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Autore: Lory221B    30/07/2016    7 recensioni
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al bilanciamento dei quattro elementi. Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente all'elemento che controllavano.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia, relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo i loro straordinari poteri.
Qui inizia la nostra storia.
(Johnlock!AU)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Victor Trevor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Luce e fiamme



27 anni prima

« Sherlock, smettila! » Imprecò Mycroft, guardando il fratellino, che a braccia conserte, aspettava che gli dedicasse cinque minuti del suo tempo.

« Sherlock, vorrei studiare » continuò il giovane stregone, appena dodicenne.

« Non fai altro che studiare! » Si lamentò il piccolo di casa.

« Dovresti farlo anche tu, visto che sei molto indietro con i tuoi poteri »

Sherlock sgranò gli occhioni azzurri, la frase del fratello lo aveva colpito, come se gli avesse gettato una sfera di fuoco in pieno petto. Allo stupore si sostituì l’espressione offesa, di un bimbo che si sentiva più lento e più stupido del genio di casa Holmes.

«Ti ho chiesto solo di aiutarmi a trovare Barbarossa e non sono indietro! » sbottò Sherlock.

« Non sai fare la metà delle cose che facevo io alla tua età, questo come lo definisci? » Rispose pigramente, senza curarsi dell’effetto che quelle parole aveva sul fratellino, ma pensando solo ad allontanarlo per studiare in pace.

Sherlock prese in mano uno dei volumi del fratello e glielo lanciò con tutta la forza che aveva; Mycroft si limitò ad alzare leggermente la mano destra e far cadere il libro a terra, con naturalezza e senza sforzo, senza mai staccare gli occhi da quello che stava leggendo.

Capito che non avrebbe mai avuto l’attenzione del fratello, ma solo frasi di biasimo, Sherlock lasciò la stanza e corse in giardino alla ricerca del suo cane.

Dopo aver a lungo camminato, nella speranza di veder sputare la chioma rossa del suo cucciolo e unico amico, Sherlock sentì un guaito provenire da un albero.

« Barbarossa?  » Fece il piccolo, stupito « Saresti un cane, come diavolo sei arrivato lì? » chiese, guardando il cucciolo, curiosamente appollaiato sopra un ramo.

Barbarossa non sembrava avere nessuna intenzione di scendere dall’albero, anzi tremava preoccupato dall’altezza, per cui al piccolo stregone non restò altro che arrampicarsi sulla grande quercia, per portare in salvo il compagno fedele.

Sherlock mise un piede dopo l’altro sulla corteccia, facendo attenzione a non scivolare. Quando finalmente fu a un passo dal ramo dove era nascosto Barbarossa, sentì un grido per niente amichevole che proveniva dalla base della quercia.

« Scendi, subito! »

Guardò in basso e vide il fratello con la faccia verso l’alto e  l’espressione arrabbiata che gli riservava quando si cacciava nei guai; almeno, così li definiva Mycroft, per Sherlock erano solo avventure.

« Un attimo, prendo Barbarossa e scendo » rispose Sherlock. Il cucciolo sembrò ritrovare un po’ di coraggio nel vedere il suo padrone e iniziò a spostarsi « Fermo Barbarossa! » intimò il moro, ma il cucciolo non lo ascoltò. Fu un attimo, il ramo su cui aveva messo la zampa si spezzò e si trovò a cadere. Ma il tonfo non arrivò mai, una leggera brezza trattenne il cucciolo dal precipitare e lo posò delicatamente a terra.

« Mycroft? Hai visto? » gridò Sherlock entusiasta « Questo sapevi farlo a cinque anni? » chiese il piccolo con aria divertita.

Ma il fratello non era divertito per niente, anzi si accigliò e Sherlock non capì cosa stesse accadendo. Scese dall’albero, mentre Mycroft continuava a non esternare alcun pensiero.

« Mycroft? »

« Non ho mai fatto una cosa del genere, Sherlock » rispose piano, meditando su quello che era accaduto.

Il moro rise fra sé, non capendo che in realtà c’era preoccupazione e non ammirazione nel tono del fratello.

« Sherlock, non è un potere da stregone del fuoco, questo. E’ da stregone dell’aria » affermò soltanto.

