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Autore: Strige_LiW    09/08/2016    4 recensioni
[FANFICTION INTERATTIVA - Iscrizioni Chiuse]
"A volte si dice che le case di Ilvermorny rappresentano le varie parti che compongono un essere umano: la mente è il Serpecorno, il corpo è il Wampus, il cuore è il Magicospino e l'anima è il Tuono Alato. Altri dicono che la casa di Serpecorno preferisce gli studiosi, Wampus i guerrieri, Magicospino i guaritori e Tuono Alato gli avventurieri. Quindi perché non far tentare a chi era più di sola mente, cuore, corpo e anima? Lascarono che gli studenti si spalleggiassero durante le prove che avevano ideato prima di permettergli di affrontare l'ultima ardua prova in cui anche loro avevano fallito. I sette ragazzi andarono molto vicini alla riuscita...” Dixie si bloccò, soppesando se fosse o meno il caso di svelare gli ultimi dettagli alla sua giovane amica. Alla fine scosse il capo sospirando.
Genere: Angst, Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Ilvermorny - I Giochi di Morrigan

Capitolo III

Inaspettato

 





 
Ad un certo punto un sonoro battito di mani zittì tutti i presenti nella sala.
Girandosi verso il suono, vide la Preside Hogwood alzarsi e camminare sorridente sino al centro del piano rialzato dedicato ai professori. Puntandosi la bacchetta alla gola formulò un Sonorus per prendere parola.
“Mie cari ragazzi, prima di congedarvi avrei un annuncio da fare”Capitolo II - Ultima parte - Cordelia POV
 
I piccoli occhietti chiari, nascosti dall’appariscente e spessa montatura si posarono su ogni ragazzo della sala, ma su alcuni si soffermò giusto un istante in più.
I ragazzi la guardavano assorti, attendendo curiosi di sapere cosa avesse da dire. Questo le diede un’enorme soddisfazione.
“Alcuni di voi nei giorni a venire saranno convocati dai propri Capo Casa e condotti da me, vi prego di non preoccuparvi. Si tratta semplicemente di uno speciale progetto extrascolastico. Maggiori istruzioni vi verranno fornite in seguito. Ora godetevi pure il resto della cena cari.”
 

 
 
 
“Ehi Viv. Viv, aspetta!”
Il giorno seguente all'annuncio Romeo si agirava per i corridoi e vide la ragazza che stava cercando uscire dall’aula di trasfigurazioni che con i libri stretti al petto e gli occhi azzurri persi in lontananza, si stava dirigendo a passo svelto verso la prossima lezione. Per non perderla di vista tra la folla di persone che scorrevano nel corridoio il ragazzo la raggiunse con ampie fiancate, portandosi in breve al suo fianco e posandole con tocco leggero la mano sulla  spalla nel tentativo di richiamarne l’attenzione.
Viviana sobbalzò presa alla sprovvista e alla vista dell’amico si ritrovò a stendere le labbra in un sorriso teso.
“Erick, mi hai spaventato”  c'era una velata nota di rimprovero nella sua voce.
“Mi dispiace, non volevo” rispose sinceramente dispiaciuto “Hai Rune adesso vero? Non ho idea di come tu faccia a comprendere  quella roba, sul serio.“  ridacchiò “ Ti accompagno” continuò, sottraendole i libri dalle braccia.
“No, fermo! Non è necessario…-“
“Ma cosa dici! Sembrano belli pesanti, lì porto volentieri. Sul serio” aggiunse quando la ragazza tentò di riprendersi i propri tomi.
“Intendevo che non è necessario che mi accompagni”
La Serpecorno si era fermata nel corridoio mentre gli altri studenti si affrettavano a raggiungere le loro aule.
La voce le uscì più dura di quanto avesse desiderato e allo sguardo sorpreso che ricevette si sentì mortificata. Non voleva che suonasse così. Era sempre tutto così complicato.
“Ma…cosa stai dicendo?”
Non fece in tempo a pensare cosa rispondere che il ragazzo continuò.
“Io l’ho notato. Che mi stai evitando dico. Se c’è qualche problema  parlamene che noi…”
Osservò l’espressione affranta di Romeo mentre parlava e subito una fitta di dispiacere la colpì all’altezza del petto.
“No!” rispose con troppa enfasi “No. Non...ti sto evitando. Non c’è nulla che non va. Davvero. Scusa.”
Sorrise rassicurante e posò una mano sul braccio di Erick.
Il ragazzo non del tutto convinto desiderò per un momento sottrarsi a quel tutto, ma quando la mano di Viviana scivolò sino alla sua il suo cuore si riempì e in un moto di coraggio l’afferrò, intrecciando le loro dita.
Al rossore che le colorò le guance faticò a rattenere un sorriso. Forse era davvero tutto okay.
“Okay, mi  fido”
Camminarono in silenzio per tutto il traggitto e si salutarono frettolosamente una volta giunti alla meta. Voleva dire qualcosa, davvero qualsiasi cosa. Ma prima che riuscisse ad aprir bocca quella lo salutò, facendo sparire la folta chioma castana dietro la porta chiusa dell'aula. Con un sospiro si diresse di corsa verso l’aula di Trasfigurazione entrando proprio al suono della campana e prendendo posto vicino a Sam Banner in ultima fila esattamente mentre il professor Wilkingson finiva di scrivere la pozione rigeneratrice.
La lezione finì senza troppi intoppi sebbene Banner fece scivolare un pezzo di cervello si bradipo che si spappolò al suolo schizzandogli i pantaloni della divisa. Non si scusò, ma borbottò qualcosa tipo “fantastico” mentre  raccoglieva la poltiglia grigiastra da terra e ne gettava i pezzettini nel suo calderone. Gli pianse il cuore.
Alla fine, quando consegnò la sua fialetta al proprio Capo Casa, quello osservò soddisfatto il suo contenuto verde pisello  e l’afferrò riponendola assieme alle altre.
Fece per andarsene, salutando il professore, ma prima che  potesse voltarsi del tutto l’uomo gli appoggiò una mano sul braccio.
"Larson, ti dispiacerebbe trattenerti quì un attimo? C'è una cosa della quale vorrei parlarle. Si,non si preoccupi il professor Moor capirà il ritardo." sorrise l'uomo.
Romeo annuì e il professore Appellò una sedia, facendogli cenno con una delle sue grandi mani scure di sedervisi sopra.
"Mi devo procupare?" domandò, non del tutto sarcastico.
"Oh no. Al contrario, spero ne gioisca!"
 


