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Autore: maryana    08/05/2009    2 recensioni
Fan fiction che tratta di Twilight dal punto di vista di Edward. In attesa che la Meyer pubblichi l'originale, ne ho dato una mia liberissima interpretazione. Da premettere che non ho dato il minimo sguardo ai capitoli in inglese già disponibili sul web.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo.

Poche volte, durante la mia secolare vita avevo provato del puro terrore.

In passato anche quando ero allarmato da qualcosa, ero sempre stato lucido e razionale, trovando la soluzione per uscirne il più indenne possibile.

Ma quando a rischiare la vita è una persona senza la quale sai di non poter vivere, di tempo per pensare non ce n’è. Si può fare solo una cosa in tale circostanza: agire!

 

1

Chi sei veramente?

Lasciai scivolare delicatamente il libro che stavo leggendo sul divano, all’irruente entrata di mio fratello Emmett nella mia camera.

Lo guardai incuriosito, come a chiedergli in che modo potessi essergli utile; rispose alla mia espressione con un sorriso ironico.

<< Cosa stavi leggendo? >> s’informò senza troppo entusiasmo.

Non mi lasciò il tempo di rispondergli, anticipando la mia risposta prendendo il libro tra le mani e leggendo il titolo,stampato in caratteri dorati, sulla copertina:

<< Amleto..che allegria! >> disse marcando il sarcasmo nella sua affermazione.

Sorrisi a mezza bocca, scuotendo il capo.

<< La notte è lunga! >> Gli lascai intendere che in qualche maniera dovevo pur trascorrere il tempo.

Era un libro che avevo letto più di dieci volte nell’arco della mia vita, ma quando si è vivi da su per giù un secolo, sono rare le cose che non si ha avuto il tempo di fare.

Nel caso di Emmett, come di tutti gli altri componenti della mia famiglia, si poteva facilmente immaginare che avesse trascorso quelle lunghe ore notturne in compagnia della sua dolce metà: mia sorella Rosalie.

<< Le tenebre se ne stanno andando…è l’alba ormai! Vieni a fare una corsa con me e Jasper, prima di affrontare un’altra giornata scolastica? >>

Avevo, teoricamente parlando, diciassette anni, quindi per celare agli abitanti di Forks la nostra vera natura vampiresca, frequentavo insieme ai mie fratelli, il liceo...nonostante lo avessimo finito da un pezzo, e ripetuto un considerevole numero di volte.

<< Un po’ d’esercizio mattutino non fa mai male! >>

Gli passai accanto superandolo, sorrisi divertito quando captai i suoi pensieri, grazie al mio singolarissimo dono:

<< Davvero vuoi fare una gara?! Sai benissimo chi di noi tre è il più veloce… e senza offesa, non sei tu! >>

Non lo guardai in viso, continuavo a tenergli le spalle, eppure sapevo benissimo di averlo irritato.

Senza che il mio sorriso si oscurasse, presi velocità e mi catapultai fuori:

<< Se ti prendo!! >>

Lo sentii minacciarmi, mentre il vento mi sferzava il viso senza procurarmi alcun fastidio, sfrecciavo tra gli alberi della foresta che circondava casa nostra, nascondendola alla vista.

Alla fine, divenne una sfida tra me e mio fratello, Jasper rimase in disparte scuotendo il capo interdetto…sapevo cosa stava pensando: io ed Emmett eravamo sempre i soliti.

Nonostante fossimo lontani da nostro fratello, sentii Alice avvicinarsi a Jasper:

<< Non cambieranno mai, eh?! >>

Pochi istanti dopo, Alice mi rivolse un pensiero:

“Edward, smettetela di fare i ragazzini. Tra poco dobbiamo andare a scuola…e dovete ancora cambiarvi!”

Ammiccai scuotendo lievemente il capo, Alice ci costringeva a cambiarci ogni giorno d’abiti e una cosa non poteva essere indossata più di due, massimo tre, volte.

Di colpo cambiai rotta, dirigendomi verso casa:

<< Muoviti Emmett, se vuoi battermi devi arrivare prima di me a casa! >> gli urlai senza diminuire la velocità.

Come volevasi dimostrare, il vincitore ero io.

Lo aspettai davanti la sua camera, appoggiato a braccia conserte contro lo stipite della porta:

<< Ben arrivato! >> lo schernii al massimo del divertimento.

In tutta risposta, Emmett si lasciò sfuggire un suono gutturale, che accentuò la mia ilarità.

Mi cambiai al volo, soddisfacendo mia sorella ed in poco tempo mi ritrovai insieme a tutti gli altri in garage.

Presi posto alla guida, Emmett salì sul sedile accanto al mio, mentre gli altri presero posto su quello posteriore.

Durante il tragitto parlammo del più e del meno, senza provare nessuno di noi vero interesse a recarci a scuola: anni a ripetere il liceo, prima o poi diventa noioso!

Bastò varcare i cancelli della scuola, ancora nell’abitacolo della macchina, per sentire le voci degli studenti affollarsi nella mia testa; parcheggiai e come sempre varcai l’ingresso con la sola compagnia dei miei fratelli, e come sempre tutti finsero di non vederci…meglio stare lontano dalla stramba famiglia Cullen.

