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Autore: odamei    12/07/2016    5 recensioni
Traduzione dell’omonima fan fiction di lexa_lives_in_us, della quale la stessa autrice aveva in precedenza pubblicato il primo capitolo.
Nel caso vi interessasse leggere la pubblicazione originale, dove i tre capitoli costituivano tre parti distinte della serie, trovate il link dopo il titolo di ogni capitolo.
Chiedo scusa per eventuali errori o imprecisioni dei quali sarò responsabile.
Ringrazio l’autrice per avermi permesso di tradurre e pubblicare questa storia, e per averla scritta, contribuendo così a tenere vive quelle emozioni che le protagoniste credo non smetteranno mai di suscitare in noi.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
We were lovers in a past life (I can see it in your green eyes)
 
Pubblicazione originale su Archive of Our Own  http://archiveofourown.org/works/6530089.
 
“Non hai idea di quanto sia stato difficile senza di te. Dopo la tua morte…” mormorò Elyza.
Le sue dita strinsero la mano di Alicia per poi lasciarla andare. Iniziarono a percorrere il suo braccio, fino al bicipite e poi sul petto. Posò la mano sul cuore di Alicia che fu scossa da un sospiro.
“Ogni cosa perse significato. Ci sono voluti anni prima che mi svegliassi senza incubi. Non ho mai dimenticato il tuo sapore, il tuo profumo, e questo… mi ha fatta impazzire.”
Alicia non rispose.
Alicia capiva.
 
 
 
“Mi dispiace” ripetè Elyza. “mi dispiace di averci messo così tanto.”
 
Alicia zittì Elyza premendo le labbra sulle sue, più e più volte.
 
Le ragazze piansero, aggrappandosi l’una al giubbino dell’altra, come se volessero tentare di fondere le loro anime in una sola.
 
L’avevano già fatto
 
Ogni volta
 
Ogni vita precedente
 
E quando infine le lacrime si asciugarono, le dita si spostarono e sparsero i vestiti lontano dai loro corpi.
 
Le loro labbra s’incontrarono e suggellarono la promessa di un’altra battaglia, una che avrebbero affrontato insieme, come l’ultima.
 
come la prossima
 
Con il moltiplicarsi dei baci, le parole divennero superflue, le loro labbra segnarono la pelle sopra vecchie e invisibili cicatrici
 
e Alicia rise per il piercing al capezzolo di Elyza
 
e Elyza indugiò con le labbra per un lungo istante sullo stomaco della bruna
 
e non erano più in un’altra apocalisse.
 
Erano semplicemente loro, due ragazze troppo innamorate per stare lontane l’una dall’altra.
 
Due anime troppo innamorate e troppo testarde per permettere al destino di vincere.
 
*
 
“Dove sei stata?”
 
Gli occhi di Elyza si spalancarono quando guardò in basso incontrando quelli di Alicia. Pensava che stesse dormendo.
 
Le dita della bruna scivolarono con un movimento pigro sull’ombelico di Elyza, prima di afferrare il lenzuolo che avevano usato per coprirsi e trascinarlo sopra i loro corpi.
 
Si raddrizzò e tenne la testa appoggiata sulla mano, in modo da poter guardare Elyza.
 
I loro piedi s’incontrarono sotto al lenzuolo.
 
La bionda si rannicchiò più vicino a lei.
 
“Emotivamente?” mormorò Elyza. “Con te.”
 
Alicia chiuse gli occhi per un momento, sopraffatta dall’intensità e dalla verità di quelle parole.
 
Sentì Elyza deglutire e riaprì gli occhi.
 
“Scusa se ci ho messo così tanto.” ripetè Elyza sussurrando. “Non lo sapevo… non mi ricordavo … Se avessi saputo…”
 
“No.”
 
Elyza si bloccò.
 
“Ho vissuto una vita senza di te, aspettandoti, ricordando… non sapendo dov’eri, finché ho capito che dovevi essere ancora viva nel nostro mondo precedente.”
 
Gli occhi di Alicia erano così verdi e così tristi e così disperati e così giovani
 
eppure così antichi e stanchi
 
che Elyza sentì esattamente la stessa sensazione che aveva provato nell’attimo in cui aveva posato gli occhi su Lexa per la prima volta.
 
“Non azzardarti a dire che saresti dovuta venire prima.” La voce di Alicia era più bassa di un sospiro, ma Elyza poteva avvertire il dolore in ogni singola lettera.
 
