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Autore: _Noodle    14/09/2016    4 recensioni
“Tokyo, diventata da pochi anni la capitale dell’Impero, rifulgeva di una nuova e folgorante bellezza, di un fascino meccanico e ricercato. […] Tuttavia, tra le novelle illuminazioni e le linee telegrafiche, tra il fumo grigio delle fabbriche e le stelle, qualche vecchia tradizione non si assopiva: le squallide osterie dei quartieri bassi continuavano a schiamazzare orgogliose, attirando l’attenzione di brutti ceffi e di povere donzelle. Luoghi di perdizione le taverne, luoghi poco seri e poco innovativi; antri oscuri composti di gente matta, chiassosa, sfrontata”.
Un re disperso, un mondo fluttuante ed indefinito, il Paese delle Meraviglie che Shouyou Hinata fu costretto ad esplorare.
“Noi siamo tutti matti qui.”
AliceInWonderland!AU
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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“Bevimi”
 
 
 
 
 
Tutto ebbe inizio con una partita a scacchi.
 
Tokyo, diventata da pochi anni la capitale dell’Impero, rifulgeva di una nuova e folgorante bellezza, di un fascino meccanico e ricercato. L’industrializzazione si era fatta largo tra le vecchie case e le vecchie filosofie, rinvigorendo una città già di per sé prosperosa.
Ingranaggi, cavi e fili elettrici s’intrecciavano mellifluamente tra le vie, accalappiando vite, saldando relazioni. La nuova apertura nei confronti dell’Occidente, nei confronti di quel mondo fino ad allora considerato estraneo, aveva mutato i destini degli abitanti, acceso barlumi di speranza negli occhi dei più giovani.
Tuttavia, tra le novelle illuminazioni e  le linee telegrafiche, tra il fumo grigio delle fabbriche e le stelle, qualche vecchia tradizione non si assopiva: le squallide osterie dei quartieri bassi continuavano a schiamazzare orgogliose, attirando l’attenzione di brutti ceffi e povere donzelle. Luoghi di perdizione le taverne, luoghi poco seri e poco innovativi; antri oscuri composti di gente matta, chiassosa, sfrontata.
Alla bettola Luna Storta era da poco finito il servizio e il personale si apprestava a ripulire i tavoli di legno marcio dagli avanzi di cibo e dai laghi di liquore. Alcune carte da gioco sporche di vino e di terriccio giacevano a terra, accanto a loro un orologio da taschino ticchettante: solo un gentiluomo sbadato avrebbe potuto smarrire una fortuna del genere.
<< Forza ragazzi, adesso andate a dormire, domani si apre anche all’ora di pranzo >> ordinò ai suoi dipendenti un uomo alto, dai capelli elettrici e dal fiato maleodorante.
Erano cinque i garzoni che lavoravano per il bizzarro locale: cinque cani randagi, anime sole ed abbandonate che avevano trovato protezione sotto le ampie ali del vecchio locandiere Keishin Ukai, uomo d’affari in potenza e tabagista affermato. Il più giovane di essi, un ragazzo dagli occhi di cobalto e dal sorriso raro, dalle molte parole e dalle poche spiritosaggini, si chiamava Tobio Kageyama ed era orfano di due commercianti di spezie. Di qualche mese più grande, Shouyou Hinata, eccentrico piccoletto dai capelli di fuoco, abbandonato quando era ancora in fasce davanti alla porta di Ukai-san. A seguire, Kenma Kozume, il più pacato tra i cinque, introverso ed indipendente, amante delle novità tecnologiche che si stagliavano lontane dai suoi occhi felini. Aveva bussato alla porta della Luna Storta quando aveva appena dieci anni, non si sa perchè, arrivando non si sa da dove. Keiji Akaashi invece, il nuovo arrivato, rapace predatore nella notte, era giunto all’osteria in seguito ad un violento incendio che aveva provocato la morte dei suoi genitori e per questo soffriva d’insonnia. Infine vi era Asahi Azumane, il più grande dei cinque, un gigante buono dai capelli e dal pizzetto trasandati, fuggito dalla campagna in cerca di fortuna.
 