 
“Prego Signor Knight si accomodi pure”         
Joshua entrò nell' ampia ed illuminata stanza circolare con un piccolo sorriso di circostanza. - non si esercitava molto a sorridere - e borbottando un “grazie” si avvicinò alla scrivania dietro la quale vi era seduta la preside Hogwood e vi si accomodò di fronte, sulla comoda sedia imbottita.
“Gradisci qualcosa caro? Acqua, caffè, thè – sollevando il bicchiere di cristallo che stringeva tra le ossute dita proseguì – Acquaviola?” 
Le sue sopracciglia per un momento giunsero all’attaccatura dei capelli. Non sapeva se essere più spaesato dall’offerta alcolica appena fattagli dalla sua preside o del fatto che fossero appena le due e mezza del pomeriggio. In ogni caso, accettò. L'espressione scettica comunque impressa sul viso.
Non aveva mai avuto un rapporto particolare con quella donna, ma in ogni caso per lei provava una certa stima. Aveva raggiunto alte onoreficenze nel suo percorso, ed in più era grazie a lei se poteva studiare lì. O meglio se poteva studiare lì senza indebitare spropositatamente i sui genitori.
“Saggia scelta ragazzo mio. Un po’ di questo servirà ad entrambi. Manda giù”
Avvicinò il bicchiere alle labbra, bagnandole appena e assaporando il sapore dolciastro sulla lingua.
Non proprio il suo genere di alcolico ma comunque dal gusto gradevole.
Al contrario suo, la donna dalla folta criniera di fuoco fece un lungo sorso, svuotando metà del suo bicchiere in breve, accasciandosi poi in una posa eccessivamente rilassata contro lo schienale della sua poltrona di pelle.
“Dimmi, la professoressa Lee ti ha accennato a cos’è dovuta la tua presenza qui, durante il vostro tragitto?”
“Si, ha detto che riguardava il progetto extrascolastico di cui ci ha accennato la scorsa sera a cena”
La donna lo guardò con i suoi occhietti azzurri da dietro le spesse lenti per alcuni istanti che in qualche modo parvero incredibilmente lunghi - Josh si sentì come spiato - annuendo un attimo dopo con vigore.
“Si,si esatto.  Dei Giochi, per la precisione i Giochi di Morrigan. Mai sentiti? No? Beh, non mi sorprende caro. E’ una cosa di cui semplicemente non si parla” ci fu una breve pausa in cui la donna prese un altro sorso, sta volta più breve “ Richiede grandi abilità e onestamente credo che lei possa essere un eccellente…giocatore”
“Vorrebbe che io partecipassi?” chiese non del tutto sorpreso. Dal suo tono, quella non parve nemmeno una domanda.
“Si esatto. I Giochi avranno orari particolari, quindi lei e gli altri studenti selezionati sarete esonerati dalle lezioni, senza alcuna ripercussione sui vostri voti, stia pure tranquillo, le sue E rimarranno invariate!”
Joshua sorrise facendo rotare il suo bicchiere e osservando il liquido violetto che si agitava placidamente. Era lusingato dalla proposta.
Ma…
Si, c’era  un ma.
“La ringrazio per questa opportunità …-“ “Oh, caro! Ma cosa dici…” “La ringrazio davvero ma, preferisco declinare. Sono sinceramente interessato a seguire l’andamento delle lezioni. Come lei ben sa sono qui grazie ad una borsa di studio e vorrei sfruttarla al meglio, di conseguenza sono dell’idea che mi convenga entre in possesso del maggior numero di nozioni possibili, non posso sapere cosa mi potrà servire una volta fuori di qui e spero di trovare un buon impiego il prima possibile. Questi Giochi per quanto allettanti, restano semplicemente giochi per me. Al momento non sono ciò di cui ho bisogno e mi mettono in una situazione di disagio. Mi vedo costretto a rifiutare. Spero di non offenderla.”
Josh sollevò lo sguardo e i suoi occhi neri si posarono sul volto, improvvisamente cinereo della preside.
Fu solo un momento - un momento davvero teso - poi quella agitò il bicchiere e lo posò con un gesto delicato sul ripiano ricco di gingilli di ogni sorta che le stava di fronte.
“Ah, si si capisco”
“Bene...- disse, sentendosi appena più leggero a quelle parole - ...la ringrazio"
“Oh, si figuri. Comunque, a proposito delle borse di studio. Vedi caro, la scuola sta affrontando un periodo di pesante crisi dal punto di vista economico. Non abbiamo soldi sufficienti per mantenere ben cinque ragazzi a carico…e dato che tu sei all’ultimo anno, magari potresti provvedere da solo al tuo ultimo anno, sono certa che sua madre…-“
Il Serpecorno preso alla sprovvista allentò la presa dal suo bicchiere, che gli scivolò di mano cadendo al suolo, imbrattando il pregiato tappeto raffigurante lo stemma della scuola.
Non si curò di scusarsi.
“Mia madre lei non- io non...Questo è perché non assecondo la sua richiesta?” sibilò a denti stretti.
“Oh no no caro. Non era una richiesta la mia – ridacchiò – se lei vorrà partecipare bene. Faremo in modo che non sia da lei che Ilvermorny trovi i dragotti in più di cui necessita, sarebbe molto impegnato, diventerebbe difficoltoso per lei trovare tempo per raggiungere il denaro sufficiente per pagarsi la retta. Ma d’altro canto se rifiutasse sarebbe, mi duole dirlo, il miglior candidato alla sottrazione di questa costosa possibilità che la scuola offre. Se lei è ancora deciso a non voler partecipare bene, non ho alcun problema al riguardo, ma non è la scelta che le consiglio. Se cambia idea raggiunga pure gli altri qui venerdì sera alle otto. Col suo bagaglio”
 
