Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: floricienta    25/09/2016    2 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 

CAPITOLO 3
RIMPIANTI CHE SBOCCIANO IN PROMESSE

 

Maggio, anno 439 del XII periodo

Ari non aveva più fatto cenno a Nael dei suoi incubi, se n'era persino inventato uno per non confessargli i propri timori riguardo a poter essere il prossimo sacrificio. Non voleva vedere il volto turbato del proprio amico, non era mai successo e non voleva sperimentarlo. Soprattutto non voleva vedere della compassione per lui in quegli occhi magnetici, si sarebbe disprezzato se avesse passato gli ultimi giorni della sua vita con quello sguardo fisso su di lui, non era così che voleva ricordare Nael, non era con la disperazione della persona che più gli importava che voleva trascorrere le giornate.
Gli bastava condividere già la propria.
Ormai, il giorno dove si sarebbe scelto il sacrificio era molto vicino, Aprile era passato, quindi, da un momento all'altro, ci sarebbe stato un Sacrificio in meno sull'aeronave. Sperò con tutto il cuore di sbagliarsi e che fosse solamente impazzito a causa del mana impregnato nelle pareti e in qualsiasi oggetto. Però, dopo quel sogno non ne erano seguiti altri che ricordasse così chiaramente e la pressione sulle sue dita si era affievolita ultimamente.
“Sto morendo di fame!” esclamò Natanael, picchiettandosi il petto in maniera teatrale.
Era ora di cena e si stavano dirigendo verso la mensa.
“Quelle tue mucche spero che le abbia allevate bene, perché ho intenzione di mangiarmene una intera.” scoppiò a ridere, dando una spallata ad Ari, che scosse la testa voltando gli occhi al cielo.
“Non credo proprio che nel nostro menù ci sia una mucca a testa.”
“Questo perché sono dei taccagni che risparmiano sulle porzioni. Mi devo nutrire per mantenere questo bel fisico, sai?”
Ari si ritrovò ad annuire con un sorrisino in volto. Davvero non poteva rovinare tutto con le sue preoccupazioni e rinunciare a quell'espressioni piene di energia che gli venivano rivolte in continuazione.
“Non trovi anche tu che abbia un fisico pazzesco?” chiese Nael.
Ari spalancò gli occhi, sentendo premere dentro di sé non solo il fatto di volergli dire quanto fosse bello, ma anche che non aveva mai visto una corporatura scultorea e marmorea come la sua e che aveva decisamente ragione a riguardo.
“Come credi tu, Nael.” lo liquidò semplicemente.
Gli angoli della bocca di Nael si curvarono all'insù mentre lo guardava di sbieco, notando i suoi occhi cristallini fissi sul pavimento come per nascondersi.

Attraversarono l'area con le celle e si diressero nell'ala opposta dove vi era la mensa. Per far questo, dovettero passare per il parco, raggirandolo, e, all'improvviso, sentirono un urlo provenire da qualche metro davanti a loro.
Nael corse immediatamente, afferrando la manica della camicia nera dell'altro e trascinandolo verso il luogo da dove era partito il grido. Appena arrivarono, videro un uomo sulla quarantina poggiato alla parete per sorreggersi, lo sguardo trasmetteva solamente disperazione e ne aveva tutto il diritto.
Il suo corpo era completamente avvolto da una luce di un verdino molto chiaro, ma intenso, tanto che faceva male alla vista fissare la sua figura per un periodo troppo prolungato.
Uscì un lamento dalle sue labbra e si lasciò cadere sulle ginocchia, portandosi le mani davanti al volto prima di scoppiare in un pianto angosciato.
“Aiutatemi!” il suo grido fece venire la pelle d'oca.
Tutti quelli che gli stavano intorno si allontanarono sempre di più, lasciando che venisse circondato da quel bagliore, tanto che ormai era indistinguibile persino il colore dei suoi capelli.
Scosse la testa, racchiusa tra le sue grosse mani piene di vesciche, mentre il pianto non cessava di uscire fuori dai suoi occhi sottili.
“Non posso essere io! Non posso! Perché?”
Continuò a gridare e si mise a carponi. Le lacrime avevano creato una piccola pozza sul pavimento.
Ari era rimasto paralizzato sul posto, con la stretta di Nael ancora sul suo braccio.

Non sono io...

