Crossover
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Autore: Ash Visconti    14/09/2016    4 recensioni
Europa, inizi del secolo XI: in pieno medioevo due cavalieri d’oro, Crysos dei Pesci e Acubens del Cancro indagano su alcune attività sospette di cavalieri rinnegati, ma ben presto si troveranno coinvolti in un’avventura che coinvolgerà loro e il misterioso Regno Argentato ed il Regno Dorato.
Crossover tra Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Nota AU inserita per il fatto che due universi condividono lo stesso universo.
Da un'idea originale di Suikotsu autore qui su EFP. La storia è da considerarsi in continuity con la sua fic "Le guerre degli dei". Non è necessario aver letto le sue fic per comprendere questa fic.
AVVISO: STORIA PER IL MOMENTO INTERROTTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4 - Un ladro nella notte


Era una notte gradevole al Regno Dorato. In fin dei conti le notti di maggio sanno essere molto piacevoli: né fastidiosamente calde né fastidiosamente fredde, soprattutto quando c’è sereno. Ed il cielo era effettivamente sereno, punteggiato di stelle e con una Luna che stava entrando in fase di luna piena.
Sul Mar Caspio si rifletteva l’intreccio della volta celeste, e la città del Regno Dorato appariva splendente come sempre, sia di giorno che di notte.
Quella notte poche persone erano sveglie.
Tra queste vi era Beryl, membro del consiglio reale, di ritorno da un riunione del consiglio. Le circostanze l’avevano fatta svolgere assai tardi, ma in quell’ora erano terminate. Accompagnata da un’ancella, stava tornando verso le sue stanze.
“Le riunioni avvengono ad orari fuori luogo a volte ” borbottò l’ancella personale della nobildonna, sistemandosi colle dita alcune ciocche di capelli color acquamarina.
“Le strane vicissitudini della vita, Thetis” ribatté Beryl.
“E poi sono quasi inutili”.
“Perché? In fondo bisognava informare quei nomadi venuti dalle steppe che non siamo terra ospitale per genti ostili”.
“ Sì, ma è risaputo ch e il Re, il Principe, e le sue guardie insieme possono sconfiggere un intero esercito”.
“Si sa, alcuni pensano che siano solo storie”.
Svoltato l’angolo incrociarono una delle guardie del Principe: Nephrite.
Furono scambiati cortesi saluti e Beryl domandò: “Dove andate quest’ora?”
“Alla Torre di Osservatorio sull’ala Nord, stasera è la serata perfetta per osservare il cielo”.
La cosa non meravigliò Beryl: l’interesse di Nephrite per l’astronomia eguagliava quello di Zoisite per la musica.
“Come sono i giorni da guardie reali?” domandò Thetis.
“Non molto diversi dai  giorni di allenamento a dir la verità: la differenza è che ora ci addestriamo per tenerci in forma. Jadeite sostiene che ci vuole una grande avventura per dimostrare il nostro valore”.
“Meglio avere anni tranquilli; i problemi territoriali con nomadi li risolviamo con la diplomazia, mentre per le minacce più serie… beh alla larga!”
“Più che giusto Lady Beryl” sorrise Nephrite. “E tanto tra un anno o due Kunzite  avrà altro di cui pensare”.
“Ovvero?” chiese Beryl.
“Suo zio sta pensando di sistemarlo per il resto della sua vita con… un matrimonio”.
“Ohh…..” fece Thetis. “E con chi si sposerà?
“Lo zio ha deciso che sarà la giovane Ellen”.
Beryl rifletté un istante.
“La conosco: è la figlia d’un nobile di corte, praticamente è l’unica erede che ha”.
“Già” confermò il castano “Lord Gabriel è molto deciso su questo punto”.
Detto questo la guardia del corpo del Principe si congedò dalle due donne che ripresero a camminare perii corridoi del palazzo ed un attimo dopo Thetis commentò:
 “Ragazza fortunata quella Ellen, vero padrona?”
“Gabriel è uno avanti con gli occhi e con la mente” disse Beryl.  “Un matrimonio tra Kunzite ed Ellen porterà prestigio ad entrambe le famiglie”.
 “Sono un po’ invidiosa di Ellen, lo sa?”
“Dici?”
“Sarà la ragazza più fortunata di tutto il regno! Un tipo bello come il sole, figlio di un eroe…”
Beryl sorrise indulgente: le sue ancelle non erano carenti in fatto di pettegolezzi o argomenti frivoli.
Già dopo la nomina dei giovani a guardie del Principe, erano partiti commenti su chi fosse il più bello, ognuno sostenuto valide argomentazioni.
Le due giunsero presso il corridoio di destra che dava verso i loro appartamenti personali, ma Beryl non svoltò di là.
