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Autore: _montblanc_    13/10/2016    5 recensioni
«Mi sono risvegliata in mezzo alla foresta di Konoha e mi sono detta: ”Beh, non è un male, infondo è sempre stato il mio sogno”, ma poi l’Hokage mi aizzato contro un gruppetto di Anbu e tutto è degenerato...» stava sbraitando la ragazza, una certa isteria nel tono di voce.
~
«Vuoi unirti all’Akatsuki?» domandò di rimando lui, senza distogliere lo sguardo dal combattimento; si stava visibilmente spazientendo.
Vuoi unirti all’Akatsuki? VUOI UNIRTI ALL'AKATSUKI?! Certe cose non si chiedevano così! Non ci si poteva mettere un minimo di introduzione tipo “Ehi, ciao! Ma lo sai che anche se non sei una ninja e non sai un emerito cippolo di come ci si comporti in una battaglia, saresti un membro eccellente nell’Akatsuki? Eh? Che ne pensi?”.
Se lo faceva in modo così diretto e, sopratutto, ad una che non desidera altro nella vita - in mia difesa potevo solo dire che ognuno merita di avere le proprie ambizioni-, questa, poverina, rischiava l’infarto. Ed io non ero Kakuzu, a me ne bastava uno per rimanerci secca.
(Ho cominciato a scrivere questa storia veramente tanto tempo fa, quindi sto piano piano riscrivendo i vecchi capitoli nel disperato tentativo di renderli più leggibili)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Altri, Deidara, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Angolino dell'autrice:
Heilà~ Stranamente non è passato un anno dall'ultimo aggiornamento, ma sono di nuovo qui ò.ò In realtà questo capitolo era già finito e completo più o meno da qualche mese, ma per una serie di motivi ( e cattivissimi esami universitari) non sono riuscita a pubblicarlo fino ad ora.
Spero che vi piaccia, buona lettura~~

 
Capitolo 41
 
Mi ero figurata più e più volte il momento in cui sarei ritornata, finalmente, nel mio corpo: fra festeggiamenti e celebrazioni varie avrei spiegato a Fuko cosa era successo, lei mi avrebbe perdonata – anche se, effettivamente, non è che io avessi fatto molto oltre ad essere trascinata qua e là come un prosciutto- e Deidara, accecato dalla mia naturale bellezza, mi avrebbe chiesto di sposarlo; Sasori ci avrebbe costruito una casetta in un posto tranquillo e saremo vissuti per sempre felici e contenti. Magari Pain mi avrebbe anche dato una promozione e aumentato lo stipendio… così, giusto perché gli andava - in mia difesa potevo soltanto dire che ognuno ha il sacrosanto diritto di farsi tutti i filmini mentali che vuole, senza che la gente stia lì a giudicarlo-.
Il punto era che, in quel momento, Deidara non mi sembrava esattamente in procinto di proclamarmi amore eterno sventolando un anello da ventiquattro carati e, piuttosto che parlare con Fuko implorando il suo perdono, le avrei volentieri sputato in un occhio - probabilmente finendo per centrare qualche innocente passante, infondo la mia mira era quella che era-.
Il fatto che Sasori non fosse lì, da una parte mi rincuorava - almeno avrei evitato di sperimentare in prima persona una lenta e dolorosa morte per avvelenamento da sostanze sconosciute ai comuni mortali- ma dall'altra, non era positivo. Fra lui e il bombarolo, infatti, era il primo a fare un po' più caso ai dettagli e a non lanciarsi alla cieca in battaglia e magari, sottolineo il magari, si sarebbe fatto qualche domanda prima di seguire le direttive di una biondina desiderosa di spargere sangue - il mio sangue, precisamente-.
Deglutii a vuoto, stringendo con più forza la falce che reggevo tra le mani, senza distogliere lo sguardo da quello di Deidara che, probabilmente, stava ragionando su quale esplosivo sarebbe stato meglio utilizzare per mettermi fuori gioco evitando, però, di sbudellarmi troppo.
Non era giusto! Quando ero io a chiedergli un favore mi guardava come se avessi appena improvvisato una danza hawaiana sopra la sua preziosa argilla; appena una tizia a caso, invece, se ne usciva con un “Deidara! Ho finalmente ritrovato il mio corpo! Aiutami a recuperarlo!" totalmente sospetto, lui non si faceva nemmeno due domande su cosa fosse successo prima che arrivasse.
Il vento aveva ripreso a soffiare, alzando la polvere dal terreno che ci circondava, che danzava pigramente intorno a noi prima di posarsi nuovamente al suolo, in un moto continuo. I raggi del sole apparivano e scomparivano ad intermittenza da dietro la sagoma dalla scultura di argilla dell'artista, che volava in cerchio sopra di noi, a diversi metri da terra.
Non riuscivo a parlare, nel senso meno metaforico possibile. Non era un "per l'emozione sono rimasta senza parole!”, ma era più un "cazzo! Perché ho la sensazione di avere un sasso bloccato lungo la trachea!?". Era come quando, mangiando un pacchetto di patatine, presa dal metterle in bocca con fin troppa foga non le masticavo bene e mi si infilzavano nell’esofago.
