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Autore: Eilan21    31/10/2016    9 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
Capitoli:
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Dragons





Il primo pensiero che venne in mente ad Arianrhod, trovandosi davanti i due lupi, fu di ucciderli per avere salva la vita; un puro istinto di sopravvivenza si impadronì di lei. L'istinto che guida l'animale messo di fronte ad un pericolo. Sfilò il pugnale dalla cintura e lo strinse con dita convulse, mentre con l'altra mano brandiva la canna dalla punta affilata in direzione dei due animali. Non aveva nessuna intenzione di soccombere, di lasciarsi sopraffare. Rimase di fronte ai lupi, i piedi ben piantati a terra, per diversi momenti. Sentiva la pelle ghiacciata dalla paura, ed una goccia di sudore freddo colarle lungo il viso. Tutto ciò che udiva erano i battiti amplificati del suo cuore e il sangue che le martellava nelle orecchie. La luna fece capolino da dietro le nubi proprio nell'attimo in cui uno dei due animali si fece sotto. Arianrhod fu pronta a tenerlo a distanza con la punta del bastone, che piantò nel petto del lupo. L'animale emise un guaito straziante. Non lo aveva colpito con tanta forza da fargli seriamente del male, sarebbe stato impossibile con un'arma tanto lunga. Ma non poteva fare altro: se avesse dovuto affrontare un corpo a corpo con il pugnale avrebbe quasi sicuramente avuto la peggio. Non era un'arma che poteva creare tanto danno da impedire al lupo di affondarle le zanne nella gola. Quel guaito di dolore la fece regredire dallo stato ferino di pura sopravvivenza in cui era precipitata. Ebbe compassione del lupo: egli era solo, come lo era lei, e cercava solo di sopravvivere, come stava tentando disperatamente di fare lei. Cosa li rendeva poi così diversi?

Approfittando della sua indecisione l'altro lupo, quello ancora illeso, fece per balzarle addosso, ben deciso a non concederle spazio per un attacco come aveva fatto il suo compagno. Proprio in quel momento un sibilo letale squarciò l'aria e una freccia andò a piantarsi nella coscia del lupo.

Arianrhod non perse tempo a porsi domande superflue, come chi fosse stato a scagliarla o perché. Afferrò un manciata di rami secchi che aveva individuato a poca distanza da lei e ne accese un'estremità servendosi della fiamma del Piccolo Popolo.

Se io devo proteggerla, lei potrà anche proteggere me, pensò con ironia.

Raccogliendo tutto il suo coraggio si fece sotto e cominciò a scacciare il primo lupo, che già si stava preparando per un altro attacco, dimentico della lieve ferita al petto. Fece il gesto di attaccarlo con la sua torcia improvvisata e l'animale, alla vista dell'odiato fuoco, cominciò a indietreggiare. Sembrava combattuto tra l'impulso di fuggire e il desiderio di non abbandonare il suo compagno, rimasto a terra con l'asta della freccia che gli spuntava dalla coscia. Infine, con un ultimo ringhio impotente, si voltò e fuggì di fronte alla sua paura.

Arianrhod si avvicinò al lupo ferito, troneggiando su di lui. L'animale respirava pesantemente, ma non osava muovere un muscolo. Tuttavia, anche se ferito, poteva essere ancora pericoloso, poteva ancora cercare di azzannarla se si fosse avvicinata troppo. Arianrhod si accucciò accanto a lui, cercando di non compiere movimenti bruschi. Guardò negli occhi quel povero animale ferito, e i loro sguardi furono per un attimo un tutt'uno: occhi d'oro liquido ed occhi di ghiaccio. Ma il lupo non fece il minimo movimento. Si limitò ad osservare quella strana ragazza ed i suoi gesti. Lei gli passò una mano sul bel pelo lucido, partendo dal fianco fino ad arrivare alla coscia, dove si fermò per qualche secondo. Quando gli strappò la freccia dalla coscia cercò di farlo con un movimento rapido e brusco, che provocasse il minimo dolore possibile. Il guaito del lupo, tuttavia, lacerò l'aria. Arianrhod fece alcuni passi indietro, rapida, con la freccia insanguinata ancora in mano. Come se l'incantesimo che lo teneva legato a lei si fosse spezzato quando la freccia era stata estratta, il lupo balzò in piedi, guaendo di nuovo quando istintivamente poggiò il peso del corpo sulla zampa ferita.