I suoi grandi occhi cristallini erano diventati trasparenti a causa della luce riflessa al loro interno, ma non la smettevano di osservare quell'uomo in preda alla sofferenza per quello che gli stava capitando. In una parte profonda del suo cuore provò del sollievo e si sentì in colpa l'attimo successivo per aver dato sfogo a un pensiero tanto egoista.
Era la seconda volta che gli capitava di vedere con i suoi stessi occhi qualcuno illuminarsi a quella maniera e sapeva perfettamente cosa sarebbe successo nel giro di pochi minuti. Dei ricordi ormai lontani si palesarono nella sua mente e lo colse una stretta al cuore che gli fece venire un senso di nausea.
L'uomo prese a strisciare sul pavimento, ormai ogni centimetro del suo corpo emanava quella luce verde. Implorava ancora aiuto, tuttavia, nessuno azzardava a muoversi anche solo di un passo.
Stava avanzando verso la direzione dei due ragazzi e Nael passò prontamente un braccio intorno alle spalle dell'altro e lo trasse a sé, arretrando di un poco.
“Per favore...” riprese a parlare l'uomo.
“Non guardare, Ari.” la sua voce era tremante, in quel momento Ari si accorse che anche lui poteva temere qualcosa e quel qualcosa era la morte. Era ovvio, per quanto facesse sempre lo sbruffone, essere di fronte a essa non poteva che far raggelare il sangue, anche se non era venuta per portare via lui stesso.
Ari sentì le dita dell'altro affondare nei suoi capelli cenere per permettergli di girargli il volto e premerlo contro la sua spalla. Non si oppose a quel gesto e rimase a occhi stretti con il fiato che sbatteva contro la maglia rovinata dell'altro, ma il chiarore verdino continuava a mostrarsi anche sotto le sue palpebre.
Natanael indietreggiò più che poté. Provava pena per quell'uomo, eppure nello stesso tempo non voleva averci niente a che fare, oramai non c'era niente che potesse aiutarlo.
Era stato scelto.

Proprio in quel momento si materializzarono due persone. Quello sulla destra aveva una lunga barba bianca, che allungava ancora di più il volto più di quanto non fosse già, e degli occhiali erano poggiati appena sul naso aquilino; quello sulla sinistra teneva una barba incolta grigia che si attaccava ai capelli ricci di una tonalità più scura, gli occhi erano sottili e sprizzanti di vita.
Entrambi indossavano una tunica di colore bianco sporco che arrivava a coprire quasi completamente i piedi. Sui bordi delle maniche – che si allargavano al di sotto del gomito – intorno al colletto e sulla parte terminale della tonaca vi erano dei ghirigori pieni di linee curve che si alternavano ad altre quasi geometriche e avevano un colore diverso sugli abiti dei due: per il primo erano rossi e per il secondo verdi.
Una mitra ricopriva le loro teste e su di essa vi erano incisi due simboli diversi, di cui nessuno dei presenti sapeva il significato. Sul petto ciondolava una catenella con una pietra luminosa al suo interno, questa proiettava lo stesso tipo di bagliori che emettevano i tubi sulle pareti dell'aeronave.
Erano due maghi.
Si comportarono facendo finta che nessun altro ci fosse a parte loro e quell'uomo in preda ai tremiti e alle grida.
Quello che sembrava più giovane si abbassò su di lui e gli pronunciò qualcosa all'orecchio senza farsi sentire, poi lo prese per un braccio per farlo alzare.
“No!” urlò l'uomo e Ari sbirciò appena con la coda dell'occhio cosa stesse succedendo. La presa intorno al suo corpo si era fatta più vigorosa.
“Non fare resistenza o saremo costretti a usare la forza.” la voce del mago anziano era possente e decisa, mentre si accarezzava con fare saggio la lunga barba.
“Ho una moglie e dei figli! Non potete uccidermi!” lo strazio con cui parlava quello che ormai non era che il prossimo sacrificio era palpabile in ogni singola parola.
“Non ti uccideremo infatti.” rispose l'altro mago. “La tua anima sarà offerta in dono alla divinità Tangaroa che governa gli oceani e tutte le acque. La tua famiglia sarà ben lieta di sapere del tuo contributo per la salvezza del genere umano.”
“Puttanate!” l'uomo rotolò su un fianco, finendo seduto a terra e puntando un dito contro i due maghi. “Continuate a uccidere povera gente, ma non prendete mai uno di voi! Cosa può importare a Tangaroa dell'anima di un mascalzone, quando può avere quella dei possessori del Mana!”
Ari ebbe l'impulso di coprirsi le orecchie, ma ci pensò Nael a farlo per lui. Il cuore di entrambi i ragazzi batteva all'impazzata di fronte a quella scena.
“Ti chiedo cortesemente di smetterla.” disse il più giovane.
“Non mi lascerò soggiogare da voi! Andate a cercare qualcun altro!”
La situazione era degenerata. Di solito un Sacrificio scelto cedeva quasi subito, ormai consapevole che non ci sarebbe stata nessuna scusa per salvarlo, ciononostante quell'uomo non ne voleva sapere di arrendersi.
“Basta.” la voce del mago più anziano proruppe maestosa e furente allo stesso tempo. Agitò le mani con gesti armoniosi e precisi e, all'improvviso, l'uomo fu circondato da una gabbia di fuoco.
Tutte le persone che erano ancora nel corridoio si misero a urlare spaventate, alcune scapparono ed altre rimasero ad assistere con il terrore negli occhi.
Ari e Nael erano troppo vicini alla scena, ma subito si resero conto che quel fuoco, per quanto fosse scoppiettante e sembrasse poter divorare e tramutare ogni cosa in cenere, in realtà non emetteva nessun calore. Molto probabilmente non sarebbe stato gradito dai piani alti che il sacrificio del mese fosse stato ferito o addirittura ucciso prima del tempo.
Nonostante ciò, si allontanarono ancora di qualche passo.