 
 ♦

 
Era seduta dietro la sua scrivania, la targhetta dorata con su inciso Annalise D.Thuler era completamente sommersa da fogli contenenti le varie bozze di articoli che le erano state consegnate.
La metà di quella roba però faceva davvero pena  e questo la stava mandando nello sconforto più totale.
Era quasi certa che il pezzo sulle proprietà depurative della bava di lunetti di Jasper fosse stato già pubblicato l'anno scorso. E che fosse stato scritto da Kate.
“Ecco, ho rivisto per sicurezza la bozza di Romeo sulle prestazioni di Nathan come Cercatore prima di mandarla in consegna da Jane. Lei apprezza le critiche pesanti sui giornali, poco importa si tratti di suo fratello, alla fine è proprio un bravo giocatore. Ma sono le altre sai…il suo funclub  a preoccuparmi, sono tutte molto carine a fare il tifo per lui, deve esserne molto fiero ma non vorrei che ci riperseguitino tutti per una critica come l’anno scorso”
Anne alzò il capo trovandosi Pyper in piedi di fronte a lei, sorridente e senza la minima traccia di stanchezza a segnarle il volto come invece era certa di avere lei. Invidiava tutta quella freschezza.
Alle spalle dell’amica vedeva volare la solita frettolosa dozzina di aereoplanini di carta.
Erano i così detti incentivi, soprannominati così dalla loro creatrice, con il compio di planare sulla testa o di infastidire il povero malcapitato sino a quando  non si rimetteva a lavoro.
Il nome non rendeva l'idea.
Erano loro a fare il lavoro sporco della platinata gemella Snow quando si rinchiudeva a scrivere uno dei suoi pezzi grossi per gli articoli.
Distolse da loro lo sguardo quando uno di quelli si girò verso di lei e parve puntarla.
“ Grazie mille Pyp, non è che per caso hai anche l’articolo sull’ultima tratta degli Elfi di Cordelia? Non riesco a trovarlo”
“E’ già stato approvato, l’ho messo nella cartellina gialla, tranquilla che sarà tutto in stampa già per metà settimana. Oooora io e te usciamo di qui, hai bisogno di una pausa”
“Cosa?! No dai, ho quasi finito. Anche se…beh. Un caffè magari” ridacchiò e afferrando il mantello e si disse fuori dalla porta, inciampando però nel vuoto.
O almeno così avrebbe dovuto essere, al contrario cadde si, ma addosso a qualcuno e fu anche più bollente di quanto si aspettasse.
“Merlino scotta! Scotta!”
 “Cazzo se brucia Santo Dio, brucia. E che cazzo!”
Annalise era a terra, praticamente seduta su un imprecante Gage Chupman.
In mano il ragazzo stringeva due grandi bicchieri di carta ormai vuoti mentre attorno a - e anche su di - loro, vi era un enorme lago di caffè e cioccolato.
“Oh, scusami, mi dispiace tantissimo!”
Si alzò mortificata e totalmente rossa in viso mentre tutti i ragazzi del giornalino li guardavano divertiti dalla soglia. Aiutò il compagno di casa a rialzarsi.
“Dimmelo pure sai che in realtà è una vendetta per averti spintonato in corridoio l’altro giorno”  sorrise lui.
“Cosa? No no, non volevo. Aspetta, ora ti ripago il caffè …e la cioccolata”
Gage sbuffò, cercando qualcosa nelle sue tasche.
“Non è necessario, erano il tuo  caffè e la tua cioccolata. Ehm. Mh.  Non sapevo cosa preferissi”
Anne lo guardò intenerita e decisamente molto sorpresa, ma  improvvisamente più calma.
Una cosa del genere proprio non se l’aspettava.
E perché mai avrebbe dovuto farlo? Era la seconda volta che ci parlava infondo. O meglio che ci scambiava due parole.
Vedendo che non proferiva parola, Gage si schiarì la voce.
“Si ecco, poi volevo darti questo – estrasse un frammento di pergamena spiegazzato –  vedi di non buttarlo subito, conservalo  prima per qualche giorno. Anche per te Pyper  prendi”
Pyper afferrò il bigliettino, esalando un piccolo verso pieno di aspettativa e sussurrando qualcosa che alle sue orecchie suonò tanto come “oh, ci divertiremo tantissimo, grazie” ma non fece domande.
“Beh, ora posso anche andare. Spero che voi pettegoli vi siate goduti la scena!”  sollevò la voce per farsi sentire dal resto dei ragazzi del Settimanale che occhieggiavano ancora indiscreti lo scambio di battute.
“Oh, okay –  Anne si ricordò improvvisamente come parlare – grazie. Ehm. Vuoi una mano con la camicia?!”
Urlò all’indirizzo del ragazzo, che ormai stava andando via.
“No! A meno che tu non voglia togliermela, no!”
“Ah, okay!”
Pyper la guardò sconvolta, mal trattenendo una risata che al contrario Gage dalla fine del corridoio non si preoccupò di nascondere.
Cosa aveva appena detto? 
Ma che risposta era…
 
