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Autore: valeria78    26/10/2016    3 recensioni
Regina è una professoressa di letteratura dai modi freddi e distaccati. Emma è una studentessa sognatrice che ama la poesia e vuol diventare giornalista. Dal loro incontro, tra i banchi dell'Università di Boston, nasce una storia d'amore che va oltre ogni barriera, capace di superare ogni ostacolo che la vita porrà loro dinanzi.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo... :D

 

CAPITOLO OTTO

Emma entrò nello studio del direttore. Il suo cuore batteva forte per l’emozione, il suo sogno stava per realizzarsi, oppure per infrangersi miseramente.

“Prego signorina Swan, si sieda”, disse il capo del The Boston Globe.

La bionda si sedette davanti alla scrivania che la divideva dalla sua interlocutrice, si guardò attorno, c’era una libreria alla sua sinistra colma di volumi, alle spalle della donna una finestra che dava sul centro di Boston, mentre sulla destra uno specchio e sotto un mobiletto all’interno del quale erano posizionati premi vinti dal giornale.

“Congratulazioni - disse la donna sorridendo e porgendo una serie di fogli spillati a Emma – ha ottenuto il massimo, lei è ufficialmente una collaboratrice del nostro giornale”.

La bionda sentì una gioia immensa invaderla, sorrise afferrando il foglio e guardando il test, poi alzò gli occhi verso la donna che la osservava con un sorriso gentile dipinto sulle labbra.

“Grazie, grazie mille direttore”, la bionda si alzò e tese la mano.

Marian imitò Emma.

“Oh, non deve ringraziarmi, è lei che ha superato il test. È l’unica che non ha fatto neppure un errore. Venga – disse infine il capo – le mostro la redazione”.

Emma non riusciva a credere a quanto le stava capitando, il suo sogno stava diventando realtà, avrebbe scritto per il quotidiano più importante della città. Avrebbe respirato l’odore della carta del giornale appena stampato, avrebbe raccontato storie, i suoi articoli firmati sarebbero entrati nelle case di milioni e milioni di persone.

Si sentiva come se stesse camminando sulle nuvole, a due metri da terra. Marian mostrò a Emma il grande open space composto da tavoli ampi ai quali erano seduti i giornalisti curvi sui propri PC. Pile e pile di giornali erano accatastate agli angoli della redazione.

“Signori – il direttore chiese l’attenzione di tutti – questa è Emma Swan, ha superato magnificamente il test e da oggi è una collaboratrice del nostro giornale”.

I presenti si alzarono e applaudirono la bionda che ricambiò con un timido sorrido.

“Congratulazioni”.

“Ben arrivata”.

Tutti si diressero verso la ragazza per stringerle la mano.

Marian fece cenno a una donna bionda la cui bellezza colpì subito la giovane.

“Emma ti presento Sarah Fisher, sarà il tuo tutor o supervisore, come preferisci”.

La donna alta e slanciata, dai modi gentili, strinse la mano alla studentessa: “È un piacere conoscerti Emma”.

La giovane ricambiò il saluto, divenendo rossa per tutte le attenzioni che stava ricevendo.

Nel frattempo a Emma si unirono anche gli altri due ragazzi che, come lei, avevano superato il test.

“Bene, ognuno di voi andrà a ricoprire un posto nella sezione scelta. Emma, per te la sezione cultura e spettacolo. Vi lascio ai vostri tutor, buon lavoro”.

Il direttore si congedò.

“Vieni Emma, seguimi” disse Sarah. Liberò una sedia da alcune riviste, fece spazio sulla scrivania e invitò la giovane a sedersi. “Ti mostro come funziona il nostro programma di impaginazione, poi inizieremo a fare qualche ricerca sulle notizie principali e ce le divideremo, dovrai seguire conferenze stampa e fare interviste, vedrai ti piacerà”.

Emma regalò un ampio sorriso a Sarah, non stava più nella pelle.

Le porte a vetro del The Boston Globe si aprirono e Emma uscì dalla redazione dopo quattro ore di nozioni e insegnamenti, aveva un po’ di mal di testa, ma era maledettamente felice.

Camminò in direzione del Maggiolino, prima di aprire lo sportello vide che Regina la stava chiamando al cellulare.

“Amore mio” disse Emma.

Regina sentì un colpo allo stomaco, la bionda non l’aveva mai chiamata così.

“Devo dedurre che la giornata è andata bene” disse la mora all’altro capo del telefono.

