Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |       
Autore: benzodiazepunk    05/10/2016    7 recensioni
Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo.
Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo scontento della sua vita e plagiato da un padre autoritario.
Quando poi la forte stratificazione sociale, i pregiudizi e una guerra imminente si aggiungeranno ai loro problemi, il loro incontro migliorerà o meno le loro vite?
---Aggiornamento ogni mercoledì---
______________
QUESTA STORIA NON MI APPARTIENE MA E' STATA SCRITTA DA MCRmichi UTENTE DI WATTPAD DA CUI HO AVUTO IL CONSENSO DI PUBBLICARLA SU EFP. TUTTE LE IDEE APPARTENGONO A LEI.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                              

 
CAPITOLO PRIMO
 
 

Frank chiuse la porta dietro si sé.

Se n'era andato.

Finalmente se n'era andato.

Per la prima volta nella sua vita sentiva che avrebbe potuto fare le sue scelte autonomamente, ed era ormai da molto tempo che sognava questo momento. Ma dietro tutta quella facciata di impazienza ed entusiasmo di andarsene, in fondo in Frank, che stava lasciando definitivamente la casa dei suoi genitori, c'era anche un po' di paura. Dopotutto aveva solo vent'anni e niente in tasca, se non la sua istruzione ma questa non gli sarebbe servita proprio a niente se non avesse trovato un lavoro in fretta.

Ma ci aveva pensato molto, anzi ci aveva pensato moltissimo, ed era arrivato alla conclusione che non poteva più aspettare. La situazione in casa era diventata davvero pesante negli ultimi mesi: suo padre, ormai malato da molti anni, non era più in grado di lavorare, e sua madre lavorava dalla mattina alla sera per cercare di tirare avanti e riuscire ogni sera a mettere qualcosa nel piatto dei suoi cinque figli. I fratelli di Frank non erano proprio suoi fratelli, erano i figli dei suoi zii, ossia della sorella di sua madre e del marito, che erano morti entrambi anni prima a causa di un incidente che non era mai stato spiegato chiaramente. Così sua madre aveva preso in casa con sé i quattro bambini, tre maschi e una femmina, tutti più piccoli di Frank. E ora che suo padre non poteva più lavorare lui aveva deciso di lasciare la casa paterna, prima di tutto per non pesare più sulle spalle di sua madre, e poi per potersi trovare un lavoro in santa pace e magari riuscire a mandare qualche soldo a casa per aiutare la famiglia.

Frank stava fuori dalla porta, al freddo, con solo una sacca sulle spalle e pochi soldi in tasca, che sua madre aveva insistito a lasciargli nonostante non se lo potessero permettere.

Ora doveva decidere dove andare, il che non era una cosa semplice. Era l'alba e sperava di riuscire a trovarsi un lavoro entro il tramonto.

Al contrario dei suoi fratelli/cugini Frank aveva frequentato la scuola superiore e aveva ottenuto un diploma, ma sfortunatamente non aveva avuto la possibilità di studiare all'università e quindi sapeva di non poter pretendere di trovare un lavoro ben pagato, ma era pronto ad accontentarsi di qualunque cosa.

Consapevole delle proprie possibilità e dei propri limiti, Frank si avviò sulla strada ancora semibuia che portava verso il centro della città addormentata. Pensò subito che non sarebbe stato molto fortunato, e infatti all'ora di pranzo era ancora disoccupato e un po' demoralizzato.

Fino a quel momento aveva visitato tre posti: due grandi magazzini in cui sperava di poter essere assunto come commesso o anche come fattorino, e un piccolo laboratorio in cui lavorava un vecchio falegname che conosceva da anni, e che quindi sperava potesse dargli una mano. Invece tutto quello che ricevette furono un mucchio di frasi fatte per mandarlo via velocemente, "ci dispiace molto ma in questo momento non abbiamo bisogno di altro personale", "se in futuro dovessimo avere necessità sarà il primo che contatteremo", ma Frank sapeva benissimo che erano un mucchio di stronzate.

Passata l'ora di pranzo, il ragazzo, senza aver mangiato per non spendere soldi, si diresse sotto il sole limpido verso la periferia, sperando di avere più fortuna in uno dei tanti cantieri che circondavano la città. Ma sembrava proprio che l'entusiasmo che lo aveva pervaso quella stessa mattina fosse destinato a sparire. Pareva che nessuno avesse bisogno di un paio di braccia in più. Frank ne era stupito e si ritrovò a sentirsi anche un po' deluso. Dopotutto aveva un fisico forte e robusto, pensò.

Verso le 18 aveva praticamente perso tutte le speranze. Evidentemente ci sarebbe voluto molto più tempo del previsto per trovare un lavoro.

Stufo di camminare in giro, Frank girò sui tacchi per ritornare verso il centro città in cerca di un posto dove passare la notte. Mentre camminava a testa bassa respirando pesantemente l'aria fredda della sera, con la coda dell'occhio scorse uno degli ultimi capocantieri che lasciava il posto di lavoro. L'uomo vedendolo gli si rivolse bruscamente: "Hey, giovanotto!"