“Non osare, perché sapevo che eri viva ed è quello che mi ha tenuta in vita per tutto questo tempo.”
 
Elyza annuì lentamente.
 
“Mi dispiace.”
 
La mano libera di Alicia ispezionò il lenzuolo in cerca di quella di Elyza e quando la trovò la strinse forte.
 
La ragazza sospirò.
 
“Va tutto bene. Raccontami cos’è successo, Clarke.”
 
Ed Elyza lo fece.
 
 
“Abbiamo vinto, Lexa.” sussurrò. “Ho fatto in modo che il nostro popolo fosse al sicuro. Lo è ancora, ovunque esso sia. La Coalizione ha resistito. Adesso Skaikru e Grounders vivono in pace da anni.”
 
Gli occhi di Alicia luccicarono nel buio del soggiorno illuminato solo dalle candele.
 
Non chiese nulla, attese semplicemente che Elyza continuasse la sua storia. Una storia che avrebbe dovuto essere la loro.
 
“Non hai idea di quanto sia stato difficile senza di te. Dopo la tua morte…” mormorò Elyza.
 
Le sue dita strinsero la mano di Alicia per poi lasciarla andare. Iniziarono a percorrere il suo braccio, fino al bicipite e poi al petto. Posò la mano sul cuore di Alicia che fu scossa da un sospiro.
 
“Ogni cosa perse significato. Ci sono voluti anni prima che mi svegliassi senza incubi. Non ho mai dimenticato il tuo sapore, il tuo profumo, e questo… mi ha fatta impazzire.”
 
Alicia non rispose.
 
Alicia capiva.
 
Durante la sua precedente vita era invecchiata ricordando ogni cosa di Clarke.
 
Il colore dei suoi occhi, il profumo della sua pelle, il sapore delle sue labbra, il suono della sua…
 
Si ricordava. E non poteva dimenticare. Non poteva smettere di pensare a quello che avrebbe potuto essere.
 
“Non ho mai smesso di disegnarti.”
 
Gli occhi di Alicia si spalancarono e si allargarono. Questo non se l’aspettava.
 
“Mia madre continuava a dire che non mi faceva bene ma… è stato d’aiuto.”
 
Di nuovo, Alicia non rispose.
 
Questa volta non volle conoscere i dettagli. Non voleva sapere come la sua anima gemella era andata avanti.
 
Lo lesse negli occhi di Elyza che aveva incontrato qualcuno.
 
Ma sapeva che non era colpa di nessuno. Ed era contenta, veramente, che qualcuno avesse portato felicità nella vita di Clarke Griffin.
 
“Non ti ho mai dimenticata.”
 
Alicia chiuse gli occhi e annuì nuovamente. Sapeva anche quello.
 
Lo sentiva.
 
Lo sentiva nel profondo della sua anima. Scosse la testa, mise la sua mano su quella di Elyza e intrecciò le dita con le sue.
 
“Il nostro popolo?” chiese.
 
Poteva essere in un altro mondo, in un altro tempo, con un altro nome, ma l’anima era la sua. Era la stessa persona.
 
Elyza sapeva.
 
Elyza era la stessa.
 
“Abbiamo dovuto combattere per anni. Sono morte delle persone.”
 
Fece una pausa.
 
“Sono morte così tante persone… “
 
Alicia aprì gli occhi. Quelli di Elyza luccicavano di lacrime trattenute.
 
“Ho dovuto imparare a combattere. Ho ucciso così tante persone… ho dovuto.”
 
Alicia non aveva bisogno di sentire altro da lei. Sapeva abbastanza.
 
Le sue braccia si liberarono dal casino di lenzuola e membra e avvolsero il corpo di Elyza, tenendolo stretto a lei, mentre la bionda singhiozzava per una vita intera di rimorsi, dolore e sangue.
 
Alicia la guardò dormire e pianse silenziosamente.
 
In più di settant’anni non aveva avuto la possibilità di farlo.
 
Alicia ricordava chiaramente la sua vita passata e ricordava quanto le era mancata la bionda.
 
Ricordava ogni attimo senza di lei, soffrendo la sua assenza ma trovando sollievo nella consapevolezza che la sua anima gemella era ancora viva nel mondo in cui si erano viste l’ultima volta.
 
Aveva vissuto cinquant’anni di isolamento e solitudine, coinvolta in relazioni che non sarebbero mai state abbastanza, prima di accontentarsi di una che nel complesso andava bene, ma che non le aveva mai dato lo stesso sentimento che avrebbe provato con un solo tocco della sua anima gemella.
 