In condizioni normali avrei potuto cominciare a farneticare a caso su qualcosa, qualsiasi cosa - infondo chiacchierare a vanvera era una delle poche cose per cui ero portata- e cercare di fargli capire che si stava sbagliando, ma in quel momento non riuscivo ad emettere un singolo suono. Era come se qualcosa mi stesse letteralmente stringendo le corde vocali, paralizzandole. Quasi come se fossero sotto l'effetto di qualche... jutsu?
Spalancai gli occhi, realizzando la cosa, e spostai lo sguardo su Fuko che, alle spalle di Deidara, stava palesemente ridacchiano fra sé e sé; o meglio, un leggero sorrisino le attraversava il volto; considerando il livello di felicità presente in quel mondo era un po’
come se si stesse sbellicando dalle risate.
Quella lurida…  avevo un sacco di appellativi coloriti e molto poco amichevoli che avrei volentieri rivolto nei suoi confronti – e, alla fine di quella faccenda, nessuno gli avrebbe risparmiato il famoso sputo nell’occhio di prima; sempre se a quel punto sarei stata ancora abbastanza viva da produrre liquidi s’intende-, ma il movimento del biondo mi riscosse dai miei pensieri.
Deidara fece un passo verso di me e io ne feci quattro indietro, giusto per sicurezza. Se la matematica non era un'opinione, andando avanti in quel modo l'avrei seminato senza dargli nemmeno l'impressione che stessi fuggendo. Purtroppo avevo la sensazione che il biondo avrebbe agito prima che riuscissi a mettere fra di noi il mio desiderato chilometro di distanza - non volevo fuggire eh, era una ritirata strategica!- e il fatto che avesse infilato le mani nelle borse ninja che gli cingevano i fianchi non era esattamente rassicurante.
Se facevo finta di non sentire il suono delle bocche che impastavano l'argilla, con un po' di fantasia, potevo supporre che avesse perso il mio fantomatico anello e che lo stesse cercando con velata nonchalance. In quel momento gli avrei perdonato persino un affronto del genere... qualsiasi cosa pur di arrivare alla mattina seguente senza trasformarmi in un Picasso!
Scossi la testa, cercando di riportare la mia attenzione sulla situazione di morte imminente che stavo vivendo: era inutile pensare al futuro dato che, a occhio e croce, sarei stata cancellata dalla terra nel giro dei prossimi trenta secondi - per essere ottimisti-.
Prima di tutto dovevo trovare assolutamente un modo per andarmene da lì sulle mie gambe.
Purtroppo non ero nota per l'abilità di riuscire a pensare sotto pressione - in realtà, non ero nota per l'abilità di riuscire a pensare e basta. In effetti, non ero nota in generale-, quindi rimasi immobile, a bocca aperta, mentre tutti i miei neuroni vorticavano freneticamente per elaborare una strategia decente per uscirne viva.
Le mie possibili reazioni:
"Aprire un varco dimensionale senza che nessuno se ne rendesse conto - cosa a dir poco improbabile visto che per aprirne uno dovevo gesticolare come se fossi posseduta da un demone iperattivo- e fiondarmi al suo interno prima che Deidara mi potesse intercettare nel modo più doloroso possibile. Probabilmente ciò sarebbe successo prima ancora che il mio corpo avesse capito quale fosse il piano";
"Fare qualcosa che avesse fatto capire al biondino che stava sbagliando tutto. Come ballare. O muovermi in modo stupido - che più o meno, nel mio caso, era come ballare-. In questo modo avrebbe colto la mia vera essenza e... no, vista la mia solita fortuna l'avrebbe interpretata come una super tecnica dalla potenza devastante e mi avrebbe devastata a sua volta";
"Togliermi una scarpa e sperare di centrare Fuko e non il fantomatico passante di prima. In questo modo avrebbe sciolto la tecnica e io avrei potuto palesare la mia presenza. Se mi davano qualche minuto per perfezionare la mira e più di un paio di tentativi a disposizione, questo piano sarebbe stato un successone";
"Fingersi un albero o un altro elemento del paesaggio, sperando che il detto se non ti muovi non ti vede non funzionasse soltanto con i tirannosauri";
Vista la potenziale inefficacia delle soluzioni sopra elaborate, decisi di fare la cosa che mi riusciva meglio: rimasi ferma ad aspettare la mia ora, un'espressione sicuramente poco intelligente stampata in faccia; magari la mia buona stella, mai passata neanche per un saluto durante i miei primi diciassette anni di vita, quel giorno si sentiva in vena di rimediare.
Anche se non era facile ammetterlo io, Ambra Ricci, adolescente dalle grandi risorse profondamente nascoste, in quel momento ero spaventata quasi come se davanti a me ci fosse stato Lord Voldemort in persona, venuto per reclamare il mio naso.
Aprii di nuovo le labbra, cercando di verseggiare o di mimare qualcosa, ma il biondo decise che continuare a guardarci nelle palle degli occhi non avrebbe prodotto alcun risultato; estrasse la mano dalla sacca e io chiusi istintivamente gli occhi, in un riflesso ninja degno di tale nome, preparandomi a essere trasformata in un Art Attack. Sasori si sarebbe lasciato marcire nell'acqua, dandosi alla morte volontaria, piuttosto di rivelare al mondo che fossi una sua allieva.