Qualche ora dopo, Sherlock era seduto in camera sua, le gambe incrociate e il musetto di Barbarossa appoggiato su un ginocchio. Continuava a fissarsi le mani, non capendo perché doveva essere sempre quello diverso.

Aveva percepito qualche stralcio di conversazione tra i suoi genitori e Mycroft, sembrava dicessero che lo sospettavano da tempo, che era troppo abile nel riconoscere le bugie mentre era completamente incapace nelle magie spontanee degli stregoni del fuoco.

Solo dopo ampia discussione, i familiari decisero di renderlo partecipe alle loro considerazioni, rivelandogli che nonostante anni di discendenza rendevano praticamente impossibile l’evento, lui non era uno stregone del fuoco ma dell’aria.


21 anni prima

« Così, te ne vai? » chiese Sherlock, fissando il fratello più grande che riponeva con cura i propri abiti in una grossa valigia di pelle. Dietro il moro, uno stanco Barbarossa si era adagiato ai piedi del letto.

Mycroft annuì, senza spiegare, ancora una volta il motivo della sua partenza.

Sherlock aprì la bocca per gridare il suo disappunto, ma non uscì alcun suono, tanto sapeva che protestare non sarebbe servito a niente, nessuno lo ascoltava mai.

« Sherlock, promettimi di fare il bravo mentre sono via »

« Sarò come sono sempre » ribatté.

«Sherlock, davvero, è pericoloso, gli eventi stanno precipiteranno, temo che presto dovremo fare i conti con qualcosa di oscuro »

« Hai visto qualcosa? Mamma e Papà non mi dicono mai le loro profezie » rispose attento e curioso, com’era sempre il piccolo Holmes.

Mycroft sorrise al fratellino, un sorriso fiducioso, di uno che ancora credeva che il futuro poteva essere roseo, nonostante le previsioni negative.

« Come ti ho già detto, parto proprio in cerca di risposte. Continuo a vedere strani eventi e non riesco a collegarli. Un castello, una cascata, un uomo brizzolato. E’ tutto molto confuso »

« Vorrei vedere anch’io il futuro » esalò l’undicenne.

« E io vorrei volare, ma dobbiamo tenerci i poteri che abbiamo » rispose serio, ma al contempo cercando di rassicurare Sherlock che non c’era niente di male ad avere poteri diversi dal resto della famiglia.

Sherlock si sedette sul letto del fratello e per una volta Mycroft non lo sgridò perché stava invadendo un suo spazio.

Il maggiore degli Holmes sospirò, riponendo l’ultimo libro nel suo pesante bagaglio e poi si rivolse al fratellino, che non avrebbe rivisto per molto, molto tempo  « Sherlock, davvero, stai attento. Cerca di imparare a stare in mezzo alle persone, ok? »

Sherlock annuì, senza capire del tutto il significato di quella richiesta.

«Ma cerca anche di non farti coinvolgere, i sentimenti non sono importanti  »


10 anni prima

Sherlock continuava a rigirarsi nel letto, era molto tardi ma non riusciva a spegnere la testa dai pensieri.

Continuava a pensare che fuori dalla sua magione, c’era tutto un mondo che non conosceva e da cui non sapeva cosa aspettarsi. Amava i suoi libri e i suoi esperimenti magici, ma dopo  che suo fratello era partito e Barbarossa lo aveva lasciato, cominciava a sentirsi come rinchiuso in una prigione.

Ogni tanto si recava nei villaggi vicini, per risolvere qualche banale disputa, riguardante per lo più ladri di polli, niente che una mente come la sua potesse trovare interessante. Stava chiedendosi se fosse il caso, anche per lui, di partire e di visitare altri luoghi.

Un rumore proveniente dal piano inferiore, come uno scricchiolio, lo destò improvvisamente dai suoi pensieri. Uscì dalla stanza, incurante del pericolo che poteva paventarsi, anzi sperando in una qualche tipo di distrazione. Scese le scale a passi felpati, furtivi, derivati da anni di esperienza nell’aggirarsi per la casa senza farsi sorprendere dai suoi genitori. Voltò l’angolo e si trovò davanti la persona che aveva fatto scricchiolare il pavimento, visibilmente dimagrito e con l’espressione stanca di uno che aveva sopportato un lungo viaggio.

