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Autore: WindSlayer    02/07/2016    5 recensioni
In revisione
Quando si parlava del figlio in arrivo, gli occhi di Gwyn si illuminavano e il suo sorriso si allargava.
Il suo primogenito era diventato il dio della guerra, visto il suo legame con le armi e la sua abilità del combattimento.
Gwynevere, la sua secondogenita, era così bella da essersi guadagnata il titolo di Principessa del Sole.
(...)
Ma non appena il bambino nacque, sia suo padre che sua madre, notarono che non era avvolto da una meravigliosa luce brillante come i suoi fratelli. Tutti si accorsero della sua debolezza fisica, era gracile come una femmina, e Lord Gwyn provò un misto di imbarazzo e ribrezzo per quel figlio mostruoso. Decise, così, che nessuno avrebbe saputo del loro legame di parentela, e lo avrebbero allevato come una donna. Fu per questo che gli donò un nome femminile: Gwyndolin.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gwyn, Lord dei Tizzoni, Gwyndolin, il Sole Oscuro, I Quattro Re, Manus, Padre dell'Abisso, Nito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo anni e anni... un nuovo capitolo! \*-*/ Non dico nulla riguardo al capitolo... ci vediamo in fondo alla pagina per le note! ;)

VEREOR NOX: GWYNDOLIN, SOLE OSCURO
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Capitolo Sei: Paura

Gwyn non prese bene l’essere stato privato di quell’anima così potente. Aveva deciso, non appena Artorias gliene aveva parlato, che sarebbe stata sua. Non poteva sopportare che un esserino così microscopico, in confronto alla loro statura, gli avesse rubato un tesoro del genere.
Artorias era tornato ad Anor Londo incredulo: mai avrebbe pensato che quel nano si sarebbe suicidato gettandosi sul suo spadone piuttosto che consegnare l’anima che Gwyn desiderava. Non avrebbe mai creduto di tornare con la notizia di un fallimento.
Gwyn divenne ancora più intrattabile e allontanò da sé persino sua figlia, la sua adorata Gwynevere. Con il passare del tempo sembrava sempre più ossessionato dal guadagnare potere.
La Principessa invece cercava disperatamente di avvicinarsi a suo padre: era la sola famiglia che le rimaneva dopo l’allontanamento del primogenito e la morte della madre. Evitava accuratamente Ornstain: non sospettava l’esistenza il tranello di Gwyn. Ovviamente il terzogenito non era contemplato nel suo ramo familiare. Era come diceva Gwyn: lui era diverso. I discendenti del Lord del Sole sembravano avere luce liquida al posto del sangue perché brillavano dall’interno. Il piccolo Gwyndolin, invece, era molto più simile a quei nani che avevano privato Gwyn dell’anima che desiderava: non aveva una luce interna ed era più basso e mingherlino dei suoi consanguinei. In più, agli occhi di Gwynevere, il bambino non era riuscito ad aiutare la madre causandone la morte.
Tutte le altre divinità di Anor Londo non si accorsero del cambiamento di Gwyn: era sempre stato un sovrano dedito alla sua patria, ma aveva svelato il vero se stesso solo ai suoi consanguinei. Agli occhi di tutti era sempre stato saggio, potente e incrollabile. Non si resero conto che ormai per lui contava solo il suo trono.
E passarono degli anni.