“Oh benissimo – rispose eccitata la bionda e si appoggiò alla macchina – è stata un’esperienza fantastica. Mi hanno mostrato il programma per inserire i pezzi, mi hanno assegnato già alcuni compiti, oddio ora non ricordo niente ma è tutto talmente eccitante”.

“Si sente che sei felice”.

“Emma!” qualcuno la chiamò.

La prof sentendo una voce femminile aggrottò la fronte.

“Vuoi un passaggio?” disse la voce.

“Grazie Sarah, ma ho la macchina”.

“Okay, ci vediamo domani”.

“Regina? Scusami. Era la mia tutor”.

“Hai persino un tutor? E dimmi è attraente quanto me?”.

“Nessuno è attraente quando te”.

“Adulatrice” sorrise Regina.

“E la tua giornata?” chiese Emma.

“Beh, come al solito, ora sono in bagno e ho solo un asciugamano addosso, peccato che non ci sei”.

Emma sentì il sangue ribollire: “Non è giusto, non puoi dirmi così, posso venire da te?”.

“Non stasera, ricordi? Ho una cena con mia sorella”.

“Già, è vero”. Ci fu un attimo di silenzio tra le due.

“Ti chiamo più tardi okay” disse la mora.

“Va bene, ti amo”.

Regina sorrise: “Anche io”.

La conversazione si interruppe. La mora tornò ad asciugarsi i capelli, mentre Emma si sedette al volante e si immise nel traffico con la sua auto.

 

**********

I giorni che seguirono per Emma furono pieni di nuove esperienze e di soddisfazioni, prese parte a varie conferenze stampa insieme a Sarah, fece lavoro di desk inserendo al PC gli articoli e le immagini all’interno delle varie pagine, assistette alla stampa del giornale e prese parte alle riunioni di redazione. La collaborazione con il The Boston Globe si stava rivelando un tassello molto importante per la sua formazione.

Regina entrò in casa, gettò la borsa e la posta sul tavolo della cucina, si tolse le scarpe, si recò in salotto e si sdraiò sul divano. Era stanca. Voleva solo farsi una doccia rilassante e infilarsi qualcosa di comodo. La riunione con i professori era stata estenuante. Sospirò e solo il pensiero di Emma le ridette felicità, tra qualche ora l’avrebbe vista e le avrebbe consegnato il ciondolo a forma di cigno che aveva acquistato insieme a Henry.

Si alzò dal divano e controllò la posta.

“Bollette, bollette – Regina scosse la testa – un’associazione benefica…” corrugò la fronte, c’era una busta gialla senza mittente, solo con il suo nome come destinatario. Rigirò la busta tra le mani, prese un coltello da uno dei cassetti della cucina e tagliò una parte della busta, tirò fuori il contenuto, erano delle fotografie, le guardò e il sangue le si gelò nelle vene. Le esaminò una per una, si appoggiò al lavandino per evitare di cadere, strinse forte il bordo di marmo con la mano, sentì lo stomaco chiudersi e l’aria le mancò: le foto scattate ritraevano Emma insieme a una donna, il primo scatto le vedeva vicine l’una all’altra, poi la sconosciuta si accostava alla bionda come a volerla baciare, nella foto dopo le due ridevano e nell’ultima camminavano fianco a fianco e la sconosciuta si appoggiava al braccio della giovane.

Regina gettò le foto sul tavolo. Prese una bottiglia di vino rosso dalla credenza, con mani tremanti versò il liquido rosso in un bicchiere, bevve tutto d’un fiato. Cercò di respirare.

Fa come vuoi Regina, ma non venire a piangere da me quando ti renderai conto del grave errore che hai commesso.

Le parole di sua madre le risuonarono nella mente, un profondo disagio colpì la donna dritto allo stomaco.

E cosa ti resterà quando ti verrà a dire che ne ha abbastanza di te?

La mora strinse forte i pugni e scosse la testa per allontanare quei pensieri. Si portò un ciuffo dietro l’orecchio, facendo ampi respiri. Quelle foto non volevano dire niente, Emma era solo in compagnia di una donna, sì in una compagnia piuttosto intima e poi chi era quella sconosciuta? Chi poteva averle tirato quello scherzo così meschino? Afferrò il cellulare, tentata di chiamare la bionda e di raccontarle tutto, ma in quel momento era talmente furiosa che era sicura avrebbero litigato, cercò di controllarsi, gettò le fotografie in un cassetto della cucina e andò in bagno a farsi una doccia nella speranza che le chiarisse le idee.

