ad una corda scesa da poco dal tetto, si sollevò in aria.
"Prendetelo!"
Tutti si gettarono su Lupin, ma con insuccesso.
Ancora non capivano che con Lupin le cose non erano semplici.
Jigen e Goemon avrebbero giurato che l'ispettore provasse qualcosa che andava ben oltre alla semplice voglia di prenderlo.
Le poche volte che riusciva ad arrestarlo tentava le dimissioni perché non aveva più ragione di vivere.
La corda era appesa ad un elicottero, che si libró nell'aria portandolo lontano.
Una volta sull'elicottero, Lupin rise e chiuse il portellone osservando il diamante.
"Quanto è bello" disse voltandosi verso il pilota "ci si può fare una fortuna vero Fujiko, tesoro?"
Il pilota si voltò, ma non era la sua Fujiko.
"Ciao zietto"
Una ragazza, sedici anni e dai lunghi capelli corvini arruffati, lo salutò ammiccando.
"Ma ma ma..." Lupin rimase senza parole "ma dov'è Fujiko?!"
La ragazza si offese
"Come sei gentile, chiedi di lei quando sai bene che ieri sera ti ha dato buca"
"Ma non faceva sul serio!" Piagnucolò lui "ha detto che sarebbe venuta!"
"Ad ogni modo ti sto aiutando io, potresti almeno ringraziare"
"Invece ha mollato l'elicottero svignandosela con la sua moto, perciò sono venuta io a prenderti"
La ricetrasmittente di Lupin gracchiò.
"Lupin tutto bene?" Era Jigen.
La ragazza si voltò di scatto, facendo segno che non c'era.
Lupin parve non badarci "Tutto a posto sto rientrando"
"Lupin, approposito, di ad Anika che appena scende da quell'aereo sono guai"
Lupin ridacchió mentre Anika si mise una mano sul volto, in segno di sconfitta.
La ricetrasmittente smise di gracchiare e Lupin si mise sul sedile del coopilota e prese lui i comandi.
Anika sbuffó e incroció le braccia al petto.
Ogni volta che usciva era sempre la stessa storia, volevano chiuderla in casa.
"Suvvia non fare così Anika"
"Dimmi la verità!" Sbottò "glielo hai detto con qualche parola in codice giusto?"
"Ma come ti viene in mente!?" Si difese lui "come facevo a dirglielo!?"
"Ah non lo so, sei tu quello con gli assi nella manica" poi si alzò e andò sul retro per cambiarsi i vestiti da pilota, sostituendoli con una bella camicia bianca e un paio di jeans.
"Ti manca la giacca e la cravatta e sei uguale al paparino"
Anika rabbrividì "Quale dei due...paparini?"
"Il tuo" a quel punto, Anika sbuffó "Non essere troppo dura con lui"
"Come faccio a non esserlo!" Esclamò "ha sempre da ridire su quello che faccio"
"Cerca di capirlo invece che essere così scontrosa, mi ricordi un sacco Zazà"
La ragazza fece una faccia disgustata "Proprio a lui mi dovevi paragonare!?"
Lupin rise e proseguirono il viaggio fino in aperta campagna, dove i primi paesi erano a dieci chilometri.
Ad Anika piaceva la vita di città, ma anche la solitudine non era male.
Poi era l'unica donna in mezzo a tre uomini e questo, per lei, significava protezione, anche se un po' eccessiva in molte occasioni.
La cosa che odiava di più? Quando arrivava Fujiko.
Ogni volta che arrivava lei succedeva il finimondo.
...ok forse esagerava, ma per Anika era così.
Fujiko non faceva altro che rimproverarla su come si vestiva e pretendeva di farla diventare donna.
Il problema era che il suo "essere donna" costituiva in abiti attillati e scollati, per mettere in risalto le curve.
Anika era magra come uno stuzzicadenti, eppure mangiava per un esercito, quindi di curve ne aveva ben poche.
A mala pena si vedeva il seno.
Quando c'era lei, era finita la pacchia e in sua assenza c'era il padre.
Tra tutti e due, non sapeva a chi dare il voto peggiore.
Raggiunta la casa dove stavano, Anika scese di corsa dall'elicottero fuggendo sulla collina vicino, per evitare di essere rimproverata.