Con mia grande sorpresa, però, non provai alcun dolore – o forse il mio cervello era collassato per la tensione prima di poterlo registrare-. L’unica cosa che riuscii ad avvertire fu il chiaro suono di un'esplosione e la pressione leggera dell’aria attraversare il mio corpo, scompigliandomi i capelli. Esplosione, tuttavia, ben lontana rispetto a quello che mi ero immaginata.
Con cautela socchiusi un occhio, cercando di capire se Deidara fosse stato contagiato dalle mie capacità di mira, giusto in tempo per scorgere Fuko che, sorpresa, si stava allontanando con un balzo all'indietro, portando le mani di fronte al corpo per proteggersi dall'onda d'urto. Onda d'urto che, per qualche strano miracolo, non aveva come obbiettivo quello di travolgere la sottoscritta.
La sensazione che avevo provato fino ad allora alle corde vocale sparì e, automaticamente, presi una boccata d'aria, appoggiando le mani sulle ginocchia e avvertendo qualche goccia di sudore scivolarmi lungo la guance e finire a terra. Non ero sicura di quello che era appena successo, ma il fatto che non fossi ridotta ad una chiazza di sangue sull'erba era sicuramente positivo.
«Sei viva?» nonostante la nota di scherno che aleggiava tra le sue parole, avvertii il calore della mano di Deidara contro la mia schiena, come se temesse fossi in procinto di stramazzare al suolo – cosa non molto lontana dalla realtà, in effetti-. Se non fossi stata troppo impegnata a cercare di non trapassare, mi sarei messa a gongolare per la sua preoccupazione - glie l'avrei rinfacciato più tardi, a quanto pare avevo ancora tempo da vivere a mia disposizione-.
«C-certo che sono viva!» sbuffai, dopo qualche colpo di tosse, asciugandomi le lacrime dagli occhi e rimettendomi in posizione eretta, tentando di darmi un minimo di contegno «Però… anche tu! Avresti potuto darmi qualche segnale che avevi capito quello che era successo!». Per colpa sua avevo passato i cinque minuti più snervanti della mia vita; e anche per colpa di Fuko, ovviamente. Per Jashin, non vedevo l'ora di usarla come sputacchiera!
La mia uscita sembrò non essere di particolare gradimento a Deidara che, tremendamente irritato dal fatto che non mi fossi buttata ai suoi piedi per glorificare la sua figura, cominciò a inveirmi contro – come sempre, d’altronde-.
«AH?! Dopo tutta la strada che ho fatto per venire a recuperarti è così che mi ringrazi, mocciosa?»
«Tzè, ringraziarti?! Ma se stavo per essere soffocata, fino a cinque secondi fa?!»
«Questo è perché sei un'idiota che si lascia intrappolare dalle tecniche più scarse! Se non fossi venuto a cercarti, la mancanza di ossigeno sarebbe stata l'ultima delle tue preoccupazioni!»
«Non parliamo di tecniche scarse signor "mi sono fatto strappare due braccia nel giro di tre episodi per seguire i miei impulsi artistici"!»
«COS-?! Non ho idea di quello che tu stia dicendo, ma è successo una vita fa e non centr-»
«COME!?»
Ok, avevo la sensazione che quella voce femminile non provenisse da Deidara - a meno che non avesse cominciato a praticare anche l'arte del ventriloquo- e sicuramente non era la mia, perché le cose che avevo intenzione di dirgli erano ben altre. No, ad interrompere l'amorevole scambio di opinioni fra me e il biondino era stata la voce, vagamente alterata, di Fuko, che teneva a ricordarci effettivamente della sua presenza – anche se l'unica che se l'era dimenticata era la sottoscritta, Deidara aveva dei sensi troppo ninja per distrarsi in quel modo-.
«Come hai fatto a capirlo?» ribadì lei che no, non sembrava essere per nulla contenta della piega che avevano preso gli eventi. Beh, casomai le fosse interessato, nemmeno io lo ero, visto e considerando che in quel momento sarei dovuta essere con Itachi, a fargli un bel discorsetto su quanto fosse bello continuare a vivere, invece che lì.
Sul volto del biondo si aprì un sorrisetto molto poco rassicurante.
«Non mi ha mai chiamato "Deidara", uhm» rispose, ostentando figaggine e riuscendoci perfettamente, mentre si voltava per fronteggiarla, accompagnato dal movimento del suo mantello, che sventolò in un modo terribilmente cinematografico: non mi sarei stupita se il biondo avesse cominciato, come se fossimo in uno shojo manga, ad emanare luce, circondato da rose e brillantini.
Oh DeiDei. Oh, mio eroe. Rendimi la madre dei tuoi figl-
«Anche il fatto che tu sia rimasta ferma a guardarmi con quella faccia da pesce lesso è stato d’aiuto» aggiunse poi, guardando per un attimo nella mia direzione.
Mi rimangiavo tutto quello che avevo pensato; praticamente aveva detto che si era reso che fossi io perché aveva colto la mia aura da idiota?!