Alle 20 Emma suonò al portone di casa Mills, ma nessuno le rispose. Corrugò la fronte e tornò nuovamente a suonare. Qualche istante dopo Regina aprì la porta. Emma capì subito dallo sguardo della donna che c’era qualcosa che non andava.

“Ciao, Regina, tutto bene?” chiese entrando, mentre la mora la lasciava sulla porta e spariva in cucina, chiuse la porta e rimase perplessa.

“Regina, è tutto oka…”.

Emma entrò in cucina e vide la mora con gli occhi ludici di pianto appoggiata al lavandino e sul tavolo delle fotografie sparse.

“Che cosa è successo?” chiese allarmata.

La mora incrociò le braccia e con il mento indicò il tavolo: “Dimmelo tu”, la sua voce era fredda, il suo comportamento distaccato.

La bionda si avvicinò al tavolo e guardò le immagini, rimanendo sconvolta.

“Chi è quella donna, Emma” disse Regina e la sua voce si spezzò.

La bionda ricordava quella giornata e cosa fosse successo: “Non è come pensi” disse guardando la donna dritta negli occhi.

Regina rise amaramente: “È la classica frase che si dice quando c’è qualcosa da nascondere”.

“Ti giuro, tra me e Sarah non c’è niente”.

“Sarah? La tua tutor?” chiese la mora.

Emma annuì e si avvicinò lentamente alla donna, le asciugò una lacrima che la mora aveva disperatamente cercato di trattenere ma che alla fine le aveva solcato il volto teso, e le prese le mani, stringendole forte.

“È successo qualche giorno fa, una volta finita una conferenza stampa che si teneva in un parco, lei ci ha provato con me, ma io ho subito messo in chiaro le cose e cioè che sto con te e che sono innamorata di te. Te lo avrei detto stasera, non volevo parlartene per telefono”.

Regina guardò Emma negli occhi, la scrutò attentamente, poi annuì.

“Ti credo” disse infine.

Emma la baciò sulle labbra con dolcezza, poi tornò a osservare le foto.

“Chi può averle scattate?” chiese.

La mora scosse la testa sospirando. “Non lo so, prima le voci messe in giro su di noi, poi queste fotografie, qualcuno ha in mente un piano diabolico”.

Regina prese Emma per i fianchi e la attirò a sé, le spostò i capelli e le baciò il collo: “Se provi a tradirmi non risponderò di me” i suoi occhi scintillarono.

“Non succederà” disse la bionda.

“Ti va se ceniamo dopo?” le sussurrò nell’orecchio.

“Che hai in mente?”.

“Vieni di sopra che te lo mostro”, afferrò la mano di Emma e la trascinò su per le scale che conducevano alla camera da letto.

 

***************

“Per te” disse Regina e pose davanti alla studentessa un pacchetto di colore nero. La bionda si alzò a metà busto dal letto, sorpresa, prese il pacchetto tra le mani e guardò la donna con meraviglia.

Gli occhi di Emma brillarono: “Grazie” sussurrò, scartò il regalo sotto gli occhi attenti di Regina, estrasse una piccola scatolina e tornò a osservare la prof con sguardo pieno di eccitazione. Con gesti lenti, come se avesse timore di rompere qualcosa, aprì la scatolina e lanciò un “wooooooow” prolungato. Estrasse la catenina alla quale era appeso il ciondolo con l’immagine del cigno.

“È bellissimo - disse – puoi mettermelo?”.

La mora esaudì il desiderio della giovane donna che poi si girò verso Regina, visibilmente commossa.

“Mi hai regalato questo ciondolo, sebbene tu abbia scoperto quelle foto tremende”.

Regina accarezzò il volto di Emma e la baciò dolcemente sulle labbra.

“Ti sta benissimo” disse la prof.

“Abbracciami” sussurrò la bionda, la mora le cinse la vita e le due donne rimasero così, in silenzio.

 

**************

Regina uscì di casa e si diresse subito in edicola ad acquistare una copia del The Boston Globe. Si sedette in macchina con il cuore che le batteva forte, sfogliò freneticamente le pagine fino ad arrivare alla sezione spettacoli, un “wow” le uscì dalla bocca e un sorriso le si dipinse sulle labbra.

Un’intera pagina portava la firma di Emma Swan: l’articolo di apertura che parlava della presentazione di un grande evento al quale avrebbero partecipato alcune star della musica molto importanti e l’intervista all’organizzatore della serata. Lesse e rilesse i pezzi più e più volte trovandoli perfetti, erano scorrevoli, precisi, interessanti.