Natanael era rimasto a bocca aperta, incapace di volgere lo sguardo altrove. Dentro di lui si stava espandendo un sentimento simile all'odio e la compassione era già svanita, perché il suo pensiero era concentrato unicamente sulle persone che stavano per portarsi via il sacrificio.
Sapeva che il perché Ari stesse tremando tra le sue braccia era proprio dovuto ai due maghi, quelle circostanze l'avevano di certo riportato indietro con la memoria. Il moro immaginò che sarebbe dovuto andarsene all'istante da lì per il bene dell'altro, ma qualcosa lo teneva bloccato ad assistere fino a che punto si sarebbero spinti.
“Tranquillo.” sussurrò Nael sperando che lo sentisse, infatti, udì un lieve mugolio uscir fuori dalle sue labbra come risposta.
“Liberatemi! Qualcuno mi aiuti!” l'uomo non la smetteva di urlare, impaurito per le fiamme che vedeva intorno a lui. “Siete dei mostri. Dei mostri! Luridi figli di puttana!”
Non ci volle altro che un piccolo gesto con le dita da parte del mago anziano, che la gabbia si sollevò in aria emettendo un crepitio e delle scintille esplosero dalle sbarre, finendo con il cadere per terra e spegnendosi all'istante.
Lo sguardo di Ari andò sulla strisciolina di fumo per qualche secondo e ingoiò a vuoto.
“Continuate pure con i vostri impegni.” disse il mago con i simboli verdi rivolto verso il resto delle persone e alzò il braccio verso il cielo, così che la manica scoprì la pelle piena di peli grigi come la barba.
Intorno a loro si sprigionò un piccolo tornado che fece scompigliare la capigliatura dei presenti, nonostante sembrò non sfiorare minimamente i due maghi. Ari provò per qualche secondo una fitta glaciale fino in fondo alle sue ossa e si strinse contro Nael, il cui gilet ondeggiava spinto dal vento.
In un attimo svanirono così come erano arrivati, portandosi con sé l'uomo e senza lasciar alcun segno del loro passaggio.
Solo in quel momento Ari si accorse di aver trattenuto il fiato a lungo e cadde sulle ginocchia. Le mani erano appoggiate sul pavimento freddo e tremavano convulsamente.

Non ero io il sacrificio... sono ancora vivo. Sono ancora con Nael.

“Ari!” l'altro ragazzo si abbassò subito su di lui, preoccupato.
Il minore fece dei lunghi respiri profondi mentre sentiva le lacrime pungergli gli occhi. Aveva temuto per giorni di essere lui il prossimo sacrificio a causa degli incubi che l'avevano perseguitato e di quella sensazione di formicolio nelle punte delle dita, ma quella sera era stato partecipe della cattura di quello che sarebbe diventato il vero agnello sacrificale e tutte le sue ansie erano svanite all'istante.
Per giorni aveva temuto di vedere quella luce verde venir fuori a macchie per tutto il suo corpo, prima di esplodere in un chiarore accecante, aveva avuto il terrore di guardarsi allo specchio o di scorgere negli occhi di Nael dello sgomento.
Fortunatamente non era successo.
Lui sarebbe rimasto in vita sicuramente per un altro mese, avrebbe potuto vedere il sorriso di Nael ancora e tutto quello che l'aveva tormentato sarebbe scomparso.

Forse la mia ansia, i sogni, quella strana sensazione... tutto era dovuto alla paura stessa di diventare il prossimo. Mi sono immaginato tutto.

Ansimò a bocca spalancata, togliendosi un peso dal cuore. Non era mai stato così sollevato come in quel momento, anche se le grida di quell'uomo si erano insinuate nelle sue orecchie e faticavano a uscire.
“Ari?” Natanael lo percosse un po', cercando di farlo riprendere.
“Scusa.” riuscì a rispondere.
“Stai bene?”
“Sì...” cercò di far andare a posto i pensieri, si sentiva ancora un po' sconvolto. “È solamente un po' di...” non riuscì a trovare neanche lui la risposta adatta per esprimere quello che avrebbe voluto, perché non voleva far sapere cosa l'aveva afflitto negli ultimi tempi, quindi scosse lievemente la testa e si rimise in piedi.
“Uno spettacolo non da tutti i giorni.” Nael gli posò una mano sulla schiena, avvertendo chiaramente che fosse sudato. “Andiamo a mangiare.”
“Non ho tanta fame.” Ari abbassò la testa. Per quanto fosse felice di non essere la prossima vittima sacrificale, si era insinuata in lui un'altra angoscia.
Si chiese quando sarebbe arrivato il giorno dove non avrebbe più avuto preoccupazioni.
“Non m'importa un bel niente.” Nael si mise dietro di lui e portò entrambe le mani sulle spalle e cominciò a spingerlo.
“Ehi! A-aspetta!”
Il ragazzo dagli occhi eterocromi non lasciò che neanche un ma uscisse fuori dalle labbra dell'altro e lo costrinse ad andare in mensa, dove si sedettero e mangiarono il loro pasto, come al solito, prima di tornare nelle loro camere.