Si era accontentata di un uomo che non amava ma che l’aveva trattata come una principessa.
 
Aveva vissuto una vita vuota con i ricordi di dozzine di quelle piene trascorse.
 
Aveva dimenticato com’era stato essere il Comandante Lexa ed era andata al college a studiare uragani e tornado.
 
Non aveva mai veramente dimenticato com’era essere Heda Leksa Kom Trikru.
 
Aveva aspettato Clarke e aveva atteso invano.
 
Era sopravvissuta una vita intera senza viverla.
 
Era morta sperando
 
Sapendo
 
che Clarke sarebbe stata con lei nella sua prossima vita.
 
Era nata Alicia Clark.
 
Non aveva ricordato.
 
Elyza si girò nel sonno e Alicia sorrise, piazzandole un morbido bacio sulla fronte prima di addormentarsi con le braccia ancora avvolte attorno al corpo della bionda.
 
*
 
Alicia si svegliò con la sensazione delle labbra di Elyza che scivolavano sul suo corpo, dal collo verso il basso fino allo stomaco e indietro.
 
Il suo corpo reagì alle attenzioni della sua amante e s’inarcò contro i tocchi delicati di Elyza.
 
Quando i loro corpi si connessero ancora una volta attraverso sospiri, gemiti, baci e “mi sei mancata”, la mente di Alicia si intorpidì.
 
“Alicia Clark, mhm?”
 
Alicia aprì pigramente gli occhi.
 
“Cosa?”
 
Elyza sorrise e la baciò dolcemente.
 
Quando il sole aveva irradiato la stanza non si erano mosse, non si muovevano da ore e a loro andava bene così.
 
“In questa vita, il tuo cognome è Clark.”
 
Alicia sorrise, stirando le membra e avvertendo l’incredibile indolenzimento che il sesso aveva causato al suo corpo.
 
Elyza la osservava con desiderio e amore e pura gioia negli occhi. Non era mai stanca di guardarla, toccarla, assaporarla. Non lo sarebbe mai stata.
 
“Il tuo è Lex.” mormorò Alicia.
 
Elyza annuì, per metà infastidita, per metà divertita.
 
“Il destino ha un senso dell’umorismo fottutamente orribile.”
 
Alicia quasi sbuffò. Si raggomitolò nella sua precedente posizione, contro il corpo di Elyza.
 
“Dimmi. Ricordi tre vite fa?”
 
Elyza arricciò il naso e corrugò la fronte, cercando di richiamare alla mente i suoi ricordi.
 
“Quella in cui eri posseduta da un pazzo demone schifoso?”
 
Alicia sorrise.
 
“Anche quella volta sei caduta dal cielo.” mormorò con affetto. “Sei venuta per me.”
 
Elyza fece una smorfia, poiché il solo pensiero di quella vita la colpì con una coltellata al cuore.
 
“Sono venuta ad ucciderti.”
 
“L’hai fatto.”
 
Elyza non incrociò il suo sguardo.
 
“Dopo mi sono uccisa.”
 
L’aveva pugnalata al cuore
 
Alicia si spostò più vicina a lei, mettendo le gambe attorno ai fianchi di Elyza e a cavalcioni su di lei.
 
La baciò distrattamente e le ricordò che stavano vivendo il presente.
 
“Leesh?”
 
Alicia le sbadigliò sul collo e mormorò qualcosa che sembrò moltissimo a “Sha?”.
 
Elyza si mise a ridere e inclinò la testa, punzecchiando il mento di Alicia con due dita.
 
Quando il verde incontrò il blu, Elyza sorrise.
 
“Ti amo.” sussurrò. “Così. Fottutamente. Tanto.”
 
Alicia rise e si rannicchiò più vicino a lei.
 
“Penso che un po’ me l’ero immaginato.” sospirò, facendo urtare il naso contro quello della bionda, per poi avvicinarsi per un altro bacio.
 
“Anch’io ti amo.” disse poi, ridendo sommessamente.
 
E Elyza pianse di nuovo, perché erano passate decine di anni dall’ultima volta che aveva sentito quelle parole.
 
Erano passate decine di anni dall’ultima volta che aveva sentito la sua risata.
 
*
 
“Alza quel culo pigro.”
 
Alicia sbuffò e si tirò il lenzuolo sopra la testa.
 
Elyza emise un borbottìo di incredulità, incrociando le braccia sul petto.
 
