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Autore: Applepagly    16/07/2016    4 recensioni
Alla ricerca di se stessa, per qualcosa che ha perduto: per Bloom il fuoco, e per le altre?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brandon, Helia, Nuovo personaggio, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Merry-go-round'
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Prima parte - Guai
 
 
  Era stato tutto molto rapido. Blade aveva rintracciato Tecna per dirle di aver trovato il file, ma subito il contatto era stato interrotto da qualcosa, o qualcuno.
« Non arriva più alcun segnale dal suo dispositivo » fece lei, preoccupata. Corse sulle scale. « Brandon... dobbiamo andare a cercarlo, potrebbe essere stato aggredito »
Lui la seguì. « E da chi? »
« Non ne ho idea. Riattiva l'invisibilità » disse, facendo lo stesso. Ma la tuta del ragazzo doveva essersi rotta, perché non successe nulla.
« Fantastico... il blasone si è pure spento » avrebbe tanto voluto imprecare con le peggio cose. « Senti, tu va' avanti, aprimi la strada e dammi il via quando vedi che non arriva nessuno »
Lei annuì, andando per prima. Estrasse il palmare dalla tasca e fece comparire una piantina del castello; l'archivio Ovest appariva identico all'altro.
Corse per i corridoi, constatando stranamente che erano deserti. C'erano solo due guardie. « Sbrigati! » sussurrò al ragazzo che, furtivo, la raggiunse.
Ora le sentinelle puntavano verso di loro. « Maledizione! » inveì Tecna, prendendo Brandon per un braccio e trascinandolo in uno sgabuzzino alla loro destra.
Era un ripostiglio per le scope, a quanto pareva, ed era anche piuttosto angusto. La ragazza socchiuse la porta e si ritrovarono l'una tra le braccia dell'altro. « Cavolo... su Zenith avete i migliori gioielli tecnologici ma le pulizie le fate ancora a mano, eh? » sussurrò lui. Poteva avvertire il respiro alterato di lei sul suo collo e sospettava anche gli avesse rivolto un'occhiataccia.
Meno male che non posso vederla...
« Con tutte le aree del castello da ispezionare dovevano scegliere proprio questa... » sbuffò lei, cercando di sbirciare attraverso la fessura. « L'unica soluzione è metterle fuori gioco »
Fuori gioco?
« Tecna, che diamine hai intenzione di fare? Potrebbe essere pericoloso e potrebbero scoprirci » fece lui.
« Oh, non temere per la mia incolumità » replicò, svogliata. « Frequento corsi di arti marziali da quando avevo quattro anni »
Prima che lui potesse replicare qualsiasi cosa, lei uscì e dopo qualche istante si udì un tonfo. Brandon si sporse appena, quando bastava per vedere una delle guardie a terra, come un tappeto.
D'un tratto si sentì nuovamente trainare per un braccio verso quello che aveva l'aria di essere un cunicolo.
« Scorciatoia! » esclamò Tecna. Attraversarono quello stretto passaggio e quando ne uscirono lui si massaggiò le spalle. « Non c'è tempo per trattamenti ortopedici » lo apostrofò. « Sbrighiamoci, dovrebbe ess... ma... lo specchio che da accesso all'archivio è in frantumi! »
Si avvicinò all'entrata, sospettosa, e dalle condizioni in cui era ridotta comprese ogni cosa.
« Brandon... è opera di una delle streghe... di una Trix » sussurrò, sgomenta. La parete era stata folgorata ed ora lei temeva potesse essere stato lo stesso per Blade. « Come ha fatto ad entrare e non essere scoperta? Ha adoperato un incantesimo... ma non è possibile... »
Lui corse in avanti, senza pensarci un attimo. Per quanto quel cervellone non gli fosse particolarmente simpatico, non poteva lasciarlo nelle grinfie del nemico.
Impugnò la spada, procedendo con cautela.
« Vengo con te » affermò lei, ma fu prontamente trattenuta.
« È pericoloso più per te che per me. Non puoi usare la magia, ricordi? » fece, con aria da finto saputello.
« Dubito che, una volta arrivato lì, brandirai realmente le tue armi contro una donna, sai? » Tecna accennò un passo in avanti. « È un mio amico, Brandon. Lascia che lo aiuti! »
Lui sorrise, stringendole forte una mano. « Non oggi »
Aveva cercato di mantenere un atteggiamento fiero e pavido, ma doveva ammettere, scalino dopo scalino, di avere l'angoscia addosso. Perfino lui, che di incantesimi e sortilegi non se ne intendeva, riusciva a percepire il maligno, quando l'aria ne era così impregnata.
Dal canto suo, Tecna non si trattenne dal correre in soccorso dello Specialista quando, poco dopo, udì un tonfo ed una risata sguaiata.
