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Autore: Alice95_    03/08/2016    3 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Dopo che Castle si era offerto volontario per lavare i piatti, ricevendo uno sguardo d’intesa da parte di Kate, dicendogli in silenzio che sapeva esattamente cosa stava cercando di fare e che non avrebbe funzionato, erano ora di nuovo tutti riuniti in soggiorno. O più precisamente, nel bel mezzo del Rio delle Amazzoni, circondati da animali selvatici, tra cui un branco di leoni, mentre tentavano di remare per farsi largo tra le acque agitate e trovare una terra dove approdare, utilizzando il divano che ovviamente era stato trasformato in zattera.

Jamie ed Alexis erano pazze di gioia, sedute davanti a tutti nella parte iniziale della zattera, cercavano di dare istruzioni al padre urlando “Attento!” ogni singolo minuto, in modo che Castle facesse confusione cercando di cambiare rotta in continuazione.

Kate e Martha erano nella parte posteriore, ridevano all’uomo-bambino davanti a loro e Kate onestamente non ricordava quando lei e Jamie si erano divertite così tanto.

“Madre, questa è probabilmente la cosa più vicina a cui potrai mai aspirare per interpretare il personaggio di Katherine Hepburn in The African Queen”, disse Castle scherzando e ricevendo un cuscino sulla schiena.

“Ora non fare il simpatico”, rispose Martha. “Ero troppo giovane per fare quel ruolo. E comunque lascerei il remake di quel bellissimo film a te e Kate. Voi due formate una coppia molto più bella”.

Castle si girò per guardare sua madre. Cosa stava cercando di fare con quei commenti? L’unica cosa che sarebbe riuscita a fare era mettere Kate a disagio e guardando l’espressione del suo viso temeva che le sue preoccupazioni fossero fondate.

“Kate?”, le domandò piano e almeno sua madre ebbe la dignità di guardare altrove.

“Sai, i miei genitori mi hanno chiamata così per Katherine Hepburn”, disse lei sorprendendolo, e l’atteggiamento di Martha cambiò subito, da colpevole a incuriosito.

“Veramente?”, chiese lei mettendosi più vicina.

“Si”, Kate rise, cercando di coprire le lacrime che stavano riempiendo i suoi occhi. “Il mio nome per intero è Katherine Houghton Beckett”.

“Era una donna forte, bellissima e intelligente”, Martha annuì. “Penso che i tuoi genitori abbiano fatto la scelta perfetta”. La donna più anziana le sorrise e le picchiettò la mano. Guardando suo figlio e vedendo l’espressione dolce sul suo viso, capì in quel momento di averlo già perdonato per tutta quella situazione.

“Okay ragazze”, esclamò Castle, intuendo che la situazione stava diventando troppo personale per Kate, ed essendo il re delle distrazioni, pensò che fosse ora di un safari. “Pronte ad approdare?”.

“Si”, le sue figlie urlarono.

“Bene ma attenzione agli animali selvatici, non vogliamo che qualcuno venga mangiato”, le avvertì, voltandosi di nuovo verso Kate per farle un occhiolino, prima di scendere dal divano e tuffarsi nel mare di animali di Jamie. “Voi signore venite?”, guardò Kate e sua madre che negarono con la testa.

“Io custodirò la zattera”, disse Martha.

“E io andrò al villaggio lungo la spiaggia per fare rifornimento”, Kate stette al gioco e Martha annuì, impressionata.

“E’ brava”, dichiarò lei, sorridendo quando vide Castle e le ragazze strisciare in terra verso i leoni di peluche.

Kate stava frugando dentro i mobili di cucina, in cerca di vino da aprire quando sentì qualcuno entrare dentro la cucina. Girandosi e aspettandosi di trovare Castle, incontrò invece il sorriso timido di Alexis.

“Hey Alexis, hai bisogno di qualcosa?”, chiese Kate, dandole la sua completa attenzione.

Alexis saltava da un piede all’altro, “Ho bisogno di..”, e si fermò, ma Kate capì subito.

“Oh vedo, andiamo tesoro ti faccio vedere dov’è”. Ancora una volta le offrì la sua mano che Alexis afferrò senza esitazione, seguendo Kate in direzione del bagno.