“Sei proprio una ragazzina viziata.”
 
Sentì Alicia trattenere il respiro sotto al lenzuolo e sogghignare.
 
“Non lo sono.” giunse la protesta soffocata.
 
Elyza tirò fuori i suoi pantaloni di cuoio da sotto il divano e li indossò, cercando nel soggiorno il suo reggiseno sportivo.
 
“Lo sei, Alicia Clark. Adesso alzati, cazzo. Sai che non possiamo restare qui.” le chiese, inginocchiandosi e strisciando sotto il tavolo per recuperare i suoi vestiti. Come avesse fatto Alicia a buttarli lì era un mistero.
 
Quando si rialzò sentì due mani premere sui suoi fianchi che la obbligarono a voltarsi.
 
Alicia, ancora completamente nuda, intrappolò le sue labbra in un bacio acceso mentre le sue dita scivolarono sul davanti dei suoi pantaloni.
 
“Potremmo morire domani.” sottolineò Alicia, mentre conduceva la sua mano dentro gli slip della ragazza.
 
Elyza non provò nemmeno a protestare.
 
Il suo corpo tremò e s’inarcò contro le dita di Alicia quando lei la spinse contro il tavolo e la pretese.
 
 
“Okay, adesso dobbiamo veramente andare.”
 
Alicia annuì, infilando la sua biancheria intima e gli shorts.
 
“Dobbiamo trovare la mia famiglia.” mormorò senza pensare.
 
Elyza si bloccò con una mano nello zaino e corrugò la fronte.
 
“Uh. Giusto. Hai una famiglia.”
 
Alicia sollevò lentamente la testa, con un’espressione confusa sul viso.
 
“Sì. Ho una famiglia.”
 
I loro occhi si incontrarono ed Elyza le rivolse un sorriso di comprensione. Le loro menti avevano i ricordi di innumerevoli vite, le loro anime avevano vissuto molte esperienze e avevano un legame con molte altre persone.
 
Quando si erano baciate, ogni cosa si era ricomposta.
 
Ma naturalmente, per qualcuno che era abituato e obbligato a vivere in quel modo, era anche difficile prendere atto del fatto che avrebbero sempre avuto famiglie e amici che non sarebbero mai stati in grado di reincarnarsi come loro.
 
Alicia finì di vestirsi senza dire un’altra parola, persa nei suoi pensieri, ed Elyza la lasciò stare, sapendo quanto fosse difficile per lei mettere insieme ogni pezzo.
 
Sarebbero sempre state Lexa e Clarke, e Laura e Amy, e molte, molte altre.
 
Avrebbero sempre ricordato.
 
Ma adesso erano Alicia ed Elyza.
 
E avevano bisogno di sopravvivere come tali.
 
*
 
Quando Elyza sparì nel bagno per finire di prepararsi, Alicia sospirò e si appoggiò al tavolo, sfregando i palmi delle mani sugli occhi per cercare di attenuare il mal di testa martellante che aveva iniziato a formicolare dal momento in cui si era ricordata della sua famiglia in questa vita.
 
Soffocò uno sbadiglio e sorrise, conoscendo il motivo per cui era così stanca.
 
La ragione era la bionda sfacciata che era appena tornata dal bagno togliendole letteralmente il fiato.
 
“Cosa?”
 
Quando vide l’espressione di Alicia, Elyza inarcò un sopracciglio.
 
La bruna aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di schiarirsi la voce e fare un passo avanti per prendere fra le mani il volto di Elyza.
 
“La pittura di guerra.”
 
Elyza sbattè le palpebre, la consapevolezza comparve sul suo viso.
 
“Oh.”
 
Si toccò le guance e guardò la polvere nera sulle sue dita.
 
“L’ho-fatto senza rendermene conto.” mormorò, aggrottando le sopracciglia. “Credo di averla presa come un’abit…”
 
Alicia deglutì e scosse brevemente la testa.
 
“Non è...” mormorò. “E’ solo… Hai usato il mio disegno.”
 
Lo sguardo di Elyza si ammorbidì e la ragazza annuì. Si avvicinò per appoggiare la fronte contro quella di Alicia.
 
“Ho iniziato ad usarlo dopo la tua morte.” confessò. “Mi faceva sentire…”
 
S’interruppe, cercando di trovare la parola giusta.
 
“Sicura?” suggerì Alicia.
 
Elyza annuì, poi scosse la testa, e annuì nuovamente.
 
“Si’, anche quello ma…”
 
Scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo.
 