 
 
 
 
Arabella aveva le mani sporche si inchiostro affondate nei corti capelli turchesi, la piuma stretta tra le dita colava e minacciava di imbrattarle le ciocche colorate
Fissava assente la pergamena che aveva davanti dove con la sua grafia piccola e disordinata aveva a malapena scritto la traccia per il suo tema.
Quando il celo era così grigio e sembrava minacciare pioggia da un momento all’alto, era sempre un lasso di tempo che viveva con una sorta di aspettativa. Diventava molto più pigra e attendeva con ansia il suono della pioggia, che le metteva addosso una placida soddisfazione.
Tentò per la decima volta di riportare la piuma sul foglio, con l’unico risultato di creare una nuova macchia  di inchiostro.
Stava per rassegnarsi e mettere via la pergamena quando una scatola di Gelatine Tutti i Gusti + 1 entrò nel suo campo visivo.
Attaccata alla scatola di gelatine c’era una mano, che le stava appunto porgendo il pacchetto.
Il suo sguardo salì sempre più in alto, scoprendo un ragazzo che aveva già visto.
Aveva una massa di ricci scuri e disordinati, un brillio furbo negl’occhi e la fissava con un sorriso aperto.
La lasciò un attimo spaesata.
Si, lo aveva riconosciuto era ovviamente il ragazzo delle tribune allo stadio, ma non si aspettava minimamente di rivederlo. Quale ladro si mstrava in viso ad un testimone?
Indecisa sul da farsi diede retta alla gola e afferrò  la scatola, scartandola e porgendola poi verso il più giovane come un invito a servirsi. La risposta non le interessava gran chè  e quell'approccio inaspettato era gradito.
Come se  non stesse aspettando altro che quel gesto il ragazzo le si sedette di fronte con un ampio sorriso che la contagiò.
“E queste a chi le hai rubate?" chiese, afferrandone una dall'intenso rosso.
Sperò vivamente non fosse sangue.
“Non saprei dirti il nome, è un problema?"
"Che tu non sappia il suo nome? O che tu le abbia rubate? In entrambi i casi, la risposta è no"
No, dal sapore zuccherino sulla lingua pareva ciliegia. Posò la penna sul tavolo, macchiando le venaure del legno. No, la cosa davvero non le dava fastadio, sebbene non apprezzasse il gesto cio che era fatto era fatto.
"Sono Wolf comunque, nel caso ti interessi sapere chi sia il tuo nuovo amico di spuntini"
"Laway. E non sapevo di avere un nuovo amico di merende"
“Poi dicono a me che ho un nome strano”
“Beh, quello non è il mio nome, ma il nome a cui rispondo”
Wolf si morse  il labbro, ad evitare che il suo sorriso si allargasse ulteriormente. Era in qualche modo soddisfatto dalla risposta. Aveva avuto il timore, durante tutto il tragitto sino alla biblioteca di parlarle.
Temeva che una volta avvicinata sarebbe diventata qualcuno di banale, distruggendo l’ottima prima impressione che aveva avuto di lei e questo un po’ lo spaventava.
Eppure, a favore delle sue  aspettative, non era così.
Arabella studiò nuovamente il giovane Tuono Alato che le era di fronte.
Gli afferrò la mano, passando in modo leggero le dita sulle sue, spronandolo delicatamente ad aprire il pugno, poi vi rovescò all'interno buona parte delle caramelle che le erano state regalate, poi raccimolò tutte le sue cose e rle rimise nella tracolla in modo confusionario, sotto lo sguardo sorpreso del riccio.
“Ehi, dove vai?”
La guardò preso alla sprovvista dal vederla alzarsi. Lei  sgranò gli occhi impreparata e gli fece cenno di abbassare la voce, era la biblioteca quella infondo.
“Ho finito io qui. Ho apprezzato il gesto, grazie -” sussurrò, per non disturbare gli altri presenti in sala “- ci si vede in giro”
 