“Emma Swan mi hai sorpreso ancora una volta” sussurrò, ripiegò il giornale e partì con la sua macchina diretta verso l’Università.

Quella mattina la bionda aveva una conferenza stampa molto importante: si sarebbe tenuta la presentazione di uno spettacolo teatrale di grande rilevanza, ma prima di recarsi al luogo dell’incontro aveva deciso di passare dal campus per presentare Sarah a Regina.

“Sarah, ti presento Regina Mills” disse Emma. Le tre donne si incontrarono appena fuori dal cancello dell’Università.

La tutor squadrò la mora con aria molto interessata, poi le porse la mano.

“E così finalmente conosco la musa di Emma”. La prof stinse la mano alla giornalista.

“Musa?”.

“Ho letto le sue poesie, sono tutte dedicate a lei”.

La mora annuì: “Emma è bravissima, le sue poesie le scriveva già prima di conoscermi non ha bisogno di alcuna musa”.

Sarah sorrise.

“Beh, dopo il grande successo dall’articolo di stamani, dobbiamo assolutamente festeggiare – disse rivolta alle due donne - Professoressa Mills, si offende se questa sera le rubo la signorina Swan per una cena?”.

Regina guardò Emma: “Certo che no” disse regalando un sorriso un po’ tirato.

“Bene – disse la tutor, poi guardò l’orologio – credo sia meglio andare”.

“Arrivo tra un minuto” rispose Emma.

Sarah annuì: “È stato un piacere”.

“Anche per me” rispose la mora.

Rimaste sole la studentessa guardò Regina: “Ti scoccia molto se vado a cena da lei vero? Non ne sapevo nulla, è stata una decisione che ha preso Sarah in questo momento”.

L’insegnante pose le mani sulle spalle di Emma: “L’idea di saperti da sola con Sarah mi infastidisce non posso negarlo – disse - ma questa è la tua occasione di fare un lavoro che ti piace e non posso impedirti di avere rapporti con quella donna”.

“Ma mi posso rifiutare io” concluse la studentessa.

“E perché dovresti? Va, Emma”.

La giovane annuì e baciò la prof sulla guancia: “Ti chiamo più tardi”.

L’insegnante guardò la studentessa correre per raggiungere Sarah, entrare in macchina e allontanarsi.

“Se avessi due serpi le metterei nel letto di quella donna” sussurrò la prof e varcò il cancello dell’Università.

 

**************

Emma parcheggiò il suo Maggiolino nei pressi dell’edificio dove abitata Sarah. Fece un respiro profondo, si sentiva molto agitata, l’idea di cenare da sola con una donna che non fosse Regina un po’ la turbava, soprattutto sapendo che la sua tutor provava una certa attrazione per lei. Varcò il portone dello stabile e salì con l’ascensore fino all’appartamento di Sarah. Attraversò un lungo corridoio fatto di moquette rossa e si fermò davanti alla porta che recava, sopra al campanello, una targhetta con inciso il cognome “Fisher”. Suonò e poco dopo Sarah comparve sulla soglia indugiando con lo sguardo sull’abito color blu che indossava la studentessa.

“Emma, accomodati” disse la giornalista. Swan entrò in casa e subito fu invasa da un buonissimo odore di cibo.

“Stai benissimo” continuò Sarah prendendo il soprabito della giovane.

La giornalista indossava un completo giacca e pantaloni con una camicia di raso rossa, indicò il soggiorno con il tavolo apparecchiato. Emma seguì la donna che la precedette nella sala da pranzo. Sarah porse alla sua collaboratrice un bicchiere di vino bianco poi la guardò dritto negli occhi: “Un brindisi al tuo talento, Emma”.

Swan sollevò il bicchiere e bevve. La tutor allungò una mano e con delicatezza sfiorò una ciocca di capelli della ragazza.

“Sarah…” disse la studentessa cercando di fermare quel gesto inopportuno.

La giornalista ritrasse la mano: “Giusto… Regina”. Emma sorrise.

“Dimmi, cos’ha questa professoressa che ti affascina tanto?” chiese la tutor, facendo cenno alla studentessa di sedersi.

Emma eseguì, pose i gomiti sul tavolo e intrecciò le dita: “È come un’ipnosi, i suoi occhi, le sue labbra…”.

Sarah servì da mangiare, la studentessa ringraziò.

La cena ebbe inizio, le due donne parlarono di molte cose. Emma cercò di sviare il discorso su Regina, tempestando Sarah con domande relative al suo lavoro, tutto sommato la serata passò in maniera piacevole. 

   
 
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