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Autore: IsaMor    29/08/2016    2 recensioni
[Alex Rider]
Alex Rider, giovane spia inglese sfruttata dall'MI6, decide di godersi, per una volta, il viaggio in Francia con la scuola. Solo che non si aspetta che anche in questa occasione il suo "quasi" nemico Yassen Gregorovich si faccia vivo e gli stravolga la vita.
La storia si ispira ai personaggi della serie di libri di Anthony Horowitz e al film tratto dal primo libro "Alex Rider: Stormbreaker", perciò non mi appartengono.
La coppia Alex/Yassen, interpretati da Alex Pettyfer e Damian Lewis, non è shippata in Italia, ma ha un buon fandom inglese e francese su Ao3.
Spero che vi piaccia se non per i personaggi, almeno come storia a sé.
In futuro potrei scrivere una Sterek ispirata al film, se può interessare.
Ringrazio oOBlackRavenOo per l'aiuto e il sostegno.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'autista

 


La vacanza-studio a Parigi oggi prevede, per mia fortuna, una visita al Museo del Louvre. Così, grazie all'arte, potrò distrarmi dai mille pensieri che mi vorticano in testa. 

Ci ho impiegato un po' questa mattina a riprendermi dalla strana serata con i miei compagni e Yassen Gregorovich, temo che l'alcol mi abbia fatto un brutto effetto. Credere di essere al sicuro tra le braccia del sicario, è un'idea priva di senso, eppure c'è stato qualcosa di nuovo e inaspettato, tra noi durante la notte. In più ci si mette quello strano sogno delle sue labbra gentili e premurose sulle mie. Non sono neanche sicuro che fosse un sogno, ma non voglio affrontare la realtà e chiedermi se davvero ho dato il mio tacito permesso a Yassen di baciarmi. 

Lui non è neanche il mio tipo, o credo non lo sia, non è che io abbia avuto molto tempo per capire le mie tendenze sessuali negli ultimi tempi. Certo, oltre a Sabina, ho guardato altre ragazze e di tanto in tanto dei ragazzi, anzi uomini, soprattutto militari. Non so se definire questi miei gusti una vera tendenza o più una curiosità di sapere come ci si sente tra le braccia forti di qualcuno, per una volta tanto, al sicuro da tutto e senza dover fingere di essere sempre forte. 

È bello abbracciare una ragazza, ma ciò non ti offre quella sicurezza legata alla forza fisica che ti dà un uomo. Con Yassen è stato piuttosto facile lasciarsi andare, forse a causa dell'alcol -sicuramente a causa dell'alcol- e sono curioso di capire se ciò vale anche con altri uomini. Non è che io abbia intenzione di rimorchiare maschi, ma sono lontano da casa e intendo approfittare di questa vacanza per capire qualcosa di me stesso.

Intanto, meglio pensare alla colazione. Faccio strada verso la sala ristorante ai miei due compagni di stanza in stato catatonico a causa del post sbornia. Sono di poche parole per mia fortuna, non vorrei per niente parlare della nottata con Yassen. 

Decido di godermi la colazione al tavolo con loro e lo stesso gruppo della sera prima. Sembrano tutti stanchi, anche Sabina, infatti passa qualche minuto prima che mi chieda di Yassen. 

"Alex, dov'è lui? Cosa ti ha fatto?" sussurra.

"Niente! Non ha fatto niente, cosa vai a pensare?" rispondo a bassa voce. 

"Scusa, ma ieri sera non sapevo più se steste fingendo o facendo sul serio ad un certo punto. Sembravate quasi intimi."

"No. Stavamo solo fingendo."

Lei sembra incerta. 

"Ok. E dove è finito?"

"È andato via, mentre dormivo. Credo che non lo rivedremo per un bel po'."

Erica sembra essersi riprese più degli altri: "Alex, ma Yassen?"

"Andava di fretta questa mattina. Vi saluta." rispondo tranquillamente. 

"Ieri notte eravate così teneri.", mi fa Sebastian malizioso. 

Erica rincara la dose: "Vero, non ho mai visto una coppia così dolce. Allora, raccontaci?" chiede, ma io non capisco.

Ho l'aria confusa e Erica va diretta al punto: "La vostra prima volta! Come è stata? Lui è passionale come sembra?"

"Cosa?! No! Cioè, non vi riguarda."

"Che noioso Alex. Guarda che non c'è nulla di male se ci racconti cosa hai provato. Magari ti diamo qualche buon consiglio per la prossima volta. Ora che avete iniziato è difficile smettere. Ci sono giochini per rendere sempre vivo il rapporto."

"Non voglio parlarne. Sono cose personali." metto in chiaro sotto shock.

Un paio di ragazzi ringraziano il cielo di non dover sentire il resoconto, mentre bevono il latte.

Per fortuna la professoressa di francese involontariamente mi salva, invitando tutti a sbrigarsi per salire sull'autobus e raggiungere la nostra meta. 