“Per ora non sono stanca, camminerò un poco”.
 “Volete che vi accompagni mia signora?”
“No, va pure Thetis, raggiungerò le mie stanze più tardi”.
Inchinatasi in segno di rispetto, la donna si congedò e la membra del consiglio rimase sola. Camminò per i corridoi deserti ed illuminati fiocamente dalla luce delle stelle che giungevano da grandi vetrate alla sua destra, persa nei suoi pensieri: tutti  quei discorsi su promesse di matrimonio e futuri progetti di vita in copia le mettevano addosso malinconia: aveva la vaga sensazione che sarebbe rimasta zitella. Non che le proposte non fossero arrivate, anzi ne aveva ricevute un paio, ma le aveva declinate in quanto gli uomini, per quanto ricchi ed onesti non le erano di gradimento.
Eppure se suo padre fosse stato ancora vivo avrebbe di sicuro voluto che si sposasse una buona volta, in fondo non era un ragazza, era una donna fatta e finita e doveva trovarsi un uomo se non voleva ritrovarsi come quelle vecchie zitelle che non si facevano vedere in giro.
La sua ritrosia aveva trovato un la seguente giustificazione: voleva sposarsi sì, ma voleva amare con tutto il cuore quell’uomo.
Questo sarà il mio matrimonio, si disse.
Un rumore che non riuscì ad identificare la fece voltare.
Il corridoio sembrava completamente deserto, quindi immaginò di aver sentito malel, e si avviò.
Un altro rumore più forte  più vicino la bloccò sul posto e si udì, accompagnato dal gracchiare d’un paio di corvi che passarono accanto alla finestra, la bloccò sul posto.
Beryl si voltò. Ora cominciava davvero ad inquietarsi, ma il corridoio era completamente deserto e non si sentiva a alcun rumore.
 “C’è qualcuno?”
Silenzio.
Rimasta a lungo immobile, Beryl scosse infine la testa, ma prima ch potesse proseguire, due mani sbucarono dall’oscurità d’un corridoio, e ghermendolo alla vita e tappandole la bocca.
Beryl si sentì sbattere contro il corpo d’un individuo maschio.
“Ciao Bellezza!”
Passato il momento di stupore, la donna cercò di divincolarsi dalla stretta, ma la mano che le stringeva la vita (quella sinistra) si strinse attorno al suo collo.
“Ora ascoltami bene: nel caso tu non l’abbia ancora capito, io sono un tipo molto pericoloso e tu, guarda caso, sei mia prigioniera. Se vuoi rimanere… intatta, ti consiglio di fare tutto quello che dico io. Chiaro?”
Beryl non seppe che dire: il tono dell’individuo non lasciava spazio a dubbi. Quell’evento era così improvviso che l’aveva come paralizzata nel corpo e nella mente. Per un attimo valutò pure la possibilità che fosse tutto uno scherzo di pessimo gusto.
D’un tratto mugolò di sorpresa ed indignazione: il tizio le aveva tolto la mano dalla gola per palparla sui seni.
“Ehi sei messa bene, sai?”
Quando l’uomo tolse la mano dalla bocca fece per urlare qualcosa, ma venne sbattuta con forza sulla parete dell’edificio con la schiena e bloccata con forza
L’uomo era davanti a lei e poteva vederlo in faccia: era magro e di media statura. su pantaloni e maglia aderenti di color nero indossava una corazza d’argento composta da schinieri, bracciali, cinturino e pettorale con spalliere a punta.
Quando lo fissò in faccia, trattenne il fiato: la parte destra era completamente sfigurata da rosse cicatrici di ustioni, solo l’occhio si era in qualche modo salvato. Indossava un elmo a casco con tre punte sul davanti rivolte verso l’alto.
Quando sorrise il volto assunse un aspetto ancora più inquietante.
“Chi… Chi a-accidenti sei?”
Beryl era certissima di non averlo mai visto da nessuna parte.
“Non sono affari tuoi, ma ti consiglio di non irritarmi o ti farai molto, ma molto male”.
“O-ora basta! Lasciami andare oppure…”
La mano destra si serrò attorno alla sua gola.
“Tesoro” sussurrò l’uomo minaccioso, “ti suggerisco caldamente di non urlare”.
Dopo un attimo di silenzio aggiunse: “Ora facciamo una bella cosa: se non vuoi che ti faccia qualcosa di molto brutto, devi portarmi alla stanza del tesoro reale. Chiaro?”
Beryl annuì, terrorizzata.
“Bene, e mi raccomando, guai a te se urli”.
 
 
“E’ quella?”
Beryl annuì, sempre spaventata. Purtroppo le speranze di incontrare delle guardie erano presto crollate; le due guardie che facevano la ronda in quella zona erano state uccise dall’estraneo con dei coltelli da lancio, appesi dietro al cinturino, ch avevano perforato la gola ai due sodati uccidendoli sul colpo.
