Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    15/05/2009    8 recensioni
«È strano come certe cose cambino le persone.
Prima che tutto questo avvenisse, non avevo mai visto Oka-san comportarsi così
»
[ Missing Moment: Evento RoyEd Marriage del 10/10/10 { 30 } ]
[ Terza classificata al «Flash Contest» indetto da Addison89 { 14 / 20 } ]
[ Sesta classificata al «A contest, a rose and a story!» indetto da Roy Mustung sei uno gnocco { 26 } ]
[ Storia fuori serie: 16 { Dedicata a Red Robin }, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25 { Dedicata a Red Robin }, 26, 27, 28, 29 ]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Heart burst into fire_Episode 19 Titolo: L'imprevisto porta un nome
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: One-shot [ 2334 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric, Jason Mustang
Genere: Slice of life, Sentimentale, Commedia
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.



[ STORIA FUORI SERIE ] EPISODIO 19: L’ IMPREVISTO PORTA UN NOME

    Ci trovavamo sul divano del soggiorno, ormai divenuto il nostro tacito osservatore in serate come quella, quando sfruttavamo lui anziché il morbido materasso.
    Da meno di poche ore, eravamo tornati dal gelido Quartier Generale del Nord, dove molti di noi avevano dovuto compiere, sotto diretto ordine del Comandante Supremo, una specie di giro d'ispezione che era durato una settimana. Una settimana passata in balia della neve, tutti stipati in una grande stanza con brandine dove non avevo nemmeno potuto godere di un po' di intimità con Edward, che aveva dormito al lato opposto della stanza da dove mi ero ritrovato io. Fortuna almeno che, in quel momento, potevamo permetterci qualche minuto di svago dopo una cena consumata al volo, godendomi frattanto il mio dolce tranquillamente disteso sul divano.
    In quel silenzio rotto solo dai mugolii d'assenso che sia io, che lui, ci lasciavamo sfuggire, le mani e le labbra si muovevano e si cercavano da sole, seguendo il ritmo di quella passione che andava crescendo man mano. Giusto un attimo dopo, fui sul punto di ansimare nel sentire la sua mano fra le mie gambe, al di sopra della stoffa dei pantaloni. L’allontanò subito, chinandosi verso di me per darmi un bacio sulle labbra, girandosi di schiena per sdraiarsi su di me, con i suoi lunghi capelli che mi solleticavano il petto nudo.
    Non fiatai e cominciai a lisciargli quella chioma bionda, alzando le gambe per poggiare i piedi sul divano, in modo che lui potesse meglio stendersi fra di esse. Un contatto piacevole, senza dubbio, dopo l’astinenza che avevo dovuto - anzi, avevamo entrambi dovuto - sopportare in quella settimana bianca. Con la coda dell'occhio, vidi Edward giocherellare con i miei occhiali da vista che, fortunatamente, non erano rimasti coinvolti nella nostra lotta di supremazia avvenuta sul divano pochi minuti prima, rigirandoseli fra le mani e rimirandoli distrattamente, come per voler perder tempo.
    Mi scappò una risata e, togliendoglieli dalle mani, gli presi un dito d'acciaio per baciarglielo con devozione
, accarezzandolo con la punta della lingua, allusivo e sensuale, nonostante fosse freddo; gli cinsi i fianchi con le braccia qualche attimo dopo, così da poterlo attirare verso di me. «Che ne diresti se sfruttassimo un po’ di questo tempo da soli, ora che possiamo?» gli chiesi, sperando in una sua risposta affermativa. Dato che Jason era uscito, magari avremmo potuto godere di qualche carezza negata.
    Edward fece scorrere il suo sguardo dorato per tutto il mio corpo, soppesando il mio petto prima di scendere interessato verso il basso ventre, ritornando a guardare i miei occhi. L’ombra di un sorriso gli illuminò il volto, mentre si chinava verso di me per gettarmi le braccia al collo. «Och, beh... è da tanto che non lo facciamo», sghignazzò, stuzzicandomi appena il lobo dell’orecchio. «Direi che si può benissimo fare... ma ad una condizione», soggiunse, sciogliendo la presa delle sue braccia e costringendomi a fare lo stesso con le mie.
