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Autore: stefanvox94    23/08/2016    1 recensioni
Ricca, egocentrica, sicura di sé: Adelasia, una ragazza che si distingue soprattutto per gli atteggiamenti che assume nel rapporto con gli altri, specialmente con coloro che lei crede si trovino a un livello inferiore rispetto a lei e alla sua "gente". Eppure la sua personalità, la sua famiglia e il suo passato nascondono qualcosa che può riemergere soltanto grazie a chi è capace di capire a fondo una persona, senza fermarsi alle apparenze. E così si va alla scoperta non solo del suo mondo, ma anche di coloro che le stanno intorno (per scelta o meno): ragazzi e ragazze con le proprie insicurezze e i propri sentimenti conflittuali...
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ovviamente io non ho partecipato al funerale di Loris Gerardi. Sarei stato un ipocrita a farlo. Ho sempre detestato quel tipo di persone e cerco di rimanere coerente con me stesso. Posso provare certamente un minimo di dispiacere, ma unirmi al dolore di coloro che condividevano qualcosa con lui mi avrebbe reso una persona falsa e disonesta. Alcuni miei colleghi, nonché amici, ieri non sono venuti a lavorare per recarsi a casa Gerardi e poi in chiesa. Io invece ho preferito continuare a svolgere il mio compito, quello di prestare assistenza a giovani sfortunati che meritano di ricevere più attenzioni di quante molti diano a gente che, purtroppo, con uno schiocco di dita si ritrova al centro dell'attenzione e dell'interesse pubblico.
La morte del fidanzato di Adelasia rappresenta sicuramente una vicenda abbastanza controversa e misteriosa. Le forze armate si sono date da fare per trovare il colpevole, ma ancora niente è stato risolto. Non è stato individuato nulla di rilevante dal controllo delle telecamere di sicurezza del palazzo municipale. E c'è da aggiungere che nel corridoio dello stanzino in cui il ragazzo si era recato per sbrigare qualcosa non ci sono telecamere di alcun tipo, proprio perché è una parte del palazzo generalmente poco frequentata. Una cosa però e certa: si è trattato di un omicidio. Qualcuno dice di aver sentito urlare Loris, che pregava il nemico di lasciarlo stare e di non fargli del male.
Ancora oggi, logicamente, i concittadini non parlano di altro. E anche qui, al centro dei giovani disabili, i discorsi degli assistenti e del resto del personale sono incentrati sull'accaduto.
Adelasia arriva in ritardo. Entra, seguita da Federico, con un'aria più furiosa che depressa. Si sistema il vestito casual azzurro, mette gli occhiali da sole nella borsa in pelle e mi adocchia: non sembra per niente intenzionata a dare del buongiorno a qualcuno, tanto meno a rivolgersi a me in modo gentile. Anzi, continuando a fissarmi con gli occhi socchiusi e le pupille contratte, si incammina verso di me, rumoreggiando coi tacchi in tutto il salone principale.
“Salve, Fulvio Terreno. Io e te dobbiamo fare un bel discorsetto” annuncia, fermandosi a un metro di distanza. Guardo il suo amico, che allarga le braccia, forse in segno di incertezza. Non faccio in tempo a chiederle nulla, perché mi ordina di seguirla in un angolo più riservato.
La guardo, e inizio a rivangare nei ricordi. La mia mente rievoca immagini di come Adelasia era prima. Sì, prima. Prima di diventare quella che è adesso.
Nonostante lei mi ignori o mi disprezzi, io, per lei, riserverò sempre un posto nel mio cuore.
La conobbi quattro anni fa. L'avevo vista fare volontariato nella comunità di immigrati del suo rione. Nel tempo libero si prendeva cura anche dei cani randagi: i suoi modi dolci mi attirarono sin da subito. Era una ragazza decisamente molto più naturale, si truccava raramente, raccoglieva i capelli in una semplice coda di cavallo, indossava quasi sempre la tuta… e aveva un sorriso più genuino. Fu soprattutto il tempo trascorso insieme nel progetto di raccolta rifiuti nelle campagne ad unirci, in un certo senso. Il progetto prevedeva anche il coinvolgimento dei giovani nella pulizia del parco comunale ogni domenica. Non scorderò mai quella mattina in cui io arrivai per primo nei giardinetti della villa, e lei spuntò improvvisamente da un cespuglio, ridacchiando divertita.