Sapevo benissimo che il campo di battaglia era l'ultimo posto al mondo dove cominciare a discutere fra "compagni" ma si sapeva, io non ero molto brava a "cogliere il momento" e a capire che c'era un tempo ed un luogo per ogni cosa - professor Oak, mi scusi, devo venir meno ai suoi insegnamenti-. Quindi cominciai a sbraitare, senza farmi il minimo problema.
«OH, MA SENTITELO! Sarà  intelligente la tua di espressione! Al posto mio che avresti fatto?!»
«Sicuramente non me ne sarei stato fermo con gli occhi chiusi durante un combattimento, uhm »
Sensato, ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di dargli ragione durante una discussione. Avrei continuato ad arrampicarmi sugli specchi con una tale maestria da lasciarlo senza parole, come solo io sapevo fare.
«Q-quello era... SI'! Mi stavo soltanto preparando ad usare la mia tecnica super segreta, sviluppata in mesi di duro lavoro all'oscuro da tutto e tutti e...» cominciai a blaterare, senza preoccuparmi di riprendere fiato tra una parola e l'altra.
«Se Sasori no Danna venisse a sapere che...»
«NON DEVE SAPERLO!»
L'isteria presente nel mio tono di voce aveva raggiunto picchi altissimi, a tal punto che persino Deidara capì che non c'era alcun bisogno di infierire oltre, mi sarei tirata verso il basso con le mie stesse mani.
«SE SAPESSE CHE HO CONSAPEVOLMENTE IGNORATO TUTTI I SUOI INSEGNAMENTI SOLO PERCHE' ME LA STAVO PRARICAMENTE FACENDO SOTTO DALLA PAURA NON AVREI PIU' IL CORAGGIO DI GUARDARLO IN FACCIA!»
«Se lo sapesse non ne avresti proprio più una, di faccia, uhm»
Mi portai automaticamente le mani al volto, per assicurarmi che fosse ancora al suo posto, facendogli inarcare un sopracciglio, perplesso.
«Comunque.» mise fine alla mia crisi da psicopatica, piccato, scostando con le mani il proprio mantello e cominciando ad impastare l'argilla per prepararsi al combattimento «Rimanderemo i tuoi ringraziamenti a più tardi, uhm».
Nel vederlo mettersi in posizione, Fuko piegò la schiena un po' in avanti, pronta ad attaccare. Dalla sua faccia sembrava stesse macchinando qualcosa e l'idea non mi piaceva per niente; o forse stava cercando di ricordare se avesse spento il gas prima di uscire di casa, non ero brava a interpretare le espressioni della gente.
«DeiDei, fa attenzione. Sembra che stia pensando a qualcosa» gli suggerii, cercando di riscattarmi dall'inutilità che avevo dimostrato fino a qualche secondo prima.
«Tutti pensano a qualcosa tranne te Fu, non credo che sia tutta questa grande rivelazione»
Ok, quello era un problema.
«Penso che dovrai disabituarti ad usare quel nome, sai, siamo già tutti parecchio confusi così senza che-»
«Stai indietro!»
Avvertii la pressione dalla mano di Deidara contro il mio petto mentre, con molta poca grazia, mi scansava da quella che, a quanto pareva, era la traiettoria di attacco di Fuko - la vera Fuko-. La vera Ambra era appena stata spinta in malo modo all'indietro per evitare di essere bucherellata.
La bionda, infatti, era scattata in avanti senza preavviso nella mia direzione, sguainando uno strano pugnale a tre lame, che reggeva con la mano destra. Non mi sprecai minimamente a chiedermi da dove l'avesse tirato fuori: ormai avevo ben capito che, una delle maggiori abilità dei ninja, consisteva nell'imboscare oggetti, possibilmente letali, in luoghi sconosciuti a noi comuni mortali, per poi tirarli fuori al momento opportuno – avrei dato qualsiasi cosa per imparare a farlo, mi sarebbe stato estremamente utile per capire come piazzarmi bigliettini addosso durante le verifiche di matematica- .
Non sapevo se essere grata a Deidara per avere appena impedito che la suddetta ragazza mi riducesse ad uno scolapasta o irritata per il fatto che non si fosse fermato a pensare, nemmeno per un secondo, che sarei riuscita a cavarmela da sola. Per il momento preferii seguire il consiglio che mi aveva sussurrato a denti stretti di stargli vicino e di non abbassare la guardia. Cerchiamo di essere chiari: anche se non me l'avesse detto non mi sarei sicuramente scollata dalle sue spalle; avevo più volte avuto prova di quello che mi poteva succedere se decidevo di combattere da sola in prima linea e non ci tenevo proprio a ripetere l’esperienza.
«L'Akatsuki ti sta ingannando, ma non lo vuoi capire?!»sbraitò lei, evitando facilmente un gruppo di ragni di argilla che Deidara gli aveva scagliato contro e che esplosero alle sue spalle, sollevando una cortina di fumo.
Fuko riemerse immediatamente dalla nuvola di terra che si era sollevata, i vestiti appena impolverati, brandendo due pugnali e dirigendosi verso il biondo «E' da quanto sei arrivata in questo mondo che non hanno fatto altro che mentirti, su ogni cosa. Io ho accesso ai tuoi ricordi, posso vederlo. Non lo capisci che sei soltanto un'altra delle sue pedine sacrificabili?!».