Tiro un sospiro di sollievo e decido di evitare il gruppo per il resto della giornata. Già ho problemi a capire la mia sessualità, se poi ci si mettono gli altri a farmi il corso di educazione sessuale, la cosa non aiuta per niente.

Ci avviamo tutti verso l'autobus fermo davanti l'albergo, io e Sabina decidiamo di salire per ultimi in modo da prendere dei posti lontani dal gruppo della sera prima. Sicuramente finiremo nei primi sedili dietro i due professori. 

La professoressa ci conta, mentre saliamo. Teme di perderci. Ogni tanto notiamo la fila bloccarsi soprattutto quando sale il gruppetto dei nostri amici scatenati. Sento persino Jason urlare: "Wow! Oggi ci divertiamo!"

Non capisco da dove venga tanto entusiasmo. Sull'autobus deve esserci qualcosa di così interessante da fare la sua felicità. 

Sale anche Erica e urla meno, ma riesco ugualmente a sentirla perché sono più vicino: "Tu sei il mio nuovo mito! È così romantico."

Sabina sale prima di me, dubbiosa e quando arriva in cima hai gradini si volta sconcertata. 

Salgo e scopro il perché appena lei si sposta. 

"Yassen!"

"Shhhh... O ci scoprono."

"Che... Che ci fai qui?"

"Credevo fossi un buon osservatore, mi sbagliavo. Sono l'autista."

Si aggiusta la giacca da autista come se fosse tutto logico. 

"Ma tu non sei..."

"Signor Rider, vada a sedersi." mi fa la professoressa alle mie spalle. 

"Dimmi che almeno sai guidare questo coso?" chiedo furente. 

Credevo di essermi sbarazzato di lui, invece...

"Certo. Guido molto bene." fa con il suo solito sorrisino.

Raggiungo il mio posto tre sedili dietro sulla destra accanto a Sabina. 

"Cosa ci fa qui? E da quand'è che guida autobus?"

"Non lo so." sospiro: "Ma lo scoprirò."

La professoressa presenta il nuovo autista come il sostituto del precedente e io mi chiedo se il precedente autista sia ancora vivo. I ragazzi del gruppo lo incitano come se fosse il loro eroe e mi domando cosa penserebbero se sapessero del suo talento come assassino a pagamento.

Durante i primi minuti di viaggio ci scambiamo qualche sguardo nello specchietto. Lui è divertito, io un po' meno, ma almeno capisco che sa guidare bene.

La professoressa, sembra aver deciso di ucciderci di noia, con un cd in francese che elenca le opere e gli artisti più celebri. 

Qualche lamento arriva dal fondo dell'autobus e Yassen sembra assecondare quelle lamentele, infatti appena la professoressa cerca di ammonire tutti, lui manomette lo stereo. 

Mi sfugge un sorriso divertito e lui lo nota, costringendomi a sprofondare nel sedile e nascondere gli occhi sotto la visiera del berretto per non dargli soddisfazione di avermi rallegrato. Sono furioso per la sua costante presenza, ma almeno adesso posso essere furioso senza il sottofondo in francese. 

Ogni tanto, alzo la testa e spio Yassen nello specchietto al di sopra del conducente e ogni volta vengo scoperto da lui e torno a nascondermi. Possibile che stia sempre a guardare in quello specchietto?!

Il bus si ferma in un parcheggio. Solo in quel momento mi rendo conto che Yassen deve aver memorizzato il programma della giornata e conosca l'itinerario.

La nostra insegnante annuncia nel microfono stridente: "Ora si scende ragazzi. Mi raccomando, non voglio sentire confusione nel museo e soprattutto non voglio che svaniate nel nulla."

Chiaramente, nessuno dei presenti farà ciò che la professoressa ha detto. Io per primo. Ho un interrogatorio da condurre, appena saremo soli lui ed io.

Se devo fingere, allora tanto vale farlo bene. "Jason, mi aiuti." chiedo, mentre lui mi passa davanti.

"Cosa ti serve Rider?" mi domanda con il sorriso di chi ha capito tutto.

"Voglio restare un po' solo con Yassen."

"Tranquillo, ci penso io alle mummie." riferendosi ai due insegnanti. 

Lo vedo avviarsi all'uscita e appena può, intrattenere la professoressa di francese che è rimasta in coda in attesa di tutto il gruppo. Anche se sembra uno stronzo, Jason è sveglio e sa come attirare l'attenzione di un insegnante su una vasta serie di argomenti interessanti. 

Sabina, passa davanti a me e scende per ultima, fissandomi come se mi stesse abbandonando in mezzo al mare con uno squalo che mi gira in tondo. Per un attimo vedo gli occhi di Yassen fissarla, mentre scende, e sembra volerla trapassare da una parte all'altra con un proiettile. 

Ora siamo soli e lui non perde tempo a chiudere le porte praticamente in faccia a Sabina che vedo avviarsi con Erica, con l'aria di chi ha commesso un errore a lasciarmi qui.