  Raggiunto il piano inferiore non nascose neppure a se stessa lo sgomento alla vista di Blade, adagiato ad una parete, e della pozza vermiglia accanto a lui. Quella strega doveva averlo colpito alla testa.
Brandon era invece costretto a terra, intrappolato in quella che pareva una rete elettrica. Per un attimo la fata pensò che l'idea della strega fosse molto valida.
Oh, ma per favore. Nessuna idea può essere valida se partorita da quella zucca vuota di Stormy.
Le si avvicinò furtivamente, ringraziando la tecnologia di Fonterossa; Stormy stava consultando quelle che dovevano essere le informazioni sul manufatto, ma non sembrava si parlasse della sua origine o della sua funzione. Vi erano solo le istruzioni per l'attivazione, a quanto pareva.
« Guarda guarda... Cos'abbiamo, qui? » scandì quella, con la sua voce gracchiante. Tecna l'associava ogni volta all'immagine di un pezzo di gesso che sfrega su una lavagna. « Una fatina di Alfea... »
Maledizione.
« Credevi forse che non mi sarei acc... » la strega non fece in tempo a concludere la frase che subito l'altra la zittì con un calcio volante. Doveva assolutamente leggere che cosa diceva quel file e capire come fermare le Trix, o quantomeno rallentare la realizzazione delle loro intenzioni.
Davanti allo schermo piatto del database, Tecna non comprese molto. Era scritto che per l'utilizzo dello specchio era necessaria la primaria infusione di energia... energia appartenente al grande potere della fiamma del Drago.
" Tuttavia... non è possibile, per una creatura che ha sottratto tale potere, attivare il talismano. È richiesto l'intervento di una fata o un mago custodi... "
Cosa significava? Le Trix non potevano attivare quell'oggetto se non tramite qualcuno che possedesse quel potere fin dalla nascita?
Un terribile sospetto le balenò in mente.
E se rintracciassero Bloom?
D'un tratto, avvertì un fastidioso prurito irradiarle tutto il corpo. Si faceva sempre più forte, e ben presto la ragazza si accorse che si trattava di abrasioni.
Stormy doveva essersi ripresa ed averle scagliato delle folgori, così ora non solo non era più invisibile ma si ritrovava con buona parte della tuta a brandelli e le spalle completamente ustionate. Urlò dal dolore.
« Tecna! » fece Brandon, flebilmente.
« Brava, piangi. È quello che riesce meglio a voi fatine, vero? » cinguettò la ricciolina. Posò una mano sulla carne viva di lei, costringendola a gridare con più violenza. « Questo è ciò che succede a chi si intromette negli affari delle Trix »
Gettò un altro sortilegio, e questa volta Tecna vide con chiarezza dei lampi scuri, rapidi come un guizzo, scaturire dai palmi della nemica; fece appena in tempo a lasciar cicatrizzare quell'immagine nella sua memoria, che di nuovo fu investita dal prurito. Questa volta la sua gamba destra era stata presa di mira.
Mentre gemeva, contorcendosi sul pavimento, i grandi occhi blu della strega le sorrisero, maligni.
« Sai, alla fine un po' mi dispiace per voi: state solo agli ordini di quei vecchi bacucchi » fece, fingendosi intenerita. « Almeno è bene che tu sappia cosa avete cercato di proteggere invano »
Le diede le spalle, con fare teatrale. Si apprestò a raccontare. « Voi fate avete, per natura, una sorta di catalizzatore. Esso amplifica la potenza dei vostri incantesimi e vi conferisce capacità straordinarie, all'infuori delle potenzialità di una strega » borbottò. Doveva costarle parecchio ammettere una cosa del genere. « Lo chiamano " Charmix" »
Tecna cercò di concentrarsi sulle sue parole, registrando ogni preziosa informazione che quella brutta pazzoide vomitava fuori.
Charmix... Ne ho sentito parlare...
« Ma questo non ci stava bene, naturalmente. Perciò noi streghe escogitammo diversi stratagemmi per ottenere lo stesso risultato di quelle idiote » continuò. « Così nacquero i talismani catalizzatori. Ogni strega ne costruiva uno appositamente per il suo potere preponderante; ma, ben presto, le fatine si offesero per essere state " plagiate" e così tentarono di distruggere ognuno di quegli oggetti. Solo uno sopravvisse »
Quello specchio... ma su Zenith... perché?
« Alcune di noi, particolarmente astute, avevano plasmato un talismano che rispondesse a qualsiasi potere di qualsiasi creatura. Per farlo avevano sfruttato la tecnologia di Zenith e la potente Fiamma del Drago, poiché ogni essere vivente, seppur in piccolissima parte, ne è impregnato » il suo viso si piegò in un sorriso agghiacciante. « Purtroppo però, pare che esso possa essere rianimato solo da coloro che custodiscono la fiamma da generazioni, e non da noi »
Cercheranno Bloom. Devo... devo avvertire Faragonda... dobbiamo trovarla.