Kate aspettò fuori dalla porta fino a quando Alexis non finì e ritornarono fianco a fianco nel soggiorno.

“Che cosa state facendo di là?”, le chiese Kate.

“Osserviamo i leoni”, le disse Alexis, ma non sembrava molto entusiasta.

“Non ti piacciono i leoni?”, Kate aggrottò la fronte.

“No, mi piacciono, ma non come a Jamie e a mio padre”, spiegò.

“E quali sono i tuoi animali preferiti?”, le chiese Kate, sperando che Alexis non si sentisse lasciata fuori da tutto il polverone che avevano fatto sui leoni quel giorno.

“Mi piacciono gli elefanti”, ammise Alexis timidamente, come se dovesse vergognarsi per quella preferenza.

“Veramente?”, Kate sorrise e aspettò che Alexis annuisse, “Sai una cosa? Anche a me”.

“Veramente?”, gli occhi di Alexis si alzarono e Kate annuì con un grande sorriso sulle sue labbra.

“Sono grandi e pericolosi, ma allo stesso tempo delicati”, spiegò Kate e si fermò quando Alexis fece lo stesso.

 “Si, e la femmina più anziana guida il gruppo”, disse Alexis emozionata.

“Perché sono più sveglie”, disse Kate, facendo ridere Alexis. “Vieni, ti voglio mostrare una cosa”.

Conducendola nel corridoio, Kate aprì la porta della sua camera ed entrò, Alexis si fermò sulla soglia. “E’ tutto ok”, sorrise Kate, “Vieni dentro”.

Esitante, Alexis seguì Kate nella camera, guardandosi timidamente attorno. “E’ bellissima”, disse dopo un po’, memorizzando ogni piccolo dettaglio, da quei mobili mai visti prima a tutti quei libri.

“Grazie”, le labbra di Kate si alzarono in un grande sorriso. “Vieni, voglio farti vedere questo”.

Alexis si avvicinò al comodino vicino al letto dove Kate le mostrò quattro elefanti di porcellana, ognuno più grande di quello precedente.

Gli occhi di Alexis si spalancarono, “Wow, sono bellissimi”. Sussurrò quasi.

“Si?”.

“Si”.

Kate ebbe un’idea, “Sai cosa ti dico Alexis? Vuoi portarlo a casa con te?”, Kate prese il secondo più piccolo e glielo passò, la bambina lo tenne tra le mani con una dolcezza e una cura così disarmanti che potevi pensare fossero la cosa più importante del mondo.

“Meglio di no”, disse Alexis, diventando improvvisamente triste.

“Oh, va bene”, Kate rimase sorpresa, era sicura che Alexis avrebbe amato quel regalo.

“Penso sia meglio che stiano tutti insieme, come una famiglia”, continuò Alexis, riconsegnano il piccolo elefante a Kate.

“Ok, hai ragione”, disse Kate mentre comprese quale fosse il problema e rimettendo l’elefante al suo posto. “Di nuovo tutti insieme, va bene?”.

Alexis annuì, ma prima che Kate potesse aggiungere qualcosa, un colpo alla porta tirò fuori entrambe dalla loro piccola bolla.

Kate alzò lo sguardo e vide Castle in piedi sulla soglia.

“Mi dispiace, ma si sta facendo tardi”, si scusò. “Zucca, tua nonna ti porterà a casa”.

“Cosa? Non possiamo stare un po' di più?”, Alexis si lamentò, andando lentamente verso suo padre.

“Mi dispiace ma domani hai scuola ed è già tardi, oltre al fatto che Jamie e Kate si devono svegliare presto domani mattina”, cercò di farla ragionare.

“Ma non rivedrò Jamie finché non ritorneranno”, il suo labbro iniziò a tremare, facendo capire a Castle che era molto stanca.

“Sono solo un paio di giorni”, Castle cercò di rassicurarla, non volendo terminare la giornata con Alexis che faceva i capricci.

Kate si inginocchiò di fronte a lei, avvolgendole una piccola mano tra le sue, “Appena torniamo dal nostro viaggio chiamo tuo papà e fissiamo subito per un altro giorno, va bene? Magari voi due potete venire da noi così ordiniamo una pizza. Come ti suona?”.