Ma Frank non si era reso conto che si riferiva a lui, visto che era tutto il giorno che veniva ignorato.

"Hey... dico a te!"

Solo in quel momento Frank alzò la testa rivolgendola verso lo sconosciuto.

"Dice a me?" Chiese.

"Si, si, a te. Ossatura pesante, braccia forti, corporatura robusta... Ragazzo, hai un fisico perfetto per lavorare in cantiere. Non è che per caso cerchi lavoro? Certo, il lavoro è impegnativo e la paga non è altissima, ma non è poi tanto male"

Per poco a Frank non cadde la mandibola, e dovette seriamente trattenersi dall'abbracciare quell'uomo che aveva appena dato una svolta decisiva alla sua giornata, e anzi, alla sua vita.

"Beh, in effetti era proprio quello che stavo cercando, per caso non mi sta prendendo in giro vero?"

"Prenderti in giro? Ragazzo, non farmi innervosire, è stata una giornata pesante e ho appena perso un operaio in modo orribile, quindi lo vuoi o non lo vuoi questo lavoro?" Affermò l'uomo visibilmente stanco e voglioso di tornare a casa.

"Si, si" balbettó Frank. "Certo che lo voglio!"

"Bene, bene... allora ci vediamo domani"

E senza nemmeno dargli il tempo di chiedergli a che ora dovesse presentarsi, l'uomo, che poteva essere sui quarantacinque anni, alto e col fisico ancora possente, sparì bel buio avvolto nel suo cappotto scuro.

Frank rimase lì, stupito ma felice. Certo, fare il muratore non era proprio quello che sognava, ma era un inizio. Sì, era un dannatissimo inizio.

Sollevato per la svolta che quell'uomo aveva dato alla sua giornata, riprese la sua marcia verso la città. Era tardi quando arrivò in una delle vie principali della città. Iniziò a guardarsi intorno in cerca di... in effetti non sapeva neanche lui cosa stesse cercando. Poi un' insegna attirò la sua attenzione. Diceva "una notte, due dollari". Be, pensò, era l'offerta migliore che potesse trovare in quel momento.

Entrò in quello che sembrava essere un miscuglio tra un motel squallido e un convitto per studenti, si diresse verso il bancone e vi si appoggiò incrociando le gambe e appoggiandosi con un braccio al legno scheggiato.

"Hem..." Si schiarì la voce nel tentativo di farsi notare da qualcuno. "C'è nessuno?" Chiese poi seccamente.

Un'anziana signora sbucò fuori dalla stanzetta dietro al bancone senza nemmeno sforzarsi di sorridergli.

"Hem, si, vorrei una camera... diciamo per questa notte. Ne avete una?" Chiese, dal momento che la donna non sembrava sul punto di rispondergli.

"Si, ne abbiamo una" disse lentamente e girandosi per afferrare una delle molte chiavi attaccate alla parete.

Evidentemente non avevano solamente una camera libera.

"Niente rumori fino alle sette di mattina, e di giorno non puoi stare qui. Alle dieci devi essere fuori. Poi puoi tornare dalle diciotto. Tutto chiaro? "

"Chiarissimo capo" scherzò Frank facendo una piroetta e afferrando le chiavi che pendevano dalla mano della padrona.

Si avviò verso le scale, salì per ben quattro piani prima di arrivare finalmente al pianerottolo giusto.

Stanza 418.

Girò la chiave nella toppa, che non dava segni di volersi aprire, e non riuscendo ad aprire quella stramaledetta porta cominciò prima a spingerla e poi a darci letteralmente delle spallate. Dopo circa cinque minuti di lotta, finalmente la porta cedette e Frank per poco non cadde a faccia in giù all'interno della stanza.

Un inizio fantastico, pensò.

Buttò la sua sacca mezza vuota nell'armadio sconquassato, deciso a pensarci il giorno dopo, e rimanendo solo in mutande si buttò sul materasso sfondato.

Frank era esausto e si addormentò quasi subito mentre ripensava alla sua giornata, decisamente troppo lunga.







Note.
Come precisato nella descrizione, questa storia non è mia ma di una scrittrice che pubblica su Wattpad sotto il nome di MCRmichi (se vi va passate a dare un'occhita al suo profilo), ma che non ha un account EFP. Mi sono quindi proposta di pubblicare la sua storia anche qui, e lei ne è stata entusiasta perciò... eccomi qua!
Se avete commenti, consigli, correzioni non esitate a scrivere! Io le riferirò tutto.
E se volete sapere come prosegue la strana storia per ora di Frank ma presto anche di Gerard non dovete far altro che aspettare il prossimo mercoledì... oppure andare a leggere su Wattpad perché lì la storia è già molto più avanti!
Detto questo... auguro a tutti buona scrittura, buona lettura e see u next week 
🍵☕️
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: benzodiazepunk