« Sapete cosa significa, vero? » trillò Stormy.
« Siete delle stronze schifose » tuonò il ragazzo, cercando di rialzarsi.
Lei sghignazzò, avvicinandosi a lui. « Ormai non puoi più fare nulla, rassegnati » ancheggiò poi fino al cantuccio dove giaceva Blade; gli scoccò un sonoro bacio sul capo, proprio dal punto in cui sgorgava il sangue. « È stato un piacere caro. Grazie per aver fatto tutto il lavoro al posto mio »
La strega scomparve, lasciando Tecna in preda al dolore e allo sgomento per quel che sarebbe potuto succedere; e tutto per colpa sua, perché non era stata capace di proteggere quello specchio la seconda volta come la prima.
« Tecna... » Brandon strisciò a fatica verso di lei. Si era liberato dalla rete, eppure le sue gambe continuavano a muoversi in uno spasmo unico. « Tecna, scusami... io... non avrei dovuto fare l'eroe »
Lei annuì, con poca convinzione. Non ascoltò nient'altro di quel che lui le disse, perché ora le ustioni le stavano dilaniando la pelle e lei aveva l'impressione di sentirla tirarsi in ogni direzione.
Con la vista appannata dalle lacrime, vide appena la mano nervosa del ragazzo rovesciare una strana fialetta sulle pieghe della carne. Urlò ancor di più.
« Andrà tutto bene, Tecna » cercò di rassicurarla; si mise a sedere, avvolgendola tra le sue braccia. Sapeva che avrebbe fatto molto male. « Da quando sono andato a fuoco l'estate scorsa, come ti dicevo prima, ne porto sempre un po' con me. Certo, le cicatrici mi donavano eccome, ma erano piuttosto scomode, con i vestiti »
Lei rise forte, per lo più tremando per il dolore.
« Ancora un po', dai » la rabbonì lui, versando il liquido anche sulla sua gamba. « Andrà tutto bene, vedrai »
Tecna annuì ancora, mordendosi la lingua per non urlare nuovamente. « B-Brandon... hai qualcosa del genere anche per... per Blade? » domandò, voltandosi appena a guardare l'amico. Aveva paura che potesse morire dissanguato.
« Io... no » realizzò. « No. No, ma se ci sbrighiamo riusciamo ad uscire di qui e a salvarlo. Tecna, tu... quel tuo marchingegno che avevi usato per portarci qui... ecco... »
Prima che continuasse gli porse il suo palmare. « Questo è... un " Filo di Arianna". È un modello vecchio... io l'ho modificato ed ora funge anche come cerca persone, ma in generale... » esalò a fatica. « Questo aiuta a non perdere mai la strada di casa. Devi premere il tasto centrale »
Con uno sforzo sovrumano, Brandon si mise in piedi e si issò in spalla il corpo di Blade, barcollando appena un po'. Seguì le istruzioni della fata e presto si ritrovarono tutti e tre di fronte al colorato giardino di Tecna.
  « Hai una chiave? » domandò. Lasciò il dispositivo tra le mani della ragazza. « Non mi va di scassinare la serratura a notte fonda... »
Lei mosse le dita in un gesto stanco, aprendo la porta di fronte a loro. « Fa' piano »
Lo Specialista indugiò qualche istante sul da farsi.
« Porta su Blade, ne ha bisogno. Nel bagno accanto alla mia stanza ci dovrebbe essere tutto l'occorrente e... sai come muoverti? »
« Uhm... più o meno. Tu ce la fai da sola? »
« Sbrigati! » sbraitò, sorreggendosi alle inferriate della cancellata. Si sentiva ancora terribilmente indolenzita, ma le gocce di Brandon avevano un effetto quasi miracoloso.
Sospirò, digitando sul palmare le coordinate di Alfea e sperando che la preside fosse ancora sveglia.
A quest'ora lì dovrebbe essere già sorto il sole...
« Tecna? » la voce di Faragonda richiamò la sua attenzione. La vecchia espressione della donna s'incupì, vedendo la sua allieva così sfinita. « Ma cosa è successo? »
Tecna prese un respiro profondo, iniziando a raccontare. Ad ogni parola si sentiva sempre più colpevole, temendo il biasimo dell'anziana, dei suoi amici, di tutti coloro che probabilmente non sarebbe riuscita a salvare.
Stava male al solo pensiero di quel che le streghe avrebbero potuto fare a Bloom, del male che le avrebbero arrecato; come se l'averle strappato ciò che le apparteneva di diritto non fosse abbastanza.