“Ok”, Alexis annuì, non molto entusiasta ma ricacciando indietro le lacrime.

“Andiamo zucca, saluta”. Castle si voltò per lasciare la stanza quando notò di sfuggita la libreria di Kate e quasi non gli prese un colpo, non poteva aver visto male, c’erano tutti i suo libri allineati su uno degli scaffali.

I tre si incamminarono di nuovo verso il salotto dove Jamie era seduta sulle ginocchia di sua nonna, rapita da una vecchia canzone di Broadway che Martha le stava cantando.

“Niente bis, madre”, disse Castle ridendo. “Tempo di andare”.

“Ah peccato”. Martha guardò sua nipote, “Ti canterò una nuova canzone la prossima volta”.

Jamie annuì e poi chiese, “Lexis?”.

“Si, io e Alexis dobbiamo tornare a casa. Ma sono sicura che ci vedremo presto Jamie”.

Si incamminarono tutti insieme verso la porta, Jamie ed Alexis mano per la mano mentre Kate e Castle si lanciavano uno sguardo d’intesa, le due ragazze sarebbe state inseparabili d’ora in poi.

Alexis abbracciò la sorellina per salutarla, mentre Martha picchiettò il naso di Jamie e disse, “Ci vediamo presto Bumble Bee”, facendo ridere Jamie.

E poi Kate si trovò avvolta dall’abbraccio stretto di Martha, sorprendendola, “E’ stato così bello conoscerti Kate”, le disse piano l’attrice, prima di lasciarla andare. “Rifacciamolo presto”.

Kate annuì soltanto, guardando Alexis prendere la mano di sua nonna prima di voltarsi per guardarla, una domanda inespressa nei suoi occhi.

“Non dimenticarti il nostro pizzappuntamento”, disse Kate, vedendo l’incertezza sparire dagli occhi di Alexis, rimpiazzata da un dolce sorriso.

Dopo che la porta si chiuse, Jamie e i suoi genitori rimasero soli nell’appartamento silenzioso e improvvisamente insicuri di come proseguire.

“Che ne dici di preparare Jamie per andare a letto mentre io cerco di sistemare il soggiorno?”, suggerì Kate.

Castle annuì, prendendo in braccio la figlia e incamminandosi verso il bagno, mentre Kate sparì nel soggiorno.


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Osservò lo spazio che una volta era il suo soggiorno e sorrise, a prescindere dal mai di testa che stava tornando di nuovo, portandole dolore agli occhi. Anche la gola le faceva male, e si chiese se si fosse sentita così tutto il pomeriggio. Forse era stata troppo distratta per notarlo, ma appena il silenzio era tornato e il caos di tutto il clan di Castle scomparso, notò quanto fosse stanca. Aveva davvero bisogno di un paio di giorni per ricaricare le batterie.

La settimana passata era stata stressante, oltre ai suoi soliti turni aveva anche lavorato per la Buon Costume. Altre due notti sotto la pioggia fredda iniziavano a farsi sentire. Non aiutava il fatto che lei e Jamie si erano ritrovate bagnate dalla testa ai piedi due giorni fa, prendendosi una doccia gratuita mentre ritornavano dal parco. Probabilmente si era presa un’influenza. Bene, proprio quello che ci voleva.

Si sarebbe riposata presto, quindi al momento non ci doveva pensare e anzi, doveva mettersi al lavoro, iniziando a raccogliere gli animali di peluche sparsi sul pavimento del salotto.

Nel frattempo Castle stava aiutando Jamie con il pigiama, mentre la bambina stava parlando emozionata della sua giornata.

“Quindi, ti sei divertita?”, chiese Castle, e Jamie annuì energicamente.

“Lexis divettente”, disse lei, con quegli occhi blu scintillanti che lo fissavano e Castle avrebbe urlato di gioia. Però potè anche vedere che l’entusiasmo di Jamie si stava esaurendo.

“Sei stanca Jamie?”, chiese quando la prese in braccio.

Lei negò con la testa, ma il grande sbadiglio che seguì diceva il contrario.