    «E quale sarebbe la condizione?» chiesi, vedendo che non accennava ancora a porla, ma si limitava solo a catturarsi fra le dita la mia frangetta, quasi distratto. Abbandonato il suo passatempo mi sorrise, ammiccando malizioso.
    «Beh, sai...» mormorò, prendendomi le mani per farmele poggiare sulle sue spalle, come se volesse che gli sfilassi la camicia. «Stavo giusto pensando di comandare io anche stavolta».
    Sbattei le palpebre, perplesso. Erano rare le occasioni in cui voleva essere la parte attiva del nostro rapporto, o almeno per quanto ricordassi. Senza sapere cosa dire, provai ad aprire la bocca ma, prima ancora che potessi, mi posò un dito sulle labbra con un sorriso bastardo, imponendomi silenzio.
    «Non accetto un no», continuò divertito, scostandosi i capelli dal viso. «Non lo facciamo da tanto e, adesso che Jaz è fuori, voglio giocare un po’ con te».
Ancora più perplesso, fui quasi tentato di alzarmi e lasciar perdere, ma qualcos’altro sembrò non avere lo stesso parere quando Edward vi poggiò sopra una mano. «Lo considero un sì?» sghignazzò al mio orecchio quando si chinò, scendendo poi piano con le labbra per saggiare la pelle della mia gola. Me la stuzzicò con i denti, catturandone delicato i lembi, e a quel trattamento non potei evitare di lasciarmi sfuggire un gemito languido. L’esperienza si acquisiva davvero con gli anni, non c’era nulla da fare. «Non hai nulla da dire, mammina?» mi prese in giro, rendendo la voce ancor più bassa e suadente.
    In risposta al suo quesito, mugolai ancora una volta. La sua risata vibrò come un diapason contro la mia carne, il suo corpo si strusciò lentamente contro il mio quando scese per lambire la pelle del mio petto, accarezzando con la lingua una delle tante, bianche e piccole, cicatrici di guerra. Una sua mano scivolò lungo il mio fianco e carezzò anche quella causata da un proiettile un po' di anni prima, sfiorando di sfuggita una coscia quando scese ancora.
    Seppur sentissi offeso il mio ruolo di dominante, non volevo che smettesse. Era eccitante, sentire tutta quell’esperienza sprizzare in quel corpo ancora un tantino minuto nonostante gli anni passati. Mi sfuggì un altro gemito e incassai la testa nelle spalle, voltandola un po’ di lato. Così facendo, però, gli diedi ancor di più libero arbitrio. Con piccoli colpetti decisi della lingua, mi accarezzò la mascella, poi dietro l’orecchio.
    «Sei troppo accondiscendente, stasera», lo sentii sghignazzare ironico, mentre poggiava le mani sulle mie spalle, come se volesse tenermi fermo, sotto di lui.
    Chiusi gli occhi e poi li riaprii, perdendomi in quel color whisky che amavo. «Preferiresti che facessi resistenza?» domandai sarcastico, regalandogli un sorriso.
    Rise nuovamente, scuotendo piano la testa, lasciando che i capelli si muovessero fluenti. «Renderebbe tutto molto più eccitante, non lo nego», replicò, sfiorandomi la punta del naso con il suo. «Ma sarebbe infruttuoso per me, dato che posso averti facilmente e senza sforzo...»
    «Sei troppo sicuro di te», ribattei, senza riuscire a nascondere un sorriso.
    «Posso permettermelo, in fondo».
    Frustrato, richiusi gli occhi con forza, passandomi poi velocemente una mano fra i capelli. «Zitto e muoviti, non posso aspettare ancora», evitai di esclamare, vedendo un sorriso quando riaprii gli occhi.
    «Quanto siamo impazienti», ridacchiò, appropriandosi delle mie labbra.
    Unito in quel bacio, mi limitai solo ad annuire. Lasciai a lui il completo comando del gioco, godendo di ogni minima attenzione che quel giorno sembrava donarmi. Mugolai di nuovo quando mi creò un succhiotto, proprio dove chiunque avrebbe potuto vederlo anche se indossavo la divisa. Ridacchiò contro la mia pelle e, inconsciamente, lo attirai maggiormente a me, intensificando il contatto fra i nostri corpi nudi a metà; gli feci scorrere le mani lungo la spina dorsale e le fermai a coppa sulle sue natiche, sentendo il suo volto affondato nell’incavo del mio collo.