Sono inaffidabile.
« Ne discuteremo meglio al vostro ritorno » disse l'altra, sbrigativa. « Avete fatto il possibile e le atrocità che hai subito avrebbero distolto ogni fata dalla prontezza di spirito che hai dimostrato »
Oh, non cerchi di rincuorarmi così, perché non ci riuscirà.
« Riposatevi » concluse Faragonda. « E non temere per la tua amica: sono certa che sia riuscita a mettersi in salvo, in qualche modo. Perdonami, ma ora devo recarmi su Eraklyon »
La preside interruppe il contatto e Tecna non poté fare a meno di domandarsi se fosse turbata per ciò che era accaduto a loro due o per chissà che altro. Per un attimo l'altra le era sembrata riluttante, come se non sapesse se aggiungere qualcos'altro. Che fosse successo qualcosa, ad Alfea? Perché doveva andare su Eraklyon?
  In quel mentre, Brandon stava mettendo a soqquadro il bagno.
Dando di tanto in tanto qualche rapida occhiata a Blade, seduto a ridosso del gabinetto, aveva trovato un paio di bende, garze e qualche unguento. Iniziò a sudare freddo, richiamando alla memoria qualsiasi insegnamento di Codatorta sulle ferite che potesse tornargli utile, ma l'unica cosa che ricordava avergli sentito dire era che un vero guerriero doveva riuscire a sopportare tutto.
Si accovacciò accanto al giovane, cercando di capire quanto fosse profondo il taglio. Spostò le ispide ciocche di lui, osservando meglio la lacerazione.
Poteva andare peggio.
Sollevò il ragazzo e lo posò nella stretta vasca. Puntò il getto d'acqua calda sul capo di Blade, facendo attenzione a non ustionarlo. Si chiedeva se e quando si sarebbe mai ripreso... forse avrebbero dovuto chiamare i soccorsi.
Sì, così ci avrebbero sottoposti ad un interrogatorio e addio Blade. Sei geniale, Brandon.
« Lo so » disse a voce alta, tamponando la lesione dell'altro.
« Ma che fai, parli da solo? » intervenne una voce alle sue spalle. Tecna si precipitò da Blade. « Com'è la situazione? »
« Drastica. Ho sciacquato la ferita, ma... il sangue non si coagula » spiegò Brandon. Le porse le bende « Se gli fasciassimo la testa migliorerebbe? »
Lei parve riflettere per qualche istante. « Non... non lo so, io... »
« Ragazzi, cos'è tutta questa confusione? » la figura assonnata della madre della fata comparve sulla soglia. Appena si accorse di cos'era accaduto, sgranò gli occhi. « Ma dove siete stati? »
« Ehm... è complicato... » balbettò la figlia, lasciandole spazio. Cercò di nascondere alla vista le ustioni.
« Avreste dovuto chiamarmi subito » li rimproverò, tastando delicatamente il capo del ragazzo. « Io mi occupo di queste cose, lo sai »
Mentre la donna assisteva Blade, Tecna si diede della stupida. Avrebbe dovuto mettere da parte l'orgoglio, per una volta, e chiedere aiuto a sua madre. Dopotutto, era uno dei medici più rinomati di tutto Zenith.
« Mi spiegate come mai vi presentate qui sfiniti, nel cuore della notte e per giunta con un ragazzo in fin di vita? » borbottò quella, imponendo dei sigilli medici. « Non so che genere di missione sia, la vostra, ma non voglio che tu abbia ulteriormente a che fare con qualcosa di pericoloso, Tecna! »
La ragazza chinò lo sguardo. Era per quello che non aveva voluto rivolgersi a lei: sapeva che non avrebbe capito e le avrebbe tarpato le ali ancora una volta.
Ricordava bene quel che le aveva fatto passare, prima di accordarle il permesso di iscriversi ad un istituto eccellente quanto distante come Alfea... e non si aspettava di ricevere il suo consenso per un'operazione rischiosa come quella.
Provando una sensazione umana come l'imbarazzo per la prima volta in vita sua, la fata lasciò la stanza. Si rintanò sul balcone della sua camera, osservando in piedi il silenzioso panorama della sua città.
Si vergognò, si vergognò come un ladro per la propria incapacità, per tutto quello che non era stata in grado di fare; e adesso, per colpa della sua arroganza uno dei suoi unici amici rischiava la vita. Non era così che pensava sarebbero andate le cose.
« Fa' un po' freddo, qua fuori. Un po' tanto » commentò Brandon. « Eppure dovrebbe essere estate »
Lei lo guardò con la coda dell'occhio, mascherando la sorpresa. Aveva forse creduto che lui se ne sarebbe andato a dormire senza sincerarsi delle sue condizioni? Non sarebbe stato nel suo stile, sebbene lei non lo avrebbe certo potuto biasimare.