Ridendo, le diede un bacio sulla guancia, “Andiamo a letto, piccola festeggiata”.


———————————————


Si incontrarono nella camera di Jamie. Kate stava già mettendo i peluche nelle mensole, lasciando i leoni di Jamie sul letto. Alzò lo sguardo quando Castle entrò nella stanza, Jamie già mezza addormentata tra le sue braccia.

“E’ molto stanca”, sussurrò lui, posando la figlia nel letto, sistemandole le coperte e assicurandosi che potesse raggiungere tutti i leoni che desiderava.

Kate si abbassò e Castle fece un passo indietro per darle un po' di spazio mentre lei cominciò a sfiorare i riccioli di Jamie.

“Hey uccellino, ti è piaciuto il tuo compleanno?”, chiese Kate.

“Si”, Jamie sussurrò e Kate poté vedere quanto le costasse tenere gli occhi aperti.

“Ottimo, dormi bene. Ti amo”, Kate le diede il bacio della buona notte.

“Ti amo mami”, rispose Jamie con gli occhi già chiusi e Kate si allontanò per dare spazio a Castle.

“Ci vediamo in salotto”, sussurrò quando gli passò davanti.

“Va bene”, rispose lui, preparandosi alla tempesta che sarebbe seguita.

 

———————————————————

 

Era rimasto al fianco di Jamie più del necessario, sua figlia si era addormentata un secondo dopo che gli avevano dato la buonanotte. Sapeva che stava tergiversando e che non poteva rimandare a lungo, doveva affrontare Kate. Dopo tutto se l’era cercata. Prendendo un ultimo profondo respiro per darsi forza, si incamminò verso il salotto.

La trovò a guardare fuori dalla finestra, la sua schiena rivolta verso di lui. E non era sicuro che l’avesse sentito entrare nella stanza visto che non si muoveva.

Si schiarì la voce ma lei ancora non si voltò, e il suo cuore perse un battito. Aveva sperato che dopo le grandi cose che erano successe quel giorno magari poteva essere più indulgente, ovviamente si era sbagliato.

“Kate”, la chiamò, e quando la vide rimanere a fissare il paesaggio fuori dalla finestra, andò avanti, “Ascolta, mi dispiace. Te l’avrei dovuto dire, almeno parlartene. Lo so e credimi lo volevo fare”.

Prese un altro profondo respiro, “Ma poi mi sono tirato indietro, avevo paura dicessi di no e Alexis era già così emozionata, e io non potevo..lo so che non è una giustificazione. E’ solo che..a volte…voglio dire”, balbettò, si fermò e tentò di nuovo. “A volte faccio cose stupide con le migliori intenzioni e mi dispiace. Mi dispiace veramente tanto”.

Calò il silenzio tra di loro.

“Hai finito?”, chiese finalmente Kate, ancora rifiutandosi di guardarlo, con quel tono neutrale non aveva idea di cosa avrebbe detto dopo, quanto arrabbiata potesse essere. Era sempre molto difficile capirla e lui non era abituato. Le donne erano sempre molto chiare quando si trattava di quello che volevano da lui, ma con Kate non si poteva mai sapere. L’aveva sorpreso un paio di volte durante le scorse settimane. Ma in quel momento lo stava spaventando a morte. C’era così tanto un gioco.

“Io”, si fermò. “Si, ho finito”.

Finalmente Kate si girò per guardarlo e la sua faccia non sembrava così arrabbiata come si aspettava.

“Castle, non va bene agire alle mie spalle”, iniziò e fu subito interrotta da lui.

“Lo so. Non—“, abbassò la testa mentre lei alzò una mano per fermarlo.

“E’ il mio turno”, disse lei, “Non sono sicura che tu lo sappia. Penso che sei abituato a far vedere il tuo bel sorriso ogni volta che fai qualcosa di stupido e tutto torna apposto velocemente. Ma non va bene prendere decisioni che coinvolgono nostra figlia senza consultarmi e poi aspettarti che una scusa sentita possa sistemare tutto. Eravamo d’accordo nel fare le cose insieme e questo non include fare le cose da solo quando pensi che non sono d’accordo con te”. Aspettò che lui immagazzinasse le sue parole prima di continuare. “Non rifarlo più”.