Lupin spense i motori e scese che lui sospirando, ma allo stesso tempo sorridendo.
Quella ragazza aveva la testa dura come suo padre ed era proprio quella caratteristica che piaceva a Lupin.
Era utile in determinati colpi, sfortunatamente, Jigen, non voleva lasciarla venire.
Le scuse erano sempre le stesse:
era troppo piccola
Avrebbe rovinato i loro piani
Anche se non lo avrebbe mai ammesso, Jigen aveva una paura fottuta di perdere l'unica persona a cui voleva bene.
Rientró in casa, dove Jigen era seduto sulla sedia, a braccia incrociate e con la sigaretta accesa in bocca.
"Non intendo chiedere come ha fatto" borbottò Jigen.
"Non saprei risponderti nemmeno io" Lupin si sedette sulla poltrona sospirando di sollievo "dovremmo aggiornare il nostro materiale" disse cambiando discorso.
"Ti ricordo che gli ultimi soldi li hai persi a poker venti giorni fa"
"Non li ho persi!" Si acaldó Lupin "me li hanno rubati!"
"Un ladro come te non si fa derubare, imbecille"
"Imbecille sarai tu!"
Jigen sbuffó e ci furono alcuni istanti di silenzio.
"Cosa hai in mente di fare stavolta?" Chiese Lupin "con Anika intendo"
Jigen alzò le spalle e prese la sigaretta gettandola nel posa cenere, per poi accenderne subito un altra.
"Che vuoi che faccia? Non mi da retta"
Lupin sorrise, che poteva pretendere da una donna?
"Ha sedici anni, Jigen, è naturale che a quell'età non si ascoltino i consigli degli adulti, capirà con il tempo"
"Sì certo, come no" sbuffó nuovamente il socio "intanto si caccia nei guai e non ascolta un cazzo di ciò che dico...non gli interessava se sono suo padre, l'importante è fare quello che vuole"
Stavolta Lupin rise.
Jigen era proprio duro di comprendonio, neanche lui ascoltava gli adulti a sedici anni, perciò non avrebbe dovuto essere tanto scontroso con Anika.
Ma tutti sapevano che Jigen aveva solo paura.
Aveva paura di perderla e per questo era sempre possessivo e impulsivo.
Ancora non capiva.
Come poteva una come lei volergli bene?
Come poteva anche solo pensare che, con lui, sarebbe rimasta protetta per tutta la vita?
Come poteva chiamarlo padre e non aver paura?
Erano tutte domande alle quali cercava risposta da tantissimi anni.
"I giovani, valli a capire" commentó Lupin "approposito, sai niente di Goemon?"
"A detta di Fujiko stava girando per le strade del porto, starà venendo qui"
Lupin si eccitó e iniziò a sbavare al solo nome di Fujiko
"È stata qui?"
"Più di un ora fa"
"E perché non me lo hai detto subito!?"
"Perché ieri ti ha dato buca, scemo"
Jigen non si scompose e finì l'ennesima sigaretta.
Nel posacenere se ne potevano contare almeno ventisette e tutte nella mattinata.
"Quasi quasi vado a cercarla" pensó Lupin "almeno le darò questo bel diamante"
"Tutta fatica sprecata, proprio a lei devi darlo?"
"Ehi! la mia Fujiko ha diritto di essere adulata con qualche bel diamante" se lo mise in tasca ed uscì.
-Se gli da qualcos'altro, forse ottiene la sua attenzione" pensó il pistolero, evitando di esternare i suoi pensieri.
Lupin, nell'andare, si voltò verso la collina, incroció lo sguardo di Anika e ammiccó per poi salire in macchina e partire.
Anika sospirò e continuó ad osservare l'altro lato della collina.
Non ne combinava una dritta e il risultato era sempre lo stesso, veniva sgridata e spedita in camera...o meglio, nell'angolo dove stava il suo letto.
Era stufa di tutto quello.
Un altro sospiro e infine decise di rientrare, ma nel voltarsi il suo viso si illuminò.
Un sorriso apparve sulle sue labbra e corse giù dalla collina, rischiando di cadere almeno due volte.
"Goemon!"
Il samurai, che arrivava lentamene, nel vederla si fermò e accennó un sorriso.
Una volta vicino, Anika gli saltó praticamente addosso.