Probabilmente si riferiva Tobi/Madara/chiunque egli fosse, che si trovava dietro ogni cosa, a dirigere le fila dell’organizzazione; e sapevo benissimo che aveva ragione.
«Ma stai zitta, uhm!»la interruppe Deidara, schivando facilmente gli attacchi di lei e utilizzando alcune delle sue bombe guidate per mantenerla a distanza: uno scontro ravvicinato, mentre tentava anche di proteggermi, non doveva essere il massimo per lui, che già nel combattimento ravvicinato faceva abbastanza schifo di suo.
«Senti, se vuoi io posso mettermi in un angolino e non do fastidio a ness-» provai, ma la mano di Deidara si strinse intorno al mio avambraccio, tenendomi ferma dov’ero, alle sue spalle.
«Tu non vai da nessuna parte, uhm»
Ok… dovevo ammettere di essermi un po' emozionata nel sentire quelle parole, ma nessuno avrebbe mai dovuto venire a saperlo.
«Sei tu il suo obbiettivo, se gli lascio anche una sola piccola apertura sei finita»
Aah! Che bello sapere che nessuno nutriva la minima aspettativa nei miei confronti! Non che non avesse tutte le ragioni del mondo per pensarla in quel modo, ma odiavo il fatto di essergli soltanto di intralcio e di dover giocare alla principessa che ha bisogno di essere protetta. Era vero che avevo sufficienti capacità ninja da accopparmi da sola cadendo dalle scale, ma qualcosa l'avevo anche imparato in tutto quel tempo che avevo passato lì. Essere pestata da Sasori a ripetizione qualche frutto doveva pur averlo dato! O almeno volevo convincermi che fosse servito a qualcosa oltre che a catalizzare gli impulsi sadici del rosso...
Fuko corse dritta verso un albero, facendo qualche passo lungo la sua corteccia e saltando nella direzione contraria, lasciando che una delle due bombe di argilla si schiantasse contro di esso. Questa, inevitabilmente, esplose, piegando l'arbusto che, non riuscendo più a sorreggere il proprio peso, cadde a terra in un tonfo sordo. Sentii il cuore di un ecologista fermarsi.
L'altra bomba di Deidara riuscì a evitare la caduta dell'albero, anche se a fatica, e virò velocemente verso destra, pronta a seguire nuovamente il suo obbiettivo.
La ragazza continuava a correre nella direzione opposta, cercando, probabilmente, di elaborare un modo per liberarsi anche dell'ultimo ostacolo.
Fu proprio allora che il mio cervello partorì un'idea malsana; e siccome mi capitava di avere un’intuizione una volta ogni cento anni, pensai che dovesse trattarsi proprio di una buona idea. Un'idea geniale.
Fuko si stava muovendo diretta contro un altro albero per tentare di rifare la stessa cosa di poco prima, quindi non avevo molto tempo: considerando la velocità con cui si stava muovendo e la traiettoria... no, in realtà non calcolai nulla di tutto questo; preferii andare, come si suol dire utilizzando termini spicci, a braccio,  cercando di capire a occhio e croce dove si stesse dirigendo. Una volta che riuscii a farmi un'idea generale, cominciai a gesticolare come se non ci fosse un domani.
Ero già pronta a fare un passo avanti, esordendo con un “DeiDei, è finito il tempo in cui ero costretta a guardarti da dietro, non che fosse una brutta visione eh, ma da ora in poi combatterò al tuo fianco!”, ma le cose non andarono esattamente come mi ero immaginata – perché non ne ero sorpresa?-.
 Riuscii effettivamente ad aprire un varco dimensionale di quelli belli - quello, se non contavamo la lunga serie di sfortunati eventi che si erano susseguiti l'uno dopo l'altro, doveva essere proprio il mio giorno fortunato- e fui anche in grado di generarlo proprio davanti a lei.
Purtroppo però, sembrava aver già messo in conto un mio possibile intervento e, così come aveva fatto poco prima, saltò in aria, lasciando che la bomba guidata di Deidara finisse al suo interno, neutralizzando l'esplosione. Se il suo corpo mi avesse risposto con quella velocità quando ero io a possederlo, mi sarei evitata almeno la metà delle bastonate che avevo preso da Sakura. Speravo solamente di non aver trasportato quella bomba in qualche posto compromettente – tipo la faccia di Sasori o il gabinetto di Pain, non sarebbe stato molto carino-.
«Ma che-?! Che diamine, Fu! Avvisami se hai intenzione di fare qualcosa!» protestò allora il dinamitardo, scocciato dalla mia improvvisa intrusione nella SUA artistica battaglia, che non aveva molto di artistico, a mio modesto parere, dato che non stavamo facendo altro che osservare Fuko correre qua e là per una radura.
Stavo soltanto cercando di facilitargli le cose e lui se la prendeva con me!