“Non lo farò”, promise lui, ancora guardando il pavimento.

“Detto questo”, andò avanti, non più in grado di trattenere il sorriso che aveva minacciato di uscire non appena era entrato nella stanza, “Voglio ringraziarti per aver dato a Jamie il miglior compleanno di sempre. Non che ne abbia vissuti molto fino ad ora”, sorrise, “Però non l’ho mai vista così felice”. Lei incontrò i suoi occhi, assicurandosi che lui avesse capito, “Grazie”.

Lui si rilassò visibilmente, abbassando le spalle mentre un sorriso si formava sulle sue labbra, “Davvero?”.

“Si, è stato perfetto”. Annuì, improvvisamente dolce e tenera.

La sua rabbia si era placata durante il corso della giornata, anche se non voleva fingere che non fosse stato importante il fatto che abbia preso una decisione senza di lei. Ma sembrava che avesse recepito il messaggio e non c’erano motivi per punirlo ancora più del necessario.

Lui era ancora cauto, non riusciva a credere che l’avesse perdonato così facilmente. “Quindi siamo a posto?”. 

Lei si avvicinò, “Si, siamo a posto”.

“Ok”, fece un sospirò di sollievo e poi guardò la porta. “Dovrei andare allora, è tardi e tu probabilmente ti sveglierai presto domani mattina”.

Kate sembrava riluttante a lasciarlo già andare via e lui alzò le sopracciglia interrogativamente.

“In verità”, iniziò lei, “Potresti sederti un minuto? C’è una cosa che voglio mostrarti”.

“Certo”, accettò, facendo quello che gli era stato chiesto e sedendosi sul divano mentre Kate scomparve nel corridoio per poi entrare nella sua stanza.

Castle si chiese cosa aveva in mente, ricordò i suoi libri nella libreria e una parte di lui sperò che fossero quelli ciò che voleva mostrargli, magari raccontargli la storia che c’era dietro.

Ma sembrò ritornare a mani vuote quando si sedette sul divano accanto a lui, finché non aprì una mano e gli mostrò un braccialetto rosa da ospedale, e lui capì subito cos’era.

“E' di Jamie, dell’ospedale”, spiegò lei, mentre lui la fissava attonito, esitante, mentre lei tentava di incoraggiarlo con uno sguardo.

Prendendo il braccialetto con cura, lo studiò come se fosse il tesoro più prezioso del mondo.

“Jamie Rowan?”, la guardò non appena venne a conoscenza della nuova informazione.

Kate lo guardò imbarazzata quando disse, “Si come Katherine Hepburn in-“.

Without Love”, finì la frase per lei, ancora più attonito. “Amo quel film”.

“Anche io”, e lui poté giurare di averla vista arrossire, i suoi occhi guardavano altrove, imbarazzati, nascondendosi dietro a un ciuffo di capelli quando si morse il labbro inferiore.

Era adorabile e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, anche se lei si ostinava a non guardarlo.

Alla fine le porse il braccialetto in modo che lo potesse rimettere apposto, ma con sua sorpresa avvolse le dita sopra le sue, intrappolando il braccialetto nelle loro mani.

“No, tienilo”. Disse, finalmente guardandolo negli occhi.

“Sei sicura?”, guardò le loro mani unite prima di alzare gli occhi spalancati verso di lei.

“Si”, annuì lei. “Io ho l’altro. E’ giusto che suo padre ne abbia uno”.

Il cuore di Castle cominciò a battere all’impazzata e sentì le sue dita stringergli la mano prima di lasciarlo andare, “E’ tardi”. Interruppe il momento e si alzò, aspettando che lui la seguisse.

Lo fece, ancora ipnotizzato dal piccolo braccialetto di plastica nelle sue mani, “Devo un attimo andare in..”, indicò in direzione del bagno, “Sarò veloce”.

Kate annuì prima di sparire nella cucina.

Castle era ancora su di giri per tutti gli eventi della giornata quando si fermò in mezzo al corridoio. Era stata una giornata veramente sorprendente, anche Kate non era stata in grado di negarlo e non riuscì nemmeno a rimanere arrabbiata con lui. Era un fortunato, stupido e coraggioso uomo, pensò, mentre gli occhi gli cadevano sulla porta della camera di Kate. E visto che era stupido e coraggioso entrò dentro in cerca dei suoi libri.

