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Autore: Flowerina    13/09/2016    1 recensioni
Chandra è una ragazza apparentemente normale, ma la sua vita sta per cambiare radicalmente. Le sue oscure origini si riveleranno più complesse di quanto crede. Riuscirà ad accettare le nuove scoperte?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 6
UNA MORTALE IN FUGA

 
ANGOLO AUTRICE
Ce l’ho fatta, sono tornata!!! Scusate per il grande, enorme ritardo nella pubblicazione del sesto capitolo, ma è stato un periodo mooolto impegnativo. In ogni caso, vi lascio alla lettura. Ringrazio, come al solito, chi ha letto, seguito e recensito, e, in particolare, Fenris e Anubis347.
Buona lettura
Flowerina
 
«Cosa le hai promesso in cambio, David?» chiese Chandra, mentre il ragazzo la trascinava di forza attraverso le strade secondarie e deserte del quartiere.
«Conosci Vivian» rispose semplicemente il ragazzo. «Dalle soldi e popolarità e sarà tua. Non è stato difficile convincerla a tradirti: le ho detto solo che, in cambio, saremmo andati insieme al ballo di fine anno, come fidanzati.»
«Brutta st...!» disse Chandra, lasciando l’imprecazione a metà.
«Non posso che concordare con te!» esclamò David, ridacchiando in modo beffardo.
«Dove stiamo andando?» chiese la ragazza, scalciando e dimenandosi.
«Da Brandon» rispose David. «Verso la tua fine e la nostra gloria. Ora sta’ zitta e cammina.»
Percorsero insieme alcuni metri attraverso strade solitarie e deserte, dove le uniche presenze erano quelle di gatti e cani che non potevano di certo prestare soccorso a Chandra. La ragazza si rese conto che l’unico aiuto poteva venirle da se stessa e cominciò a cercare di elaborare un piano di fuga. La situazione sembrava disperata, ma Chandra non voleva abbandonare la speranza di uscirne viva e, soprattutto, non voleva permettere che persone come Vivian e David l’avessero vinta. Osservò il paesaggio circostante, cercando in esso qualcosa che potesse aiutarla: una persona, una casa abitata, un oggetto appuntito che fosse alla sua portata ... niente di tutto questo sembrava essere presente nelle stradine che stavano percorrendo. Quando vide Brandon che salutava l’amico dalla soglia di un edificio diroccato, pensò che fosse il momento di arrendersi all’evidenza: la sua vita stava per finire per mano di quei due.
«Stavo cominciando a pensare che avessi fallito» disse Brandon, con un ghigno rivolto alla ragazza.
«La nostra Chandra non poteva abbandonare la sua amica in difficoltà» la derise David, con uno sguardo che sembrava volerla provocare.
D’improvviso, mollò la presa e le diede una spinta in avanti per gettarla tra le braccia dell’amico; un secondo di libertà che la ragazza decise di cogliere, sapendo che poteva essere la sua unica occasione. Sfruttò la spinta di David e ne modificò la direzione per scivolare fuori dalla stretta dei due ragazzi. Perse per un attimo l’equilibrio, ma si rialzò subito e cominciò a correre più veloce che poteva, diretta verso la parte abitata della città e verso la libertà. Fuggì via, senza fermarsi neppure ad aspettare la reazione dei due, urlando contemporaneamente, a pieni polmoni, il nome di Leo. Svoltò attraverso i numerosi vicoli, in un labirinto che sembrava giocare contro di lei per imprigionarla, incapace di trovare una via d’uscita. Ogni singolo muscolo del suo corpo si ribellava e il cuore dava l’impressione di volerle uscire dal petto, pompando velocemente e mozzandole il fiato. Voleva fermarsi, ogni parte del suo corpo glielo intimava, e cominciò a rallentare, ma i passi alle sue spalle si fecero più vicini e, voltandosi per un momento, vide David che la incalzava. L’adrenalina la spinse a riprendere la corsa, nonostante non ne avesse quasi più le forze, e cercò disperatamente un modo per uscire da quel labirinto; svoltò in una strada più ampia e vide in lontananza alcune persone sedute attorno ad un tavolino, forse all’esterno di un bar. Affrettò il passo, ma d’un tratto le comparve davanti Brandon, con le braccia tese come per intrappolarla. Chandra fece appena in tempo a deviare per non finire dritta nella sua presa, ma stavolta non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde a terra rovinosamente, atterrando nuovamente sul braccio che si era slogata la sera precedente.