Gwyndolin era affacciato al grande balcone di Anor Londo ad osservare il sole che si alzava e diventava sempre più forte.
“Ah, è strano incontrarti fuori dalla biblioteca” disse Velka, affiancandosi a lui.
Gwyndolin ormai non era più un bambino ma un giovane adolescente. Il tempo non l’aveva reso più simile al padre, anzi, aveva aumentato le loro differenze. I lineamenti del bambino erano diventati molto delicati e femminili, simili a quelli di Gwynevere, e la sua pelle così pallida da dover rifuggire il sole nelle ore più calde.
“Velka… non hai nessun altro da perseguitare?”
La dea del peccato ridacchiò. Il tempo aveva reso il corpo di Gwyndolin ancora più esile e debole, se lo si voleva paragonare a quello di Gwyn, ma il suo carattere si era rafforzato e ormai non temeva quasi più nessuno: la sua magia era diventata più potente di qualsiasi guerriero. “Sai che la risposta sarebbe negativa” rispose la donna. Gwyndolin era l’unico odiato dal Lord del Sole ad avere il permesso di abitare ad Anor Londo. Gwyn non aveva mai costretto suo figlio a rinchiudersi dentro il dipinto di Ariamis: forse non aveva il coraggio, alla fine, di fare, ancora una volta, qualcosa contro la sua famiglia.
Cadde il silenzio.
“Tuo padre si comporta in modo strano.”
“Sono anni che si comporta in modo strano.”
Velka non riuscì a reprimere un sorriso sotto la maschera che portava. “E tu non intendi fare nulla a riguardo?”
Il giovane la incenerì con i suoi occhi dorati. “Mi confondi con uno dei Cavalieri di mio padre, per caso?”
“No, come potrei?” rise la dea, guadagnandosi l’ennesima occhiataccia. “Mi sembra solo strano che tua sorella non ti abbia interpellato e non abbia chiesto aiuto alle tue capacità. Non l’ha fatto?”
“Perché ti interessa?”
Velka rivide, per un secondo, il primogenito e la sua costante diffidenza. Forse era per la strana somiglianza che accumunava Gwyndolin e il primogenito di Gwyn, che il Lord del Sole non riusciva ad allontanare il suo scomodo figlio più piccolo. “Non mi interessa, mi chiedevo solo se tua sorella avesse cambiato le sue abitudini.”
“Non ti riguarda.”
Con il passare degli anni Gwyndolin si era reso conto che Velka non rappresentava affatto un pericolo ma più una figura che compariva nei momenti meno opportuni. Il fatto che avesse studiato e potenziato le sue capacità, superando anche quelle della dea del peccato, aumentava ancora di più la sua sicurezza e la sua sfacciataggine.
Dal balcone dove era affacciato, Gwyndolin notò la processione di alcune persone che indossavano una lunga tunica nera che copriva i loro volti con dei cappucci.
“Ma quelle non sono le Streghe di Izalith?” domandò Velka improvvisamente interessata.
“Sì, sono loro” Gwyndolin si sporse un po’ di più.
“Cosa ci fanno qui?”
Le Streghe erano dirette verso la grande entrata di Anor Londo con il loro incedere calmo ma regale.
Il giovane lanciò uno sguardo inceneritore a Velka. “Smettila di seguirmi” le intimò rientrando nella città-fortezza e scomparendo magicamente alla sua vista.
La dea del peccato continuò a sorridere dietro la maschera. Sì, gli anni avevano cambiato Gwyn e i suoi figli. In particolare il piccolo Gwyndolin.