 
 
 
 
Joseph e Arabella erano seduti sulle poltroncine dell’Area Comune*
O meglio, il ragazzo era seduto composto a gambe incrociate ciondolando il piede nervoso, mentre la più grande era appallottolata in un anglo del divano, le gambe strette al petto e il mento sulle ginocchia. Un pacchetto di Gelatine mezzo vuoto posato a terra vicino alla tracolla. Vide l’amico staccare una zampa alla sua Cioccorana e porgergliela, ma scosse il capo con un sorriso di gratitudine, rifiutando.
Stettero allungo in silenzio, Laway che guardava il giovane cercatore  con la sua faccia da so che muori dalla voglia di dirmi qualcosa e Joe che ignorava quelle sue occhiate fissando la porta, in attesa che Vince entrasse da quel maledettissimo portone e argomentasse qualcosa di sufficientemente interessante da distrarre la loro amica dai capelli blu.
Proprio quando la ragazza  aprì bocca per dire qualcosa vide Vincent e Joshua discutere con aria confabulatoria sulla soglia del portone.
Si morse il labbro e fissò la scena con falso disinteresse.
I suoi occhi incontrarono erroneamente quelli scuri del Serpecorno e come  al solito, prima che potesse fingere che realmente non gliene potesse fregare nulla di lui o di quello che gli aveva fatto si perse in quegli occhi neri  che da allora aveva evitato centinaia di volte ma che durante quella giornata aveva incrociato fin troppo spesso.
Vi trovò uno spesso muro di ghiaccio e smarrimento.
Vide il biondo, con la solita espressione incazzata in viso, allungare una mano verso la sua spalla in un tentativo di trattenerlo, ma quello la spinse via  e arretrò infastidito, mormorando qualcosa con espressione acida prima di voltarsi e andare via, urtando una Tuono Alato del secondo anno nel farlo.
Quando il biondo lo inseguì, Joseph sentì il desiderio di imitarlo di andare lui a parlarci, ma si sentì uno stupido e distolse lo sguardo portandolo al proprio anello e iniziando a giocherellarci.
Pensò al loro incontro avvenuto quel pomeriggio – o meglio al loro scontro – mentre si avventurava nel corridoio che l’avrebbe condotto alla sua meta.
Il professor Malawer lo aveva fermato a pranzo, spiegandogli che alle tre si sarebbe dovuto recare nello studio della Hogwood per parlare del progetto extrascolastico per cui era stato scelto.
Si era sentito alquanto lusingato ed aveva eciso di recarsi all'incontro un po’ in anticipo, per sicurezza.
Girato l’ultimo angolo però era andato a sbattere. Si sarebbe anche leggermente sbilanciato all’indietro se due mani non gli avessero afferrato la vita, tenendolo saldo.
Si era scusato, prima di sollevare il capo e perdersi negli occhi più cupi che avesse mai visto e poi era arrossito, contro ogni suo volere.
Gli occhi di Joshua erano i più profondi che Joe avesse mai visto, come un tunnel dalla quale era impossibile uscire, ma prima, in quel momento in cui si era trovato stretto da quelle mani e da quegli occhi, riusciva a vedere una sfumatura scura che non aveva mai visto in quelle iridi già color pece.
Rabbia.
Joshua lo aveva guardato in diversi modi, ma mai con rabbia.
Aveva dedotto però non dovesse essere dedicata a lui, perché quella cortina di catrame si era sciolta in pochi istanti e la mascella contratta si era rilassata, lasciando che le sue labbra si schiudessero  e che vi fuoriuscisse un sospiro caldo, che si infranse proprio sul suo viso.
Il cuore gli era balzaro in gola pensando al perché l’ultima vota si era trovato così vicino a quello splendido ragazzo…e anche la rabbia si fece sentire.
“Sono di fretta” aveva risposto atono. Forse appena scocciato.
Gli aveva poggiato le mani al petto e si era distaccato, poi come se nulla fosse accaduto aveva proseguito per la sua strada.
Prima che potesse distanziarsi troppo però, una mano gli si era stretta leggera attorno al polso, lasciandovi addirittura una leggera carezza al suo interno.
Si era sentito così terribilmente esposto.
“Per favore, questi stupidi scherzi che mi fai non sono divertenti. Non sono gay, quindi smettila. Non toccarmi più!”
Appena aveva detto quelle parole si era accorto di aver sbagliato a pronunciale. Anche adesso, giusto un paio di ore dopo quell'incontro, non riusciva a levarsi dalla testa quell'espressione affrarta, e quelle labbra schiuse in procinto di dire qualcosa che però non avrebbe mai udito.
 