L’uomo trascinandola per il braccio davanti al portone che dava alla stanza dei tesori commentò:
“Ovviamente è chiusa a chiave”.
“Sì, la chiave la possiede la famiglia reale e qualche servo fidato”
“Fa niente, entro a modo mio”.
Alzato il pungo destro lo avvolse di una strana energia emanata dal suo stesso corpo e lo abbatté sul portone, fracassandolo e facendolo uscire dai cardini.
Con grande fracasso il portone crollò all’interno della stanza producendo parecchio baccano.
“Meglio fare in fretta”.
Sempre trascinando una perplessa Beryl, che aveva notato come quell’energia usata dall’individuo fosse simile a quella che manipolavano la famiglia reale e le guardie scelte, l’uomo entrò nella stanza.
Nonostante il disordine, si riusciva a scorgere scaffali allineati alle pareti che contenevano preziosi cimeli più o meno preziosi provenienti da svariate località.
“Allora bellezza, sto cercando un oggetto proveniente dalla Cina, una statuetta d’oro per la precisione. Sapresti dirmi… no, fa niente eccola lì; la descrizione corrisponde alla perfezione”.
La statua in questione era piccola, d’oro e rappresentava una scimmia inginocchiata che impugnava a due mani un bastone.
“Ora che hai quello che vuoi lasciami andare!”
L’uomo fissò la donna. E ghignò.
“Perché?”
Beryl impallidì di fronte a quello sguardo.
 “N-no ti prego, hai promesso…”
“Promesso? Promesso cosa? Temo che mi sia sfuggito qualcosa, ho forse detto “ti prometto”? Non mi pare”.
Terrorizzata, la donna fece per scappare, ma l’uomo la tirò verso di sé.
“Sai un cosa?” sussurrò con un sorriso perfido. “Trovo che sia un peccato sprecare un così bel dono di madre natura…”
La donna sgranò gli occhi.
“N-non…..”
Trattene poi il respiro: l’uomo le aveva alzato al gonna, e stava allungando una mano verso le mutande di seta che indossava.
“Sì, sarebbe un vero spreco”.
Beryl chiuse gli occhi sperando che fosse solo un incubo, ma così non era…
“Allontanati subito!!”
Beryl aprì gli occhi, girando il capo.
Daniel si voltò inarcando un sopracciglio. Un giovane stava sulla soglia della stanza del tesoro con la spada sguainata in posizione di guardia e lo fissava con occhi di fuoco.
“E tu chi saresti?”
“Mi chiamo Zoisite e tu sei in arresto!”
“Ma davvero?”
Un’esplosione di energia emessa dall’uomo proiettò il giovane contro la parte davanti alla porta, ma questi si rialzò quasi subito.
“Già in piedi?”
Arrivato improvvisamente davanti a Zoisite, l’uomo tentò un calcio, che il biondo schivò replicando con un fendente della spada.
“Bene, bene, sembri un guerriero dotato, vediamo che altro sai fare!” commentò il cavaliere sfigurato.
I due cominciarono a lottare sotto gli occhi di Beryl senza dire una parola: non ve n’era bisogno tanto erano concetrati.
Spesso erano così rapidi che neanche Beryl riusciva a distinguere le loro mosse.
D’un tratto con rapidità, l’intruso gli tirò addosso uno dei suoi coltelli da lancio che Zoisite deviò con un fendente della sua compagna.
“Wow, che riflessi! Sembri pari a quelli come me in fatto di velocità!”
“Ora basta, tu chi accidenti saresti?”
L’uomo sorrise in un modo reso ancora più inquietante dalle cicatrici.
“Giusto, che maleducato che sono”. Ed in tono melodrammatico declamò: “Sono Daniel del Corvo, un  poveraccio dalla vita segnata da tragedie, orfano, senza amici, e..
“Basta, lurida feccia!”
“Lurida feccia? Io? Ehi, non sono così male, ho solo avuto un’infanzia difficile”.
“Piantala! Ho sentito cosa dicevi a Lady Beryl!” Fece una smorfia di disgusto. “Ma guardati! Sei un essere orribile sia fuori che dentro!”
“Tsk, disse quello che sembra una donna, con quei capelli e quella faccia!” Sbatté tra loro le nocche. “Ma non preoccuparti, adesso ti risistemo i connotati!”
I due ripresero a duellare, Daniel usando i pugni per difendersi ed attaccare, Zoisite usando per lo stesso scopo la spada.
Ad un certo punto il biondo tentò un affondo, ma Daniel bloccò la lama prendendola tra i palmi delle mani, e facendo pressione la spezzo in due di netto.