“Non ti lascio da solo questa notte.” il tono di Natanael era calmo, mentre se ne stava seduto sul materasso dell'amico.
“Quando mai mi lasci da solo?” Ari si stava cambiando per mettersi la camicia da notte, sul suo volto si accese un piccolo sorriso.
“Guarda che so a cosa stai pensando da qualche ora.” l'ammonì, calciando via le scarpe e sdraiandosi completamente sul letto.
Ari sospirò.
Non poteva essere altrimenti; Nael era capace di riconoscere cosa non andasse in lui anche a un chilometro di distanza, anzi, anche se si fosse trovato in un'altra galassia.
Infatti, il ragazzo dai capelli corvini era rimasto per tutto il tempo a fissare l'altro mentre mangiava controvoglia il piatto di zuppa, con gli occhi tristi e abbassati; una lacrima gli era anche sfuggita, ma aveva cercato di fare in tempo per cacciarla via con la manica della camicia, sulla quale era rimasto un piccolo segno bagnato per qualche minuto. Durante il pasto non avevano quasi neanche parlato; per una questione delicata come quella gli era quasi impossibile trovare delle parole che non infastidissero Ari invece di risollevarlo, quindi aveva preferito restare in silenzio a lamentarsi mentalmente che la porzione di zuppa era troppo poca per uno come lui.
Dopo quello, il biondo non aveva fatto altro che sospirare fino a quando non ebbero raggiunto la sua camera e si era iniziato a spogliare. Non c'erano dubbi sui pensieri che gli affollavano la mente e Nael sentiva un'oppressione al petto nel vederlo così senza poter fare niente.
“Non voglio stare così.” Ari piegò con cura i suoi abiti e si andò a sedere sul letto all'altezza del bacino dell'altro.
“Secondo te io voglio vederti così, invece?” allungò una mano sul suo volto, accarezzandogli dolcemente la gota. “Non perderti nel passato, guarda davanti a te.”
“E questa da dove ti è uscita?” alzò un sopracciglio.
“Stavo cercando di fare il serio per una volta.” Nael mise il broncio, mettendosi anche lui a sedere.
“Non ti riesce molto bene, se devi usare frasi lette chissà in quale libro.”
“Vedo che la parlantina ti è già tornata.” Natanael lo guardò ironico, avvicinando il volto al suo fino a percepire il fiato colpirgli la guancia. “Meglio così.”
Il sospiro che seguì, però, non era esattamente il segno che sperava di ricevere da lui.
“Ari?” puntò gli occhi in quelle iridi che nel buio della stanza erano diventate quasi blu e l'altro sostenne il suo sguardo. “Tua madre non vorrebbe che il proprio figlio avesse come ricordo di lei questo.”
“Ma è l'ultimo ricordo che ho di lei.”
La pressione delle dita sulla sua faccia aumentò di un poco e l'altra mano andò a posarsi sul suo collo.
“Sono sicuro che ne hai tanti altri migliori di questo.”
Ari rivide per un istante di nuovo quella luce verde inizialmente pallida, una domanda che gli uscì spontanea e un sorriso che si spense immediatamente. Poi il caos, parole prive di significato, le lacrime, le urla e improvvisamente la solitudine.
Quanto dolore aveva provato da quel giorno, quante cose non aveva capito se non con il passare degli anni.
“Hai ragione.” ammise, infine, con un piccolo sorriso forzato.
“Come se fosse una novità!” Nael non ci pensò due volte e l'abbracciò forte, cingendogli il collo con le braccia e lasciandogli un piccolo bacio sulla nuca.