«La corsa è finita!» esclamò Brandon, avvicinandosi con un pugnale in mano.
«Uccidiamola!» ordinò David, giungendo sul posto con il fiatone e brandendo un secondo pugnale.
«Mi dispiace, ragazzi, ma non posso permettervelo» disse una voce proveniente dall’alto.
Chandra alzò lo sguardo, incapace di trattenere la felicità che la stava assalendo per aver riconosciuto chi aveva pronunciato quelle parole: Leo era a bordo di Festus e guardava David e Brandon con uno sguardo talmente feroce che non sembrava appartenergli. Sussurrò qualcosa all’orecchio del suo drago e lui, prontamente, sparò alcune folate di fuoco in direzione dei due malcapitati, i quali non poterono fare a meno di dileguarsi per non finire arrostiti.
«Fallo un’altra volta e, te lo giuro, ti uccido assieme ai due deficienti!» sbottò Leo rivolto alla ragazza, scendendo giù da Festus e avvicinandosi a lei per porgerle una mano e aiutarla a rialzarsi.
«Grazie» riuscì a dire Chandra, ancora senza fiato e sotto choc. Il braccio le pulsava dolorosamente e non riusciva neppure a muoverlo.
«Come ti è saltato in mente di venire a salvare la tua amica dalle grinfie di chi ti vuole morta?» le urlò contro il ragazzo.
«Hai ragione» ammise Chandra, abbassando la testa.
«E poi, grande amica la tua!» esclamò Leo. «Vado ad aiutarla e mi arriva un colpo dritto sulla nuca. Fortuna che c’è Festus: ha avvertito che ero in pericolo ed è corso in mio aiuto. Mi ha rianimato e mi ha portato dritto fino a te.»
«Come ha fatto, se era smontato?» domandò Chandra, curiosa.
«Non lo abbiamo smontato, ricordi?» disse il ragazzo, con tono saccente. «Non me ne hai dato il tempo.»
«Giusto ...» concordò Chandra, abbassando nuovamente la testa.
«Cosa hai fatto al braccio?» le chiese Leo, notando che la ragazza non lo muoveva.
«Ci sono atterrata sopra» spiegò Chandra, provocando una smorfia di disgusto nel ragazzo.
Leo mise la mano nella sua cintura e ne tirò fuori delle garze e alcuni unguenti.
«Non sono Will Solace» disse, osservandole il braccio, «ma qualcosa posso fare anche io.»
Per qualche minuto, si affaccendò attorno al braccio della ragazza, arrivando a tirare fuori dalla cintura anche un piccolo metro per prendere delle misure. Poi, a lavoro ultimato, Chandra poté apprezzare ancora una volta le grandi abilità del ragazzo: aveva realizzato una fasciatura che avrebbe fatto invidia a qualsiasi ortopedico.
«Riesci ad usarlo, ora?» le chiese, riponendo nella cintura tutto ciò che aveva usato.
«Alla perfezione!» esultò Chandra, sollevando il braccio e muovendolo in modo brusco, come se stesse salutando. «Grazie» aggiunse, stampando un rapido bacio sulla guancia del ragazzo.
«Ehi, vacci piano, Miss Ghiacciolo!» esclamò Leo, cercando di nascondere il rossore in volto. «Se continui così, rischi di scioglierti!»
«Forza, torniamo al St. Mary’s» disse la ragazza, montando su Festus con la destrezza di un’amazzone. «È quasi mezzogiorno e gli altri ci staranno cercando.»
«Certo che hai proprio stregato il mio Festus» notò Leo, osservando la facilità con cui il drago aveva porto il suo dorso alla ragazza. «Finirà col dimenticarmi!»
«Impossibile» dichiarò Chandra, sorridendo. «Leo Valdez, puoi avere tutti i difetti di questo mondo, ma di certo sei indimenticabile!»
 