 
 
 
 
“Torna qui! Coglione di una Serpe! Ehi..”
Nonostante le urla, Joshua non si voltò, camminando a passo svelto con la solita postura rigida che tanto lo caratterizzava e a Vincent parve quasi che la schiena dall’amico lo stesse  mandando a fanculo.
Una delle cose che più non sopportava era la gente come Knight, per lui trovare il modo giusto di  esprimersi era già abbastanza complicato, dimostrare che ci teneva e che si era preoccupato quando aveva visto quel coglione uscire dalla Presidenza con quell’espressione terrorizzata, lo era ancora  di più.
Perché le persone non potevano semplicemente lasciarsi andare? Non era mai stato abile a comprendere le parole che gli venivano dette, ma lo era ancora meno con quelle che gli venivano negate e odiava quando si sforzava di farlo e la gente mandava a puttane i suoi tentativi andandosene come aveva fatto quel coglione.
Sentì la rabbia montare e si lasciò scappare un urlo di frustrazione quando la sagoma dell’amico scomparve dietro l’angolo del lungo corridoio.
Si voltò desideroso di colpire qualcosa ma non trovando nulla sferrò un pugno ad una delle colonne che non si smosse, ma che si di rosso.
“Ma che diavolo fai?”
Si voltò ancora furente, trovandosi lo sguardo perplesso di Nora Gainesborourgh fisso su di lui.
“Ma che cazzo vuoi? Vattene!”
Le urlò contro, quasi sbraitando, il viso rosso dalla rabbia stravolto in un’espressione che avrebbe terrorizzato anche uno dei più spietati assassini.
Eppure, Nora non si scompose, fissandolo impassibile. Tutto ciò che fece fu stringere la mano sulla propria bacchetta.
Fuori intanto prese a piovere, le gocce di pioggia aumentarono  sempre più e il violento impatto contro le vetrate produceva un rumore pieno che riempiva il silenzio rendendolo se possibile ancora più carico di tensione.
La ragazza convinta di quello che stava facendo si avvicinò al biondo, assestando un colpo violento alla sua mascella a pugno chiuso, sicura che una bella rissa avrebbe scaricato la tensione di entrambi a dovere.
Il ragazzo le catturò il polso subito dopo essere stato colpito e la tirò a se, osservandola shoccato.
Vincent non aveva mai davvero guardato Whinter con qualcosa diverso dal fastidio visto le loro continue frecciatine , non era mai stato solo con lei al di fuori di una volta in cui erano loro due gli unici in tutta la scuola in punizione e di sicuro  non l’aveva mai osservata così da vicino.
Vista l’evidente differenza di altezza si sorprese quasi che quel metro e sessanta scarso di ragazza fosse riuscita a raggiungere la sua faccia.
“Non sai da quanto desideravo farlo”  disse inespressiva, ma per una volta il ragazzo  trovò  occhi facili da leggere e il fuoco pacato che vide in quelle giganti pozze azzurre alimentò le sue, di fiamme.
“Se è questo quello che cerchi”
Vincent la spinse via, pulendosi il labbro sporco di sangue.
Non avrebbe mai alzato le mani su una ragazza, ma con le bacchette era diverso, lì era tutto un fatto di competenze.
Iniziò lo sconto con un muto schiantesimo che venne prontamente evitato con un Protego seguito a ruota da un Expulso.
Continuarono così per un po’, sino a quando con un “Everte Statim!” Vincent non scagliò Nora contro la parete opposta, che per il forte impatto cadde a terra facendo scivolare la bacchetta diversi metri da lei. In un primo momento il ragazzo si sentì fiero della propria vittoria e leggero …ma quando non vide Nora rialzarsi si preoccupò, le mani presero a sudare.
Le si avvicinò di  corsa, raccogliendo nel tragitto anche la rigidissima stecca si ciliegio della compagna e le puntò contro la bacchetta, sussurrando tra i denti un terrorizzato “Innerva”
Si sentì tremendamente incolpa, come al solito, non era mai in grado di fermarsi al momento giusto.
Quando la ragazza tra le sue braccia sbarrò improvvisamente gli occhi, ripresasi, un ondata di magia lo investì, facendosi strada nel corridoio e mandando in frantumi le vetrate alle spalle di Vince.
Quell’ondata di magia involontaria lo stordì, lasciandolo leggermente in stato confusionale.
I due avevano entrambi un aria smarrita, la fronte imperlata di sudore, le mani ben piantate al suolo e la schiena appoggiata alla parete in cerca di sostegno.
Non si accorsero nemmeno dei corti ma svelti passi che echeggiavano nel corridoio.
Vincent non avrebbe mai predetto che un giorno avrebbe potuto vedere  il volto furente del professor Moor fissarlo dall’alto verso il basso.
“Campbell! Merlino ragazzo ma che cazzo combini! Restituisci immediatamente la bacchetta alla tua compagna! E alzate  immediatamente i vostri culi flaccidi da terra! Hai fatto esplodere le finestre cazzo. Le finestre ci servono quando diluvia di questa maniera! Porca miseria! Sei in punizione, ancora, ma che mi combini ragazzo!”
L'ometto si tolse con espressione disgustata una foglia verde e bagnata che gli era atterrata sulla testa,  l’acqua continuava a entrare imperterrita inzuppando i loro vestiti da capo a piedi.
Prima che il biondo  potesse dire qualcosa, sul volto ancora l ‘espressione smarrita, Nora parlò, alzando la voce per farsi sentire sopra il rumore della pioggia.
“No Professore! Sono colpa mia. Le finestre…ci siamo incontrati qui per caso!”
Moor li squadrò un momento col suo occhio buono.
Poteva essere, ovviamente ma lui non era certamente la Fata Turchina.
Per caso, oh certo, capisco. Ma voi due geni avete rotto delle finestre, allagato un corridoio, sembrate appena stati schiantati e sono sicuro e scommetto tutti i miei Dragotti che quello sul labbro del suo compagno è sangue. Come se tutto ciò non fosse abbastanza…IL COPRIFUOCO ERA MEZZ’ORA FA! Ora, vi prego, andate via da qui prima che io decida di cavarmi l’unico occhio che mi resta pur di non guardare questa scena pietosa!”
 