Sono io, quella superficiale.
« Qui fa sempre freddo » replicò, atona. Ma cosa le stava succedendo? Lei non era così; lei non era sentimentale e avrebbe dovuto analizzare tutta quella situazione con occhio scientifico.
E invece si stava abbandonando alle emozioni. Non trovava il coraggio di smentire il fatto di essersi sentita sollevata, di aver percepito chiaramente il suo cuore perdere un battito, quando aveva sentito la voce di lui.
« Pensa che su Eraklyon si muore sempre di caldo » sbuffò quello, mettendosi goffamente a sedere sulla ringhiera. « Beh, questo bel fresco non può che far bene alle tue ustioni. Come ti senti? »
Tecna si sentiva male, molto male; ma, forse, dirlo non avrebbe fatto altro che accrescere l'opinione che lui doveva sicuramente essersi fatto su di lei: era un'egoista. « Sto meglio, ti ringrazio » disse solo. « E tu, invece? »
Lo Specialista si strinse nelle spalle. « Mah, non posso lamentarmi... certo, ogni tanto mi viene ancora qualche spasmo » rise. « Però a voi due è andata peggio. Credi che Blade si rimetterà? »
« Non lo so » ammise dopo un po'. « Non so come lo abbia colpito, né cosa gli abbia fatto prima... e mi domando come sia possibile che quella strega ci abbia manipolati così »
« Dai... non dannarti per questo. Non ci pensiamo » disse. « Troveremo una soluzione »
« L'unica soluzione possibile dipende da Bloom. Ma le probabilità che sia salva sono scarse, e per di più... »
S'interruppe, non sapendo come continuare. Perché aveva avuto l'impressione che Faragonda le nascondesse qualcosa?
Anche se fosse, ne avrebbe tutte le ragioni. Sono inaffidabile...
« Io... prima, ho contattato Faragonda » prese a spiegare. « Le ho raccontato ogni cosa e ad un certo punto mi è parso che lei volesse dirmi qualcosa, ma poi si è trattenuta. Lei... lei mi sembrava distrutta; i sentimenti non sono la mia specialità, ma ho creduto di vederla... come dire, addolorata »
Brandon ascoltava con attenzione.
Anche lui aveva l'impressione che qualcosa non andasse. Certo, era solo un presentimento, qualcosa che sentiva a pelle; ma quella era sempre la premessa da cui scaturivano i suoi guai.
Era come se avesse un radar, e fin da piccolo le sue predizioni si avveravano. Questa volta, i suoi timori riguardavano i suoi amici, le persone a cui teneva; e a quanto diceva Tecna i sospetti erano fondati.
« Brandon, noi dobbiamo tornare a Magix al più presto » fece la ragazza.
Lui scosse la testa. « Prima devi, anzi, dovete ristabilirvi. Non saresti molto d'aiuto, in queste condizioni »
« Credi che non ne sia consapevole? » rispose, stizzita. « Lo so benissimo, non ho alcun bisogno che tu lo ribadisca »
Gli voltò le spalle, aprendo la porta-finestra.
« Tecna, aspetta » la chiamò. Fece per posarle una mano sulla spalla, ma poi si ricordò. « Io... non volevo offenderti. Dico solo che hai bisogno di rimetterti »
Lei richiamò a sé tutta la sua peculiare calma, sperando che quell'orribile giornata si concludesse al più presto e che, l'indomani, si svegliasse come la solita, fredda e riflessiva Tecna. « Lo so... è solo che... oh, Brandon » sospirò. Poteva veramente aprirsi così a qualcuno che era poco più di uno sconosciuto?
O, forse, proprio per questa ragione sarebbe stato più semplice?
« Brandon, io... ho deluso molte aspettative » iniziò. « Ho deluso Faragonda per due volte di seguito, ho deluso mia madre per colpa del mio... del mio orgoglio. Ho deluso Blade, e anche te »
Lui si mise in piedi, sorridendo. Capiva bene quella ragazza, perché in passato anche lui aveva attraversato la stessa situazione; non era stato in grado di proteggere il suo migliore amico e, al contempo, proprio per questo aveva tradito la fiducia dell'unica ragazza che per lui non era stata solo un passatempo.
« Tecna... sei sicura che sia questo, il vero problema? » chiese allora, guardandola negli occhi. « Sei sicura che il vero problema siano gli altri? »
Lei abbassò lo sguardo, capendo a cosa alludesse.
« Il vero problema è che tu non vuoi deludere te stessa, le tue aspettative » continuò. « Perché? »
« Io... »
« Perché hai troppa fiducia nelle tue capacità » asserì, facendola inalberare. « Non negarlo. Tu pensi di non poter sbagliare, vero? È questo, il vero problema »
« Sono per metà androide, Brandon! » esclamò. Si rese conto di aver alzato un po' troppo la voce. « Un androide non può, non deve commettere errori » soggiunse poi, piano.