Un gelo pungente e lancinante filtrava nella vecchia bettola, strisciando sotto le porte, soffiando dalle fessure delle serrature. I ragazzi e il loro capo dormivano in una stanzetta sotterranea, che più che una camera da letto assomigliava ad una cantina. Vi erano due letti a castello e due letti singoli, uno in cui dormiva Ukai, l’altro in cui dormiva Asahi, troppo alto per poter convivere con le dimensioni minuscole degli altri giacigli.
Tobio, sistemato nel letto a castello sotto Hinata, tremava, insoddisfatto della coperta ruvida e rattoppata che gli cingeva il corpo. Ogni tanto avrebbe voluto essere un re per addormentarsi in un pomposo letto a baldacchino con i cuscini di piuma d’oca. Credeva che pensandoci qualcosa sarebbe cambiato, che i muscoli si sarebbero distesi immaginando quelle sontuose ricchezze, ma lo stridente freddo di dicembre non concedeva pace, tormentava le membra senza chiedere il permesso.
<< Kageyama, sei ancora sveglio? >> bisbigliò una voce sopra la sua testa.
<< Cosa te lo fa pensare? >> rispose Tobio, mettendosi a sedere.
<< Ho le dita dei piedi e delle mani completamente ghiacciate. >>
<< Se pensi che verrò a dormire nel tuo letto come la scorsa notte, la risposta è negativa >> sentenziò Tobio, massaggiandosi la testa.
Shouyou, era lui che aveva parlato, sbuffò infastidito, non capacitandosi di come Kageyama potesse essere così ottuso da non capire che due corpi a contatto emanavano più calore. Non era stato piacevole la scorsa notte? Forse, lui gli aveva tirato qualche manata di troppo, ma d’altra parte questa è la dura legge  della sopravvivenza. Si guardò attorno, immerso nel buio pesto del sotterraneo, sforzando al massimo le meningi per architettare un piano contro il freddo. Accendere un fuoco sarebbe stato troppo rischioso, rubare una coperta ad Ukai-san un reato senza precedenti.
<< Seguimi, ho un’idea. >>
Tobio, a quanto pare, l’aveva preceduto. Abituati ormai a percorrere lo stretto corridoio e i ripidi gradini nell’oscurità più nera, i due giunsero al piano superiore senza riportare ferite o lividi di ogni sorta. Hinata, senza bisogno di aiuto, tastò il bancone che si estendeva accanto alle scale e afferrò al primo colpo la scatola dei fiammiferi, che Ukai lasciava sempre appoggiata lì sopra in caso di emergenza. La debole luce della luna filtrava dalle piccole finestre opache; sarebbe bastata una sola  e semplice candela per illuminare la stanza il necessario.
Non appena la miccia fu incendiata, Shouyou appoggiò la candela sul tavolo numero quattro, quello al centro della sala; si sedette e attese che il suo amico riemergesse da sotto il bancone di legno.
<< Cosa stai cercando? >> chiese mantenendo un tono di voce adeguato per quell’ora della notte.
<< Un gioco per intrattenerci, e non solo >> rispose Kageyama con fare enigmatico. Hinata roteò gli occhi, passando un dito sopra la fiamma della candela. Il pizzicore del fuoco era piacevole, dolce-amaro e confortante. Dopo un sonoro “trovato!” Tobio raggiunse il compagno sistemandosi a sedere sulla sedia di fronte a lui, appoggiando sul tavolo una strana lastra in bianco e nero, una bottiglia di vetro e due bicchieri.
<< Bevilo >> ordinò il più piccolo, versando il distillato nei bicchieri.
<< Perché mai dovrei farlo? >>
<< Perchè te lo dico io. >>
E Hinata bevve il misterioso liquido. Trangugiò la sostanza trattenendo il fiato e strizzando gli occhi; non gli era mai capitato di assumere una bevanda tanto amara, ma se Tobio gliel’aveva consigliata, certamente un motivo c’era.
<< È disgustosa! >> esclamò passandosi la manica della camicia azzurra sulla bocca e tirando fuori la lingua.
<< È alcool, che ti aspettavi? >> Kageyama versò altro liquore nei rispettivi bicchieri, gli occhi stralunati di Hinata a guardarlo con sgomento.
<< Ti aspetti che beva un altro sorso di questa immondizia? Non ho mai ingurgitato niente del genere >> commentò terrificato al solo pensiero di ricongiungere quell’essenza di morte con le sue labbra.
<< Vuoi morire di freddo? Perché in questo caso puoi tornartene di sotto e non ringraziarmi. Ti sto facendo un favore Shouyou, lo sanno tutti che l’alcool è un repellente efficace per il gelo >> spiegò Tobio gesticolando e sbarrando gli occhi, fissando Hinata come se stesse parlando con un bambino inesperto e anche un po’ supponente.
<< E va bene, ma solo un ultimo sorso. >>