    Le sue mani scesero lungo i miei fianchi, posandosi stabili sul mio bacino, mentre le labbra cercavano bramose le mie nel tentativo di far durare quegli attimi per un tempo indefinito. Ma, anche lui per impazienza, non resistette un minuto di più, liberandosi dei pantaloni e restando in mutande, a cavalcioni sopra di me, ancora quasi vestito. Si arrischiò a lanciarmi uno sguardo divertito, forse per valutare la mia espressione. «Oh... qui qualcuno si è svegliato», scherzò, soffermandosi su un punto ben preciso.
    Non potei non sorridere, portandogli le mani alla mia cintola. Volevo i fatti, in quel momento, non le parole. E non ero il solo, da quel che riuscivo a scorgere.
    Con un sorriso impudente dipinto a sua volta sulle labbra, cominciò ad abbassare piano la zip, guardandomi ancora una volta per sporgersi verso di me e baciarmi a lungo. Stava cominciando a sfilarmi i calzoni quando sentimmo un rumore. Lui mi guardò, sbattendo perplesso le palpebre senza capire cosa fosse stato. O, almeno, finché non lo capimmo entrambi.
    «‘Ka-san, ho dimentica- oh...» Jason, appena entrato nel salotto, ci guardava allibito e accigliato, gli occhi azzurri increduli e fissi sulla scena che gli stavamo offrendo. Aveva le guance completamente imporporate di rosso, mentre immobile ci fissava. Anche Edward e io ci irrigidimmo, deglutendo all’unisono. Lui era ancora cavalcioni sopra di me, io avevo i calzoni calati sulle cosce e... beh... meglio sorvolare sul resto.
    Jason avvampò ancora più violentemente, riuscendo finalmente a darci le spalle. «Non volevo interrompere nulla e non ho visto nulla!» esclamò un tantino isterico, una mano poggiata sullo stipite della porta mentre l’altra l’agitava frenetica in aria. Edward si allontanò più veloce che poté e recuperò i calzoni, infilandoseli svelto prima di darmi un pugno sulla spalla, alzarsi la zip alla svelta e avvicinarsi a Jason; proprio lui, scorgendolo con la coda dell’occhio, si grattò dietro al collo. «Ero... ero tornato per prendere il portafoglio», gli disse, ancora un tantino a disagio.
    Edward mi lanciò uno sguardo d’avvertimento, e capii subito al volo cosa voleva dirmi. Alza le chiappe e rivestiti, semplice da capire. Massaggiandomi il punto colpito mi drizzai a sedere, avendo l’accortezza di alzarmi a mia volta i pantaloni per nascondere i boxer.
    «Se penso che stava per salire anche un mio compagno di camerata...» riprese Jaz, avvampando nuovamente quando si voltò verso di me per osservare l’espressione che mi si era dipinta in volto. A dir poco sconvolta, bisognava aggiungere. Un conto era che lui, che aveva vissuto tanto con noi e conosceva il rapporto che ci legava, ci avesse beccati a fare cose non tanto caste e pure in salotto quando piombava all'improvviso in casa con il suo migliore amico... un altro, invece, era che avevamo rischiato che ci vedesse un estraneo.
    «Beh, stavolta è colpa mia», replicò tranquillamente Edward, dando vita ad una delle sue solite scrollate di spalle che potevano significare tutto o niente, dando poi una pacca sulla schiena a Jaz utilizzando piano la sua mano d’acciaio.
    «Faccio a meno dei dettagli», ribatté lui, facendo un piccolo colpetto di tosse. Forse per disperdere l’imbarazzo che ancora gli colorava le guance.
    Chiusa la patta, mi sistemai il colletto della camicia ancora sbottonata.
«E non te li avremmo nemmeno dati», feci, guadagnandoci un’occhiataccia da entrambi. Jason alzò lo sguardo al soffitto senza dire niente, come se ribattere sarebbe stato praticamente inutile e infruttuoso, e agitò pacatamente entrambe le mani, facendo qualche passo verso il disimpegno. Ma, prima che potesse dileguarsi, lo richiamai. «Le chiavi», feci schietto, e i suoi occhi azzurri si soffermarono sul mio volto.