Arianrhod avrebbe voluto poter fare di più per lui. Spalmare quella ferita con un unguento di erbe la cui ricetta le aveva insegnato sua madre Gwenael, fasciarla... ma se anche avesse pensato di avvicinarsi nuovamente, il lupo la mise in guardia con un ringhio. Non sembrava davvero intenzionato ad attaccarla di nuovo, neanche se la zampa ferita glielo avesse consentito. Era più un avvertimento.

Ti sono debitore, sembrava dirle, ma io e te non possiamo essere che nemici. E proprio perché non voglio farti del male, non avvicinarti.

E zoppicando vistosamente, si voltò e scappò via, seguendo le tracce del suo compagno che conducevano nel folto del bosco.

Arianrhod rimase pensierosa per qualche secondo, poi gettò via l'ingombrante bastone che aveva portato con sé fino a quel momento e mise la freccia misteriosa alla cintola, accanto al pugnale. Ancora poche ore e l'alba sarebbe sorta.

***

Viviana osservava speranzosa la linea dell'orizzonte, che cominciava a colorarsi con le sfumature rossastre del sole che sorgeva. Che Arianrhod non ce l'avesse fatta? Scacciò immediatamente quella paura. Non era possibile. Mantenne la sua abituale compostezza e la sua aura di maestosità, mentre attendeva con il fiato sospeso, circondata da Cynwrig, dal Piccolo Popolo, dai druidi, dalle sacerdotesse e dai capi della Guardia Bianca. Anche senza guardarlo riusciva a indovinare chi doveva avere l'animo più angosciato tra i presenti. Poteva anche darsi che Gareth riuscisse a nascondere i suoi sentimenti a tutti, perfino ai suoi superiori, ma non avrebbe mai potuto farlo con una come lei.

Ad un tratto, a spezzare il silenzio carico di tensione, fu il grido soffocato di una donna del Piccolo Popolo; al suo richiamo molte altre voci si levarono, e mani cominciarono ad indicare con frenesia. All'orizzonte cominciò a intravedersi una figura che si avvicinava lentamente, con passo affaticato. Arianrhod appariva stanca, provata, pallida. Aveva graffi sulle braccia e sulle gambe, i capelli arruffati. Ma stringeva ancora con grande dignità il braciere tra le mani, e una fiamma guizzante era chiaramente visibile, perfino alla luce del sole.

Un coro di acclamazioni festose si levò da tutti i presenti, in particolar modo dal Piccolo Popolo, che festeggiava il suo nuovo membro.

Arianrhod continuò a camminare fino a fermarsi davanti a Cynwrig, che non si preoccupava di nascondere il proprio compiacimento. Con un gesto solenne, ma con mani tremanti, gli porse il braciere. Cynwrig lo prese, poi fece un gesto ai presenti per chiedere il silenzio.

Arianrhod, figlia di Jörundr, della stirpe degli Yngling, ora sei un membro del Piccolo Popolo. Ammiriamo il tuo coraggio e la tua determinazione. Anche se la strada è stata impervia e costellata di avversità, il tuo cuore non ha mai vacillato. Hai superato la prova che ti abbiamo imposto, e hai dimostrato di poter usare la fiamma con saggezza ed intelligenza, non solo per uccidere, ma per mostrare clemenza, portare aiuto, agire in accordo con le leggi della nostra Madre Terra.”

Ariamrhod rimase sconcertata. Quello che le era successo era stato forse orchestrato? Quanto sapeva Cynwrig di quello che era accaduto? E quanto era opera di Avalon e del Piccolo Popolo? Forse non lo avrebbe mai saputo, ma era comunque probabile che la freccia che l'aveva salvata fosse stata scoccata da uno dei loro cacciatori incaricati di proteggerla da lontano.