«Sai com'è, qua dietro cominciavo ad annoiarmi » sbuffai, irritata «Stavo solo cercando di aiut-»
«Se vuoi aiutarmi rimani ferma e cerca di non farti uccidere, non ho bisogno del tuo intervento, uhm»
«... e per la precisione, durante uno scontro, non ci si dovrebbe mettere a discutere. Non potevi semplicemente prendere atto del mio impegno e far finta di non aver visto nulla!?»
Deidara non si degnò nemmeno di voltarsi nella mia direzione, ma dal suo tono di voce riuscii a capire benissimo quanto fosse stizzito.
«...non farmi lezioni su come ci si comporta in battaglia Fu, sei imbarazzante e fuori luogo»
«IMBARAZZANTE?!»
Al contrario di noi, Fuko si mostrò ben consapevole del fatto che ci trovassimo in mezzo ad una vera e propria rissa, l’ultimo posto dove mettersi a litigare e  si materializzò alle mie spalle, pronta a colpirmi.
Forse fu lo spirito di sopravvivenza che per un momento parve destarsi dal suo lungo letargo o forse fu merito di Sasori che durante gli allenamenti non faceva altro che tendermi agguati alle spalle ma, grazie anche a quella buona dose di botta di culo che ogni tanto capitava pure a me, riuscii in qualche modo a bloccare il suo pugnale con la lama della mia falce e, tirando indietro le braccia, a farle perdere la presa su di esso, sbilanciandomi un po' all'indietro.
La mia schiena finì per scontrarsi contro il petto di Deidara che, nel frattempo, si era voltato: notai la sua mano avvolgersi intorno alla mia vita e venni trascinata all’indietro, senza capire cosa stesse succedendo. Improvvisamente mi resi conto che di fronte a noi vi era una delle bombe guidate di Deidara - quando l'aveva creata?- pronta a scagliarsi contro la nostra avversaria che, a causa della foga con cui si era gettata verso di me poco prima, non aveva ancora ritrovato l’equilibrio necessario per poter schivare.
«KATSU!»
Quell'esplosione sembrò ancora più forte e spaventosa di quelle precedenti e, per un attimo, mi sorpresi di non vedere brandelli di Fuko cominciare a volare qua e là come fuochi di artificio; e ringraziai il cielo della cosa, dubitavo che il mio stomaco fosse pronto per una simile, idilliaca visione.
Deidara atterrò a qualche metro di distanza, lasciandomi riappoggiare i piedi a terra e rilassando leggermente la presa attorno al mio fianco senza, tuttavia, scostarsi del tutto, tenendosi pronto per un eventuale attacco.
Sarà che io ero abituata agli standard dei comuni mortali ma, almeno a parere mio, dopo essersi presa in piena faccia un'esplosione del genere non pensavo ne sarebbe uscita esattamente pimpante e reattiva. Al suo posto non pensavo ne sarei proprio uscita: probabilmente mi sarei semplicemente ridotta ad una poltiglia sanguinolenta destinata a passare il resto della sua esistenza come concime per prati.
Il soffio del vento dissolse velocemente la cortina di fumo misto a terra che si era venuta a creare in seguito all'attacco del dinamitardo, permettendoci di scorgere la figura di Fuko che, per il suo bene e quello della mia salute mentale, era ancora integra. Beh, più o meno diciamo.
Nonostante mi trovassi ad una certa distanza rispetto a lei riuscivo chiaramente a vedere le ustioni che le percorrevano le braccia,  che teneva strette sotto il suo petto; a giudicare dall’espressione che ci stava rivolgendo non dovevano essere particolarmente piacevoli.
Le mani, insanguinate – ma quale sangue!? Doveva essersi semplicemente sbavata lo smalto!-, stringevano con forza le aree in cui la pelle si era aperta, cercando di evitare la fuoriuscita di un'eccessiva quantità di... liquido rosso dalle ferite.
Era palese che, con le braccia fuori uso, non fosse in grado di proseguire lo scontro.
Inoltre, anche se a mio parere non sembravano gravi come le altre, aveva scottature sparse lungo tutto il corpo e  i vestiti, strappati e bruciacchiati in più punti, permettevano di scorgere una lunga serie di tagli che gli attraversavano la pelle. Insomma, immaginavo avesse passato momenti migliori.
Le avrei volentieri offerto delle bende, un cerottino o anche soltanto un fazzoletto - tutta quella vernice stava cominciando a farmi girare la testa-, ma temevo che se mi fossi avvicinata mi avrebbe fatto volare via la testa con un calcio rotante.
Sentii Deidara sogghignare alle mie spalle, soddisfatto per i risultati ottenuti dalla sua esplosione, accennando un passo verso di lei, evidentemente intenzionato a completare l'opera.
Istintivamente Fuko arretrò, mantenendo la stretta sulle proprie braccia, dalle quale sfuggirono alcune gocce di sangue, che gocciolarono contro il terreno.
«O-ok, forse ho fatto un errore di calcolo...» ammise a fatica, una goccia di sudore che le scivolava dalla tempia lungo la guancia, finendo per sparire dietro la scollatura «Non avrei mai pensato che proprio tu saresti riuscita a bloccare quell'attacco».
Quell'enfasi con cui aveva sottolineato il “proprio tu” non era stata molto gentile...
«… grazie»
A dire la verità persino io non ci avevo sperato nemmeno per un secondo, fino a quando mi ero ritrovata, effettivamente, a fermarla.