Subito dopo, si distesero sul letto per poter finalmente dormire dopo gli eventi estenuanti della giornata. Natanael dava le spalle all'altro, che teneva poggiata la fronte sulla sua schiena, un gesto che era abituale per loro da qualche tempo e che dava un senso di calore e rassicurazione.
Nonostante avesse cercato in tutti i modi di tirarlo su di morale, Ari non riusciva a dormire. Aveva troppe immagini che lo perseguitavano costantemente e che non gli permettevano di lasciarsi cullare dal sonno. Si odiava per essere sempre così, ma non riusciva a superare le proprie paure.
Per questo si era messo a riflettere sull'accaduto, sul passato e sul futuro. Provò a cercare delle risposte che non fossero solamente – Non puoi farci niente, Ari. Sei solo un essere umano dimenticato dal mondo, talmente piccolo da non servire a nulla e talmente timoroso da non avere il diritto di essere felice.
Sentì il magone che cominciava a salirgli dallo stomaco e si rannicchiò di più per provare a darsi un minimo di conforto. Aveva bisogno di qualcuno, non poteva tenersi tutto dentro. Ormai era stato scelto un Sacrificio e tutti i suoi incubi avevano perso di significato, sperò anche che non gli tornasse più quel fastidio alle dita.
Serrò i pugni e si avvicinò al corpo dell'altro per trovare un po' di calore, lo sfrusciare delle lenzuola gli procurò un piccolo brivido. Aveva deciso di dirgli la verità, era stato uno sciocco a non farlo prima, però, ora che era tutto passato, poteva lasciarsi andare completamente.
Per un istante si vergognò e diventò rosso in viso.
Confidò nell'altro e nella sua capacità di comprenderlo. Inoltre, c'era ben altro di cui voleva rendere partecipe quel ragazzo che non l'aveva mai lasciato solo per ben otto anni.
Voleva parlare con Nael ancora, voleva rivelargli quello che gli aveva nascosto in quegli ultimi giorni e che gli stava pesando nel petto. Non avrebbe mai avuto fine quell'angoscia, altrimenti, e sentiva il bisogno di avere delle parole rassicuranti dalla persona di cui più gli importava al mondo.
“Nael..?” provò a chiamarlo sperando che fosse sveglio.
Questo non emise alcun suono, quindi gli strinse con forza la maglia tra le dita, sospirando.

Per una volta che ero riuscito a trovare un minimo di coraggio per affrontare una situazione, tu stai dormendo...

Una parte di lui aveva già desistito. Non era pane per i suoi denti quella situazione.
Lo avvolse con le braccia, finendo con il volto nei suoi capelli scuri e inspirando a fondo il suo odore per tranquillizzarsi. In quel momento lo sentì muoversi e, poco dopo, sbadigliare.
“Ari...” la sua voce biascicava. “Non dirmi che è già giorno.”
“No.” il ragazzo dagli occhi azzurri sussultò prima di parlare contro la sua testa, facendo uscire un suono ovattato. “Siamo ancora in piena notte.”
“Menomale...” fece qualche verso con la bocca come se fosse impastata e chiuse nuovamente le palpebre.
Ari aveva leggermente il respiro accelerato, cercando di ritrovare un po' di audacia, poi percepì la presa salda dell'altro sulla sua mano posata sullo stomaco e il cuore prese a battere più veloce.

Devo farlo.

“Nael?” lo chiamò ancora.
“Mh?”
“Non voglio morire.” quella frase gli uscì tutta d'un fiato, soffiandola ancora tra i capelli scuri di Nael, che sbarrò gli occhi all'istante.
“Che cazzo stai dicendo?”
Era strano sentir pronunciare da Natanael delle parolacce, nonostante fosse il tipo da imprecare spesso. Infatti, da quando aveva iniziato a convivere con Ari, aveva cercato di limitarne l'uso solo in determinate circostanze. Doveva averlo fatto arrabbiare o turbare in qualche maniera e profondamente.
Il moro balzò seduto, facendogli sbattere la testa sul muro da quanto si era mosso rapidamente, e fu costretto a portarsi una mano verso di essa per massaggiarla.
“Non provare neanche a fare pensieri come quelli! Davvero, Ari, ma che ti prende? Me lo vuoi dire?” il tono di Nael era realmente furioso mentre agitava istericamente le braccia.
In quel momento, Ari provò terrore a fissarlo negli occhi, convinto che sarebbe stato fatto prigioniero in quell'abisso oscuro. Ingoiò a vuoto prima di iniziare a raccontare dei suoi sogni e del formicolio alle dita, di come avesse pensato di essere il prossimo sacrificio e del sollievo provato qualche ora prima, ma l'ansia non se ne andava via dal suo cuore.
Quella era la parte facile di cui discutere.



Non ci volle che qualche minuto che il volto di Nael si addolcì.
“Perché non me ne hai fatto parola prima?”
Ari rimase in silenzio, socchiudendo gli occhi e mettendosi le mani tra il cuscino e la guancia.
Nael si chinò su di lui per baciargli uno zigomo.
“Ti avrei preso in giro sicuramente per un po'.” fece una piccola risata. “Ma poi ti avrei dato retta. Lo sai.”
“Non volevo vederti triste per me, non volevo che provassi pena per me.”
“Non l'avrei mai fatto.” gli accarezzò affettuosamente la testa dove i capelli stavano ricrescendo pian piano. Lui che cercava così disperatamente di alleviare l'animo di quel ragazzo, a volte si dimenticava che, invece, molto spesso non poteva farlo, semplicemente perché anche l'altro si preoccupava per lui.

Non volevi che cambiassi il mio comportamento nei tuoi confronti.