Alcune donne del Piccolo Popolo si avvicinarono a lei portando delle ciotole di terracotta colme di tintura azzurra. Poi procedettero a dipingerle il corpo con gli stessi simboli rituali usati dalla loro tribù.

Quando ebbero finito, Cynwrig proclamò: “Ora sei a tutti gli effetti una di noi, e noi qui giuriamo di unirci alla tua causa e di mostrarti sempre lealtà e dedizione”. Attese che le acclamazioni cessassero, poi le mise al collo un medaglione di bronzo, decorato con un motivo intrecciato in modo che fosse una linea continua, senza inizio e senza fine. Non sembrava un oggetto del Piccolo Popolo, ed appariva anche molto antico.

Come leggendole nel pensiero, Cynwrig rispose ai suoi dubbi: “Questo medaglione fu regalato secoli fa al nostro popolo da una grande sacerdotessa, in segno di alleanza e amicizia. Ora è giusto che venga portato da un membro del nostro popolo che sia anche una regina.”

I festeggiamenti furono brevi, ma festosi; Arianrhod ricevette le congratulazioni di Viviana, di Taliesin, del duca e dei suoi comandanti. E quando fu chiaro che non era quasi più in grado di reggersi sulle proprie gambe, Östen si offrì di riaccompagnarla nel viaggio di ritorno verso Avalon. Gareth ancora si teneva a distanza.


***

Östen non conosceva Arianrhod da molto, ma aveva imparato a comprendere quando non era serena. E, seduta accanto a lui nella barca che scivolava placida sulle acque silenziose, lei appariva apatica, disinteressata a ciò che la circondava. Certo, poteva trattarsi di semplice stanchezza, ma il cavaliere percepiva che c'era dell'altro.

Tutto bene mia signora?” chiese infine cercando lo sguardo che lei teneva basso, fisso sulle tavole di legno dell'imbarcazione.

Arianrhod alzò il capo repentinamente, come ricordandosi solo in quell'attimo di non essere sola.

Sì grazie, Östen, sei gentile a preoccuparti per me.”

Lui non la bevve.

Se c'è qualcosa di cui volete parlare...”

Non ne sono sicura, sai?” disse lei con un sorriso stanco. “E' tanto che non parlo con un vero amico, e sono davvero felice di averti conosciuto. Tutti gli amici che avevo sono perduti ormai... appartengono a un mondo talmente lontano...”

Arianrhod non pensava ad Enid, ad Owainn, a tutti coloro che aveva conosciuto e amato, da settimane. Ma improvvisamente le tornarono alla mente, e con loro tutto il carico di dolore e rimpianto che recavano.

Voi mi fate onore” rispose Östen, con un leggero imbarazzo. “Ma oggi dovreste essere felice. Il rituale è riuscito e abbiamo ottenuto l'alleanza del Piccolo Popolo. Questo dovrebbe essere un giorno fausto.”

E' che non capisco perché Gareth mi eviti...” si sfogò finalmente Arianrhod. “Il duca è suo padre non è vero?”

Io non posso...”

Ti prego, dimmelo! Non voglio essere costretta a ordinartelo.”

Östen sospirò, sconfitto. “Come lo avete capito?”

Sono identici! Mi stupisce che non se ne siano accorti tutti gli altri. Cosa sono, ciechi forse?”

Può darsi che se ne siano accorti, o può darsi di no” spiegò il cavaliere. “Ma non è una parentela di cui Gareth vada fiero.”

E' per questo che non mi ha detto niente?”

Lui ne soffre, capite? Si vergogna della sua nascita, e allo stesso tempo si affligge perché vorrebbe che il padre lo considerasse allo stesso modo in cui considera i figli legittimi.”

Davvero? È per questo?”

Gareth vi è molto devoto, e a dire il vero non capisco nemmeno io perché all'improvviso abbia cominciato a starvi lontano...”

Ma io sì, penso Arianrhod con amarezza e una punta di rimorso. Forse non avrebbe dovuto mettere Gareth alle strette con il proprio comportamento sconsiderato.

... ma, vi prego, non siate troppo dura con lui.”