Li trovò, tutti, proprio come aveva visto prima e non riuscì a non sorridere mentre pensava a come avesse dovuto acquistarli e leggerli tutti in così poco tempo e non aver avuto nemmeno il tempo di risistemarli.

Prendendo In a Hail of Bullets realizzò subito che era una vecchia edizione, dal momento che la copertina era cambiata per la nuova edizione, anzi questa sembrava una copia della primissima edizione. Lo aprì e fissò incredulo quello che trovò scritto sulla prima pagina.

 

Johanna Beckett

 

1994

 

Era un libro di sua madre. Kate non gli aveva mai detto il nome di sua madre, ma lo capì subito quando voltò pagina, lentamente realizzò che non aveva mai capito niente.

 

A Johanna,

non lasciarti abbattere.

Ogni vittoria, se pur piccola, è sempre una vittoria.

Lo scopo è cercare di fare la differenza.

Ce la farai.

Rick Castle

 

Sua madre era una fan ed era molto improbabile che Kate non sapeva chi fosse al loro primo incontro. Aveva costruito con cura tutta la storia nella sua mente, sul perché non lo avesse mai trovato, sul perché non gli avesse mai detto di Jamie quando si erano incontrati per caso qualche settimana prima e invece la verità era tutta scritta su quel pezzo di carta.

L’aveva sempre saputo, lo sapeva fin dall’inizio e aveva deliberatamente deciso di tenere sua figlia lontana da lui. Tutti i sentimenti di speranza che quel giorno erano nati dentro di lui si erano distrutti, rimpiazzati da rabbia e dolore. Come aveva potuto?

Stringendo il libro al petto si voltò, correndo in salotto e poi in cucina.

“Cos’è questo?”, urlò, facendola saltare dalla sorpresa.

“Castle, che succede?”, guardò il suo viso agitato, finché i suoi occhi non si posarono nel libro nelle sue mani e il sangue le si gelò nelle vene.

“Eri nella mia camera?”, disse finalmente lei, cercando di distrarlo, sperando in qualcosa che non sapeva nemmeno lei.

“Non provare a cambiare discorso adesso”, quasi ruggì, avvicinandosi. “Da quanto tempo lo sapevi Kate? Da quanto?”.

Lei si sentì come un animale in trappola senza uscita, senza un posto dove nascondersi dalle sue domande scottanti e non aveva idea di come rispondere. I suoi occhi pieni di panico incontrarono quelli di lui, brucianti di rabbia, e provò a calmarlo, parlando a bassa voce.

“Cas-“, non la lasciò finire.

“Da quanto Kate? Lo sapevi quando siamo stati a letto insieme? Sapevi chi ero e hai deciso che non avevo il diritto di conoscere mia figlia?”.

“Non è andata così”, disse lei, con gli occhi pieni di lacrime. Se solo glielo avesse detto, se solo non avesse continuato a rimandare.

Lui prese le sue parole come conferma dei suoi sospetti, e la rabbia lo lasciò, lasciando solo spazio al dolore.

“Capisco”, dichiarò, la voce fredda come il ghiaccio. Appoggiò il libro sul bancone della cucina e si avviò alla porta senza nemmeno guardarla.

“Castle, aspetta”, lo chiamò, ma lui non si fermò, non si voltò nemmeno.

“Ho bisogno di andarmene da qui”, disse, con tono sconfitto e perso, e il cuore di lei si spezzò al pensiero di quello che gli aveva fatto, “Dì a Jamie che la vedrò la prossima settimana”.

E con quello la porta si chiuse con un colpo e non c’era niente che poteva fare.

“Merda”, mormorò lei, prima di accasciarsi contro il bancone della cucina, con la testa tra le mani. Cosa aveva fatto?




Ciao a tutti, sono tornata nuovamente attiva e cercherò di postare spesso come le scorse settimane, anche perché essendo la storia lunghetta...così evitiamo di finirla nel 2018 😂
Ringrazio Sofia <3
Buona lettura
Alice

   
 
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