Tobio riempì il piccolo bicchiere fino all’orlo, esaurendo i complessivi 20 centilitri di liquore. Shouyou, terrorizzato dall’idea che le sue falangi potessero andare in necrosi e staccarsi, trangugiò in un sorso l’immondo sapore. Kageyama, che sorseggiava il suo secondo bicchiere con più tranquillità, incominciò a tirare fuori dalle tasche del cappotto logoro che indossava delle piccole statuette in legno e le ripose sulla lastra a quadrati bianchi e neri.
<< Scacchi? >> osservò Hinata, attento all’ordine in cui Tobio riponeva le pedine sulla tavola.
<< Esattamente. Fino a che il nostro corpo non sarà sufficientemente caldo per poter tornare a dormire, dovremo passare il tempo in qualche altro modo, e questo gioco è talmente complesso e difficile che potrebbe venirci sonno da un momento all’altro >> considerò il moro, lanciando un’occhiata di sfida a Hinata.
<< Io non ci so giocare. >>
<< Allora è meglio che inizi a spiegarti le regole. >>
Mentre Kageyama disponeva gli ultimi pezzi sulla scacchiera, l’altro lo fissava con occhio stanco, con una pesantezza nelle palpebre mai provata prima. D’altra parte erano circa le due del mattino e sebbene le condizioni per dormire non fossero ideali, il torpore conseguente ad una lunga giornata lavorativa iniziava a farsi sentire.
<< Ogni giocatore, come vedi, ha sedici pezzi di fronte a sé >> iniziò a spiegare Kageyama lentamente, con un tono di voce profondo. Accarezzava le pedine con la punta delle dita, quasi come se si trattasse di un prezioso tesoro. I movimenti sinuosi della sua mano avevano la strepitosa capacità di ipnotizzare Hinata.
<< Tu hai quelli bianchi, io ho quelli neri. Questi sono i pedoni, e ce ne sono otto. In posizione A1 vi è la torre, accanto a lei il cavallo, poi un alfiere, il re... un momento, dov’è finito il re? >>
Tobio s’interruppe bruscamente nel disporre gli scacchi di colore bianco.
<< Bisogna dare scacco matto all’avversario, ossia colpire il suo re senza che esso abbia la possibilità di fuggire, ma a quanto pare in questa scacchiera è già scappato. Non possiamo più giocare >> ammise dispiaciuto, abbassando a mano a mano il volume della voce.
Le ultime parole di Kageyama, tuttavia, risuonarono con intensità violenta nelle orecchie di Shouyou. Un fischio simile a quello di una teiera in ebollizione gli ferì i timpani e un leggero strato di nebbia si stagliò davanti ai suoi occhi ambrati. La scacchiera iniziò ad ondeggiare, sciogliendosi in un oceano in bianco e nero. La voce di Tobio rimbombava e faceva eco rimbalzando sulle pareti.
<< Hinata? Che ti prende? >>
Era lui che lo stava chiamando? Quale follia pensare di poter abbattere un re inesistente, quale follia pensare di poter avere freddo dopo tutto quel vorticoso girare e danzare. I colori tetri della stanza colavano inondando i pavimenti e gli scaffali, il volto di Tobio, deforme e corrucciato, si stava sbavando perdendo i contorni, come un dipinto ad acquerello su cui viene gettata ulteriore acqua. Tutto stava diventando più scuro, tutto stava diventando più etereo.
Più nessun suono assordante, più nessun freddo glaciale.
Solo l’oscurità e poi la luce.
E un volto benevolo, a lui familiare, chino a fissarlo.


E, no, non si trattava di quello di Tobio.
 

 
 
 
 
Angolo dell’autrice: buonasera a tutti! (: Se siete arrivati a leggere la fine di questo breve prologo, posso ritenermi fortunata, perchè questa storia è folle, io sono folle, e lunga vita ad Alice! Voglio specificare che tutto ciò che scriverò è tratto liberamente da libri e film. Riprenderò i personaggi e le atmosfere, ma ovviamente la trama non sarà la medesima, perchè se no tutti sanno come va a finire e ci annoiamo come dei disperati. Siete curiosi di sapere quali personaggi compariranno nei prossimi capitoli (che saranno ovviamente più lunghi)? Allora continuate a leggere, sperando sempre che il mio modo di scrivere vi sia piaciuto e, cosa più importante, che la storia vi abbia interessato. Se trovate errori/incongruenze vi prego di farmele notare. Ovviamente sono aperta a qualsiasi tipo di critica, sono importanti e fanno crescere :3 Non vedo l’ora di portare sulla scena alcuni esemplari del Paese delle Meraviglie, perciò, spero di aggiornare presto, studio e lavoro permettendo. Grazie a chi leggerà, recensirà e seguirà, vi abbraccio forte! *^*
_Noodle
  
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