Lui rise. « Hai detto bene: sei per metà androide. Per il resto, per l'altra metà sei proprio come me, come chiunque altro. Tecna » proseguì. « Queste sono cose... complicate, ed è normale fallire. Ma non per questo ti devi abbattere »
Tecna era forse quel tipo di persona che metteva tutta se stessa in quel che faceva, e la prospettiva di una falla nel suo operato la straziava.
« Nessuno nutrirà del biasimo nei tuoi confronti » fece, con tono conciliante. « Perciò, cerca di non nutrirne tu » non si aspettava certo che la ragazza gli desse retta subito, ma intuì di averla almeno aiutata a riflettere su un problema che lei si trascinava dietro da anni, con tutta probabilità.
La vide annuire, abbassando lo sguardo. « Ehi, non fare quella faccia » scherzò. « Sei più carina quando sorridi, o quando ti arrabbi. Ecco, proprio così! »
In realtà, lei stava cercando di camuffare le risate sotto un'espressione seccata. Quel ragazzo... forse non era poi così male. « Brandon, posso farti una domanda? » fece, dopo un po'.
« Spara »
« Cosa ti sei trattenuto dal dirmi, prima? » domandò, non riuscendo più a trattenere la curiosità. « Appena arrivati, tu avevi iniziato un discorso su... su Timmy »
Lui sussultò. « Beh, ecco... » come poteva affrontare un argomento del genere? In fondo, non erano fatti suoi e avrebbe rischiato di compromettere qualcosa che non doveva interessargli.
Ma ormai sentiva che tutto quel che riguardava Tecna riguardava anche lui.
« Tu piaci molto, a Timmy » iniziò, mozzando il fiato della ragazza. « Dai, non mi dirai che non te lo aspettavi! »
In verità, lei non avrebbe saputo rispondere.
« Tuttavia » continuò. « Lui non si farà mai avanti. Questo è quanto »
« Tutto qui? » fece lei, un po' confusa. Era questo, ciò che si era trattenuto dal dirle? « Se la metti così, lo sapevo già »
Era ovvio che quel ragazzo non ci sapesse fare, con il gentil sesso, ma non le sembrava nulla di così scandaloso, forse perché lei si era sempre trovata più o meno nella stessa situazione.
« Oh... davvero? » sospirò Brandon. Da una parte lo sollevava il fatto di non averle dovuto rivelare qualcosa che avrebbe potuto turbarla, ma dall'altra... perché gli dava fastidio l'idea che quella fata potesse effettivamente coronare il suo sogno d'amore? « Beh, meglio così. Dovrai essere tu a farti avanti, allora»
Lei annuì, sorridendo. C'era qualcosa che l'aveva fatta sentire in subbuglio; ma non era stata quella confessione.
  Rientrò. « Vado a disattivarmi, Brandon. Buonanotte »
 
*
 
  Vera seguiva Musa, scavalcando ogni tanto le macerie del soffitto crollato.
Avrebbe avuto tante domande da fare, ma non sembrava il momento più opportuno; quella ragazza con i codini doveva essere molto di fretta e anche piuttosto preoccupata.
Dal canto suo, la fata non sapeva che fare. La situazione era ben peggiore di quanto avessero previsto e, se le sue deduzioni erano corrette, le tre streghe erano diventate così abili da poter distruggere e manipolare i ricordi altrui a loro piacimento.
Fece irruzione in presidenza senza neppure bussare, chiamando con urgenza Faragonda. Ma lei non c'era, doveva essere già partita.
« E tu chi sei? »domandò ad una ragazza stava in piedi, di fronte ai larghi scaffali di manuali. Pareva alla disperata ricerca di uno di essi, ma quella libreria era così vasta che le ci sarebbero volute ore, per consultare tutti quei tomi.
La giovane si voltò. Di una bellezza disarmante, inarcò le sottili sopracciglia, sorpresa. « Oh... cerchi la preside Faragonda? È già andata »
« Sì, lo vedo... » sbuffò in risposta. Come doveva fare, ora? Lei e la Griffin erano forse le uniche in grado di trovare una soluzione a tutto quel pasticcio.
Si sedette su uno dei lastroni crollati dal soffitto, ragionando. Se era riuscita a risvegliare Vera imponendoglielo, forse potevano cercare di riaddormentarla e convincerla di avere dei ricordi falsi... ma quanto era potente, l'incantesimo di Darcy?
E poi non può certo essere così semplice... si parla di una persona che è sicura di esserne un'altra, e convincerla del contrario potrebbe avere forti ripercussioni, su di lei.
