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Autore: Gwen Chan    02/11/2016    1 recensioni
Un fandom e tre settimane per scrivere quante più storie possibili per celebrare la notte dei fantasmi. Vediamo dove arriviamo, shall we?
Presenza di AU.
Questa raccolta partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Generale, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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• Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party -La Grande Zucca ”a cura di Fanwriter.it!
• Numero Parole: 787
• Prompt/Traccia: A è un cacciatore di creature sovrannaturali e B si trova coinvolto.

La prossima volta passo col rosso

Romano di rogne ai semafori ne aveva avute tante e di altrettante era stato testimone.
Tuttavia avere la moto rubata, con lui ancora in sella, da una ragazza sbucata dal nulla doveva ancora aggiungerlo alla lista. La sconosciuta lo aveva colto alla sprovvista, mentre faceva riposare un momento le braccia, per sedersi nello spazio tra lui e il manubrio.
"Scusami, ma è un'emergenza. Ora reggiti e tieni questo!"
La ragazza gli passò una specie di pistola modificata, prima di far schizzare la moto sulla strada non appena il semaforo diventò verde.
"Per sicurezza. A proposito, mi chiamo Abigail."
Romano avrebbe desiderato volentieri informare Abigail di quanto poco gli importasse di tale informazione e di quanto poco fosse contento della piega presa dagli eventi, ma per il momento riusciva al massimo ad aggrapparsi alla ragazza e ad urlare di paura. La guida di Abigail più che spericolata era suicida. Eppure non era ancora nulla in confronto a quello che Romano vide poco dopo. Sentì qualcosa come un paio di artigli grattare sul suo casco e di istinto gettò la testa all’indietro.
"Quella cos’era?" gridò, indicando un’ombra che a prima vista sarebbe potuta sembrare un grosso rapace.
"Un’arpia. Rare in questi luoghi e pericolose. È una settimana che la inseguo!"
Il furioso strombettare di un clacson coprì il resto della spiegazione quando Abigail decise di fare un'inversione a U nel mezzo del traffico cittadino.
"Prendi il controllo della moto!" gli ordinò. Nemmeno il tempo di dire "bah" e aveva lasciato la presa. Il mezzo sbandò a destra e si inclinò da un lato. Con un ginocchio contro l'asfalto, Romano tirò giù dal paradiso tutti i santi del calendario, oltre a qualche divinità presa in prestito da altri pantheon, perché avrebbe gradito festeggiare il giorno dei morti dal di qua ancora per molti anni. Allungò le mani davanti a sé, ma Abigail gli impediva i movimenti e la visuale. O dio, si sarebbero schiantati contro una macchina o contro il guardrail. Cazzo, era troppo giovane per morire. Ne avesse avuto il tempo si sarebbe chiesto perché nessun altro avesse notato la donna-uccello che a tratti scendeva in picchiata sui tetti delle vetture. O perché si considerasse ancora sano di mente dopo aver visto qualcosa che fino a un giorno prima stava solo nei libri delle fiabe. Di nuovo tentò di afferrare il manubrio.
Nulla. Una bici li evitò per un soffio. Abigail aveva estratto dalla giacca una specie di fune con attaccati dei pesi alle estremità. Si chinò e si sporse fuori dalla moto. Romano colse l'occasione per riprendere il controllo del mezzo. Cercò di sfruttare il peso del proprio corpo per sollevare il mezzo da terra. Non era una moto particolarmente pesante, ma il giovane senti comunque un dolore lancinante alla spalla destra. Strinse i denti, diede un brusco strattone e la moto tornò in piedi, a un soffio dal finire fuori strada. Allo stesso tempo Abigail fece roteare le bolas e le lanciò verso l’alto. Romano giurò di averla sentita trattenere il fiato prima che l’aria fosse scossa da un grido di acuta frustrazione, seguito da un urlo di pura euforia. La bestia e la cacciatrice.
"Presa!"
Romano frenò bruscamente. No, non gliene importava un fico secco di essere in mezzo alla strada, non dopo che una pazza sbucata dal nulla lo aveva quasi mandato al Creatore anzitempo.
“Grazie!”
Il fiume di insulti gli morì in bocca, davanti all’espressione di sincero trionfo sul viso della ragazza e nell’entusiasmo dei suoi occhi chiari. “L’avrei persa di nuovo. Hai del talento. Potresti essere il mio aiutante” continuò Abigail. Romano la fissò, il casco ora sotto il braccio, con la fronte corrugata di chi cerca di capire se è vittima o meno di una colossale presa per il culo. Nemmeno era sicuro di averla vista, l’arpia. L’unica cosa che sapeva, per ora, era che aveva sfiorato la morte per una tizia che sembrava uscita da uno dei libri fantasy che andavano tanto di moda tra i giovani negli ultimi tempi. Invece si limitò a risalire in moto, invitando Abigail a fare lo stesso.
“Mi ci vuole un caffè. Anche a te, giusto per schiarirsi le idee, fidati, ne hai tanto bisogno visto che sei da ricoverare. Ma prima dobbiamo recuperare la tua preda. Hai visto dove è caduta?”
Abigail, ora seduta dietro di lui, gli cinse la vita con le braccia e gli sussurrò un incrocio all’orecchio.
   
 
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