"Allora." 

Attira la mia attenzione, appoggiandosi al primo sedile nel corridoio e bloccando una via d'uscita.

"Cosa ci fai qui?" domando infastidito.

"Lavoro." risponde, come se fosse ovvio.

"Che tipo di lavoro?"

Fa un cenno vago con le spalle, volgendo il viso da un'altra parte e tornando lentamente a fissarmi con i suoi occhi chiari. Non mi risponde e non mi piace.

La domanda sorge spontanea: "Sono io il tuo lavoro?"

Mi fissa leggermente serio, ma poi sorride. 

No, non mi piace questa situazione. Lui sa troppe cose di me e di questo viaggio e io non so nulla di lui e delle sue intenzioni.

"Sei stato pagato per uccidermi?"

Yassen inclina la testa, quasi divertito. 

"Sì, Alex."

Mi si gela il sangue nelle vene. 

Se Yassen è stato pagato per togliermi di mezzo, nessuno sulla faccia della terra riuscirà a fermarlo. Tanto meno io disarmato.

Lo osservo, pronto ad una sua mossa, ma lui non fa nulla se non guardarmi curioso.

Passano istanti che sembrano infiniti. Sento il sudore freddo colarmi sulla schiena e mandarmi dei brividi lungo la spina dorsale. 

Il silenzio viene rotto da lui.

"Hai paura, Cucciolo?"

Non rispondo. Come potrei rispondere ad una domanda come questa, sapendo che è lui a mettermi in questo stato d'animo. 

"Non sapevo che fossi tu il mio secondo bersaglio. Non ieri sera."

Come se ciò lo giustificasse.

"Chi?" 

È l'unica domanda che riesco a fare adesso. Se devo morire, almeno voglio sapere chi pagherà quest'uomo per uccidermi. 

"Tutto a suo tempo." mi risponde.

Spalanco gli occhi per la sorpresa. Credevo che sarei morto qui ed ora, ma così non è, o non sembra esserlo. 

"Perché non ora?" domando, infastidito. 

"Hai tanta fretta di morire, Alex?" chiede di rimando.

"No!"

Sono offeso e arrabbiato: "Voglio solo sapere cosa vuoi fare e perché non lo fai, ora che nessuno ci vede. Non voglio che tu metta in pericolo i ragazzi, almeno questo me lo devi!"

"Non farò nulla hai tuoi amici e ho progetti interessanti per te. Ucciderti ora non mi è di nessuna utilità." spiega.

Non voglio immaginare i suoi progetti su di me. L'idea che possa decidere di torturarmi prima di uccidermi, mi spaventa alquanto. Non nascondo molti segreti, visto che nessuno mi dice niente all'MI6, ma Yassen non può saperlo e neanche i suoi mandanti. 

"E quando?"

"Oh... Alex, non è mai una bella cosa sapere il momento esatto della propria morte."

"Perché potrei decidere di fuggire o lottare."

"Cucciolo, nessuno è mai riuscito a sfuggirmi e non sarai tu il primo. E di certo in una lotta non vinceresti contro di me." sussurra, mentre si avvicina con un ghigno inquietante. 

Non so davvero se riuscirei a vincere contro di lui, visto che non ci siamo mai affrontati prima d'ora. Però, non ho intenzione di cedere alle sue minacce e giochetti psicologici. Se vuole uccidermi, venderò cara la mia pelle. 

Prima che sia troppo vicino, con le mani mi appoggio e faccio forza sui sedili ai lati e cerco di colpirlo con i piedi giunti allo sterno.

Lui è immobile, tranquillo e controllato. Prima che me ne accorga il mio colpo va a vuoto e io mi trovo rigirato per le caviglie e di faccia sulla moquette dell'autobus. 

"Alex, così non va bene." fa con uno sbuffo. 

Cerco di rialzarmi, ma troppo tardi. Il corpo di Yassen mi preme a terra e io non riesco neanche a girarmi o semplicemente a muovermi.

È su di me. 

Questo pensiero mi terrorizza. 

Dalla sua posizione di superiorità, sono certo che conosca almeno dieci modi per uccidermi, senza neanche sporcarsi.

"Lasciami!" gli ordino. 

"Mai." mi risponde lui.

Non capisco cosa voglia dire.

"Tranquillo, non ti ucciderò. Non ora."

Una sensazione di terrore mi percorre il corpo, ma ora so che la mia fine è rimandata solo. 

"Allora, perché non ti togli di dosso."

"Il tuo corpo è piuttosto comodo."

"Eh!" esclamo sconvolto. 

Cosa intende? Cosa vuole farmi? 

Mi torna in mente il sogno che ho fatto tra le sue braccia durante la notte o almeno spero che fosse solo un sogno.

Una scossa inaspettata giunge alle mie parti basse, quando lo sento muoversi su di me. 

Si avvicina con le labbra al mio orecchio e sussurra: "Fidati di me, Alex." 