 
***
 
 
«Dove diavolo eravate finiti?» sbottò Talia, quando li vide comparire in orfanotrofio qualche minuto più tardi, tutti sporchi e con l’aspetto di chi aveva appena sostenuto una battaglia.
«È colpa mia» cominciò Chandra, pronta a confessare e a sorbirsi la ramanzina degli amici.
«Le stavo facendo vedere la nave, come ho scritto a Percy» si intromise Leo, «quando ha visto Festus e ha insistito per farci qualche giro. Ma, mentre volavamo, ho notato che il drago perdeva olio e ho dovuto fare un atterraggio d’emergenza, che ci ha fatto perdere un po’ di tempo.»
Chandra si voltò a guardarlo con occhi sgranati, chiedendogli con lo sguardo cosa stesse dicendo, e lui, con un cenno rapido e quasi impercettibile della bocca, mordendosi il labbro inferiore con i denti di sopra, le fece segno di non parlare e stare al gioco.
«Chandra, cosa ti sei fatta al braccio?» disse Percy, accorgendosi della fasciatura.
«Diciamo che l’atterraggio con Festus è stato un po’ troppo brusco e non è riuscita a restare in sella» rispose per lei Leo.
«Sono atterrata sul braccio che mi ero slogata ieri, durante la battaglia» proseguì la ragazza, intromettendosi. «E Leo ha provveduto a fasciarmelo, affinché potessi muoverlo per tornare fin qui.»
«Ci avete fatto prendere un bello spavento!» la rimproverò Tata.
«Per un momento, abbiamo pensato che Chandra ti avesse convinto a portarla dalla sua amica» disse Annabeth a Leo, guardando i due con sospetto.
«Nooooo, non avrei mai potuto fare una cosa del genere» la contraddisse Chandra, sfoggiando la sua migliore espressione scioccata per sembrare più credibile.
«Non lo dire neanche per scherzo!» aggiunse Leo, riuscendo meno convincente e spingendo Annabeth ad osservare con attenzione i loro volti, come se aspettasse che tradissero un’emozione.
«Allora, quando si parte?» disse Chandra, con voce un po’ più acuta del normale, intenzionata ad evitare che la ragazza di Percy potesse scoprirli o indurli a confessare.
«A tal proposito, è sorto un piccolo problema» rivelò il figlio di Poseidone. «La direttrice non vuole darti il permesso.»
«Coosaaa???» si stupì Chandra, con la voce tornata normale. «Non può, quella brutta ...»
«Non penso che offenderla migliorerà la situazione!» le fece notare Tata.
«Come facciamo, allora?» domandò la ragazza ai presenti.
«Andrai via lo stesso, che la signora Wicked voglia o non voglia» disse Talia, con il tono di chi la sa lunga.
«Ti faremo evadere» spiegò Percy.
«Quando?» chiese Chandra, emozionata e impaziente.
«Adesso!» disse Annabeth.
Tutta la compagnia si diresse alla svelta verso il balcone su cui Festus aveva gettato la scaletta qualche ora prima, e Leo emise il solito fischio. Talia e i tre semidei prescelti per la missione cominciarono a salire i bagagli sulla nave, compreso il trolley di Chandra che lei e Leo avevano lasciato sul balcone, caricandoli su ... un pegaso (?) ... comparso d’improvviso davanti a loro e che, a quanto pareva, si chiamava Blackjack. Tata, invece, prese Chandra in disparte e la osservò con sguardo affettuoso per qualche secondo; poi, scoppiò in lacrime e la abbracciò, stringendola forte a sé come per non farsela scappare. Chandra ricambiò con affetto l’abbraccio e non riuscì a trattenere le lacrime, che sgorgarono spontaneamente e bagnarono le sue guance. Dopo quelle che parvero ore, le due sciolsero l’abbraccio e si comunicarono con lo sguardo tutte le parole che avrebbero voluto dirsi, tutta la gratitudine e tutto l’amore che provavano l’una per l’altra, tutte le scuse fino ad allora inespresse.
«Diana sarebbe orgogliosa di te, se fosse viva» le disse Tata, osservandola con sguardo fiero e con occhi lucidi.
«Lo sarebbe anche di te, Tata» disse Chandra, percependo il senso di colpa che l’amica provava in quel momento, incerta se quella fosse davvero la cosa giusta da fare. «Hai salvato e tenuto al sicuro fino ai sedici anni, come ti aveva chiesto, la sua unica figlia. Ora è tempo di lasciarmi andare; mia madre sapeva che sarebbe arrivato questo momento e sono sicura che si sarebbe comportata proprio come te.»
«So che non fallirai» disse Tata, con una nuova convinzione nella voce. «Io ti aspetterò e, quando tornerai, se sarai d’accordo, prenderemo una casa nel quartiere e vivremo insieme.»
«Ma ... ma ... il tuo lavoro ...?» balbettò la ragazza, incredula di fronte alla proposta di quella che, ormai, considerava quasi una madre.
«Pensi che la signora Wicked mi lascerà rimanere, quando scoprirà che ti ho permesso di andare via?» le fece notare Tata.
«Non ... non è giusto!» sbottò Chandra. «Allora, rimango ancora un po’ e faccio in modo di andar via quando tu non sei di turno.»
«No, non te lo posso permettere» disse Tata, sorridendo con tranquillità. «Abbiamo già perso troppo tempo. Prima partirai e prima starò più tranquilla, sapendo che sarai protetta da quei semidei. Non pensare a me, Chandra. Me la caverò. E Talia starà con me per un po’.»
«Ma ...» iniziò la ragazza.
«Niente “ma”, piccolina» la interruppe Tata, mettendole un dito sulle labbra. «Va’, segui la tua strada e rendimi fiera.» aggiunse, guardandola per qualche secondo.
Poi, la accompagnò sul balcone, la osservò salire sul pegaso dal quale Percy le tendeva una mano e le diede un bacio affettuoso sulla guancia.
«A presto, piccolina» disse.
«Aspettami nella nuova casa» le sorrise Chandra. «Tornerò.»
Poi, Percy diede un leggero colpo a Blackjack e lui cominciò a salire sempre più su. Prima di scomparire dietro una nuvola, Chandra osservò rapidamente Talia e Tata, che sembravano ormai solo dei piccoli puntini. Sorrise dolcemente in loro direzione e voltò lo sguardo verso l’alto, con il cuore pervaso da molteplici e differenti emozioni: se da un lato era agitata per aver lasciato la vecchia vita, dall’altro era contenta di non dover più tornare nell’orfanotrofio che tanto aveva odiato ed emozionata all’idea del viaggio che doveva affrontare. Ma tanto, lo sapeva, non avrebbe affrontato da sola ciò che lo aspettava: aveva tre nuovi amici accanto a sé e una tutrice che aspettava il suo ritorno nella loro nuova casa. 
   
 
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