“Te ne sarai reso conto anche tu” disse Izalith.
Lo sguardo che Gwyn le rivolse fu totalmente folle. “Come può accadere una cosa del genere?”
“Non ne ho idea, ma si sta spegnendo.”
Gwyndolin si era reso invisibile e stava ascoltando la conversazione tra Izalith e suo padre. Da quando il primogenito aveva lasciato Anor Londo, il ragazzino aveva potuto ascoltare tutte le conversazioni che desiderava perché nessun altro aveva la capacità di percepirlo come faceva il dio della guerra. Gwyn e la Strega stavano parlando della Prima Fiamma, il simbolo del loro potere, che bruciava con sempre meno intensità.
“Che intendi, di preciso?”
Izalith fece un gesto di stizza. “Cosa intendo? Intendo che la Prima Fiamma sta perdendo potere. Come vuoi che te lo dica? Sta per spegnersi.”
Gwyn assunse un’aria spaventata. “Tra quanto potrebbe spegnersi?”
Gwyndolin si sedette per terra godendosi una conversazione che sarebbe stata lunga e molto probabilmente interessante.
“Abbiamo tempo, se è questo che ti preoccupa. Molto. Ma si spegnerà.”
Il Lord del Sole sbatté un pugno sul bracciolo del suo trono. “Impedisciglielo!”
Le figlie di Izalith, che si facevano chiamare ‘Figlie del Caos’, borbottarono tra loro, incredule per il modo in cui il Lord del Sole si rivolgeva alla Strega. Non gli era mai piaciuto il modo in cui Gwyn trattava gli eroi con cui aveva sconfitto i draghi.
Per il mondo era solo merito del Lord del Sole se avevano potuto dar vita all’Era del Fuoco, ma in realtà aveva avuto molti compagni al suo fianco. I più importanti gli restavano fedeli, ma molti stavano perdendo fiducia nei suoi confronti e questo lo rendeva persino più scontroso.
“Posso provare, ma…”
“Tu devi riuscire!”
Izalith e Gwyn si guardarono intensamente negli occhi per un lungo momento.
Gwyndolin sapeva che la Strega era dotata di una personalità molto forte. Si era legata al Lord del Sole per sconfiggere i draghi immortali, desiderosi di raggiungere la superficie, ma dopo quell’evento raramente erano andati d’accordo e così lei si era ritirata ad Izalith per poter praticare liberamente la sua magia.
Gwyn era sempre stato accecato dal comando: sul campo di battaglia era stato fenomenale e provvidenziale, ma da quando era diventato il sovrano dell’Era del Fuoco e di Anor Londo era diventato pigro e ancora più pieno di sé. Ormai credeva che tutto gli fosse dovuto e nessuno avrebbe potuto privarlo del suo trono.
“Ci proverò, Gwyn. Neanche io voglio tornare al Buio” disse la Strega di Izalith trattenendo un tremito.
Gwyndolin restò immobile e guardò Izalith lasciare il grande salone di Anor Londo accompagnata dalle sue Figlie, come in processione.
Il Lord del Sole lanciò un grido furente facendo accorrere il fedele Ornstein.
“Mio Signore?” domandò il cavaliere.
Gwyn prese la sua corona, che portava sempre tra i capelli, e gliela lanciò contro con un altro grido di rabbia.
Gwyndolin, ancora invisibile, scosse la testa: il Lord del Sole era sempre eccessivo nelle sue esternazioni.

Velka sorrise guardando Gwyndolin dormire profondamente nel suo letto.
La vita non era stata generosa con lui: i suoi genitori l’avevano rifiutato, sua sorella l’aveva rifiutato e l’unico che l’aveva mai amato era stato esiliato. Nonostante tutto non era diventato un essere debole, certo non era forte fisicamente come Gwyn, ma a modo suo era diventato un valido guerriero.
Da bambino era poco più che autosufficiente, sempre nascosto dietro le vesti ampie del Primogenito, ora preferiva comunque rimanere nell’ombra, ma non temeva più così tanto il prossimo: aveva imparato tanti validi incantesimi con cui potersi difendere.
La Dea del Peccato quasi sorrideva di orgoglio guardando quel ragazzo adolescente, prima così debole, che ora si avviava a diventare una figura importante di Anor Londo. Ovviamente solo lei aveva interesse nella sua esistenza.
Ancora attendeva, con impazienza, il momento in cui Gwyn lo avrebbe rinchiuso nel Dipinto di Ariamis e lei avrebbe avuto il controllo totale su quel ragazzino. Perché, sì, veniva rifiutato da tutta Anor Londo, ma era diventato molto altezzoso, a tratti anche odioso, forse inebriato dalla sua potenza.