***

Il luogo in cui Arianrhod preferiva rifugiarsi per sfuggire alla pressante presenza di Domaldr era la collina del Tor. Amava arrampicarsi su per il sentiero scosceso che conduceva fino in cima, e sedersi con la schiena poggiata su uno dei grandi monoliti del cerchio di pietre ad osservare dall'alto il lago e la bruma all'orizzonte. Soprattutto quando, come ora, il sole cominciava a tramontare in lontananza.

Era trascorso un giorno da quando la prova a cui era stata sottoposta si era conclusa, dopo la quale Arianrhod aveva dormito dieci ore filate di un sonno di piombo.

Era immersa nei suoi pensieri, rigirandosi un oggetto tra le mani, quando un rumore di passi la fece voltare bruscamente. Possibile che Domaldr l'avesse seguita fin lì? Forse che le parole con cui il padre lo aveva ammonito di lasciarla in pace non avessero sortito alcun effetto?

Ma con sollievo misto a sgomento lei si accorse che non era la figura di Domaldr quella che le si stava avvicinando. Si trattava di Gareth.

Il cavaliere si fermò a pochi passi da lei e attese. Arianrhod non si voltò a guardarlo. Disse solo: “Perché mi hai evitato fino a questo momento ed ora sei qui?”

Non ti ho evitata...”

Sei venuto meno alla promessa di proteggermi.”

Mai!” il tono di Gareth rasentava l'indignazione. “Questo mai! Ti ho sempre protetta, anche da lontano.”

Arianrhod allora si alzò in piedi e lo fronteggiò. “Stai parlando di questa?” chiese gettandogli ai piedi la freccia che aveva trafitto il lupo nella foresta.

Gareth deglutì. “Come lo hai capito?”

Mi sembrava di aver già visto questa freccia da qualche parte, ma all'inizio non riuscivo a ricordare. È per questo che l'ho tenuta, speravo che prima o poi mi sarebbe tornato in mente. Ed è successo: questa è una delle tue frecce. Osi negarlo?”

Non lo nego. Ho fatto quello che dovevo per proteggerti.”

Hai violato il rituale”, gli fece notare lei.

Non ha la minima importanza per me.”

Perché non mi hai detto che il duca è tuo padre?”

Non lo è.”

Non raccontarmi fandonie!” gridò Arianrhod, arrabbiata.

Gareth sembrò perdere un po' del suo sangue freddo. Si passò le mani sul viso, a disagio.

Cosa vuoi che ti dica, Arianrhod? Non sono fiero di ciò che sono, chiaro?” le rispose, frustrato ed arrabbiato a sua volta. “Sono solo un bastardo, ecco cosa sono!”

Ma questo non ha...”

Importanza, forse?” la interruppe lui, secco. “Oh, certo che ha importanza. Io non sono e non sarò mai abbastanza per te. Non vedi come mio fratello si pavoneggia convinto di poterti avere? Convinto di essere già il prossimo re di Svezia? Cosa vuoi, dimmi?”

Voglio te!” gridò Arianrhod con gli occhi pieni di lacrime, di rabbia e di dolore.

Il silenzio che seguì fu talmente carico di tensione da essere quasi insopportabile. Arianrhod poté vedere chiaramente la rabbia abbandonare d'improvviso il corpo di Gareth. Le sue spalle tese si rilassarono di colpo. Così le sue braccia, che scivolarono inerti ai suoi fianchi. I suoi lineamenti si addolcirono, e i suoi occhi si riempirono di un sentimento nuovo.

Senza aver lasciato presagire le sue intenzioni, si avvicinò a lei, la prese tra le braccia e la baciò con tutta la passione di cui era capace.



Nota dell'Autrice: Ed eccoci al momento fatidico! ù_ù Siamo ad una sorta di svolta nel rapporto tra Arianrhod e Gareth, aiutati anche un po' da Osten, il loro “Galeotto” :)

Credo già dal prossimo capitolo i nostri lasceranno Avalon per imbarcarsi nella grande impresa della riconquista del trono... e ci saranno alcune sorprese. Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutti voi che recensite/leggete/seguite.

Alla prossima

Eilan


   
 
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