 
 ♦
 

Delia era distesa sul letto, i lunghi capelli neri e rossi ancora bagnati sparsi in maniera disordinata sul  cuscino.
Si portò una mano dietro la testa a massaggiarsi il cuoi capelluto, irritato per la costante permanenza di quella coda alta che non si decideva mai di sciogliere.
La porta del bagno si aprì e ne uscì Amanda, accompagnata da una nuvola di vapore e da quel forte sentore di menta che rilasciava il suo bagnoschiuma.
Inspirò affondo quell’odore così buono, familiare he le dava sempre un sentore di casa.
Riusciva quasi sempre a sentire l’amica ancor prima di vederla.
Si girò a guardarla, concedendosi il privilegio di poterla almeno guardare.
Adorava tutto di lei. E questo non andava bene, non  poteva adorare tutto di una persona.
“Stai cercando queste? Sai,  hanno proprio un bel  foro” constatò, facendo passare un dito tra le cuciture di merletto delle  mutande.
Amanda si girò, tirandole addosso Uso e Costumi dei No-Mag: Come Integrarsi che afferrò al volo prima  di ritrovarselo spiaccicato in viso. Aveva un buona mira, forse avebbe dovuto appuntarsi di consigliarla come Cacciatrice. Una volta riappropriata del proprio intimo, la bionda riuscì abilmente ad infilarselo senza disfarsi dell’asciugamano. Un po’ Delia ci aveva sperato.
“Sai ho incontrato Chupman oggi, mi ha lasciato questi”
Amanda si raccolse i capelli umidi, prima di afferrare  qualcosa dalla propria scrivania e lanciargliela - questa volta senza alcun intento bellico - così Delia si ritrovò a rigirarsi tra le dita una pallina di carta spiegazzata, che quando aprì, si rivelò essere un pezzo di pergamena strappata. Lesse stranita, ma non sorpresa il contenuto.
 
-3
Abcdefghilklmnopqrstuvwxyz
012345678
G.C. x C.
 