Un'altra scossa mi scuote nelle viscere e mi sento piuttosto accaldato. 

Lui si solleva e si mette in piedi.

Mi vergogno, quasi, a voltarmi, certo di essere rosso in viso, ma lo faccio. Lo fisso arrabbiato perché mi sta mettendo in una situazione assurda che mi fa sentire stupido e distratto, per non dire eccitato. 

Mi porge la mano, ma io decido di ignorarla e mi tiro su da solo.

"Allora. Cosa pensi di fare adesso? I tuoi compagni sono già entrati al museo."

"Ti terrò d'occhio!"

"Beh, dovrai farlo da vicino e io ho voglia di entrare al museo, dopo una bella colazione. Parcheggio questo e vado. Vieni anche tu?"

"Io..."

Cosa? Al museo con Yassen?

Sto sognando?

"Se non vuoi, puoi restare qui dentro."

"No. Io vado dove vai tu."

Devo scoprire i suoi piani, nonostante io sia nella lista delle vittime.

"Ne ero certo." 

Sorride, lui. 

 

Dopo aver lasciato l'autobus in un parcheggio apposito, mi ritrovo seduto ad un tavolino all'esterno di una pasticceria.

Yassen ha ordinato un po' di paste varie. Sembra uno che ama i dolci. Non l'avrei mai detto.

Non so cosa aspettarmi da un uomo che ha le labbra spolverate di zucchero a velo e le mani sporche di decine di omicidi. Per un attimo non penso a Ian e mi viene da sorridere nel vedere quest'uomo alle prese con croissant e dolcetti. 

Li gusta con calma, spezzandoli a metà di tanto in tanto. Capisco il perché solo quando mi parla pulendosi le labbra con la lingua tra una parola e l'altra. 

"Non mangi? Ti ho lasciato metà dei più buoni."

"No. Mi si è chiuso lo stomaco quando ho saputo di dover morire."

Mi fissa serio, eppure nei suoi occhi c'è una luce pacifica. 

"Tutti dobbiamo morire, Alex. Chi prima, chi dopo. Crucciarti adesso, ti rovinerà la giornata."

Mi avvicino leggermente a lui con il volto, volendolo offendere il più possibile. 

"Quindi dovrei mangiare come fai..."

Lui mi impedisce d'iniziare il mio discorso minaccioso, passandomi un dito fatto di crema sulle labbra e facendomi bloccare all'istante. 

La sua mano si ritira quasi subito e il dito ancora sporco di crema finisce tra le sue labbra. 

Resto impalato per diversi istanti, prima che la mia lingua reagisca eliminando le tracce di buona crema sulle mie labbra.

Una scintilla di lussuria si accende in Yassen che fissa il movimento della lingua. Realizzo solo quando cerco di non arrossire, ancora, che potevo usare il tovagliolo come qualsiasi persona normale molestata da un appassionato di dolci.

"Buona?"

Non ci credo. Qualcuno mi dica che ho sbattuto la testa e sono in coma e questa è una di quelle situazioni pre-morte che ti fanno ripensare alle scelte della vita che ti hanno portato in questa situazione. Sono dell'idea che il mio inconscio mi stia ammonendo perché non ho mangiato più dolci come ogni adolescente. Quindi anche Yassen rappresenta qualcosa nel mio subconscio e temo di sapere cosa. Meglio mettere da parte la teoria del coma e tornare a guardare in cagnesco l'uomo davanti a me che aspetta una risposta. 

"Non mi piacciono i dolci!"

Metto in chiaro, ma mi ritrovo una pasta ripiena sotto al naso. 

No!

Non oserà imboccarmi come un bambino o come un fidanzatino. 

Non ho neanche il tempo di pensarlo che un'anziana coppia sottobraccio passa accanto a noi, sospirando contemporaneamente: "C'est l'amour."

E no! Ora basta con questa storia del fidanzato. 

"Non mi piacciono, ti ho detto!" sbottò.

La coppia si allontana sorridendo e sospetto che immaginino un bisticcio tra innamorati.

Lui resta impassibile e si porta il dolce alle labbra mordendo e leccando un po' di crema pasticcera. 

"Peccato. Cosa ti piace, Alex?"

Sono stanco dei suoi giochi. Se deve uccidermi perché mi fa domande di questo tipo? Cos'è, vuole organizzarmi l'ultimo pasto prima della mia dipartita. 

"Perché ti importa?"

"Sei il mio ragazzo. Certo che m'interessa sapere i tuoi gusti."

"Non sono il tuo ragazzo." rispondo a denti stretti. 

"Ieri ti comportavi come se lo fossi."

"Ero costretto, non ricordi? Non sono stato io a iniziare quella falsa o hai dimenticato? Ti ho salvato il culo."

"Allora meglio continuarla per bene. Perché il mio culo non è ancora del tutto al sicuro. Non credi?"