Fu sufficiente varcare le porte della scuola, fare giusto qualche passo lungo il corridoio per ritrovarmi davanti gli occhi un viso che non avevo mai visto: lunghi capelli castani, labbra carnose, una pelle chiara e due grandi occhi color cioccolato.

Un viso insignificante, come tanti altri, ma per me significava una sola cosa: una nuova mente che si aggiungeva alle altre, rendendo il chiacchiericcio provocato dall’afflusso di pensieri ancora più fastidioso.

Le menti dei ragazzi che mi circondavano, però in quel momento erano concordi:

“Niente male la nuova arrivata!”

E immancabilmente si stagliava davanti i miei occhi la sua figura, accompagnando quell’apprezzamento.

Più la vedevo e più mi convincevo che non c’era nulla di speciale in lei, a parte per il fatto che già per un paio di volte aveva rischiato di cadere…inciampando nei suoi stessi piedi!

<< Che c’è di tanto divertente? >>

La voce squillante di Alice mi riportò al presente, facendomi accorgere di star sorridendo.

<< Assolutamente nulla >>

La lasciai così, senza alcuna spiegazione in più, dirigendomi verso la mia lezione.

 

Non mi imbattei in lei fino all’ora di pranzo. Sedevo al tavolo con la sola compagnia dei miei familiari, nei nostri vassoi il cibo era intatto, non era quello ciò di cui avevamo bisogno per il nostro sostentamento.

Il momento del pranzo, era il più fastidioso: troppe “voci” che si sovrapponevano l’una con l’altra , procurandomi un leggera irritazione.

Guardavo la folla dei liceali senza vederli veramente, quando i nomi della mia famiglia- compreso il mio- catturarono la mia attenzione, volsi gli occhi nella direzione in cui la voce proveniva e la vidi.

Rimasi allibito, non per qualcosa che notai in lei, la sua fisionomia era molto rassomigliante a quella che avevo visto nelle menti degli altri, ma perché la sua conversazione con la sua amica era a senso unico.

Non arrivavo ai suoi pensieri, non sapevo cosa pensava, cosa stesse dicendo…era inquietante!

Incontrai i suoi occhi, distolsi subito i miei.

Mossi veloce le labbra a sussurrare a mia sorella Alice:

<< Non la sento!! >>

Alice non si mosse, continuava a tenere la mano di Jasper con un sorriso.

“Chi, la nuova arrivata?”

Annuii continuando a guardare davanti a me.

“Com’è possibile?!”

Nonostante continuasse ad esprimersi per pensieri, colsi la sua apprensione.

<< Sono il primo a chiedermelo! >> feci una pausa interdetto << Maledizione!! >> sibilai tra i denti.

Ero infastidito e sconcertato ma qualcosa che la sua amica- mi sembra che si chiamasse Jessica- disse provocò in me una risata.

<< Lo so è uno schianto. Ma pare che nessuna gli vada bene! >>

Mi dispiace Jessica, sono quel che sono!

Incontrai nuovamente gli occhi della ragazza misteriosa, e questa volta non distolsi lo sguardo ma anzi cercai d’indagare ancora più a fondo:

“Chi sei, Isabella Swan?”

Un gesto apparentemente impercettibile, di Alice mi riscosse facendomi capire di dovermi alzare.

Mentre camminavo sapevo che lei mi stava guardando, ma continuai a fissare un punto vuoto dinnanzi a me.

Purtroppo, Isabella, quel giorno voleva essere la mia condanna: durante l’ora di biologia la vidi varcare la porta.

L’unico posto libero era quello accanto al mio,perfetto!

Appena prese posto accanto a me, giunse alle mie narici il suo profumo…era diverso dagli altri, era…indescrivibile!

Ci mancava solo che l’assalissi, uccidendola lì davanti a tutti, e tanti saluti alla copertura.

Mi allontanai il più possibile da lei, volevo- dovevo- sfuggire dal suo profumo.

Non la guardavo, rimasi in tensione per tutta l’ora della lezione,speravo che scorressero in fretta quei minuti.

Al suono della campanella, con slancio mi alzai fiondandomi fuori dall’aula: aria!!

Dovevo fare qualcosa, qualunque cosa pur di non ucciderla, facendo vedere il mostro che ero.

L’unica cosa che riuscii ad escogitare fu quella di recarmi in segreteria quel pomeriggio, persuadere la segretaria a spostarmi l’ora di biologia.

<< La prego, sia gentile! >>

<< Spiacente Edward, dovrai restare a biologia >>

Ero consapevole del fascino che esercitavo su di lei, o almeno era quello che i suoi pensieri dicevano: si dispiaceva che ero troppo giovane per lei…ridicolo!Così senza perdermi d’animo, insistetti con la voce più suadente di cui ero capace, doveva cedere.

Ed improvvisamente, fui colto in pieno dallo stesso inebriante profumo…inspirai chiudendo gli occhi, cercando di non perdere il controllo: dovevo andare via da lì.

<< Non fa niente >> feci una pausa deglutendo << Mi rendo conto che è impossibile. Molte grazie lo stesso >> fui gentile, ma freddo.

Le passai accanto, provando una grande sete, la mia gola era in fiamme; incrociammo i nostri sguardi ed io la incenerii, non lo feci del tutto apposta, stavo solo soffrendo troppo.

No, così non andava! Dovevo trovare una soluzione.

 

  
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