“Cosa?”
Mentre era in preda allo stupore, Zoisite fu centrato da un pugno che lo mandò a gambe l’aria.
Daniel gli fu subito addosso, ma aperta la mano destra, Zoisite generò un’ondata di energia verde alla massima potenza che produsse crepe nel muro e nel pavimento, e spedì indietro il cavaliere, crepandogli l’armatura.
Ansanti i due si rimisero in piedi e si fissarono.
 “Notevole” ammise Daniel. “Ma non pensare che le mie risorse siano limitate!”
Al suo schioccare le dita decine di corvi infransero il vetro della finestra del corridoio dove duellavano e cominciarono a girare in circolo vicino al soffitto, gracidando sonoramente.
Zoisite non aveva mai visto nulla del genere.
“Che…”
“Questi corvi sono al mio servizio e mi assistono in battaglia! All’attacco!”
II pennuti partirono alla carica contro il biondo, cercando di beccargli gli occhi, di graffiarlo cogli artigli e di stordirlo col battito delle ali o coi gracidii.
Alzate le mani per proteggersi la faccia, Zoisite, non si perse d’animo e generando di nuovo verde, allontanò gli uccelli uccidendone diversi.
Un calcio di Daniel lo buttò ancora a terra, ma parato il successivo calcio, replicò con un pugno sul mento che fece indietreggiare l’avversario.
Questi fece per fare qualcosa, quando…
“Ehi!”
Tutti si voltarono: un giovane moro vestito, d’un semplice completo nero ed armato di spada stava correndo verso di loro.
“Principe!”
Gridando questa parola, Beryl, che era rimasta ad osservare lo scontro, si buttò tra le braccia del giovane. Costui, la scostò quasi subito facendole cenno di mettersi dietro di lui, e fronteggiò Daniel con in mano la spada.
“Sire!” gridò Zoisite “Che fate qui?”
“Che domande! State svegliando tutto il palazzo!”
“Oh, bene è arrivata la cavalleria, eh? Attaccate!”
I corvi partirono contro il giovane moro, ma questi, dopo aver inarcato un sopracciglio per lo stupore fece un gesto con la mano generando un’ondata di energia che li face cadere a terra morti.
Daniel imprecò: quel principe pareva più forte dell’effeminato che stava riempiendo di botte.
“Arrenditi straniero!”
Daniel si guardò intorno: oltre al biondo ed al principe stavano arrivando altri soldati ed un castano vestito come Zoisite. Con una smorfia capì che la missione preso stava prendendo un brutta piega.
“Mh… qui c’è un po’troppa gente per i miei gusti…”
Con un’ondata di cosmo frantumò la finestra a cui era vicino, poi fece schioccare le dita.
“A me, mie fedeli bestiole!”
I corvi si disposero intorno al loro padrone, afferrandolo con le zampe per le braccia e per le spalle.
Daniel sorrise.
“Sentirete parlare di me ancora! In ogni caso, addio !”
E prima che potessero fermarlo, il cavaliere saltò dalla finestra e sparì nella notte, trasportato dai suoi corvi.
 
 
Il palazzo e la cittadina furono messe sottosopra, ma l’individuo non si trovò da nessuna parte; era sparito.
Re, Principe e guardie insieme alla povera Beryl si erano ritirati nella sala udienze. La donna
era ancora agitata.
“Aveva… aveva, davvero intenzione di…”
“Signora, è tutto posto, per fortuna…” cercò di rincorarla una delle sue ancelle.
“Non minacciava a vuoto, glielo si leggeva negli occhi!”
“Via, fatevi coraggio, Zoisite è giunto appena in tempo per fortuna!”
“Ma tu che facevi in giro a quell’ora?” domandò il re a Zoisite.
“Non avevo sonno così sono andato a sgranchirmi le gambe” Rispose quello. “Fortunatamente passavo vicino alla sala del tesoro e non appena ho sentito rumori strani mi sono precipitato lì”.
“Che accidenti voleva quell’individuo, in nome del cielo?” sbottò il Principe.
“Ha detto che cercava una statuetta d’oro, quella a forma di scimmia”.
Endymion aggrottò la fronte. Conosceva l’oggetto in questione ma perché fare tanti sforzi?
“Padre, perché mai uno straniero vorrebbe avere quella statuetta?”
“A parte il fatto che è d’oro? Non lo so figlio mio. Quella statuetta è molto antica e proviene dalla Cina ma non so dire con esattezza cos’ha di così importante o prezioso”.
Un soldato si avvicinò di corsa al re.
“Sire?”
“Avete trovato il fuggiasco?”
“No, sire, ma un forestiero in armatura dorata chiede di essere ammesso ad udienza: dice che ha un messaggio importante!”


 
   
 
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