“Ahahaha, ti ho spaventato? Ti chiedo scusa!”, poi mi si avvicinò con una piccola margherita in mano, e mi bisbigliò: “L'ho presa per te… ma non dirlo al responsabile del parco, altrimenti mi fa 'na ramanzina, e lo va a riferire anche a mio padre”.
“Tranquilla, io… non dirò niente a nessuno”, le promisi, prendendo delicatamente il fiorellino tra due dita, con gli occhi che mi brillavano dalla meraviglia.
Io e lei ci raccontavamo molte cose, parlavamo di musica, di film, dell'importanza dell'ecologia, di animali, di giardinaggio… ma trattavamo anche argomenti molto più impegnati per la nostra età, come la scuola e il lavoro, la laicizzazione dello stato, la cultura, l'attualità… A mio parere, è stato l'incontro con Loris e la sua cerchia a trasformarla, anzi, a rovinarla. È entrata in un mondo in cui dominano l'apparenza e la superficialità. Non feci in tempo a conquistarla, perché quando le confessai ciò che provavo lei aveva già conosciuto quel ragazzaccio insieme alla sua compagnia. I miei sentimenti furono oggetto di scherno da parte del suo nuovo gruppetto. Pensai di averla persa per sempre, ma, nonostante il triste epilogo di questa storia, in me è ancora accesa la speranza che lei torni ad essere la ragazza acqua e sapone di cui mi invaghii tempo fa.
Adelasia comincia a vomitarmi addosso accuse, una dopo l'altra.
“Spero che tu stia scherzando, Adelasia. Credi veramente che io sia capace di fare, o soltanto di pensare di fare, una cosa del genere?”.
“Avevi i tuoi motivi per farlo fuori, non puoi negarlo. Nessuno odiava il mio ragazzo!”.
“Ne sei proprio sicura?”.
“Ne sono sicurissima” conferma, con tono incattivito.
“Beh, non mi importa se lo conoscevi del tutto o no, se sapevi veramente cosa faceva o con chi stava quando non era con te, ma una cosa è certa: io non ho ucciso nessuno. E poi… quali sarebbero questi miei motivi di cui parli?”.
“Sappiamo benissimo entrambi a cosa mi riferisco” mi risponde seccamente.
Capisco cosa intende.
“Adelasia, ascolta… io… non ammazzo un ragazzo soltanto perché è fidanzato con una che mi piaceva molto tempo fa”.
Mi si fa più vicina, digrigna i denti, e prosegue: “Quella mattina hai lasciato prima il centro. Qui non esistono le mezze giornate, o almeno, sì, sono previste nei contratti dei più giovani, ma non nel tuo, dato che tua madre è la direttrice e ti ha offerto senza molti problemi il posto di lavoro a tempo pieno. Da quando sono arrivata io chissà cosa hai confabulato, chissà cosa ti è frullato nel cervello… ed ecco che una mattina ti allontani dal posto di lavoro e vai ad uccidere il fidanzato di una tipa che speri, così facendo, di poter conquistare facilmente”.
“L'altro ieri ho chiesto alla direttrice, ovvero mia madre, di andarmene dopo qualche ora per poter far visita a mia nonna, dato che nel pomeriggio sarebbe partita in vacanza con mio zio. Volevo salutarla. Chiedi conferma alla donna che dirige questo posto, o pensi che anche lei possa mentire?”.
