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Autore: emma95    02/11/2016    1 recensioni
Dal 2° capitolo: "La porta d’ingresso si aprì improvvisamente e una folata di vento gelido annunciò l’arrivo degli originali. Elijah, Rebekah, Kol e Niklaus erano disposti quasi in fila davanti a loro. Elijah serio in volto. Rebekah irritata. Kol ghignante. Niklaus diffidente.
“Damon volevi forse fare un party? È per questo che ci hai invitati tutti qui?” chiese scocciata Rebekah.
“Perché siamo qui?” chiese Elijah.
Damon rimase in silenzio e Caroline capì che quello era il momento della sua entrata in scena.
“Per me…” disse la bionda girandosi lentamente. Caroline vide lo stupore sui loro volti. Erano così cambiati si ritrovò a pensare la vampira. Gli originali non accennavano a parlare e piccata Caroline fece un passo avanti. Sembravano così sconvolti come se avessero visto un…
“Sei un fantasma…” il sussurro debole di Rebekah raggiunse immediatamente Caroline lasciandola esterrefatta. " Caroline Forbes si risveglia grazie a Katerina Petrova dopo quasi 500 anni, confusa e stordita ma decisa a ritrovare il suo compagno e la sua famiglia, perchè lei è una Mikaelson nonostante tutto! Tra riconciliazioni, litigi e ricordi Caroline cercherà di riprendere il suo posto accanto all'uomo della sua esistenza.
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes, Elijah, Klaus, Rebekah Mikaelson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre e per sempre
Always and forever
 
Capitolo cinque
 
“Ci sono giorni in cui è miracoloso essere vivi
 Mikael Mikaelson

 
Firenze 1482
 
Non riusciva a respirare. I suoi polmoni fremevano come tamburi protetti dalle costole, il petto si alzava e abbassava forsennatamente come fosse pronto a spiccare il volo, il cuore galoppava ferito quasi in procinto di andarsene e lasciarla sola. Sola. Sola. Non riusciva a respirare. Nemmeno la passeggiata nel cortile era servita a liberare il suo corpo da quello spasmo di rabbia e disperazione, mentre osservava quegli archi simmetrici colorati dal riflesso lunare e le colonne ornate da scene mitologiche sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Prese a singhiozzare sempre più velocemente portando entrambe le mani alla gola nel vano tentativo di liberarsi in qualche modo dal peso che le opprimeva il respiro. Mai prima di allora si era sentita più inutile, più ferita nemmeno al momento della morte prematura della madre si era lasciata andare ad un tale voragine soffocante. Sentiva un vuoto dentro di sé e al contempo un peso immane le lacerava i sentimenti. La sua testa era completamente persa, non aveva pensieri, non faceva ragionamenti, strategia … era vuota incredibilmente silenziosa se non fosse per le dolorose immagini che si susseguivano freneticamente alternandosi ed incastrandosi scatenando i ricordi.
Il letto. Il loro letto,  un aroma dolce quasi fruttato, essenza di violette, lavanda, lo scricchiolio della legna nel caminetto, la luce soffusa delle candele, le risate, i sospiri, i gemuti non trattenuti, le coperte sul pavimento, l’odore di sudore,le mani, la pelle d’ebano di lei, i capelli ricci e biondi di lui …

“Caroline”

Una voce alle sue spalle, quasi imperiosa mise fine ai ricordi che la stavano portando alla pazzia. Ringraziò quella persona col pensiero ma tuttavia non si voltò per mantenere un minimo di dignità. Non poteva farsi vedere in quelle condizioni, immersa nelle lacrime e nella pena, non voleva essere commiserata, non era più una bambina e inoltre non voleva far soffrire quella persona che si era sempre preoccupata per lei. Senza rendersene conto era scappata da quel ampio cortile interno alla ricerca di un posto solitario in cui annegare, lasciando quella voce, quella persona, suo fratello Elijah alle sue spalle. A velocità non umana percorse gli ampi corridoi di quel palazzo lasciandosi trascinare dal movimento delle gambe, sempre senza ragione si ritrovò in una saletta angusta e piena di polvere illuminata solo a tratti dai raggi bianchi della notte. Si guardò intorno e notò con sollievo di sentirsi spaesata, non era mai stata lì, ma in quel momento era la sensazione che cercava. Non voleva sentirsi al sicuro e protetta, lo era stata per tutta la sua esistenza e niente l’aveva preparata a superare la solitudine che provava. Si appoggio al muro e senza forze si lasciò scivolare a terra, nascondendo la testa bionda tra le ginocchia circondate dalla braccia snelle e forti. Stette lì per un tempo indefinibile, in silenzio, soffrendo come mai prima.