Sentì una stretta piacevole e un calore che si espanse nel petto. Quanto poteva volergli bene solo per quel pensiero che aveva avuto per lui.
Gli schioccò un altro bacio sulla tempia e si rimise sdraiato, la fronte era poggiata a quella calda di Ari e gli occhi puntati sulle sue ciglia lunghe e folte.
“Ascolta...” Nael fece una piccola pausa, carezzandogli dolcemente il braccio su e giù. “Ti prometto che ti difenderò da chiunque provasse solamente a torcerti un capello e che non ti lascerò mai solo.”
Ari trasalì, pregando che l'oscurità della stanza non mostrasse il rossore sulle sue guance.
“Però...”
“Mai.”
Il ragazzo dagli occhi cristallini nascose il viso nel cuscino.
“L'aver visto quell'uomo, oggi, mi ha fatto riflettere, però, che non potrà essere così per sempre.”
“Magari Tangaroa si stuferà presto e ci lascerà vivere tutti sulla Terra felici e contenti.” ironizzò Nael.
“E se non lo facesse?”
Il suo tono preoccupato era così evidente che gli sembrava impossibile fargli cambiare idea. Neanche lui era convinto delle sue stesse parole, però avrebbe insistito fino a quando non avrebbe rivisto il volto sorridente dell'altro.
“Allora gli daremo una bella lezione.”
“Come se fosse possibile.”
“Tsk, sai con chi stai parlando?”
“Con uno sbruffone.”
Nael fu preso talmente in contropiede da non saper ribattere, poi vide Ari fargli la linguaccia e si lasciò andare a una risata.
“Aveva ragione quell'uomo. Sono tutte stronzate.” Natanael tornò serio, dandogli nuovamente le spalle. “Questa storia di uccidere la gente sperando che un Dio possa darti la pace non ha assolutamente senso.”
“Il mondo è governato dalle divinità.”
“Il mondo è governato da quelli che hanno i soldi e il Mana dalla loro.”
“Se fosse così, a quest'ora saremmo a casa nostra.” la visione sempre realista di Ari era un punto a suo sfavore, che non era in grado di confutare. “E non qui aspettando di morire.”
Nael provò un'amarezza in bocca di cui si era dimenticato il sapore da ormai tanto tempo. Ari aveva creduto di morire e lui non lo sapeva perché non si era confidato con l'unica persona con cui poteva parlare. In realtà, quel ragazzo aveva ragione; se gliel'avesse riferito, una tristezza sarebbe piombata su di lui come un macigno.
L'idea di perdere Ari era un qualcosa di assolutamente inconcepibile.
Strinse i denti e un brivido lo percorse lungo la schiena. Doveva subito cambiare discorso, non era qualcosa che voleva affrontare, perché sapeva che non sarebbe stato in grado di controllare il suo corpo e i condotti lacrimali e non avrebbe mai voluto che Ari lo vedesse così.
Era lui quello che doveva infondergli la forza e non il contrario. Si era sempre mostrato a quel modo e questo era quello che doveva vedere quel ragazzo così bisognoso di amore, altrimenti avrebbe buttato via anni della sua vita in cui aveva messo da parte tutte le proprie paure per Ari.

Solo per te, Ari. Perché sei tutto per me.

“Non dovresti sprecare il tuo tempo con queste ossessioni.” disse infine Nael.
“Per questo sono arrivato a una conclusione.” annunciò finalmente con un tono flebile, afferrando la maglia dell'altro e provando a dar sfogo alle sue riflessioni.
“Cosa intendi?” inclinò leggermente il capo all'indietro, senza riuscire comunque a distinguere la figura dell'altro.
“Viene scelto un Sacrificio al mese affinché possiamo beneficiare il volere degli dei, ma non abbiamo modo di sapere quando saremo scelti. Mi fa così male provare tutti questi sentimenti, che alla fine ho capito che c'è un solo modo per andare contro a tutto questo.”
“E quale sarebbe?” ansimò Nael, che era sorpreso di sentir parlare così l'altro.
“Credo che dovremmo vivere la nostra vita a pieno, vivere come se ogni giorno fosse l'ultimo, noncuranti che ci aspetta la morte. Certo, io non sono proprio il più adatto a dire una cosa del genere, ma, se non facciamo così, allora ce ne pentiremo per sempre.”
Nael si paralizzò.
Quante volte aveva represso l'istinto di rivelare i propri sentimenti ad Ari, quante volte si era morso internamente le labbra per non piombarsi su quelle allettanti dell'altro, quante volte aveva lasciato vagare la sua mente in quelle fantasticherie solamente per non turbarlo realmente.
E, adesso, gli stava dando un lasciapassare che non poteva farsi scappare.

Me ne pentirò per sempre, eh?