Gwyndolin stava leggendo in biblioteca, in perfetta solitudine, e stava facendo pratica con degli incantesimi molto semplici.
“Tu sei Gwyndolin, immagino” gli disse una voce che non aveva mai sentito.
Il ragazzo alzò gli occhi e vide di fronte a sé uno dei tanti soldati di Anor Londo. Aveva voce una profonda, molto simile a quella di suo padre, ma in qualche modo era anche dolce. Attraverso l’elmo si intravedevano un bel paio di occhi scuri.
“Sì, sono io.”
Gwyndolin non si stupì del fatto che quel soldato non lo conosceva: da quando aveva imparato a rendersi invisibile passava la maggior parte del tempo in quello stato e ormai era diventato solo una voce di corridoio. Solo i più vicini a Gwyn sapevano com’era fatto e che esisteva davvero.
“Lord Gwyn desidera vederti.”
Questo sorprese Gwyndolin: suo padre lo stava convocando? Chiuse subito il libro che stava leggendo e quasi corse nel salone dove si trovava il trono di suo padre. Aprì la porta con la magia, talmente era emozionato. “Padre! Volevi vedermi?”
Il Lord del Sole lo fulminò con lo sguardo. “Lord Gwyn, per te, sgorbietto.” 
Gwynevere, come sempre seduta sul bracciolo del trono di Gwyn, ridacchiò malignamente.
Gwyndolin rimase raggelato al suo posto: aveva creduto che il Lord del Sole volesse riappacificarsi con lui, accettarlo, finalmente. Provò il desiderio di rendersi invisibile ma resistette alla tentazione fronteggiando lo sguardo duro di suo padre. “Volevi vedermi?” ripeté.
Gwyn rimase in silenzio qualche secondo credendo che il ragazzo avrebbe continuato la frase chiamandolo che l’appellativo che meritava, ma non lo fece. Era incredibilmente testardo. “Sì. Ci sono delle persone che volevano vederti.”
Il grande portone dorato della stanza si aprì, spinto dalle guardie giganti, lasciando entrare gli incantatori di Seath.
Gwyndolin sentì il sangue defluirgli dalla testa alle gambe. Osservò in silenzio gli incantatori avvicinarsi a suo padre e sua sorella e inchinarsi al loro cospetto, ascoltando il tintinnio dei loro pendenti dorati, senza sapere cosa dire. Uno di loro lo guardò fisso negli occhi, sorridendo arcigno.
“Li riconosci?” sorrise Gwyn.
“Sì” riuscì a rispondere Gwyndolin combattendo il groppo alla gola.
Gwynevere continuava a sorridere malignamente: desiderava ardentemente liberarsi di quel mostriciattolo. Gli aveva chiesto soltanto di liberare sua madre dal suo malessere, ma non c’era riuscito e la sua incompetenza aveva portato al suo brutale assassinio. Da quando sua madre era stata uccisa non vedeva di buon occhio neanche Ornstein ma l’oggetto principale del suo odio era sempre Gwyndolin.
“Bene, allora sai già che Seath ti desidera” continuò il Lord del Sole.
“In realtà non lo immaginavo.”
Gli occhi di Gwyn brillarono folli. “Voglio sapere perché sei così.”
Gwyndolin rimase al suo posto: sarebbe stato usato come cavia da Seath il Senzascaglie con il consenso di suo padre.
Uno degli incantatori, dopo il cenno di consenso del Lord del Sole, si avvicinò a Gwyndolin e lo prese per il polso.
Il ragazzino non si oppose: si sentiva dispiaciuto e impaurito per l’ennesimo abbandono del padre, ma riuscì a nascondere la sua delusione. In un certo senso voleva scoprire com’erano gli Archivi del Duca di Seath che avevano spinto Havel e il Primogenito a tradire Gwyn e il creatore di Priscilla.
Gwynevere lo salutò con la mano mentre l’incantatore lo trascinava fuori dal salone.
Mentre usciva dalla città-fortezza incontrò i Quattro Cavalieri di suo padre, che rimasero tristemente a guardarlo, e Smough che fu l’unico che scoppiò a ridere malignamente.
Di tutti, però, solo Gwyn quasi non lo degnò di uno sguardo.

Eccoci qua. :D
Lo ammetto: il capitolo potrebbe essere considerato corto... ma ehi! Avete capito che succede? Gwyn vende Gwyndolin a Seath che ha perso completamente la brocca xD Aaaaah l'amore paterno. Non mi sono inventata nulla: nella lore del gioco ci sono delle supposizioni su "un incontro" tra Gwyndolin e Seath perchè il Drago crea la Farfalla della Luna che sembra avere dei poteri in comune con i poteri del terzogenito. Ecco come secondo me è andata xD
E ora come farà Velka senza il "suo" piccolo Gwyndolin?
Ps: spero che questo ritorno in carreggiata vi faccia piacere! :D
Un bacio,
WindSlayer

 

   
 
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