“Caroline … Caroline … Care …”  la voce calda che  ripeteva il suo nome in una dolce litania era un balsamo per il suo cuore in frantumi. Con incredibile delicatezza sentì delle braccia calde avvolgerle le spalle, un profumo maschile la circondò immediatamente placando  temporaneamente lo strazio che l’aveva colpita. Caroline si lascio cullare dolcemente godendo di quel contatto fraterno.

“Come ha potuto farmi questo? Come?” dopo ore interminabili Care riuscì a porre quella domanda che le stava lacerando l’anima.

“Caroline…” sussurro Elijah aumentando la stretta attorno alle sue spalle. La bionda sollevo la testa, che era ancora ancorata tra le sue ginocchia, fissando lo sguardo negli occhi chiari dell’Originale. Elijah negli occhi azzurri arrossati di lacrime di lei vide riflessa tutta la pena, la rabbia, la delusione e la sofferenza che provava. In una richiesta muta Caroline guardandolo gli stava riproponendo la domanda a cui lui purtroppo non aveva risposto. Non l’aveva fatto non perché non volesse ma perché non aveva la risposta. Suo fratello era sempre stato imprevedibile ed irascibile ma nella sua esistenza efferata l’unico punto fermo era Caroline, la sua compagna, la sua metà. Si era sentito anche lui confuso e arrabbiato quando aveva scoperto dell’ultima provocazione del fratello minore. A nulla era servito il litigio tra i due, la rabbia di Elijah e la sua preoccupazione per Caroline, Niklaus aveva continuato imperterrito nel suo comportamento considerandosi un re a cui tutto è dovuto e permesso. Elijah aveva trascorso le ultime settimane aspettando come un animale in gabbia il momento in cui Care avrebbe scoperto il segreto di Niklaus, e ora che era successo non sapeva cosa fare, si trovava impreparato. Cosa poteva rispondere a quella che considerava a tutti gli effetti sua sorella? Niklaus è fatto così oppure Vattene, lascialo. Nessuna delle due opzioni era sopportabile per lui. Con decisione prese il viso della bionda tra le mani, le lunghe dita sfiorarono gli occhi della donna asciugando gli ultimi residui di acqua salata.

“Mi ha tradito con quella cameriera della taverna in fondo alla strada! Mi ha tradito dopo tutto quello che ho fatto per lui! Nel nostro letto! Lo odio!Lo odio! Non sarà nemmeno la prima volta! Da quanto va avanti? Tu lo sapevi?!” disse furiosa la bionda.

Elijah non rispose. La bionda allargò gli occhi iniziando a scuotere la testa delusa e doppiamente tradita, afferrò con le mani tremule ma decise i polsi dell’uomo cercando di liberarsi dalla stretta. Elijah rafforzò la presa e incatenò gli occhi a quelli della bionda.

“Caroline Mikaelson tu sei mia sorella. Non sei sola. Ci sono io, ci sarò sempre io per te. Sei mia sorella ora e per sempre.” Disse Elijah solennemente credendo in quelle parole.

Care lo fissò intensamente. Annui debolmente fiduciosa tuffandosi senza remore tra le braccia del fratello. La testa posata tra la spalla e l’orecchio di lui. Elijah la circondò stringendola al petto amorevolmente.

“Voglio tornare a casa a Londra domani stesso, solo io, te e Rebekah” sussurrò la bionda all’orecchio dell’uomo. L’uomo annui senza replicare.

“Grazie…” soffiò Care stringendo la braccia al collo del vampiro.
 
Mistic Falls, Oggi
 
Immobile e stranamente calma vista la situazione, Caroline fissava insistentemente il giardino sul retro di villa Mikaelson attraverso la grande finestra monumentale, che decorava la sua stanza. Un calice di vino nella mano destra e lo sguardo perso all’interno di quel folto bosco che si scorgeva alla fine del giardino. Le ricordava l’Irlanda. Forte, rude, selvaggio, travolgente.

“Come ti senti?” la voce carezzevole di Elijah la colse preparata. L’originale era entrato nella sua stanza da qualche minuto eppure non le aveva rivolto alcuna parola. Se ne era rimasto in silenzio, a fissare la schiena di Care.

“Bene” sussurrò secca la vampira continuando a dare le spalle all’originale. Come si sentiva? Nessuno glielo aveva ancora chiesto, lei stessa non ci aveva riflettuto. Come stava? Non si era posta il problema troppo concentrata a ritrovare la sua famiglia e a ricongiungersi con Niklaus. D’altra parte quel miscuglio di emozioni amplificate che ribollivano dentro di lei erano troppo complesse e varie per poter essere descritte. Troppo devastanti per essere comprese da altri.

“Caroline…” disse con tono imperioso il moro avvicinandosi alla finestra e di conseguenza alla figura di quella sorella da poco ritrovata.

“Cosa vuoi che ti risponda Elijah?” disse infastidita Care senza tuttavia voltarsi.

“Voglio la verità” disse l’Originale perentorio.