Si strinse nel proprio corpo, arrivando a toccare con le ginocchia l'addome, e trattenne un respiro profondo.
Quelle parole avevano un senso logico perfetto. Se da una parte aveva sempre mantenuto l'autocontrollo per non fare del male a entrambi, dall'altra avrebbe anche dovuto lasciarsi andare, perché altrimenti non sarebbero più tornati quei giorni. Non voleva far svanire quel sentimento che insisteva a sbocciare ogni giorno che rivedeva quegli occhi cristallini, così limpidi da scorgere l'anima pura e bellissima di Ari.
Si lasciò scappare un piccolo sorriso mentre tornava a distendere i muscoli.
“Promettimi che lo farai.” riprese a parlare il biondo. “Promettimi che mi dirai tutto quello che ti passa per la mente, che mi costringerai sempre in tutte le tue folli idee, che vivrai con me nel modo che vuoi per davvero.”
Ari si chiese da dove gli fosse uscita quella frase, non credeva avrebbe mai avuto il coraggio. Si ritrovò ad arrossire ancora di fronte a quella dichiarazione implicita e non poté vedere che era capitato lo stesso alle gote di Nael.
“Non dobbiamo sprecare neanche un giorno, dici?”
“Sì.”
Dopo quello come poteva mantener fede a tutto ciò che si era auto-imposto? Avrebbe potuto continuare la sua farsa, ma era troppo sentire un qualcosa del genere uscire fuori proprio dalle labbra di colui dal quale non se lo sarebbe mai aspettato. Nascondeva al suo interno un significato più profondo, che sperò di non aver travisato.
“Tu farai lo stesso?”
“Ci proverò.” rispose timidamente Ari con un lieve sorriso.
Nael si girò sul fianco opposto, tornando con il volto davanti a quello del minore e rimase a fissarlo per un tempo che parve lunghissimo, accarezzandogli le guance – che anche se non riusciva a vederle a causa del buio, sapeva benissimo che si erano dipinte di una splendida tonalità scarlatta.
“Te lo prometto, Ari.” spostò la faccia fino a sentire il fiato, non del tutto regolare dell'altro, colpirgli il naso. “Però, questo mi permette di fare una cosa.”

Ari non fece neanche in tempo a domandare che sentì premere le labbra tiepide dell'altro sulle sue. In un primo momento rimase spiazzato, ma subito si lasciò andare a un senso di protezione e beatitudine. La bocca di Nael lo cullava, assaggiò il suo sapore delicato e agrodolce che non gli dispiaceva affatto, le dita lo sfioravano appena sulla tempia per poi scendere vicino al suo orecchio e giocare con il piercing.
Nael non era più riuscito a controllarsi, si era buttato con leggerezza per non far spaventare l'altro, cercando di rassicurarlo semplicemente con il tocco delle sue labbra e si ritrovò in bocca quella fragranza che non aveva mai decifrato per bene solo attraverso i loro baci fugaci. Dopo qualche secondo, però, si staccò appena da lui per poi rifiondarsi con più impeto. Gli vezzeggiò le labbra con le proprie, incastrandole, succhiandole avidamente e respirando profondamente la sua essenza.
Ari si lasciò baciare e cercò anche di ricambiare, impacciato. Gli afferrò con forza tra le dita la maglietta e si strinse contro il suo corpo sperando di apparire come uno dei tanti personaggi che aveva letto solo nei libri.
Era la seconda volta che riceveva un bacio del genere ed era la seconda volta che lo riceveva da Nael.
Andò per un istante indietro con i ricordi, ma subito tutto venne spazzato via dalla passione che si stava accendendo nell'altro e che era ben evidente dal respiro affannato che gli graffiava il viso. Non ne era sicuro, eppure sentiva come se avesse dato libero sfogo a qualcosa che si era dovuto tener dentro e si diede dello stupido per non aver mai avuto anche lui il coraggio di un gesto del genere, per quanto l'avesse sempre voluto.
I minuti sembravano non passare mai o forse si stavano baciando da un'eternità. Nessuno dei due ne era certo, ma tutto quello che era chiaro da quel bacio erano i sentimenti sempre celati da entrambi: l'ardore, la dolcezza, la voglia di amare ed essere amati.
Ad un certo punto, Natanael fece socchiudere di più le labbra dell'altro per un qualcosa di più profondo, ma, non appena Ari percepì la punta della sua lingua toccare la propria, si ritirò affannato. Non che volesse respingerlo, tuttavia si era sentito avvolto da una scarica che non aveva mai provato e che gli aveva fatto incendiare ogni singola parte del suo corpo.
Il fiato di Nael – anch'esso ansante – gli sbatté sul ciuffo biondo cenere e si preoccupò subito di non averlo ferito allontanandosi, perciò alzò lo sguardo e notò un sorriso bellissimo che lo incantò e lo fece sospirare dal sollievo.