Almeno una gioia dopo tutto quel tempo me la meritavo; il destino - o qualsiasi cosa fosse la forza malvagia che remava contro la mia vita- era stato clemente per una volta, e mi aveva concesso qualche altra ora di vita. Per quanto ne sapevo sarei potuta morire cinque secondi dopo colpita da un ramo in testa, ma per il momento era meglio non pensarci.
«Ovviamente oggi ti avrei uccisa almeno un centinaio di volte se il tuo principe azzurro non fosse stato qui a proteggerti»aggiunse poi amareggiata, schioccando la lingua, senza tentare minimamente nascondere il suo fastidio.
Tale principe azzurro non sembrava aver gradito l'appellativo con cui si era rivolto alla sua persona e pareva avere proprio intenzione di chiuderle la bocca per sempre, vista la foga con cui aveva preso ad impastare l'argilla.
Fuko dovette averlo capito dato che aggiunse ancora più distanza fra di noi, guardandosi velocemente alle spalle, come per cercare una via di fuga; si lasciò sfuggire un sospiro spezzato, non mi era chiaro se fosse per l'esasperazione o per il dolore che stava provando, guardando nuovamente dietro di lei. Sembrava quasi come se fosse combattuta fra la decisione di fuggire e il continuare, seppur con minime possibilità, lo scontro. Non avrei mai capito il desiderio masochistico che avevano i ninja di combattere con onore, nonostante rischiassero la loro vita, fino all’ultimo respiro.
Sbuffai, carica di sentimenti contrastanti per quello che avevo intenzione di fare e allungai un braccio verso Deidara, per fermare i suoi movimenti.
«Ryu starà andando fuori di testa, forse dovresti andare a recuperarlo»gli suggerii, facendo un paio di passi in avanti e guadagnandomi uno stizzito "Hai intenzione di lasciarla andare?!" dal biondino, che non sembrava esattamente felice dell’interruzione.
Ad ogni modo, non avevo la minima intenzione di restare a guardare mentre la trucidava senza pietà di fronte ai miei occhi: anche se insopportabile e a portata di sputo, vedere una persona venir massacrata davanti a me non rientrava nella lista delle cose che volevo fare prima di morire. A meno che non fosse stata Sakura, in quel caso mi sarei preparata anche pop corn e trombette.
«Mio fratello si preoccupa sempre troppo»mugugnò la bionda fra se e sé, scuotendo la testa e illuminandomi, finalmente, su chi accidenti fosse il bel moro che, all'alba dei tempi, mi aveva salvato la vita all'interno del palazzo del Quinto Hokage. Erano mesi che quel dubbio mi tormentava.
«Non vi assomigliate per niente»
«Lo so»
Deidara non sembrava molto felice del fatto che ci fossimo messe, dal nulla, a fare conversazione; potevo percepire chiaramente l’occhiataccia, che mi stava rivolgendo, trapassarmi la nuca.
«La prossima volta non ti andrà così bene, Ambra» mi avvisò, scandendo fastidiosamente il mio nome, non risultando, tuttavia, molto credibile visto che pareva in procinto di collassare a terra da un momento all'altro; in quell'istante sussultò, come se fosse stata colta da un pensiero improvviso «Anche se probabilmente non ci sarà una prossima volta» si limitò ad aggiungere. Evidentemente, fra i suoi ricordi, doveva esserci anche il mio bellissimo piano suicida salva-Itachi. Effettivamente, non potevo contraddirla.
«Direi che è stato un piacere conoscerti, ma non lo è stato, per nessuna delle due» a quanto pareva l'esplosione non era stata sufficiente a fare emergere il suo lato gentile «E quindi, addio».
«Non c'è bisogno di gufarmela in questo modo, Fuko!» borbottai puntandole un dito contro, anche se ormai non era più in grado di vedermi visto che aveva cominciato a correre nella direzione opposta, scomparendo all'interno della fitta foresta alle sue spalle che, ben presto, ci impedì di scorgere la sua figura.
Chi fosse, quale fosse la sua storia o che cosa era successo mentre si trovava nel mio mondo... le centinaia di domande che volevo farle da quando avevo saputo della sua esistenza non trovarono mai una risposta.
Deidara, accanto a me, continuava ad osservarmi con espressione funerea, per nulla contento di come si era conclusa la vicenda.
«Forse dovresti spiegarmi un po' di cose, uhm» mi fece notare, le braccia incrociate, mentre mi squadrava con aria di sufficienza.
Ne erano successe così tante nelle ultime ore, che mi ero completamente dimenticata di essere praticamente fuggita dal covo dell'Akatsuki e di aver ignorato quello che Pain e Madara - praticamente i capi supremi- mi avevano ordinato, per intraprendere un'operazione di salvataggio improbabile.
«Eheh» risatina isterica priva del minimo sentimento di felicità «Forse dovrei, però... è una storia lunga e...» e non potevo raccontargliela, altrimenti non mi avrebbe mai permesso di andare a fare ciò che dovevo; e c'era un povero Itachi Uchiha in via di estinzione bisognoso di essere salvato, a qualsiasi costo. O la guerra avrebbe distrutto tutto quello che avevo fatto – o almeno, tentato di fare- fino a quel momento.