“Era tua. Eri tu. Era soltanto un modo per tenerti con me.”
 
Alicia premette insieme le labbra e chiuse gli occhi, avvolgendo le braccia attorno al collo di Elyza. Rimasero così per diversi minuti, avvolte semplicemente in un confortevole abbraccio.
 
“Sono qui.” mormorò infine Alicia. “Sono qui.”
 
*
 
Ripresero a camminare nuovamente verso la cima della collina, senza incontrare nessun vagante per ore.
Non si fermarono a riposare, continuarono ad andare avanti per recuperare il tempo che avevano trascorso nella casa quella mattina.
 
Quando riuscirono a raggiungere la cima, Alicia si sedette proprio in mezzo alla strada e sbuffò per la stanchezza, facendo ridacchiare Elyza.
 
“Sei fuori forma, Comandante.”
 
Alicia le lanciò un’occhiataccia.
 
“Shop of.” mormorò, facendo ridere ancora di più Elyza, che si stava voltando per esaminare lo spazio che le circondava.
 
“Vedo la spiaggia da qui.” le comunicò dopo un paio di minuti di silenziosa osservazione. “Ma non vedo nessuna barca.”
 
“Merda.”
 
Elyza si lasciò cadere a terra vicino alla bruna, con il fucile fra le mani.
 
“Sei sicura che non ti abbiano creduta morta?”
 
La prima risposta di Alicia avrebbe dovuto essere un “No” diretto, ma quando incontrò lo sguardo preoccupato di Elyza, si ritrovò a sospirare e scrollare le spalle. Non lo sapeva.
 
Sapeva che sua madre e suo fratello – e probabilmente Travis – non avrebbero lasciato che gli altri  si spostassero senza di lei, ma dopotutto erano nel mezzo della fine del mondo. Non poteva sapere cosa avrebbe deciso la sua famiglia.
 
Si avvicinò e mise la testa sulla spalla di Elyza, pensando.
 
Sapeva che sarebbe stata una sua decisione. Sapeva che Elyza non l’avrebbe lasciata e sapeva che stava solo aspettando che lei decidesse cosa fare.
 
“Cerchiamo un posto dove stare per la notte” disse infine, sospirando alla sensazione delle dita di Elyza fra i suoi capelli. “Hanno sempre cambiato posto durante la notte. Forse li vedremo domattina. Comunque dovremmo dirigerci verso l’acqua”. 
 
Elyza annuì.
 
“E se li vediamo? Come facciamo ad essere sicure che non se ne saranno andati quando arriveremo lì?” chiese.
 
Alicia scrollò nuovamente le spalle ed Elyza annuì di nuovo. “Ci inventeremo qualcosa.”
 
Rimasero in silenzio per un po’ di tempo, durante il quale Elyza riuscì a passare un braccio attorno alla spalla di Alicia.
 
“Mi manca un po’ mio fratello.”
 
Questo fece sorridere Elyza, che stampò un bacio sulla testa della sua anima gemella.
 
“Parlami di lui.”
 
Alicia lo fece.
 
Raccontò ad Elyza del suo fratello svitato, del suo fratello drogato, del suo fratello attento, affettuoso, protettivo, che avrebbe fatto a pezzi il mondo per lei.
 
Raccontò ad Elyza del crescere con lui, di tutte le lotte e i drammi e di come lei non voleva mai perdonarlo ogni volta che spariva, ma di come finiva sempre per abbracciarlo e ridere con lui della loro incasinata famiglia.
 
Disse ad Elyza quanto lui le mancasse, quanto le mancava sua mamma.
 
Ed Elyza la ascoltò e in lei riconobbe Lexa, ma iniziò anche a conoscere un po’ di più di Alicia.
 
Alicia, che era rimasta lei, ma che era una persona completamente nuova che stava imparando ad amare in un modo nuovo.
 
Si baciarono lentamente e delicatamente mentre guardavano il tramonto, per poi raccogliere le proprie cose e dirigersi verso la prima casa che trovarono.
 
Controllarono ogni stanza e fecero una doccia
 
affatto
 
insieme.
 
Cenarono.
 
assolutamente non senza litigare come ragazzine solo per avere una scusa per mettersi a tacere con un bacio.
 
Si adagiarono sul divano e fecero di nuovo l’amore, stavolta non ci furono parole tra loro.
 
Infine si addormentarono.
 
decisamente non senza un paio di “Ti amo” come buonanotte
 
   
 
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