“Ari, provo qualcosa per te.”
Era stato semplice e diretto, cosa che fece palpitare il cuore di Ari, ma che lo fece rimanere in silenzio. Dentro di sé provava una gioia immensa, tutte le sue ansie su quell'argomento erano evaporate. Ringraziò se stesso in qualche modo per essere riuscito nell'impresa del discorso di qualche minuto prima, o Nael non l'avrebbe mai fatto e lui men che meno.
Nael, d'altro canto, aveva dovuto richiamare tutta la sua forza per quella semplice frase, nonostante le sue labbra avrebbero voluto dire qualcosa di più, quindi si sforzò di andare avanti dato che non stava ricevendo risposta.
“Da così tanto tempo che...” improvvisamente si era fatto goffo e incespicava con le parole. Imprecò tra sé e sé.
“Nael.” Ari si protese fino a sfiorargli la punta del naso con le ciglia, lo sguardo abbassato dalla vergogna di quello che stava per pronunciare. “Anche io provo qualcosa per te e mi ha sempre riempito ogni giorno che avanzava. Non posso pensare ad altri al mio fianco che non siano te. Non voglio altri al mio fianco che non siano te.”
“Davvero?” la voce che gli uscì era strozzata dallo stupore.
Il minore annuì lievemente con il capo.
“Accidenti!”
“Che problema c'è, Nael?”
“Sai quanti problemi mi sono fatto per reprimere l'istinto di saltarti addosso?” la sua era evidentemente una provocazione, infatti, le pupille di Ari si allargarono, sorpreso e colto da un imbarazzo esagerato. Il moro scoppiò a ridere, picchiettandosi la fronte con il palmo. La sua risata era così limpida, che l'altro non poté che rilassarsi di nuovo.
Ad un certo punto, Nael si sporse con il corpo su quello dell'altro, puntellando i gomiti sul materasso e fissandolo ardentemente negli occhi.
“Hai ragione, non posso sprecare altro tempo sopprimendo questo sentimento troppo grande da essere contenuto. Ho già anni di baci da recuperare e non è poco.”
Ari scosse la testa con una risata, allacciando le braccia dietro al suo collo e traendolo di più contro il suo viso.
“A te sta bene avere questo rapporto con me?” disse poi Nael, tornando serio.
“L'ho sempre voluto.”
Una felicità scoppiò nel petto. Gli occhi gli brillavano, avrebbe voluto piangere e nello stesso tempo ridere a crepapelle; troppe emozioni gli fluivano nelle vene.
“Mi permetti di iniziare a rimediare?” gli chiese con una punta di leggiadria e ironia nella voce.
“Non hai bisogno di chiedere.”
Nael si abbassò di nuovo sulle sue labbra e lo baciò lentamente. Le braccia di Ari erano intorno al suo collo e le mani affondate nei suoi capelli corvini; le proprie mani erano poggiate sul suo viso tanto da celare quel bacio a chiunque li avesse visti dall'esterno.
Era un momento unicamente per loro.
La lingua di Nael si intrufolò quasi subito nella bocca dell'altro e, questa volta, lo lasciò fare, anche se era rimasto immobile, incapace di come muoversi. La piccola risata che seguì da parte di Natanael gli fece ingrossare le guance.
“Hai intenzione di fare qualcosa anche tu o devo fare tutto io?”
“Stai zitto.”
Si baciarono ancora una volta e, pian piano, Ari prese confidenza con quei movimenti e rimasero a esplorare le reciproche bocche per lungo tempo.
I cuori battevano in sintonia euforici di quell'amore ricambiato; i respiri erano appena appena accelerati presi dal momento; e le labbra continuavano a scambiare gesti affettuosi. Si inebriarono ognuno dell'altro fino a quando non ce la fecero più, solo per poi riprendere dopo qualche secondo.
Non esistevano pensieri negativi che potessero rovinare quell'attimo, così come non esistevano altri tipi di pensieri, perché tutto quello che riuscivano a collegare era quello che stavano provando fin nel profondo.
Quando si guardarono negli occhi poterono notare tutte queste cose senza bisogno di dire niente.
Nael cadde di peso sul corpo di Ari e lo strinse forte contro di sé per poi sussurrargli all'orecchio.
“Ti prometto che starò sempre con te, Ari.”





NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! So che avevo detto che avrei postato ogni 10 giorni, ma mi sono resa conto che in questo fandom è parecchio difficile anche solo farsi leggere perché è bello pieno di gente che scrive (per non parlare della mia euforia di voler pubblicare ahahah) quindi ho deciso di accelerare per i primi capitoli in modo tale da far entrare nel vivo la storia. Già con questo capitolo finalmente si vede qualcosa di importante e ci sono riferimenti al passato solo accennati che potrebbero avervi fatto comprendere meglio Ari (quel bambino bellissimo così pieno di problemi ;^;) 
E poi... il bacio! Oww! Se per noi può sembrare un "Ma come?? Già nel terzo capitolo??" per loro è un "Diamine finalmente dopo 8 anni!" ahahah
Anche per questo scoprirete tutto a tempo debito, il passato è molto importante da come potete intuire u.u
Non ho molto altro da dire, spero che siate annegati nei sentimenti e sprecate cinque minuti del vostro tempo per farmi sapere cosa ne pensate!
Ringrazio tutti quelli che leggeranno, commenteranno, aggiungeranno nei preferiti ecc come al solito e ci vediamo presto con il nuovo capitolo!
Un bacio a tutti.
Flor ^w^

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: floricienta