«Più tardi la ascolterò, uhm » affermò Deidara, senza smettere di scrutarmi con fare indispettito «Prima di tutto, non credi di stare dimenticando qualcosa?».
Sbattei un paio di volte le palpebre, confusa. Centinaia di possibilità mi attraversarono la mente, visto e considerando che tendevo a dimenticarmi di qualcosa un secondo sì e l’altro pure.
«… no. Sono abbastanza sicura di aver spento il fornello prima di essere uscita dal cov-»
«IDIOTA!»
«CHE HO FATTO!?»
Il biondo sbuffò, cercando di trattenere l’irritazione che percepivo chiaramente crescere in lui, secondo dopo secondo, scuotendo la testa.
«Mi chiedo grazie a chi tu stia ancora respirando, mocciosa»
Aaaaah... voleva che lo ringraziassi!
«Potrei dire la stessa cos- no, sto scherzando, metti via quell’argilla DeiDei!» deglutii osservandolo, profondamente inquietata, mentre inseriva nuovamente la mano in una delle sue borse per mettere via l’esplosivo. Quella abitudine che ognuno, in quel mondo, poteva minacciarti di morte ogni volta che voleva doveva finire.
Comunque non potevo dargli del tutto torto, non è che avessi fatto molto per impedire la sua morte – mi ero limitata a nasconderli dell’uccisione di Orochimaru da parte di Sasuke-.
«Certo che ti fissi proprio sulle piccole cose...» gli feci notare con un sospiro esasperato, mentre lui si limitava ad inarcare un sopracciglio.
«... saresti morta circa un centinaio di volte se io non-»
«SI', SI', questo lo abbiamo capito!»
Non c'era bisogno che tutti mi ricordassero di quanto fossi scarsa e che fossi viva soltanto per una lunga serie di situazioni improbabili e discutibili colpi di fortuna. Innanzitutto, anche il fatto che continuassi a rischiare di morire non era esattamente normale, ma nessuno sembrava volerlo prendere in considerazione. Il fatto che ormai il mio motto fosse diventato "E anche oggi si muore domani!" non mi sembrava proprio una cosa positiva.
Aggrottai le sopracciglia , sentendo le mie guancie scaldarsi appena, notando Deidara continuare a fissarmi con insistenza; sembrava proprio non volesse rinunciare al suo meritatissimo ringraziamento. Era sempre così maturo – non che io potessi parlare-!
«Uhmf… grazie, più o meno» borbottai abbassando lo sguardo, incrociando le braccia al petto e sperando di chiudere in fretta la questione.
Il biondino non sembrava pensarla allo stesso modo.
«Non mi sembri molto convincente, uhm»
«Aah, come sei pesante, mi sono già scus-»
«Fallo per bene.»
Sbuffai per l'ennesima volta, esasperata, sentendomi quasi come un’adolescente ribelle che viene oppressa dai genitori. Genitori veramente infantili se si fissavano in quel modo per una cosa del genere.
Sapevo che mi aveva appena risparmiato una fine lenta e dolorosa e gli ero veramente grata, ma esprimerlo a parole era... imbarazzante – pensandoci, una volta non mi facevo così tanti problemi nei suoi confronti; non capivo cosa fosse cambiato-.
Irritata ed esasperata dalla sua insistenza, in quel momento, mi venne l’idea di fare una cosa malsana; questo perché ero un'idiota, non pensavo mai alle conseguenze e a quanto veramente imbarazzata mi sarei sentita poi.
Quindi, senza dare a nessuno dei due il tempo di capire cosa accidenti mi fosse appena balenato nella mente, lo afferrai per il colletto della cappa dell'Akatsuki e, prima di potermene pentire e decidere di fermarmi per salvare ciò che restava della mia dignità, mi alzai in punta di piedi, avvicinando il mio volto al suo.
Avvertii la stoffa ruvida del suo mantello solleticarmi le dita, mentre gli sfiorai la guancia con le labbra, sentendomi avvampare di ogni sfumatura possibile, per poi ritornare alla posizione di partenza nel giro di mezzo secondo, come se nulla fosse successo - lo desideravo ardentemente-.
Distolsi velocemente lo sguardo, non volendo minimamente sapere che espressione avesse - la situazione era già abbastanza terribile così-.
«Grazie... per avermi salvato la vita» dissi, secca, le guancie ormai in fiamme e la voglia di lanciarmi contro la mia stessa falce che si faceva più forte ad ogni secondo che passava.
Ammetto che per un attimo avevo pensato di cambiare pericolosamente traiettoria ed approfittare di quel momentaneo black-out di sanità mentale per slinguazzarmelo un po', ma alla fine il senso di sopravvivenza aveva avuto la meglio. Mi aveva appena salvata la vita e io non avevo proprio intenzione di fargli cambiare idea.
Presa dalle mie elucubrazioni mentali su come avrei potuto raggiungere l'Alaska da lì e darmi alla pesca, non colsi bene il “La tua mira fa schifo come al solito, uhm” sussurrato da Deidara, né mi resi conto del suo viso che si piegava sul mio.
  
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