"Non mi riguardano i tuoi problemi."

"E invece dovrebbero riguardanti."

"Perché?"

"Perché sono il tuo autista per i prossimi giorni e se non mi copri bene, io sarò costretto a fare brutte cose."

E queste sono le parole che mi costringono a subire un tour veloce delle sale principale del Louvre senza emettere un fiato. 

No che non mi sia arrabbiato a quelle parole, e solo che a Yassen Gregorovich non si dice di no.

Sono un ragazzo davanti alla "Madonna delle rocce" che sta subendo le molestie di un killer e non sto davvero esagerando quando lo sostengo. 

Lui mi tiene per mano ogni volta che ci spostiamo e mi abbraccia da dietro ad ogni opera che contempliamo per più di un minuto. 

Il peggio l'ho subito quando Yassen ha notato i mie compagni e mi ha baciato all'improvviso. Ho rischiato di cadere oltre il cordone di protezione di un'opera di inestimabile valore, se non fosse stato per la sua presa salda intorno alla mia vita. 

È stata davvero una cosa strana, perché mi sono sentito al sicuro quando mi ha stretto per farmi ritrovare l'equilibrio, nonostante detestassi tutto di lui.

In seguito mi sono finalmente riunito al gruppo di scuola e Yassen è andato avanti a prendere l'autobus. 

Come mi hanno visto, si sono ripresi dalla lunga ed estenuante visita alle opere più celebri. Jason è quello che mi è saltato praticamente al collo stringendolo con il braccio e scherzando.

"Mi devi un grosso favore. Stavo quasi per corteggiare quella vecchia cariatide quando ha notato che mancavi."

"Mi sdebiterò."

"Questo è poco, ma sicuro. Allora, due volte in meno di dodici ore. Ci state dando dentro voi due?!"

"Cosa? No!" esclamo, capendo cosa intende dire: "Siamo solo andati in pasticceria. Che vai a pensare?"

"Sì sì... Ci crediamo tutti. Vero ragazzi?" domanda al gruppo, mentre ci avviamo verso l'uscita. 

Nessuno dei presenti risponde, si limitano ad un sorrisetto malizioso.

Sabina mi osserva rassegnata a tutto ciò e io non posso far altro che voltarmi da tutt'altra parte per la vergogna che provo. Anche se è una vergogna legata al fatto di essere vittima di Yassen e non a quello che potrebbe pensare di me. 

"Ci spieghi come fa ad essere il nostro autista?" mi domanda Erica leggermente sospettosa. 

È il tipo di ragazza che pur sfruttando il suo bel aspetto non è per nulla sciocca o poco seria. La presenza di Yassen, se pur divertente, la porta a porsi del domande. 

Sabina sembra aver già subito un interrogatorio da parte sua, infatti mi lascia intendere di non aver dato risposta. 

Ho una risposta, ma non è semplice, quindi mi limito ad inventare in parte: "Lui si è pagato gli studi facendo questo lavoro per un amico. Lo stesso amico possiede la ditta che fornisce il nostro autobus, quindi questa mattina visto che doveva incontrare proprio quell'amico, gli ha chiesto di potermi fare una sorpresa. Ed ecco perché avremo lui per qualche giorno."

Fingo di essere felice, ma in realtà la presenza di Yassen sul nostro autobus è dovuta soprattutto alla mia futura morte e al fatto che l'uomo ha sempre sfruttato simili trucchi per muoversi liberamente. Come ha detto: "Nessuno nota mai la cameriera, il giardiniere, il turista o l'autista."

Per fortuna in tutto ciò, Yassen non ha mentito, ha davvero un amico nella ditta di trasporti e quindi l'altro autista è sano e salvo.

Ritroviamo l'autobus, con Yassen alla guida, nella prima strada trafficata vicino al museo. Sembra tranquillo alla guida del mezzo, come se nulla fosse. 

Riprendo il mio posto accanto a Sabina e noto una strana occhiataccia da parte sua. C'è qualcosa di Sabina che non gli va giù.

Il resto della giornata procede tranquillamente o quasi. Abbiamo anche il tempo di una visita alla Tour Eiffel e per sfida mi faccio il primo piano a piedi con il solito gruppetto d'amici. Lui è rimasto sull'autobus lontano da qui o almeno credevo...

Lo ritroviamo in cima ad aspettarci, sembra fresco come una rosa, con ogni probabilità ha preso l'ascensore per tutti i piani e non solo per la seconda parte.

I ragazzi mi lasciano solo con lui, mentre raggiungono la professoressa che intente fare una lezione sulla storia della Tour Eiffel. 

"Intendi buttarmi di sotto e farlo sembrare un incidente?" domando perché tutto è possibile con Yassen.

"Hai troppa fantasia, Cucciolo. E poi ci sono troppi testimoni, non credi?" indica con un cenno del capo i turisti intorno a noi.

"Allora, perché sei qui?"