“Io non mi fido di te. Ascoltami bene, Fulvietto, questa storia non finisce qui. Non la passerai liscia. Le indagini proseguono, io sono sempre aggiornata sugli andamenti, e se quei caproni dei carabinieri della nostra città non sono capaci di trovare il colpevole, giuro che farò di tutto per scoprirlo da me”. Così dicendo si allontana, dirigendosi verso un paziente che non riesce a capire come funziona la sua nuova sedia a rotelle. “Hey, Tommaso, ti aiuto io… guarda, premi qui e spingi...”.
Federico mi guarda. Sembra dispiaciuto. Ma non dice nulla, abbassa lo sguardo e torna anche lui dai pazienti.
Spunta dietro di me la mia amica Angela.
“Cosa voleva quella lì?”.
“Non hai sentito nulla?”.
“Sì, ma non so se ho capito bene… ti ha accusato dell'omicidio del suo Loris?”.
“Proprio così”.
Angela si toglie gli occhiali e pulisce le lenti con la maglietta.
“Quella lì è tutta scema” esclama senza mezzi termini, passandosi entrambe le mani tra i capelli ricci e ribelli.
“Parli di me, grassottella?”.
Io e Angela ci guardiamo esterrefatti.
“Ma cos'hai? Le orecchie bioniche?” chiede la mia amica ad Adelasia.
“Scherza di meno con me, barboncino mangione”.
“Sei tu quella che offende più di tutti qui, sciacquetta. Datti una calmata”.
“Come mi hai chiamata?!”.
“Okay, adesso basta” mi intrometto io.
“Sì, infatti, fatela finita” interviene anche Federico.
Adelasia fa un sorrisetto antipatico, poi, con molta calma, si issa in piedi, dice a Tommaso di andare dai suoi compagni che giocano a scacchi, e propone ad Angela: “Ci vediamo dopo, io e te. Risolveremo questa questione da sole”.
“Non c'è nessun problema” accetta l'altra, senza agitarsi minimamente.

Mentre le due discutono – in modo pacifico, spero –, io e Federico ci sediamo davanti a un caffè.
“Ci voleva proprio una bella pausa” mi fa, versando un po' di zucchero.
“Stanco?”.
“Non proprio, ma dopo due orette e mezza, un intervallo è più che gradito. Non pensavo che mi sarebbe piaciuto così tanto aiutare questi giovani come noi. Non mi sentivo all'altezza, ma poi mi son trovato bene”.
“L'hai fatto per lei, vero?”.
“Che cosa?”.
“Venire qui”.
“Uhm...”, sembra sentirsi un tantino a disagio. “Beh, sì, diciamo che mi ha chiesto di starle vicino in questo progetto”.
“E tu da buon amico non hai rifiutato”.
“Proprio così”.
“Ascolta Federico”, mi faccio più serio, “tenevo a chiedertelo: tu credi a quello che lei dice sul mio conto? Io… giuro su tutto quello che ho, non sono un assassino”.
“Fulvio, lei… mi sembra molto incavolata per quello che è successo… e...”.
“Non hai risposto alla mia domanda”. Gli sorrido, per non apparire troppo freddo.
“Sono fatti suoi, Fulvio. Io non voglio giudicare giusto o sbagliato quello che lei crede. Non posso dipendere totalmente da tutto ciò che lei fa o pensa” spiega.
“Ti sembro uno che uccide?” insisto, sperando ancora in una risposta a mio favore.
“Ovvio che no, ma non ho pregiudizi di alcun tipo. Non mi pronuncio, se non conosco le persone. Questo è quanto. E, tra l'altro, non mi fido di nessuno, se proprio devo dirla tutta… quindi, non mi esprimo né su di te né su chiunque altro”. Il silenzio piomba nella saletta dei distributori. “Scusa per la mia franchezza” aggiunge poco dopo.
“Non preoccuparti”.
Dopo aver udito delle urla, ci rechiamo di corsa nel bagno delle donne.
“Che succede qui?!” piombiamo io e Federico, preoccupatissimi.
Troviamo Adelasia e Angela ridere come delle pazze.
Io e l'altro ragazzo ci guardiamo perplessi.

   
 
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