« Va... tutto bene? » la Specialista si sedette accanto a lei.
Eppure sembra così... così diversa, da Darcy. Quasi come se fosse la stessa Vera di prima, solo con un passato diverso... oppure anche quella strega era così, prima?
« Avevi bisogno di qualcosa? » anche l'altra le si avvicinò, tenendo tra le mani un libro sottile. « Se vuoi, posso cercare di fare qualcosa... »
Musa sorrise, scuotendo la testa. « No, ti ringrazio » doveva svegliare Flora ed escogitare qualcosa insieme a lei... dopotutto, Vera era sotto la loro custodia. « E tu? »
« Io ho l'incarico di mettere a posto questa scuola » spiegò, aprendo il volumetto. « Oh, sono Maria, allieva di Torrenuvola »
« Io sono Musa, e lei... lei è... » cercò di cambiare argomento. « Torrenuvola? Come mai proprio tu hai questo incarico? »
« L'ordine è la mia specialità » disse, con semplicità, mentre sfogliava le pagine logore. « E voi? Siete fate? »
Musa annuì. « Io sì, lei... » non sapeva come proseguire. Quanto ricordava, quella finta Darcy, dei suoi trascorsi? C'era qualcosa di molto strano, in tutta quella situazione. « Beh, lei no »
« Capisco » disse Maria, richiudendo il libro. Quella strega aveva qualcosa di diverso, da quelle con cui le Winx avevano avuto a che fare.
Quasi le sarebbe parsa una di loro, una fata, per la sua... se così poteva essere definita, umanità. Non uno straccio di crudeltà né cinismo; ma la mora cercò di ricordare a se stessa che, se quella ragazza studiava a Torrenuvola, una ragione doveva pur esserci. « State indietro »
Le due si fecero da parte, confuse; all'improvviso, l'altra pronunciò una lunga e cacofonica formula che accompagnò un particolare incantesimo: esso scaturì dalle dita di lei ma si diffuse rapidamente in tutto l'ambiente circostante, ripristinandolo allo stato in cui si trovava prima della grande battaglia contro i mostri nati dalla follia delle Trix.
Musa si affacciò sui corridoi, trovando i vetri intatti, le travi ai loro posti ed una rinomata luce che irradiava la scuola. Sorrise, sorpresa. « Come diavolo hai fatto? »
« In verità, non credevo nemmeno ci sarei riuscita » fece in risposta, non senza imbarazzo.
Scesero in cortile, constatando che l'intero castello era tornato a splendere e che, almeno apparentemente, la tempesta era passata. Nel grande atrio troneggiava ancora la grande pianta a ridosso della quale riposavano Flora e Stella.
Vera intanto si guardava attorno, stranita. Era lì che si era risvegliata, anche se non riusciva a ricordare cosa fosse quel posto; ma non poteva chiederlo a quella ragazza con i codini. Aveva come l'impressione di essere un peso, per lei, come se ci fosse qualcosa che non andava e che quella Musa doveva sistemare.
Però, in effetti, lei stessa sentiva di avere qualcosa di diverso. Le sembrava che mancasse qualcosa, una parte del suo passato che le appariva sfocata ed incerta e che, sicuramente, era legata alla sua presenza in quel luogo, Alfea.
Contemporaneamente, la fata della musica ragionava proprio su quel problema. Se l'altra era convinta di essere una strega, non si supponeva che le attaccasse come avrebbe fatto la vera Darcy o che, quanto meno, le odiasse tutte? « Maria... » fece, dopo un po'. « Tu hai detto che l'ordine è la tua specialità, vero? »
Lei annuì. « È una cosa complessa, che la preside Griffin stessa mi aiutava a tenere sotto controllo » specificò, vergognandosi.
Una cosa complessa... un po' come i poteri miei e di Flora?
Si volse in direzione dell'amica, osservando il suo petto alzarsi ed abbassarsi piano. In viso aveva un'espressione tranquilla e riposata, quasi incurante di ciò che succedeva ne mondo reale.
Quanto è pericoloso, il potenziale di una fata che controlla il terreno su cui camminiamo?
« Perché me lo chiedi? »
Musa sospirò. La prese in disparte, raccontandole la tremenda situazione in cui la povera Vera si trovava ed il ruolo che lei e la sua compagna dovevano avere in tutta quella vicenda.
« Io non ho idea di come muovermi. La cosa è ben peggiore di quanto si credesse e... beh » era difficile ammetterlo, soprattutto ad una strega. « Per quanto la preside possa dire, va ben oltre le facoltà mie e di Flora. Perciò pensavo: se riesci a "ripristinare" l'ordine, puoi riuscire a fare lo stesso nella mente di una persona? »
Maria rifletté. Come spiegò, i suoi poteri erano legati perlopiù allo spazio, allo spostamento di atomi nell'immediata realtà in cui si trovavano ad operare; cercare di applicarli anche in un contesto complicato come la psiche umana sarebbe stato rischioso sia per lei che per l'altra ragazza.