Lui mi fissa, siamo molto vicini e stranamente sono stato io ad avvicinarmi a lui, dopo un attimo mi tira a sé e mi bacia. 

Cerco di fare resistenza, ma non mi permette di uscire dal suo abbraccio e cedo. Alla fine cedo alle sue mani che mi trattengono contro il suo torace e alle sue labbra morbide e attente. I miei occhi restano spalancati e lo sguardo si perde alle sue spalle verso l'orizzonte romantico di una Parigi vicino al tramonto. 

Mi rilasso, chiudendo gli occhi e seguendo con attenzione i movimenti della labbra di Yassen sulle mie. È bravo, devo ammetterlo ed è tutto così dolce e caldo.

Caldo è il termine che descrive meglio il comportamento di Yassen quando siamo vicini, tutto di lui mi trasmette un calore accogliente e famigliare. 

Le mie labbra cedono a quel calore e le apro leggermente sentendo la lingua di lui accarezzarle, le richiudo, ma senza fretta e poi sono io stesso a spingermi nella sua bocca. È una sensazione stupenda sentire la sua lingua accarezzare la mia e seguirmi in ogni movimento. Il suo sapore è dolce, forse per via dei dolci che ama tanto mangiare. C'è un retrogusto di vaniglia che mi fa perdere il controllo e cercare un contatto più passionale, tanto da spingermi contro il suo corpo. Lui mi afferra per la nuca e mi tira delicatamente indietro, costringendomi a lasciare le sue labbra. 

"Siamo in pubblico, Alex." mi ricorda divertito.

Apro gli occhi e mi sento girare la testa per tutto quello che è successo in pochi istanti. Lui non mi lascia perché mi vede barcollare e teme forse che cada di sotto, nonostante le reti di protezione.

È in quel momento che realizzo cosa ho fatto. Lui è qui con me per uccidermi e io invece mi comporto come uno stupido ragazzino alla sua prima cotta. 

In un gesto che lui non comprende subito, lo spingo via.

"Che ti prende ora?" mi domanda un po' infastidito. 

"Lo sai bene cosa mi prende!" ribatto, mettendo più distanza possibile tra noi, per poi dirigermi verso il mio gruppo scolastico. 

Lui non me lo permette, afferrandomi con forza e facendomi scontrare con il suo corpo. Nessuno ci nota più di tanto, ne sono quasi certo. 

"Ora mi dici cosa ti prende?" domanda quasi frustrato da tutta questa situazione. 

"Tu vuoi uccidermi e mi chiedi cosa mi prende?"

"Alex..."

"No! Non voglio ascoltare ciò che hai da dire. Hai già detto tutto. Cos'altro vuoi? Una scopata con il ragazzino che hai salvato in mille occasioni?! Cos'è, devo ripagarti del tempo perso a starmi dietro e questa è l'ultima occasione che ti resta per fare le tue porcate con me?" gli sussurro sottovoce con tutta la bile che ho in corpo. 

Lui non la prende bene perché mi lancia uno dei suo sguardi gelidi e poi mi trascina in un punto più isolato della terrazza.

"Ora mi stai a sentire, dannato ragazzino. Se avessi voluto scoparti l'avrei fatto quando ti ho salvato la vita la prima volta. Poco mi sarebbe fregato se eri un moccioso, ti eri cacciato in una situazione da adulti e ne avresti dovuto affrontare le conseguenze, ma ammetto che non mi sarebbe piaciuto farti quelle cose né allora e neanche adesso. Quello che voglio sei tu! E se smettessi per un attimo di fare così, capiresti cosa sto tentando di fare. Ma no, sei cocciuto peggio di tuo zio..."

È un attimo, non so neanche io come mi sia saltato in mente, ma gli sferro un pugno nello stomaco. Lui si piega e poi si aggrappa a me. Nessuno ha il coraggio di muoversi. So solo che se lo facessi per primo, potrei finire molto male. Questa volta l'ho fatta grossa, ma sentire lui parlare di Ian, è troppo. 

"Me lo merito." sussurra contro la mia spalla dove ha appoggiato la fronte. 

Non parlo, non c'è niente da dire.

"Bel destro Cucciolo."

Si solleva, mi prende il viso e per un attimo temo che mi storca il collo come si fa ad una gallina, invece mi fissa negli occhi e mi bacia dolce per poi allontanarsi. 

Resto qualche secondo a fissare il vuoto, come se l'intera Parigi davanti a me non esistesse. Dev'essere passato più di un secondo, forse mezz'ora, perché Sebastian richiama la mia attenzione per andare via. 

Sospiro al pensiero di ritrovarlo sull'autobus, ma devo rassegnarmi alla sua presenza. 

Scendiamo con l'ascensore tutti i piani, così da poter ammirare il panorama e la terra che si avvicina in un lento precipitare, come se stessi scendendo all'inferno.