Lui la prese e la strinse, era così leggera che sembrava non averla.
"Oh Goemon finalmente" sprofondó il viso nel petto di lui "sono passati due mesi!"
"Sono stato trattenuto" le carezzò i capelli per poi fare lo stesso con il suo dolce viso.
"Dici sempre così"
"Ma è vero"
Lei lo strinse forte poi lo guardò "Ti sono cresciuti i capelli"
"E tu sei sempre più leggera" la rimproverò lui
"Scherzi?" Si stupì Anika "l'altra settimana io e lo zio abbiamo fatto una gara di hamburger e ho vinto io con la bellezza di ventitré"
Al solo pensiero Goemon rabbrividì "Piccolo lupo" disse accarezzandole i capelli.
Anika sorrise e si alzò in punta di piedi, posando un piccolo bacio sulle labbra del samurai.
"Anika...per favore" tremó lui
"Che c'è?" Chiese lei "ancora la storia che sono minorenne? Abbiamo vent'anni di differenza ma che problema c'è?"
"Lo sai Anika...non farlo"
"Ma..."
"Lo sai come reagirebbe Jigen" mise le sue mani sulle spalle di lei "Anika, non possiamo"
Ad Anika si inumidirono gli occhi ma cercó di stare calma e ricacciare indietro le lacrime.
Era colpa di suo padre se lei e Goemon non potevano avere una storia, lei lo amava ma lui non sembrava ricambiare allo stesso modo.
"Ben tornato a casa Goemon" disse tagliente e rientró in casa, ignorando completamente il padre e mettendosi da sola nel suo angolo.
La sua vita faceva schifo.

*****

Jigen era uscito verso le undici sera, era andato al pub e fino alle quattro non sarebbe rientrato.
Lupin non si sarebbe fatto vivo prima del mattino seguente.
Anika era rimasta sola e se ne stava nel suo angolo, sdraiata a letto a fissare il soffitto e il cielo fuori dalla finestra.
"Ani" la voce di Goemon interruppe l'amato silenzio.
"Lasciamo stare"
Il samurai non sembrò ascoltare e si avvicinò, sedendosi sul letto vicino a lei.
Poté notare gli occhi lucidi della ragazza, che fissava il vuoto.
"Scusa"
"Perché siamo così?" Chiese lei "perché non possiamo stare assieme?"
Goemon sospirò e distolse lo sguardo
"Non è semplice"
"Perché!?" Esclamò lei alzandosi di scatto in piedi "è per colpa mia? Per la mia età? Che importa?!"
Niente risposta
"È per papà? Chissene frega!"
"Perché non è giusto" la zittì lui.
"Come sarebbe a dire?" Anika tremó "so badare a me stessa, so prendere decisioni e so cucinare!" Aveva il tono di voce alto "so fare più di quanto pensi e di quello che dice mio padre non me ne frega un cazzo!"
"Moderati Anika"
"Perché allora voi le dite?"
"Tuo padre le dice e anche Lupin, io no"
"Allora non farmi vivere con loro due e vedrai che smetterò di dirle!" Si sedette nuovamente ed entrambi sospirarono all'unisono.
Lentamente, Anika avvicinò la sua mano a quella di Goemon, che la strinse dolcemente.
"Non posso Goemon...non posso andare avanti così"
"Devi rassegnarti"
"Ma..." La sua voce era un pigolio "ma io...tu provi lo stesso...so che lo provi"
"Non illuderti" rispose con voce tremante, chiaro segno che anche lui provava lo stesso.
A quel punto, Anika si mise a cavalcioni sopra di lui e, senza preavviso, lo baciò.
Goemon spalancò gli occhi e fece cadere la spada a terra.
Anika lo sentì tremare sotto le sue labbra e il suo tocco, avvertì anche strane vibrazioni provenire da più in basso.
Quando si staccò, lo guardò dritta negli occhi "Ti prego Goemon"
Il samurai tremó e cerco di parlare, ma non fu in grado.
"No..." Mormorò lui, per poi scattare in piedi e recuperare la spada "NO!" Urlò uscendo di corsa dalla casa e fuggendo oltre alla collina.
Anika rimase a bocca spalancata e poco dopo si gettò sul letto, in lacrime.
  
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