« Mycroft? »

Il fratello maggiore, per un attimo, un’impercettibile frazione di secondo, lasciò trapelare un’emozione nell’essere di nuovo a casa. Non fecero in tempo a dirsi niente perché, poco dopo, i due furono raggiunti dai genitori che chiesero tutti i dettagli del suo viaggio, di dove fosse andato, del perché non avesse più scritto per tanto tempo.

Mycroft spiegò la sua teoria sulla profezia, su come fosse certo di essere molto vicino a capire quello che aveva detto la strega, sul fatto che aveva dovuto celare la propria identità per la sicurezza di tutti e questo era il motivo per cui non aveva più scritto.

I genitori furono molto contenti e entusiasti di rivederlo, mentre Sherlock abbandonò la conversazione, annoiato, dopo l’ennesima affermazione del fratello che era a un passo dal far risorgere la magia.

Qualche ora dopo, poco prima dell’alba, Mycroft raggiunse il fratello nella sua camera. Sherlock era disteso nel letto, ancora sveglio, intento a leggere un trattato di erbologia o quantomeno a far finta di leggere.

« Sherlock, io vado via  » esordì Mycroft.

«Buon viaggio » rispose soltanto, senza accennare interesse.

Mycroft scosse il capo « Sherlock, nostra madre mi hai detto che stai molto sulle tue, che a mala pena le rispondi quando ti parla, cos’è successo? »

« Ho fatto quello che mi hi detto, non mi faccio coinvolgere » rispose, con una punta di sarcasmo.

« Nostra madre dice anche che hai cambiato magie, c’è qualcosa di più freddo in te »

« Sei tornato da qualche ora e mamma si è gia lamentata di me? » chiese Sherlock, mettendosi seduto.

« Non si lamenta, è preoccupata. Sherlock, cosa ti prende? »

« Niente, sono solo stufo di stare qui »

« Quindi, il fatto che il figlio dei vicini ti abbia definito uno psicopatico, non riguarda qualcosa che hai fatto?  »

Sherlock si rabbuiò leggermente, ma non gli diede la soddisfazione di far vedere che aveva colpito nel segno.

«Stai attento, d’accordo? Sono tempi sempre più bui » fece Mycroft, l’espressione seria e preoccupata. Sherlock, come tanti anni prima, annuì distratto, senza comprendere davvero quali pericoli ci fossero oltre le mura di casa.


Quattro anni prima

Sherlock corse veloce come il vento verso casa, sentiva che era successo qualcosa, gli uomini del villaggio dovevano aver parlato e averlo denunciato per stregoneria. Dovevano abbandonare velocemente la magione e scappare lontano, magari dagli zii che abitavano oltre la montagna.

Nella foga inciampò più volte, era buio e non vedeva dove stava mettendo i piedi. Seguì il rumore del ruscello che costeggiava la propria casa finché non vide una luce, come uno squarcio nell’oscurità della notte.

Erano fiamme, alte, devastanti, che bruciavano vive, diffuse per tutta la magione degli Holmes. Sherlock si bloccò sul posto, immobile, fissando quello spettacolo straziante e sperando che i suoi genitori fossero riusciti a scappare prima dell’incendio. Sapeva che non era probabile, erano stregoni del fuoco, avrebbero bloccato le fiamme, c’era un’unica soluzione razionale ipotizzabile: erano già morti quando era stato appiccato l’incendio.

Sherlock crollò in ginocchio, quando il peso di quello che era accaduto lo travolse. Era stata colpa sua, aveva usato la magia nel villaggio e li avevano scoperti.


Oggi

Sherlock aveva gli occhi sbarrati e respirava affannosamente, ancora inginocchiato tremante vicino al corpo immobile di John; quel John che lo aveva accolto come un amico, da subito, che si era fidato di lui, che lo aveva aiutato e difeso, giaceva senza vita, per colpa sua.

Il moro aveva preso a stringerlo forte, come se potesse in qualche modo rianimarlo o cancellare quello che era successo.

« Sherlock » mormorò nuovamente Molly, ma lo stregone non sembrava sentirla. « Dobbiamo andare »

« Non mi muovo da qui » rispose, scandendo le parole, senza togliere gli occhi dal biondo.