« Io posso aiutarvi ad addormentarla e a penetrare nella sua mente, ma... il resto è nelle vostre mani. Sono sicura che Faragonda avesse le sue ragioni, per riporre la sua fiducia in voi » sorrise. « Vado a dare una mano ai soccorsi, Musa. Quando la tua amica si sarà svegliata vieni a chiamarmi »
La vide andare via, rendendosi conto di non aver mai pensato che qualcuno potesse aver incontrato lo stesso tipo di problema che aveva lei. Forse, anche quella ragazza era sempre stata etichettata come la più debole del suo corso nonostante gli sforzi, nonostante l'impegno. Anche lei custodiva abilità che a prima vista apparivano futili e che, in verità, si sarebbero rivelate indispensabili?
Eppure, dalle parole di Maria traspariva che non si sarebbe mai arresa ed avrebbe continuato per la sua strada. Ora capiva cosa aveva voluto dire Palladium. Ognuno aveva i suoi tempi.
Quante volte se l'era già sentito dire? E quante volte aveva effettivamente riflettuto sul significato di quell'affermazione? Rise della propria ingenuità.
  « Allora... Darcy » iniziò, chiamandola. Usare quel nome aveva un certo impatto su di lei, considerato che quella era forse la persona che più aveva disprezzato, nella sua intera esistenza. « Ti va di parlarmi un po' di te? Immagino avrai qualche fratello, qualche... sorella »
Innanzitutto, doveva capire quanto, della vera strega, avesse intaccato l'integrità della Specialista. Cominciò a farle delle domande, domande che alludessero al suo presunto passato senza risultare troppo dirette.
Sedettero su una delle radici del fiore e quella ragazza svelò un mondo che nessuna delle Winx avrebbe mai potuto pensare esistesse.
Da ciò che raccontò Vera quel giorno, le Trix non erano sempre state così come allora.
Un passato di povertà e di sacrifici: ecco cosa doveva aver indotto quelle tre sorelle a divenire tanto perfide. E chissà che Darcy non avesse compromesso la sua memoria con l'effettiva intenzione di svelare qualcosa di sé..
« Icy è tutto, per noi » spiegò, incupendosi. « È nostra sorella maggiore, e si è sempre presa cura di noi come se fosse stata nostra madre. Le dobbiamo ogni cosa che abbiamo »
Forse ora era tutto più chiaro. Come Musa apprese, ciò che aveva fatto di Icy la più crudele delle tre era stata la consapevolezza di essersi sempre impegnata con tutte le sue forze senza però ottenere alcun risultato.
All'improvviso, fu come se le loro intenzioni di distruggere la dimensione magica non fossero più così insensate. Dopotutto, lei stessa lo aveva sperimentato, no? Era davvero frustrante farsi in quattro per raggiungere un obiettivo inarrivabile e, alla fine, di fronte al potere, di fronte alla possibilità di cambiare le cose era difficile restare impassibili.
La Fiamma del Drago si era prospettata come l'espediente più valido per regolare i conti, ma nella maniera sbagliata: facendola pagare a chiunque, perfino e specialmente a chi non c'entrava nulla.
Era quindi la cosa giusta, condannare quelle tre? Perché nessuno si era mai fermato a riflettere, a chiedersi se le loro azioni non fossero altro che l'effetto di brutte esperienze?
Profondamente scossa, Musa ragionava ed immaginava; immaginava come doveva essere stato, per tre orfane, tirare avanti in una società che le avrebbe calpestate.
« Darcy... perché non riposi un po'? È stata una lunga giornata » sorrise, tentando di scacciare tutti i dubbi che le avevano attanagliato la mente pochi istanti prima.
  L'altra annuì, accoccolandosi meglio sulla pianta; poco dopo, la fata fece lo stesso, cadendo in un sonno fatto di parole che aveva già sentito, parole che la mettevano in guardia dai guai in cui tutti loro si stavano mettendo.

 

 Noticine:
Come promesso, il quarto capitolo!
Ora sappiamo qualcosa di più riguardo al manufatto, ma... le Trix non lo vogliono solo perché sono delle megalomani assetate di potere.
Blade starà fermo per un po', poveretto... anche Tecna e Brandon se la sono vista brutta, ma mi piace farli soffrire, anche se sono tra i miei personaggi preferiti. Anche Maria mi piace, principalmente perché come aspetto assomiglia molto a Maria di Final Fantasy II... chissà come andrà a finire.
Ci vediamo martedì!
TheSeventhHeaven
  
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