 
Non era sorpresa dallo strano contenuto del messaggio, visto chi era il mittente.
Perché si, quello era un messaggio, o meglio ancora un invito.
Chupman era conosciuto in tutta Ilvermony – oltre per l’ essere un amabile e astuto rompicoglioni si intende – per  la sua fama di festaiolo.
Dava almeno quattro feste l’anno.
Una per l’inizio della scuola con lo scopo forse di risollevare un po’ gli animi, una ad Halloween – che era sempre la più devastante, forse perché coincideva con  il suo compleanno – una  per festeggiare la fine dei Tornei del Quiddich e una per la fine della  scuola.
Quella che ci sarebbe stata fra sei giorni era un fuori programma.  Esattamente tra le prime due.
Sapeva che sarebbe stata tra tre giorni per il -3 scarabocchiato in alto vicino al bordo frastagliato, che man mano del passare dei giorni avrebbe iniziato il conto alla rovescia e a quel punto, lettere e numeri si sarebbero sposti a formare ora e luogo della festa.
La primissima volta che aveva ricevuto uno di quegli strani inviti…lo aveva riaccartocciato e buttato, non comprendendone il significato, ogni volta però lo aveva ritrovato spiegato sul proprio cuscino.
Lo aveva odiato e certamente non aveva compreso che quello fosse un fottutissimo invito. Anche se il colore scelto per l'inchiostro, il verde, era quello consono per certe cose. Ma lei non è che facesse collegamenti così arguti per l'amor di Morgana, era una strega normale lei, non una svitata come quel Tuono Alato.
Perché giustamente fermarti per i corridoi e invitarti ad una festa era troppo complicato, mentre quello era più chiaro e semplice.
Da lì Gage non gli era mai stato molto simpatico, e per coerenza di pensiero era diventato Chupman.
Anche se forse, forse, il moccioso così male non era.
“Per cosa pensi che sia questa volta?”
Amanda si girò a guardarla, e sorrise furba prima di prendere la rincorsa e saltarle addosso.
I loro visi era talmente vicini che Delia poteva scorge tutte le pagliuzze dorate nascoste in quelle iridi color muschio.
La strinse i fianchi con un braccio, mentre nascondeva il viso nell’incavo della sua spalla con un sonoro sbadiglio.
“Mmmh. Ha blaterato qualcosa su quel suo amico, Wolf, alra gente e un proggetto segreto e speciale. Non ho capito molto, me l’ha lasciato al volo, era di fretta. Sai che novità”
Ridacchiarono, dopo di che stettero in silenzio per un po’.
Era quasi certa che Amanda si fosse addormentata e per un po’ rimase ad ascoltare il suo respiro profondo, come una sorta di ninna nanna.
Si morse la lingua per trattenere un imprecazione. Aveva le mai su di lei eppure non poteva toccarla davvero o non come avrebbe voluto almeno. Era così frustante.
Una parte di lei, un buon 30% era convinta che  che se ci avesse provato con la biondina che le stava dormendo addosso, quella, forse per qualche oscuro motivo l’avrebbe ricambiata.
Eppure, non avrebbe saputo dirlo davvero.
Ci aveva flirtato, ma inconsciamente loro facevano da quando si conoscevano. Avevano sempre avuto questo rapporto molto complice e quindi non riusciva a capire se la ragazza avesse intuito che tutte le battutine, le occhiate e i tocchi maliziosi di quell’ultimo periodo, erano – almeno per lei- diversi dal loro solito scherzare.
Le moriva dietro da anni, ma non  si era mai fatta avanti sebbene un paio di volte avesse captato un certo tipo di interesse, ma potevano essere solo delle sue seghe mentali anche perché , a differenza sua che si limitava a qualche piacevole nottata assieme a qualche ragazza o ragazzo  che dopo poco non avrebbe più considerato…Beh, Amanda preferiva lunghe e serie relazioni con ragazze sceme  tutte sorrisi finti e lucidalabbra alla fragola che, puntualmente finivano per odiarla.
Si, Cordelia ci si metteva di impegno pe farsi odiare.
E ci riusciva magnificamente.
Chiuse gli occhi anche lei, un accenno di sorriso sulle labbra fini.
 







 
 
Ehilà
Si ehmmm...
Pensavate vi avessi abbandonato?Eh, scusate ma qualche giorno temo fa sono arrivivati mio zio e mio cugino a far visita e appena spariti loro la
mia migliore amica ha deciso che fosse un'ottima idea trasferire il suo culo dal suo divano
a mio divano a non fare niente.
Overdosi di film durate giorni e giorni.
Poi sto anche studiando per gli esami...bella merda proprio.
So che questo capitolo non è il massimo e mi fa fatto venire anche un bel cazzo di blocco dello scrittore, coi prossimi andrà meglio. AH MI SCUSO TANTISSIMO PER TUTTE LE RECENSIONI A CUI NON HO RISPOSTO, SCUSATEEEE.

*Area Comune: ho pensato fosse carino avere un posto addobbato come la Sala Comune, solo molto più grande e per tutte le case.

Prima di salutarvi qualche domanda:
  • Il vostro personaggio nel suo modo di pensare o  esprimersi, usa le parolacce o le evita se può ?
  • E avete trovato particolari simpatie per altri personaggi?                                                           
  • Desiderate accada qualcosa di particolare?                                                                             
Apresto, Lex.                                       

P.S.
Ecco una gif che coglie alla perfezione il mio stato emotivo e il mio blocco nello scrivere questo capitolo










 
  
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