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Autore: Emmastory    25/07/2016    4 recensioni
L'esistenza del regno di Aveiron continua, e Rain, nostra eroina in questo racconto, si impegna a mantenere il sorriso e la positività nonostante tutto quello che è costretta a vivere e sopportare. Fame, miseria e povertà dilaniano l'anima degli abitanti come belve feroci, e lei, addolorata per la perdita del suo tanto amato Stefan, ora scomparso per mano ignota, agisce come può per ritrovarlo e affrontare, con il suo aiuto, la minaccia dei Ladri, esseri ignobili che da tempo popolano il regno seminando terrore nei cuori della gente. Fiduciosa, è convinta dell'esistenza di un barlume di luce alla fine del tunnel che rappresenta la sua tormentata vita, in cui felicità e dolore danzano allo stesso e concitato ritmo. (Seguito di "Le cronache di Aveiron: Dimenticati)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-II-mod
 
 
Capitolo II

Le persone giuste

Mattina. Il sole è da poco alto nel cielo, ed io sono felice. Chiaro è che la lontananza di Stefan mi preoccupi ancora, ma dati gli avvenimenti di ieri, so che oggi è un nuovo giorno, e voglio, anzi devo, essere fiduciosa. Grazie alle sue regolari visite, il dottor Patrick mi fornisce il giusto supporto morale, e ad essere sincera, non potrei chiedere di meglio. I miei amici Basil e Samira si comportano in maniera simile, e in questa soleggiata mattina, ho deciso di far loro un’amichevole visita. Non li vedo ormai da lungo tempo, e sono convinta che qualche ora passata in loro compagnia non farà che rallegrarmi l’animo. Dopo aver avvisato il dottor Patrick e la cara Lady Fatima, sono partita in totale sicurezza. Venti minuti di spedito cammino mi hanno poi portata alla mia destinazione, e bussando educatamente alla porta, ho semplicemente atteso che venisse aperta. Nell’attesa, un pensiero si insinuò senza fatica nella mia mente. Riflettendo, riuscii infatti a ricordare la prima lettera inviatami da Stefan, che era giunta a me per mano di Samira. “Com’era possibile?” quella l’unica domanda che continuavo a pormi, mentre la mia pazienza diveniva sempre più sottile. In quel momento, mi decisi. Volevo assolutamente vederci chiaro, e in un modo o nell’altro, avrei fatto luce su questo mistero. “Rain! Ciao! Come va? Tutto bene?” mi chiese Samira, che aprendo la porta mi accolse gioiosamente in casa. “Samira, ti prego, devo sapere una cosa.” Tagliai corto io, mettendo da parte i pressochè inutili convenevoli. “Cosa?” indagò lei, curiosa e incerta. “La prima lettera. Quella che mi hai dato, ricordi?” chiesi, tacendo nell’attesa di una sua risposta. “Certo, qual è il problema?” si informò, apparendo sempre più confusa. “Come facevi ad averla? Chi te l’aveva data?” continuai, ponendole quella domanda in tono inequivocabilmente serio. “Mi dispiace, io non… non mi ricordo.” Biascicò, evidentemente spaventata dalla mia improvvisa rudezza. “Ne sei sicura?” azzardai, parlando in tono più calmo e posato. Mantenendo il silenzio, la mia amica si limitò ad annuire, e improvvisamente, una voce ruppe il silenzio creatosi nella stanza. “Drake.” Disse quella voce, verso la quale mi voltai nello spazio di un momento. In quel preciso istante, scoprii la presenza di Basil, che apparendo serio, mi guardava. Confusa, lo guardai a mia volta senza capire, e perfino Samira parve imitarmi. Nessuna di noi due comprendeva infatti il significato di quel nome, e in perfetto silenzio, attendevamo. “È il fratello di Stefan, ed è qui ad Aveiron solo per lui.” Disse poi Basil, fornendo una precisa spiegazione e facendo sparire ogni nostro dubbio. “Sai dove vive?” chiesi, sperando con tutto il cuore nella positività di una sua risposta. “Sì, ma partiremo domattina. I Ladri attaccano solo di notte.” Mi disse, riuscendo con quelle parole a riaccendere in me un seppur fioco barlume di speranza. Avvicinandomi lentamente, non potei fare a meno di ringraziarlo e stringerlo in un abbraccio. Quando questo si sciolse, feci la stessa cosa con Samira. Ad essere sincera, volevo bene a entrambi, e loro lo sapevano. Dato quanto ero costretta a vivere, ero convinta che non sarei riuscita ad andare avanti senza il loro aiuto, e tutto questo per un semplice motivo. Secondo il mio onesto pensiero, loro erano persone gentili, di buon cuore e degne di ogni singolo grammo della mia fiducia, che ero solita concedere con molta parsimonia. Dopo la fine del nostro abbraccio, avrei potuto snocciolare ben mille motivi diversi per amare il rapporto di amicizia che avevamo costruito, poiché loro erano, in altri termini, le persone giuste.
   
 
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