“La verità?” sussurrò la bionda “Verità?” ripeté ghignando “e quale sarebbe la verità? Sono curiosa …” disse finalmente girandosi ad osservare il vampiro.

Elijah tentennò un secondo di fronte allo sguardo malevole e al sorriso sarcastico  che piegava le labbra della bionda ma rimase fermo al suo posto in attesa di una risposta. Il silenzio da parte dell’uomo non fece altro che aumentare il livello di fastidio di Care.

“Vuoi sentirti dire che sto male?” disse la vampira “Che non ce la faccio? Che è troppo per me?” continuò la donna con cattiveria.
Elijah rimase in silenzio impassibile.

“Oh mio eroe salvami! Portami con te e proteggimi dai brutti mostri cattivi!” parlò Care prendendolo in giro.

“Niklaus non voleva, lui era…” cominciò il vampiro con tono pacato e ragionevole.

“Oh lui voleva!” lo interruppe la vampira “Saranno anche passati 500 anni ma io lo conosco!Lui voleva!” urlò la vampira non riuscendo più a contenersi e a contenere la rabbia che covava dal giorno prima.

Elijah che si stava ulteriormente avvicinando si fermo sentendo quelle parole.

“Sei venuto ad assicurarti che non stia piangendo? A consolarmi dopo la scenata di ieri?” iniziò la vampira ritornando calma ma non abbandonando la rabbia che le infiammava i sensi. “Mi dispiace per te ma sto bene, non sono una fragile bambolina da curare e proteggere Elijah.”

L’originale osservò attentamente la donna davanti a lui. Le labbra sottili serrate nervosamente, gli arti tesi e i muscoli rigidi, il lieve ansimare del corpo dovuto alla rabbia repressa di Caroline andavano a sostenere le sue parole acide ma Elijah si concentrò maggiormente sui suoi occhi cerulei. Occhi che molti avevano decantato per la loro bellezza, primo fra tutti suo fratello Niklaus. In quel momento quegli occhi erano spenti e vuoti. Questo lo fece desistere dal credere alle parole di Care e gli permise di capire che l’atteggiamento della vampira non era altro che una corazza tra i suoi sentimenti e la debolezza nel mostrarli ad altri.

Caroline bevve un sorso di vino.

“Sono cambiata anch’io durante questi anni, lo sai?” chiese retorica avvicinandosi all’uomo. “Non sono più così ingenua, non sopporterò più le vostre menzogne, non cercherò più di capirvi!” affermò solenne la bionda.

Un brivido scosse Elijah.

“Siete diventati dei mostri logorati dentro, circondati dalle vostre paure che combattono per tenere insieme una famiglia che nemmeno esiste! E tu sei il peggiore Elijah, così onorevole e giusto ma allo stesso tempo disposto ad uccidere  innocenti e a mentire per salvare i Mikaelson da loro stessi!” disse la bionda “Chi ti credi essere?” sussurrò con gli occhi ridotti a fessura e avvicinandosi a lui.

“Siete patetici… Sei patetico, fratello” disse rancorosa.

Caroline fece cadere il calice a terra, vari frammenti di vetro si sparpagliarono sul pavimento circondati dal vino rosso che era rimasto nel calice.

“Ecco fratello” iniziò sarcastica “Guarda cosa rimane della nostra famiglia. Vetri spezzati e persone distrutte affogate e alla deriva nel sangue. Cocci rotti che non torneranno mai ad essere uniti.” sussurrò la vampira come se fosse l’esecutrice di una condanna di morte.

La vampira abbandonò la stanza senza voltarsi.

Elijah abbassò la testa osservando amareggiato i vetri ai suoi piedi. Si sentì devastato come mai lo era stato nella sua esistenza. Aveva fallito. Quella consapevolezza lo trafisse come un pugnale nel cuore.




Buondì!
Ehm... dovrei chiedere scusa in ginocchio per la lunga assenza! Mi dispiace e chiedo veramente scusa a tutti i lettori di questa storia, è stato per me un periodo di grandi cambiamenti che mi ha travolto non lasciandomi tempo per scrivere. Più volte durante questi mesi ho cercato di buttare giù qualcosa ma alla fine non riuscivo a concludere niente!
Ora che le cose si sono sistemate ho finalmente finito questo 'tremendo' capitolo cinque a cui ho lavorato per quasi due mesi.
Fatte le mie scuse spero che il capitolo vi piaccia e che soprattutto tutti quelli che sono affezionati a questa storia non l'abbiamo abbandonata!
Capitolo incentrato sul rapporto Elijah - Caroline, che trovo possa dare bellissimi sviluppi in futuro ;D
Ditemi cosa ne pensate! e soprattutto spero vi stiate chiedendo cosa mai sarà successo per far arrabbiare così tanto Care... lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Recensite se vi va (anche per sapere se la storia interessa ancora a qualcuno).
A presto!
Emma95 (seriamente mortificata)
   
 
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