Molly trattenne una lacrima e si inginocchiò accanto a lui « Non posso immaginare cosa tu stia provando, ma restare qui non servirà a niente, se non a farti catturare di nuovo »

« Dovevo morire io, capisci? E’ la seconda volta che… » disse, con voce rotta, sentendosi in colpa per tutto, per non essere uno stregone capace come il fratello, per cacciarsi sempre in situazioni che mettevano in pericolo altre persone, per aver indirettamente causato la fine dei suoi genitori, per aver trascinato John in un mondo che lo aveva condotto alla morte. Ripensò a quando John aveva eroicamente fatto scudo con il suo corpo, in un gesto di altruismo e bontà, come nessuno aveva mai per lui, per difenderlo dalle sfere di fuoco, senza riflettere sulle conseguenze e procurandosi notevoli cicatrici.

Fu un attimo, Molly notò che per una frazione di secondo, qualcosa nello sguardo di Sherlock cambiò, come se improvvisamente fosse diventato un’altra persona.

Strinse gli occhi, rivolse lo sguardo verso Molly, ritraendo le mani dal corpo, che poco prima stava stringendo come se ne andasse della sua stessa vita « Vattene, hai ragione, non c’è più niente che tu possa fare »

« Sh… » tentò la damigella.

« Vattene, ho detto » ribadì lui, mentre dei passi in lontananza, evidenziavano che qualcuno si stava avvicinando,  probabilmente Moriarty e i suoi complici.

Molly era indecisa su come comportarsi, ma Sherlock sembrava inamovibile e i passi erano sempre più vicini. Si trasformò in una guardia e corse via, lasciando lo stregone dell’aria inginocchiato a terra, con una strana espressione negli occhi.

La damigella corse nei corridoi vuoti, pensando soltanto a raggiungere le segrete, sperando di trovarvi ancora Marye  Mycroft che l’attendevano per uscire  da palazzo.

Si sentiva triste e svuotata, non aveva mia visto così da vicino la morte, la devastazione, sentimenti così forti da far perdere il raziocinio. Rallentò  il passo ogni volta che incontrava altre guardie, finché riuscì a prendere il corridoio per le prigioni.

Fece le scale a gruppi di due, per arrivare il prima possibile, ma quando fu davanti alla cella di Mycroft, la trovò aperta e vuota, dovevano essere già andati via. Si fermò un attimo per respirare e pensare, finché non sentì un rumore, vicino una delle nicchie che dava verso il ruscello.

Si avvicinò piano, quando il muro letteralmente ruotò davanti ai suoi occhi e rivelò l’esistenza di un tunnel segreto, da dove apparve la principessa accompagnata dal Consigliere Reale.

« Ti stavamo aspettando » fece Mary.

« Dov’è Sherlock? » intervenne Mycroft, temendo subito il peggio.

Molly si morse un labbro, era successo troppo per riassumere tutto in poche parole. Fece per rispondere, quando sentì altri passi provenire dal buio tunnel. Tre figure stavano avanzando, non troppo silenziosamente, nonostante la situazione lo richiedesse.

Mycroft si tenne pronto ad agire, ma poi riconobbe la sagoma rassicurante di Lestrade « Vedo che avete avuto la nostra stessa idea » affermò allegro lo sceriffo. Dietro di lui Anthea sorrise, felice di rivedere vivo il Consigliere, e subito dietro di lei, apparve John.

Molly sgranò gli occhi, portandosi una mano alla bocca e arretrando, come se avesse visto un fantasma. Tutti si girarono a guardarlo, non capendo cosa potesse essere successo. « Mi sono perso qualcosa? » chiese soltanto lo stregone dell’acqua.

« Tu, eri morto » mormorò la damigella.

« Direi di no »fece lui, guardando gli altri e attendendo una qualche spiegazione, almeno da Mycroft, che sembrava sapere sempre tutto. Molly continuava a non parlare, per cui John si fece strada fuori dal tunnel e prese gentilmente la damigella per le spalle « Sono davanti a te, cos’è successo e soprattutto, dov’è Sherlock? »

« Hanno trasfigurato un corpo, in te » rispose lei, sentendosi tanto stupida per non averlo capito « Sherlock crede che tu sia morto, che ti abbia ucciso »

Nessuno parlò, ma tutti temettero che il qualcosa che poteva strappare Sherlock dalla luce, fosse appena accaduto.


***** *****
Angolo autrice:
Ciao a tutti, lo so, se non metto almeno un flashback non sono io, abbiate pazienza.
Grazie come sempre per leggere e recensire, alla prossima!



   
 
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