Possibile che lui mi faccia questo effetto? Non è solo per Ian, se mi sento male ogni volta che gli sono vicino e non è neanche perché sono il suo prossimo incarico. È qualcosa di più profondo e viscerale che mi fa contorcere lo stomaco e mi stringe il cuore. 

È solo ora che realizzo cos'è. 

No, non può essere. 

Non sono innamorato di Yassen Gregorovich.

Inutile negare l'evidenza, io lo sono, sono innamorato di Yassen.

Appena lo realizzo, vado nel panico. Il respiro mi si blocca a tratti e gli occhi smettono di essere attenti. Seguo il mio gruppo, ma è come se non fossi del tutto lucido.

Non posso amare Yassen, deve essere colpa di qualche droga che mi ha fatto ingerire nelle ultime ore a farmi questo effetto.

Nel momento in cui salgo sul bus, il mio cuore conferma che sì io sono innamorato di lui. I suoi occhi mi studiano come se avessero intuito qualcosa e sorride. Quel sorriso mi fa solo imbestialire, perché so cosa sta pensando di me e di come mi sento, e ci gode. 

Raggiungo il mio posto, dove Sabina mi stringe una spalla perche lei ha capito da ore cosa mi sta succedendo e io ci sono arrivato solo adesso.

Le sorrido nervoso, ma lei mi fa rilassare dandomi un abbraccio. 

La professoressa ci scopre passando e mi riprende: "Rider, non mi sembra il posto adatto per amoreggiare."

Arrossisco, ma sorrido divertito perché è quello che ho fatto da ieri sera, amoreggiare sotto il suo naso, e solo ora me lo fa notare. Se solo sapesse la poverina della professoressa...

Guardo verso Yassen che appare arrabbiato e capisco solo ora, grazie a questa mia nuova consapevolezza di provare attrazione per lui, che gli sguardi che lanciava a Sabina erano pura gelosia. 

Lui è geloso di lei, anzi di noi, di me.

Lo guardo e gli sorrido. Il suo sguardo arrabbiato muta in uno più confuso.

Così impari! Non puoi stravolgere il mio mondo e pensare di uscirne meno confuso di me.

Partiamo.

Non so neanche come è possibile e quando l'ho deciso, ma mi rendo conto di star flirtando con lui nello specchietto davanti a noi ed è strano, tanto da farci sorridere come idioti. 

È questo l'amore? Sentirsi degli idioti? Pare di sì, almeno per me.

Ritorniamo in albergo e corro nella mia stanza. Voglio darmi una sistemata e vedere cosa succederà a cena e durante il resto della serata con Yassen.

Praticamente sembro pronto per una sfilata quando finisco di prepararmi. Non ho indossato nulla di speciale, ma una cammicia e dei jeans scuri fanno tutto un altro effetto su un ragazzino innamorato. Spero solo che non sia ancora infastidito per il pugno e la discussione di oggi sulla Tour, ma da come mi guardava nel bus si direbbe di no.

"Ma guarda un po', qualcuno ha deciso di fare conquiste stasera?"

Jason ha completamente ragione, ho intenzione di sedurre Yassen, forse alla fine cambierà anche idea sulla mia prematura morte. È un tarlo che si infila di tanto in tanto tra i pensieri, quello di venir ucciso dall'uomo a cui sto concedendo tutta la mia fiducia, ma va bene così. C'è un particolare che Yassen non mi ha detto oggi e se devo sedurlo per scoprirlo o almeno per fargli cambiare idea sul mio omicidio, ben venga. L'idea di riprovare certe sensazioni che solo lui sa trasmettere, nonostante ciò che ne seguirà per me, va bene. Accetto tutto quello che Yassen mi concederà da ora in avanti. 

Scendiamo a cena, io e Jason, e mi metto a cercare Yassen nella sala, ma lo vedo più in là, al tavolo degli insegnanti costretto a cenare con loro. Ricambia il mio sguardo e pare leggermente annoiato, ma continua ad annuire alla professoressa che sta raccontando aneddoti su Parigi e quando ci viveva lei. 

Lo lascio in pace e mi dirigo al buffet per scegliere il tipo di pasta da mangiare. Lui si avvicina subito con la scusa dell'insalata. 

"Non la sopporto più!" sospira. 

Jason che mi ha seguito, sorride e si affretta a riempire il piatto e a raggiungere il suo posto a tavola. 

"Sopporta, io devo averla per un altro anno come insegnante..." mi blocco da fare battute. 

Avevo dimenticato che la mia fine è vicina e ciò significa: niente più professoressa di francese, niente più scuola, niente più lavoro, amici, vita.

"Alex?"

"Niente, lascia stare."

Lui sa perché mi comporto così, infatti mi prende per il braccio e mi trascina in terrazza con il piatto e il sacchetto di carta contenente forchetta, coltello e tovagliolo di carta. C'è un tavolo libero, mi fa segno e ci sediamo. 

"Alex, mangia. Dopo parliamo."

"E che io credevo di poter far finta che tutto fosse semplice invece, tu devi uccidermi e io..."