    Aggrottò la fronte, portandosi sospettoso una mano sulla tasca dei pantaloni. «Perché?» La sua non suonò come una domanda, bensì come un’affermazione vagamente accusatoria.
    Incrociai le braccia al petto, cercando di essere il più saccente possibile. «Non voglio rischiare che piombi in casa in momenti inopportuni», replicai, piegando il palmo verso di lui in modo che mi consegnasse le chiavi. «Ormai per te e il tuo amichetto Cedric è diventata quasi una routine romperci le uova nel paniere».
    «Ma se è successo solo una volta», ribatté pacato, atteggiando il volto ad un’espressione che la diceva abbastanza lunga. «E stavolta Ced non c'entra nulla».
    Avremmo sicuramente cominciato a polemizzare, se Edward non avesse fermato entrambi, sbuffando sonoramente. Sapeva troppo bene, in effetti, quanto diventavamo testardi e cocciuti quando cominciavamo a sproloquiare in questioni assolutamente futili. «Se cominciate ancora una volta con i vostri battibecchi, sapete quali sono le punizioni», sbottò, incrociando le braccia al petto.
    Alzammo le mani sulla difensiva, prima che puntassi nuovamente il mio sguardo su Jason. «Coraggio, consegnami le chiavi», ripetei imperativo.
    Seppur tentennasse ancora, dopo aver lanciato un’occhiata al volto di Edward, Jason sbuffò, infilandosi svogliato le mani in tasca; ne tirò fuori il suo mazzo di chiavi e si avvicinò a me per lasciarlo cadere non curante nel mio palmo aperto, seguendole con lo sguardo quando le chiusi in un cassetto accanto al divano. «Tanto appena abbassi la guardia me le riprendo», mi disse con fare minaccioso, impuntandosi capricciosamente.
    Lo guardai con un sorriso vagamente bastardo, grattandomi non curante il collo. «E tu credi davvero che le lascerò lì?» domandai, muovendo cadenzato la mano destra.
    Jaz borbottò fra se e se qualcosa, forse scimmiottandomi perché di sfuggita sentii un “lascerò”. Mi guardò con quei suoi occhi d’un azzurro iridescente, con quel pizzico di sfida che non glieli abbandonava mai. «A costo di ispezionare l’intera casa, le ritroverò», ripeté, annuendo a se stesso. «O al limite scassinerò la serratura». Detto ciò, si risistemò la frangetta scura sulla fronte, ancor più saccente di me. Quando si dileguò nel corridoio e tornare subito dopo con il portafoglio fra le mani, ci salutò velocemente e si fiondò all’ingresso, richiudendosi la porta alle spalle con un sonoro tonfo.
    Guardai Edward che ridacchiava, ancora in piedi nel bel mezzo del salotto. Mi lanciò un’occhiata, con un sorriso sornione dipinto sulle labbra; si riavvicinò prima di lanciarsi divertito su di me, facendomi ricadere all’indietro sul materasso. Un tantino confuso, l’osservai sbattendo le palpebre, vedendolo allargare il sorriso. «Abbiamo un piccolo conticino in sospeso, mi sembra», mormorò, cominciando a far vagare due dita della destra sul mio collo scoperto.
    Trassi un lungo sospiro, ormai trepidante. Adesso che Jason si era dileguato nuovamente, non volevo essere ulteriormente disturbato. Così gli sorrisi a mia volta, scostandomi di poco la camicia, come se volessi invitarlo. «Sono pronto a pagare il debito», replicai malizioso, vedendo entrambe le sue bionde sopracciglia sollevate in un’espressione maniacale.
    Ci mettemmo poco a ritrovare l’intimità iniziale che avevamo perduto. Il gioco riprese normalmente, mentre ormai non aspettavamo altro che portarlo una volta per tutte a compimento. Entrambi solo in intimo, non ci curammo nemmeno del flebile gelo che si espandeva di tanto in tanto dalle fessure delle finestre, ma poi, quando giungemmo al punto cruciale, a rompere l’atmosfera fu il prolungato suono del campanello e poi la cara e vivace voce di nostro figlio. «‘To-san! Stavolta ho dimenticato le chiavi della macchina!»
    Era vero: l’imprevisto porta un nome... Jason Mustang!






Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: My Pride