Lui si sistema con la sedia al mio fianco e prima che capisca cosa voglia fare si avvicina all'orecchio.

Lo sento sussurrare una frase che non credevo di sentire da lui: "Alex, non ti ucciderò."

Sussulto. 

Yassen è famoso per la sua serietà nel lavoro, perché non porta a termine l'incarico? 

"Perché?"

"Mi sembri deluso?"

"Sono solo sorpreso. Tu sei..."

"Lo so cosa sono, ma prima di essere questo, ero altro. Non posso dirti molto, devi solo tenerti pronto."

"Pronto a cosa?"

"Ne verranno altri come me e loro non si fermeranno. Ti sarà tutto più chiaro quando capirai chi è il mandante. Fidati di me."

Lo guardo nei suoi occhi di ghiaccio. Hanno una leggera sfumatura verde e grigia. Devo essermi perso nel suo sguardo a lungo perché mi bacia senza preavviso.

È dolce, come solo lui sa essere e non mi dispiace tutto ciò.

Si stacca fissando le mie labbra, come a voler di più, ma si limita a dirmi solo: "Mangia."

Lo faccio. Mi allontano da lui di qualche centimetro e inizio a mangiare, mentre lui mi osserva. 

Sono lento, molto lento, ma quando finalmente ho finito, lui non perde tempo e mi dice di seguirlo. 

Mi fido, quindi lo seguo verso le camere a qualche piano di distanza. 

Non andiamo nella mia, ma in una matrimoniale che sospetto essere la sua. 

Resto impalato sulla soglia, incerto se entrare nella tana del lupo.

Lui parla: "Se entri, non significa niente. Però non puoi rimanere lì tutta la notte."

Entro. 

È vero, non significa che sto dando il mio consenso a fare sesso con lui, ma è come se fosse implicito. Sono in una stanza d'albergo con un altro uomo che per di più mi piace e io piaccio a lui, può solo voler dire sesso. 

Si avvicina, mentre mi volto a chiudere la porta e mi passa le braccia intorno la vita facendo aderire il suo petto alla mia schiena. Mi sento bene, ansioso, eccitato e spaventato allo stesso tempo. Caldo, mi sento tremendamente caldo. 

"Alex." sussurra al mio orecchio, tentando di scoprire il collo dalla camicia con il solo ausilio del mento e del naso. Raggiunge il collo e inizia a baciarlo e afferrarlo prima con le labbra e poi con i denti ed è piacevole.

Mi aggrappo alle sue mani sul mio petto e mi sento al sicuro ed in pace.

"Alex, vieni."

Si allontana di poco per prendermi per mano e portarmi vicino al letto. Lo vedo sedersi e attendere, lasciando andare la mia mano. 

"Puoi sederti, se ti va?"

Istintivamente mi metto a cavalcioni sulle sue cosce e lui sembra soddisfatto. Forse, si aspettava che mi sedessi di fianco e non così intimamente. Mordo un labbro temendo di essere stato avventato, ma così non è perché Yassen inizia a baciarmi e a tenermi contro il suo corpo.

Studio le sue labbra e la sua bocca, il suo modo di baciare e i suoi versi profondi quando faccio qualcosa di inaspettato e piacevole, come gemere. Sì, ci ho messo un po', ma alla fine ho capito che nell'aria c'erano anche i mie versi e non solo i suoi.

Mi piace stare così a fare solo questo, con calma, senza alcuna necessità di cambiare o fare di più. 

È un colpo di tosse a riportarmi alla realtà.

Yassen punta immediatamente la pistola verso la porta del bagno aperta e io seguo la sua traiettoria, ma solo per pochi istanti, perché dopo vengo scaraventato sul letto, dietro il suo corpo, al sicuro.

"Sei distratto Yasha, ma capisco il motivo."

Yassen abbassa la pistola e arrossisce. Io guardo l'uomo e cerco di capire chi sia. Sembra un tipo comune: capelli grigi, occhi nocciola, tratti taglienti del volto e piuttosto in forma per un cinquantenne. Mi sembra famigliare. 

"Resta concentrato Yasha, ancora per un po', poi avrai il mio benestare per poter continuare a fare quello che stavi facevi."

Non capisco perché Yassen dovrebbe avere il suo permesso per baciarmi, ed è solo quando me lo domando e al nome Yasha, accade che realizzo chi sia l'uomo. 

Sono passati molti anni e gli unici ricordi che ho sono di vecchie foto. Lui ora è molto cambiato, ma non posso sbagliarmi: "Papà?"

Guardo lui che sorride e poi Yassen, anche lui sorride.

Non ci credo. È mio padre, l'uomo che credevo morto.

 

NOTE DELL'AUTRICE

I compagni di classe e la professoressa, sono una mia creazione quindi non presenti nei libri o nel film. 

Il personaggio di John Rider non ha nulla a che fare con l'originale, come anche altri personaggi. 

 

   
 
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